martedì 3 maggio 2016

Monica Silva come David LaChapelle reinterpreta nel presente le opere dei grandi artisti classici

Appena ho visto la bella gigantografia di Monica Silva ho subito pensato a due cose: 
1 - La definizione di questa immagine è impressionante.
2 - Questo autore mi ricorda in qualche modo David Lachapelle.
Mentre mi aggiravo intorno alla superficie della fotografia in contemplazione di ogni singolo capello della "Papessa cattolica" al centro della composizione fotografica, sono stato avvicinato da una donna alta, affascinante e sorridente che mi ha chiesto a bruciapelo che cosa io pensassi di questa immagine. Ho subito intuito di trovarmi di fronte all'autrice dello scatto ed ho risposto alla sua domanda con un'altra domanda, anche se le buone maniere non consiglierebbero di ricorrere ad un'uscita del genere, nemmeno per districarsi diplomaticamente da situazioni di questo tipo. La MIA era ancora semi-deserta ed ho potuto così approfittare della disponibilità della brava fotografa brasiliana per sottoporla ad una delle mie interviste con l'autore.
Ad ogni modo la fotografia mi piace, sia per la pulizia generale dei soggetti e degli elementi messi in scena che per la rappresentazione simbolica di una società attuale che reinterpreta liberamente, con parecchie importanti varianti la "Cena in Emmaus" di Caravaggio, un dipinto a olio su tela di cm 139 X 195 conservato alla National Gallery di Londra.
Certo, l'atmosfera drammatica del XVII secolo è stata trasformata in qualcosa di completamente diverso, sia per il clima più disteso dei commensali, anche se ognuno di essi appartiene ad una religione diversa, sia per l'adozione di un'illuminazione diffusa molto chiara che non lascia vuoti che possano essere riempiti da ombre, o da tagli di luce che induriscano i volti degli attori coinvolti in questa cena. Il risultato finale richiama alla mia mente l'idea di un futuro molto tranquillo, un po' alla Star Trek, in cui convivono elementi diversi che appartengono a culture totalmente diverse e lontane, pur mantenendo gli usi e la simbologia tradizionale. 

Emmaus Religioni e simbologia
Cena in Emmaus, 2014 - Regia, allestimento e fotografia di Monica Silva


Tony Graffio Intervista Monica Silva

Tony Graffio: Monica, per favore, descrivimi questa tua opera fotografica.

Monica Silva: Il lavoro ha preso l'ispirazione dalle grandi opere di Caravaggio. Io amo molto questo artista ed ho sempre fatto ricerche su di lui, anche per il suo modo di vedere la società del suo tempo. Guardando i suoi quadri è quasi possibile rivivere i momenti da lui immortalati, tutto è così reale che puoi quasi toccare i suoi personaggi e sentirli ancora vivi. Io ho deciso di prendere alcuni di quei quadri per ricollocarli e rivederli nella nostra società attuale, dando una reinterpretazione della nostra realtà con un forte impatto psicologico partendo da un'approfondita ricerca storica per arrivare a collocare le 4 più grandi religioni in uno spaccato di vita contemporanea. Purtroppo, oggi c'è chi uccide in nome di dio anche se dovrebbe accadere il contrario.
Ho trasformato Gesù in una specie di Papessa per dare un'autorità alla donna, anche perché per me la chiesa è donna in quanto entrambe sono generatrici e benevole, in grado di dare armonia a tutti i popoli in qualunque nazione. Avendo viaggiato molto per il mondo, avendo fatto reportage e servizi fotografici per le riviste e l'editoria, ho notato che non esiste colore o razza, connotazione sociale o lingua che davanti ad un piatto caldo si comporti in modo aggressivo. Se persone d'estrazione e cultura diversa condividono una cena, durante il tempo che impiegano per mangiare esse si pongono ad uno stesso livello e risultano essere tutte uguali. A tavola, tutti vanno d'accordo e sorridono e depongono tutte le loro maschere.
Ritengo che soltanto in questo momento conviviale tra le persone esista amore e fratellanza ed è per questo che ho fatto incontrare diverse religioni intorno ad una tavola imbandita. Se qualcosa del genere accadesse davvero, ci sarebbero meno odio e meno guerre nel nostro mondo. Una cosa incredibile è che il 24 maggio del 2014, il giorno seguente a quello in cui ho preparato questa fotografia,  tutti i giornali hanno parlato del Papa che era in Israele ed aveva invitato il Rabbino Capo e il massimo Imam rappresentante dei musulmani a venire a mangiare da lui a Roma, per parlare di pace. Credo che in qualche maniera io ho previsto questo incontro, mancava solo il Dalai Lama ed il quadro era fatto. Eppure, ti giuro che io non conosco l'agenda con i programmi e gli impegni del Papa. Questa cosa è stata anche per me molto significativa. Ogni immagine del mio progetto ha una connotazione molto autobiografica, puoi andare a vedere il significato di Narciso o di Bacco, perché ognuno dei quadri che ho scelto, non solo rispecchia la mia personalità, ma assume anche un determinato riflesso della nostra società.

TG: Perché hai scelto di rappresentare in questo modo le tre religioni monoteiste e il buddismo che forse è più una filosofia che una religione?

MS: Sì, bravo. Io ho voluto soltanto metterle insieme come le 4 religioni più conosciute. Ho voluto dare un'atmosfera Pop a tutto quanto perché questo lavoro s'ispira molto alla Pop-Art. Con queste immagini ho voluto invitare i giovani a riflettere su ciò che hanno fatto certi artisti del passato perché noi oggi siamo bombardati d'immagini e molto spesso non sappiamo nemmeno che cosa stiamo guardando. In questo modo ho voluto toccare con mano questa realtà. I giovani vengono molto attratti da questo lavoro e spesso poi vanno ad approfondire che cosa ha fatto Caravaggio e chi era veramente, oltre che a perché io ho scelto di rappresentare un quadro piuttosto che un altro. Come artista, io sento d'avere una certa responsabilità verso le persone che guardano le mie opere, perché non dobbiamo limitarci a dire: guarda come sono bravo, ma dobbiamo anche dare motivo di riflessione al pubblico per far crescere l'anima e la cultura.

TG: Proviamo a fare una lettura più approfondita di quello che hai rappresentato, vedo che ogni personaggio è seduto su una sedia diversa, il rabbino, per esempio è seduto su una sedia stile Savonarola, gli altri personaggi sono seduti su sedie molto più semplici, mentre il buddista è addirittura in piedi con una ciotola di riso in mano che sembra voler offrire alla Papessa. L'uomo in piedi sta osservando la donna con un'espressione che ha della dolcezza mista a compassione. Che cosa significa questa situazione? E' voluta?

MS: Allora, la sedia che tu vedi nella mia fotografia compare anche nel quadro originale, non è una mia invenzione, ogni sedia è effettivamente servita a dare un'idea della posizione sociale dei personaggi. In questa situazione, Gesù era appena resuscitato e stava rientrando a piedi a casa sua. La storia dice che egli si fermò in una taverna lungo la strada perché aveva fame. Si sedette e umilmente chiese da mangiare: i presenti riconobbero in lui Gesù ed ebbero una reazione che sembra li porti a temere di trovarsi fianco a fianco del figlio di Dio. Forse, qualcuno si sentiva in colpa per qualche motivo?

TG: Nella tua raffigurazione, è proprio l'ebreo che si sorprende...

MS: L'altro commensale invece accoglie Gesù con un gesto di benvenuto, come a voler esprimere la sua gioia nel vederlo accanto a lui. L'oste infine, il padrone della taverna, nel nostro caso è il buddista, offre il cibo a Gesù.

TG: La lattina di Coca Cola invece? Serve a dare un senso più Pop alla scena?

MS: La lattina di Coca Cola è vera e riporta delle iscrizioni in arabo, io la comprai in Tunisia parecchi anni fa e l'avevo inserita nella mia collezione d'oggetti inutili, perché pensavo fosse inutile. Quando ho deciso di rappresentare fotograficamente questa scena, mi sono ricordato di questa lattina che poteva effettivamente dare un senso più attuale alla situazione richiamando anche un'immagine di Pop-Art. Ci sono altri elementi sulla scena come il riso, il Corano, la challah che è un tipico pane ebraico. La cosa divertente è che se io avessi deciso di realizzare questa fotografia di mercoledì o di giovedì non avrei potuto disporre di questo pane poiché gli ebrei, per riguardo alla loro religione, lo panificano al venerdì per consumarlo al sabato. Quando ho provato a chiedere questo pane al giovedì, mi risposero che lo avrei avuto alle 5 del mattino del venerdì, e così è stato, altrimenti non lo avrei potuto usare per mostrare un pranzo semplice, ma tradizionale. La donna che rappresenta Gesù ha davanti a sé del pesce perché il primo gruppo di cristiani furono dei pescatori ed il pesce ritorna spesso tra gli alimenti di questa religione. Il pesce è dorato, come la frutta sul tavolo, l'uva e la pera. Tutti gli oggetti che vedi in questa fotografia sono originali e molti compaiono anche nel quadro di Caravaggio. La campana buddista l'ho comprata personalmente in Tibet, anche quello era un oggetto che avevo preso per me e che non avevo immaginato di usare in questo modo.

TG: C'è molta simbologia in questa immagine.

MS: Sì, è come ti ho detto, mi piace dare qualcosa al pubblico su cui riflettere, chi guarda questa immagine è portato a chiedersi perché l'autrice ha usato proprio quelle cose piuttosto che altre.

TG: Bello anche lo sfondo, semplice e caldo. 

MS: Lo sfondo è neutro per mettere in evidenza i soggetti principali, è così che l'ho voluto.

TG: Monica, questa fotografia ha una definizione spaventosa, hai usato Phase One?

MS: Sì, ho avuto il supporto di Phase One e di Broncolor per fare questo progetto perché volevo ottenere delle stampe molto grandi, quindi avevo bisogno di utilizzare un mezzo speciale.

TG: Quante copie sono state tirate?

MS: Solo 5.

TG: A quanto è in vendita?

MS: Questa, a 12'000 euro.

TG: Che cos'altro possiamo raccontare di te, oltre al fatto che sei brasiliana?

MS: Può sembrare assurdo, ma io fin da piccolina facevo fotografia, ma senza sapere d'essere una fotografa. Ho avuto una formazione pubblicitaria, sono stata assistente alla regia e poi aiuto regista  per i più importanti registi mondiali perché io parlo cinque lingue. Ho lavorato con Renzo Martinelli, Bob Richardson, Zac Snyder... Ad un certo punto, a seguito dell'attentato alle Torri Gemelle di New York, c'è stata una crisi del settore e nessuno veniva più a lavorare qua da noi in Italia. Io non avendo più un lavoro mi sono chiesta che cosa fare e mi sono ricordata che tutti mi dicevano che io ero brava nei ritratti e così ho deciso di provarci. Ho preparato un book composto da 10 fotografie e sono andata a cercare lavoro. Dalla mia curiosità e dalla ricerca è nato questo mestiere. Bisogna documentarsi molto per poter entrare in questo mondo, non ci si può limitare a copiare qualcun altro, ma se copi, devi avere ugualmente la tua personalità. Io, ovviamente, ho ripreso il lavoro di Caravaggio, ma il mio lavoro non è uguale a quello che faceva lui, non è nemmeno pensabile d'accostare il mio lavoro al suo, si tratta di una reinterpretazione di ciò che ha fatto, con la mia personalità.

TG: Grazie Monica.

MS: Grazie a te.

Tutti i diritti riservati

Monica Silva alla MIA Photo Fair

Note di TG
Nel Vangelo di Luca si fa riferimento ad un villaggio a circa km 11 da Gerusalemme che non si sa se possa essere effettivamente identificato nell'antica città di Emmaus. 
In questo luogo Gesù incontrò due suoi discepoli come ci riporta l'evangelista Luca.
Esiste un altro dipinto di Michelangelo Merisi realizzato intorno nel 1606 che s'intitola Cena in Emmaus ed è conservato a Milano, presso la Pinacoteca di Brera. I due quadri hanno stili, luci e colori molto diversi. Nel quadro del 1601 sono presenti 4 personaggi, in quello del 1606, 5.
L'immagine di Monica Silva è sicuramente molto forte se si pensa che l'ebreo ed il musulmano prendendo il posto di Cleofa e di un altro non meglio identificato cristiano, diventando per l'occasione discepoli di Cristo. Il ruolo del buddista è un po' più neutro, anche se in questo caso assume il ruolo di qualcuno che accoglie il Cristo per servirlo. Sicuramente questa è un'opera che farà molto discutere.
L'ebreo è a capo coperto, il musulmano no, la "Papessa" ha una strana capigliatura ed una croce in fronte. Tutti compaiono a piedi nudi, ma né nel quadro di Caravaggio conservato a Londra, né in quello di Milano compaiono le gambe dei personaggi. Questa scelta iconografica può avere diverse interpretazioni.

Dal Vangelo secondo Luca (24,13-35)
Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto».
Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno gia volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

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