Alla MIA Photo Fair ho fatto una bella chiacchierata con Silvia Berselli che mi ha fatto capire come anche in Italia, forse per il fatto che questo sia un mercato in espansione, dove si possono ancora fare dei buoni affari, la fotografia stia solleticando il palato di molti collezionisti e le vendite siano in crescita. In previsione di rincontrarla in via Bigli 11/a, a Milano in occasione dell'asta di Bolaffi del 17 maggio, vi propongo oggi l'intervista che mi ha rilasciato il giorno 28 aprile.
Tony Graffio intervista Silvia Berselli esperta di fotografia di Bolaffi Aste
Robert Doisneau - Les amoureaux aux jonquilles, 1950
Tony Graffio intervista Silvia Berselli esperta di fotografia di Bolaffi Aste
Tony
Graffio: Ciao Silvia, Bolaffi è da circa un anno che si sta
interessando di fotografia, anche questo vostro nuovo settore
funziona come tutti gli altri, vero? I collezionisti vi portano delle
opere o delle fotografie e voi le mettete in vendita, è così?
Silvia
Berselli: Sì, infatti, le mettiamo in vendita e facciamo un conto
vendita in qualche modo; noi selezioniamo quanto ci viene proposto e
costruiamo un catalogo di queste immagini perché in fotografia c'è
un'infinità di materiale prodotto, più che in altri settori, e la
selezione è sempre una parte molto importante del lavoro
preparatorio di ogni asta, perché è fondamentale capire che cosa
può avere un mercato.
TG:
Come mai Bolaffi s'è interessato alla fotografia?
SB:
Perché Bolaffi che s'è sempre interessato al collezionismo di
francobolli e monete aveva iniziato ad interessarsi ad altri settori
come i poster, i libri antichi, antiquariato, vini ed in ultimo ai
gioielli, s'è accorto che anche la fotografia poteva rientrare in un
ambito collezionistico, anche per una certa voglia di novità. Io che
vengo da esperienze in altre case d'aste, prima Bloomsbury Auction,
poi Minerva, devo dire che la fotografia è stata sempre vista come
una cosa un po' strana.
TG:
Con sospetto?
SB:
No, non con sospetto, ma non tanto adatta al mercato. Una cosa carina
e bella, l'appendi ad una parete con quattro puntine da disegno, ma
non da non spenderci cinque o diecimila euro. Problema che invece
all'estero non ci si pone minimamente. Bolaffi ha voluto credere che
anche la fotografia in Italia possa avere un suo mercato e del
collezionismo, tant'è vero che la nostra asta passata ha raccolto
più di 400'000 euro di venduto, cosa che da noi è certamente una
rarità. Oltretutto, si tenga presente che quella è stata la prima
edizione di una nostra asta in campo fotografico.
TG:
Avete avuto molto invenduto?
SB:
Poco, abbiamo venduto il 70% dei lotti. Con la casa d'aste con cui
lavoravo prima facevamo il 30-40%, massimo 50% di venduto.
TG:
Quindi qualcosa sta cambiando in meglio?
SB:
Sì, decisamente. Sicuramente, penso che stia cambiando il gusto. Al
di là dei dubbi degli italiani ai quali ho accennato prima, è
riproducibile? Quante ce ne sono in giro? Alla fine, il gusto
dell'arredamento ed il gusto dei giovani è più sulla fotografia. Di
santi, madonne e gesù cristi siamo tutti un po' stufi... E
soprattutto, la nostra clientela che è costituita da quarantenni e
cinquantenni non ha più il problema del: mah, com'è, come non è...
Si tratta di professionisti che magari hanno studiato a New York, a
Parigi e a Londra ed è abituata a vedere mostre di fotografia e a
sapere che anche le fotografie possono avere un valore economico
importante.
TG:
Invece, chi porta i pezzi da vendere lo fa perché vuol realizzare?
Perché è stanco? Per cambiare? O per quale motivo?
SB:
Un po' per tutte queste ragioni, ci sono collezionisti che per anni
hanno collezionato fotografia di montagna, faccio un esempio, magari
si sono stancati perché adesso collezionano ritratti e decidono così
di venderla loro parte tematica che non interessa più; rispetto
invece a gente che per i motivi più diversi si trova delle
fotografie in casa che magari aveva qualche parente che aveva
lavorato con qualche fotografo e che aveva deciso di collezionarlo.
Può essere che adesso non abbia più un interesse a conservare certe
cose e decide di venderle.
TG:
Sulla valutazione dei pezzi come procedete? Insieme, o ci pensa un
vostro esperto?
SB:
La fotografia internazionale ha un mercato molto consolidato,
standard e riconoscibile. I prezzi di autori come Capa, Cartier
Bresson, piuttosto che Kertesz hanno valori riconosciuti da tutti. La
fotografia italiana è più difficile da collocare e da stimare
perché non ha un mercato ben definito, o consolidato. Anche perché
il valore lo determina chi compra, questa è una cosa da tenere
sempre ben presente. Non sono io in casa d'aste che posso dire questo
vale 10 e questo 5 e nemmeno il cliente, ma soltanto chi compra.
Questo è fuor di dubbio. Il mercato italiano è un po' più
difficile di quello internazionale, ma ormai essendo da tanti anni
che seguo il mercato, so quanto p il valore della fotografia
italiana. Anche se, un po' per tutta l'arte come per la fotografia,
ci sono stati degli autori importantissimi che hanno fatto tanto e
costano pochissimo, mentre altri autori, boh, che non sono poi tanto
importanti eppure spuntano prezzi superiori.
TG:
Facciamo qualche esempio: un Paolo Gioli degli anni '70, quanto può
valere? Prendiamo una sua Polaroid che è un pezzo unico.
SB:
Poco, purtroppo poco, ma naturalmente dipende da che Polaroid, grande
o piccola e da che soggetto, i torsi di Sebastiano, i nudi, o altri
soggetti: Certi pezzi hanno un buon valore perché sono ricercati e
possono avere un valore di realizzo, io parlo di un torso che può
essere venduto a 7-8'000 euro. Altri lavori suoi, penso al Fotofinish, visto che parliamo di Gioli, quelli sono lavori che
possono passare a 1'500, 2'000 euro che decisamente per il tipo di
lavoro e di bellezza sono sicuramente sottostimate. Gioli è un autore che ha fatto lavori
straordinari nella fotografia italiana ed ha un ruolo
importantissimo, ma a livello commerciale ha un valore ancora basso.
Decisamente.
TG:
Il collezionista italiano verso chi si indirizza? Verso un autore
internazionale, o inizia a capire che anche gli autori italiani hanno
fatto cose belle e importanti?
SB:
Mah, devo dire con una certa soddisfazione, perché io ci ho sempre
molto creduto, che i collezionisti un po' più colti iniziano a
comprare fotografia italiana. Perché sanno benissimo di comprare a
prezzi decisamente molto bassi rispetto agli autori internazionali e
di avere anche il gusto per mettere insieme delle collezioni che non
ha nessuno. Oggi come oggi, Horst, o Helmut Newton ce ne sono 10-20 o
300 al mondo. Non dico tutte uguali, ma di uguale importanza. Mentre
collezioni importanti di fotografia italiana ce ne sono pochissime.
SB:
(Ride) Ghirri devo dire che è uno degli autori che può avere i più
grandi sbalzi di valore. Anche se, tra gli autori italiani, è quello
che si vende meglio. E' più apprezzato dal collezionismo estero che
in realtà è quello che poi fa il prezzo, perché quando entrano i
mercanti ed i collezionisti americani i prezzi salgono molto. Noi,
nella passata asta, abbiamo avuto dei Ghirri che volutamente abbiamo
inserito in asta a prezzi molto, molto bassi, erano a 1500-2000 euro,
ho ricevuto parecchi insulti dai galleristi, lo confesso, che poi sono
stati venduti a 11'000 euro.
TG:
Beh, alla fine sono stati venduti bene.
SB:
Questa è l'asta. Funziona anche un po' così, bisogna invogliare la
clientela a comprare e a rilanciare. Anche perché, se io devo
comprarmi un Ghirri allo stesso prezzo che lo trovo in galleria, di
certo non vado a comprarlo in asta. Ad ogni modo, quello è stato un
po' un exploit. Oggi, per le stampe di Ghirri, perché devo dirlo,
anche se mi sembra che tu sappia molte cose...
TG:
Diciamolo pure per i nostri lettori che potrebbero non saperlo...
SB:
Circolano anche dei Ghirri che sono estremamente magentati... Come
dire... Ho rifiutato dei Ghirri in asta che poi sono stati venduti in
un'altra casa d'aste perché questi Ghirri... Sulla magentatura degli
anni '70 dico sempre che è un po' come l'800 che è un po' ambrato
(pronuncia questa parola quasi con disgusto) che piace, non piace,
no?
TG:
E' più delicato...
SB:
Esatto, c'è un livello di alterazione del colore
per la quale poi l'immagine è persa. Ecco, e secondo me, purtroppo,
alcuni Ghirri sono compromessi, altri no. E ci sono anche vari
livelli. Io confesso che un Ghirri con quel colore...
TG: Se è un po' giallino?
SB:
Un po' giallino non mi dispiace. Chiaramente non dev'essere
completamente rosso. Ecco guarda, si parla di Ghirri e vedi chi
passa (vediamo passare nel corridoio B Daniele De Lonti, l'ultimo
assistente di Luigi Ghirri che gestisce insieme a Maria Fontana
l'archivio*)? (Ride).
TG:
Un fotografo come Enrico Cattaneo quanto può essere valutato?
SB:
Devo dire che Enrico Cattaneo è un fotografo che conosco poco, è
poco studiato, poco conosciuto, non è un De Biasi o un Basilico,
però ai tempi in cui era nato il museo di fotografia contemporanea
di Cinisello Balsamo io avevo fatto delle perizie su alcuni fondi
fotografici che dovevano confluire lì e secondo me ci poteva essere
anche qualcosa di Cattaneo.
TG:
Quanto può valere una sua stampa?
SB:
Oggi, è un autore che non ha mercato, questo vuol dire che se ci
sono delle fotografie belle che ti piacciono puoi comprarle ad un
costo molto basso, nell'ordine delle decine di euro, non arriviamo ai
100, ma anche per autori come Cartier Bresson non tutto è vendibile,
ci sono opere che hanno un grande valore, ma altre che non le
vorrebbe nessuno. Ad ogni modo, i lavori di un certo interesse di
Cattaneo sono quelli di argomento sociale, anche se lui vorrebbe
cercare di valorizzare altre opere.
TG:
Perché tante volte il fotografo non sa distinguere gli argomenti che
hanno valore all'interno della sua opera?
SB:
Guarda, i fotografi, come gli artisti devono stare zitti, sai quanti
artisti brucerebbero una parte del loro lavoro che è stata
importantissima perché adesso si sono innamorati di un'altra
schifezza che stanno facendo che non interesserà mai a nessuno?
TG: Capisco. Cambiando argomento, che cosa diciamo delle commissioni di Bolaffi?
SB:
Abbiamo delle commissioni del 20% per chi vende che sono comprensive di
tutto: assicurazione, montaggio in cornice e tasse. Nel caso l'opera
non venga venduta viene restituita al cliente e non si paga niente.
Per chi compra invece ci sono commissioni onnicomprensive del 25% sul
prezzo di battuta.
TG:
Grazie Silvia, mi hai detto delle cose preziosissime, tornerò a
intervistarti in futuro.
*
Molti Ghirri non essendo stati firmati a quell'epoca (perché in
quegli anni nessuno in Italia firmava le fotografie) devono oggi essere autentificati. L'archivio è in
grado di identificare una fotografia come un autentico lavoro di
Ghirri, oppure no.
Appuntamento con la fotografia d'autore: Asta Bolaffi il17 maggio a Milano
All’incanto gli innamorati di Doisneau, i nudi femminili di Weston e i maestri italiani più amati: Basilico, Ghirri, Fontana
Milano, 9 maggio 2016 - Appuntamento con la fotografia d’autore in un nuovo evento firmato Bolaffi: la seconda asta di fotografia organizzata dalla maison è in calendario mercoledì 17 maggio allo Spazio Bigli a Milano. Nei tre giorni precedenti − da sabato 14 a lunedì 16 – è possibile vedere da vicino gli scatti, durante la preview.
Il catalogo è composto da 372 lotti, tutti provenienti da selezionate collezioni private italiane ed estere, per una base complessiva di oltre 430mila euro. Protagoniste le opere dei grandi maestri internazionali: Melancholic Tulip di André Kertész (base 7mila euro), i nudi femminili di Helmut Newton (Cyberwomen Series 6, base 3 mila euro) ed Edward Weston (Brest, base 4 mila euro), i celebri innamorati di Robert Doisneau (Les amoureux aux jonquilles, base 1.300 euro), New York nell’obiettivo di Berenice Abbott (Brooklyn, base 5mila euro). Tra gli altri anche Steve Mc Curry, Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, Jean-Loup Sieff, Elliott Erwitt, Horst P. Horst.
Folta la presenza degli autori italiani più amati: da Mario Giacomelli, con una retrospettiva di 24 lotti che presentano in modo esaustivo le sue ricerche − Scanno, Pretini, Storie di terra/paesaggi, Un uomo, una donna, un amore, Io non ho mani che mi accarezzano il viso − a Luigi Ghirri, Franco Fontana, Giuseppe Cavalli, Gabriele Basilico e Gianni Berengo Gardin.
Impreziosisce il catalogo la sezione di scatti dell’Ottocento: un affascinante insieme di dagherrotipi stereoscopici francesi di soggetto osé e un album di fotografie giapponesi dipinte a mano, che si distinguono per qualità e raffinatezza di esecuzione.
«La fiducia dei collezionisti nei confronti di Aste Bolaffi – dichiara Silvia Berselli, esperta del dipartimento di Fotografia − ci ha permesso di comporre un’antologia di icone che, fino a questo momento, sarebbe stato possibile vedere solo a Londra o New York. In questa vendita proponiamo un catalogo di alto livello qualitativo, con autori spesso introvabili, come Kertész, Horst e Abbott, e ancora più ricco del precedente nella presenza di autori italiani. Durante le quattro giornate di MIA Fair sono venuti a trovarci in tantissimi per avere in anteprima un assaggio dell’asta. "Finalmente adesso so dove poter acquistare autori italiani di pregio, difficili da reperire nelle aste straniere", ha detto un collezionista belga. Oltre a farci estremamente piacere, questa riflessione conferma che la nostra ricerca sta andando nella direzione giusta».
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