Elio Marchegiani strappa un suo disegno
Le banche hanno incominciato ad interessarsi d'arte in tempi di crisi economica, quando alcuni loro clienti non ottemperando agli impegni finanziari assunti in precedenza si sono ritrovati in difficoltà, non avendo denaro sufficiente per rifondere i debiti ai loro creditori.
Da lì sono partiti i pignoramenti di molti beni artistici che sono stati acquisiti per l'equivalente di somme ridicole, a detta di chi ha assistito a queste manovre improntate a tentare di salvare il salvabile.
In questo orizzonte generale, non deve stupire che anche la prima università italiana ad aver istituito un corso di laurea in economia, nel 1902, abbia voluto stare al passo coi tempi e, soltanto un anno dopo la grande crisi economica globale del 2008, sia partita con un proprio progetto che l'ha portata a costruire un grande spazio espositivo d'arte contemporanea che, anziché museo, è stato chiamato galleria. Forse questa denominazione è stata data per richiamare l'idea di qualcosa in cui si alternano opere d'arte in periodi fissi, più che di un luogo atto a conservare stabilmente i lavori sempre degli stessi autori.
L'arte contemporanea è da considerarsi un investimento fintanto che c'è uno scambio dinamico di pezzi. Acquistando, o meglio ancora, facendosi donare quello che sale repentinamente di valore e, magari poi, rivendendolo o scambiandolo nel momento in cui non ci sono più segnali di crescita per le opere di determinati autori, ci si può garantire una buona base di solidità economica. Per un artista invece è molto prestigioso che un'istituzione pubblica, un museo, oppure uno spazio privato capace di far parlare di sé e della propria collezione collochi i propri lavori sotto le luci di qualche proiettore mediatico. La Bocconi parla di un modo alternativo con il quale l'Università vuole dialogare con la sua comunità e con la città, per trasformare spazi di studio e ricerca in spazi espositivi, ma è chiaro che questo tipo d'operazione venga intrapresa soprattutto come una forma di differenziazione d'investimento, in un'epoca in cui non ci si può affidare esclusivamente ai titoli di Borsa. E poi, questa è un genere d'operazione capace di portare un ritorno d'immagine e di popolarità non indifferente.
Ad ogni modo, la trovata dell'Università Bocconi di Milano è una buona iniziativa che ci dà la possibilità di fruire di spazi nuovi nuovi che possono essere visitati liberamente e opere che possono essere conosciute da tutti, cosa molto positiva, in quanto riteniamo che questo mondo ha sempre più bisogno di arte, cultura e momenti che portino gli uomini e le donne a riflettere sui propri percorsi esistenziali.
Adesso, non vi farò l'elenco delle opere esposte o degli artisti coinvolti in questa operazione culturale, ma cercherò di comunicarvi l'atmosfera che ho incontrato nella serata d'inaugurazione del BAG (Bocconi Art Gallery), lo scorso 12 maggio, facendo parlare i protagonisti.
Elio Marchegiani in buona compagnia davanti alla sua grande scacchiera - Partita a scacchi con Duchamp 1976
Intonaci bianchi, ardesia nera e aste verticali in affresco ed encausto.
Opera donata all'Università dall'artista.
La vivacità intellettuale, la semplicità d'animo, la simpatia, la facilità nel comunicare e la capacità di sintetizzare concetti complessi sono caratteristiche che non devono mancare all'artista e nel caso di Elio Marchegiani queste doti sono tutte presenti. Cosa che non sempre si può dire di certi giovani che spesso trascurano di frequentare gli artisti più anziani ed assorbire da loro un bagaglio d'esperienze maturate in anni di lavoro e ricerca, oltre che cercare di elaborare un'attitudine alla spontaneità ed alla perseveranza nel proporre un messaggio che possa trasformarsi in stile.
Molti degli artisti presenti alla Galleria d'Arte della Bocconi hanno iniziato la loro attività negli anni '60 e negli anni '70, periodo in cui, ancora una volta, ricordiamo quanto la nostra città fosse effervescente sotto tutti i punti di vista: economico, culturale, sociale. Molte gallerie d'arte aprivano e qualcuna chiudeva, ma c'erano tantissime persone che uscivano la sera per incontrasi e divertirsi. In quel periodo era anche facile conoscere e frequentare gli artisti, mentre oggi sembra che molti non abbiano più lo stesso stimolo per frequentare certi ambienti e andare a vedere che cosa propongono i nuovi creativi. Anche perché l'offerta è davvero ampia e talvolta può essere difficile districarsi in una selva d'eventi, vernissage e nuove aperture di spazi culturali. Se oggi vi parlo dell'apertura del BAG 2016 è perché ritengo questo sia stato un appuntamento importante da non mancare, sia per quello che c'era da vedere, sia per i personaggi che si potevano incontrare, sia per il contorno di questa situazione.
La BAG=Borsa dell'Università Bocconi è ricolma di opere d'arte.
Tony Graffio intervista Elio Marchegiani
Tony Graffio: Maestro, una sola domanda.
Elio Marchegiani: Dica!
TG: Perché?
EM: Perché mi son sempre sentito dire: Marchegiani perché? Perché questo? Perché quest'altro? Visto che non ho esposto una sola semplice idea come m'imponeva un gallerista famosissimo...
TG: Facciamo il nome, è passato tanto tempo, adesso si può fare.
EM: No, non si può fare. Io ho fatto tantissime cose ed ho sempre pensato prima che cosa fare e per questo il mio motto è: fare per fare pensare gli altri. Quindi è molto presuntuoso ed essendo anche modesto, io devo pensare prima per poter fare pensare gli altri. Perché è un titolo molto preciso, quando Marella mi ha detto che voleva fare un libro su di me io gli ho detto che per me andava bene e che lo avremmo dovuto intitolare: "Perché?". E c'è una fotografia da una parte e perché l'ho fatta dall'altra. E' un libro molto divertente.
TG: Mi dica invece perché ha abbandonato l'arte informale?
EM: Beh, la mia arte informale risale agli anni '60, l'ho abbandonata perché Mario Nigro un giorno venne a trovarmi portandomi un pacco di libri, se li appoggiò sulla pancia, me li tirò e disse: leggiti questi perché non hai capito un cazzo!
TG: (Rido)
EM: E' stato il mio maestro. In quei libri c'era tutto, da Picasso a Duchamp, tutto quello che io, da studente di legge quale ero, non conoscevo. Ero appassionato d'arte, ma io sono nato come caricaturista. Sono passato poi al ritratto e nel 1954 avevo già abbandonato tutto questo perché avevo scoperto un mondo nuovo. Ma lei l'informale mio lo conosce?
TG: Poco.
EM: Non l'ha visto, ecco, appunto... Esiste un mio informale che viene oggi scambiato anche nelle aste.
TG: Beh, adesso lei è conosciuto per le grammature di colore...
EM: E non se ne può più! Sono cose che ho fatto solo per 4 anni che sono gli anni più importanti: 1973-74-75-76; nel '77 ho fatto le grammature d'oro, ce n'è ora una in vendita da Pananti, la casa d'aste di Firenze, per una beneficenza importante. C'è anche Kuonellis e tanti altri. Dopo, ho portato avanti un discorso guardando sempre fuori dallo studio. Oggi come oggi ho natura e grammatura. Ho un'opera con un Nautilus di 30 centimetri. La trovi a Lugano alla mostra di Marella. E io mi domando: vale in quanto è firmata da Marchegiani? O perché c'è quel Nautilus rarissimo? La natura una cosa così non te la darà più. Se un diamante di 100 carati lo trovi, un Nautilus come il mio non lo puoi più trovare... Quindi, quanto vale quest'opera? E siamo lì che discutiamo di questa cosa. Io sto giocando un po' su queste cose, ma già dagli anni '80. Sono passato alle grammature perché dopo averne fatto qualcuna in oro non ne potevo più. E non ne posso più nemmeno oggi, perché questo recupero delle grammature m'annoia. Ci sono collezionisti che arrivano da Francia e Germania per vedere la mia mostra a Lugano dove faccio un discorso preciso, lì trovate soltanto una grammatura di colore. Su 20 opere, ce ne sono 19 che non hanno niente a che vedere con la grammatura di colore.
TG: Perché funziona così? Sono i collezionisti che richiedono certi lavori?
EM: E' tutta colpa del: va! Oggi va! Ti alzi alla mattina e ti chiedi: ma chi l'ha inventato il va!? Oggi vanno gli anni '70 e così tutte le stronzate degli anni '70 te le ritrovi in tutte le forme dappertutto.
TG: Non è che queste cose, magari, non sono state abbastanza valutate all'epoca?
EM: No, non è così, se ora vanno gli anni '70, dopo andranno gli anni '80. Chi è bravo e raggiunge una certa cifra e poi si ferma, tutto il resto invece andrà avanti su un'altra cosa. Ci sono da rivedere con attenzione anche alcuni anni '60.
TG: Ad esempio?
EM: La Pop di un certo tipo... Io l'ho detto: comprate Marchegiani e poi rivendetelo appena si rivaluta. Io mi sono ricomprato le mie opere. Una l'ho pagata fino a 12'000 euro.
TG: Perché?
EM: Per rivenderla a 15-20'000 (Ride). Perché la gente ha paura, allora io me le sono ricomprate. Qui c'era un collezionista che ha 40 opere mie, quell'altra signora (mi indica una donna con lo sguardo) ne ha una ventina. Ha iniziato a comprarle a 24 anni quando era impensabile che potessero valere. Ma non ha comprato le mie opere figurative... Anche Marrocco, che è un artista che conosci ha diverse mie opere. All'epoca, io non guadagnavo, ma lui si difendeva già bene in quel momento. Lui mi disse, devi andare in vacanza, ti compro due opere io. Vero? (rivolto a Armando Marrocco)
Armando Marrocco: Vero!
EM: Vedi che dico la verità?
TG: Volete fare una fotografia insieme? (scatto la fotografia)
Due amici: Armando Marrocco e Elio Marchegiani
EM: Anch'io ho fatto un po' d'arte cinetica ed ho vinto la Biennale di San Marino nel 1967, ma era tutto figurativo perché mi ero detto: dopo queste macchinette, di tutti loro, la figura umana ritornerà. Se hai visto l'ultima Fiera di Bologna, nello stand di Marella, ho piazzato un mio putto, perché Marchegiani prevede il ritorno al Neo-classico. Dopo l'azzeramento totale che c'è stato con il monocromo c'è bisogno di cambiamento:
TG: Come i cicli della Borsa?
EM: L'arte è una Borsa (non a caso l'art gallery della Bocconi si chiama Bag.. ndTG)! Secondo te, ormai esiste la poesia nell'arte? Esiste soltanto un mercato e noi siamo delle azioni che salgono e scendono. La nostra fortuna è che la gente non crede più nelle banche!
TG: (Rido)
EM: E' vero!
Armando Marrocco: Stanno distruggendo il mondo...
TG: E allora investe sugli artisti. Se una banca ti dà lo 0,1% d'interessi e tu ci hai messo 20 o 30'000 euro, quanto porti a casa? Chiaro che a questo punto uno pensa: vado da Marchegiani, da Marrocco, o da qualcun altro e guadagno di più! Compro un pezzo, spero... Ma male che vada poi prendo il 3%.
Armando Marrocco: Certo.
EM: Altrimenti, non si spiegherebbe perché io adesso ho tutto queste richieste di opere degli anni '70, ma attenzione, io le ho finite... E sto facendo altre cose.
TG: Certo.
EM: Si matura!
TG: Eh sì. Recentemente ha fatto delle grammature?
EM: No, ho fatto i rilievi e basta. Sono riconoscibili dal rilievo dell'intonaco.
TG: Le lavagne invece cosa significano?
EM: Le lavagne sono il simbolo della coercizione del potere e l'intonaco è il simbolo della libertà. Siamo negli anni '70, ricordatelo: A scuola c'erano sempre le lavagne. Potevi scarabocchiare liberamente sul muro; vedi il muro di Berlino e tanti altri muri che sono il simbolo di libertà, come sanno bene i graffitisti. Di contro però, a scuola avevi questo muro nero dove il potere imponeva quello che voleva il professore, o qualcun altro. In ultima ipotesi ai miei tempi potevi anche essere messo dietro la lavagna che era la cosa più terribile che potevi subire a scuola. Oggi, se qualcuno viene messo dietro alla lavagna i genitori vanno a scuola e denunciano il maestro, ma non ti possono mettere dietro ad un computer, perché è quasi ridicolo... (ride)
TG: Cosa mi dici di Enrico Cattaneo, ho visto una tua opera anche a casa sua, era una lavagna, gli intonaci li ha venduti tutti perché dice che raccolgono troppa polvere...
EM: Il fotografo? E' stato un amico che ho perso di vista da tempo... Sarà un po' vecchietto anche lui. E' più giovane di me, però. L'ho sempre pagato con i miei lavori.
TG: Sì, se la cava ancora abbastanza bene. Anche se qualche piccolo acciacco ce l'ha.
EM: Anche altri fotografi a Bologna li ho pagati con le mie opere.
TG: Si trovano ancora le tue caricature su qualche vecchia rivista?
EM: No. non le trovi.
TG: Per chi le facevi?
EM: Le disegnavo quando lavoravo per Travaso. (A Marrocco) Ti ricordi "Il travaso delle idee?"
Armando Marrocco: Come no? Certo.
EM: Era una rivista comica ironica italiana diretta dal grande Guasta, un grande giornalista che faceva uscire questa rivista ogni settimana. Era un giornale storico che ha chiuso una cinquantina d'anni fa.
Armando Marrocco: Era un settimanale.
EM: C'era Cremos, Belli, questi grandi disegnatori...
TG: Le caricature chi rappresentavano? Uomini famosi? Importanti? Politici?
EM: Politici, ciclisti... Hai un pezzo di carta? (Inizia a disegnare qualche schizzo con il suo pennarello verde) Però non te lo do, lo strappo dopo eh!
TG: Lo fotografiamo però!
Armando Marrocco: Adesso mi ricordo!
EM: Vedi, sono Hitler, Mussolini e Coppi. Poi, facevo il fumetto, avevano le ali dietro...
TG: Come degli angeli?
EM: Eh sì, perché erano già all'inferno e raccontavano la politica di quel momento.
AM: E' vero.
Elio Marchegiani cancella il disegno e lo strappa.
Lo schizzo di Elio Marchegiani strappato e rincollato da TG
TG: Ma no! Cosa fai? Stracci tutto veramente?! Quest'uomo è troppo cattivo!
EM: Eh, sì, perché ogni tanto mi sento una puttana in vetrina.
TG: Io lo riattacco e poi lo rivendo a 20'000 euro.
I miracoli di Photoshop riescono perfino a far tornare indietro nel tempo un foglio di carta stracciato ed invertire l'entropia
EM: Hai registrato la cosa più importante?
TG: Certo, questo pezzo lo intitoleremo così!
Elio Marchegiani, 86 anni, un artista simpatico, ma molto "cattivo".
Tutti i diritti riservati
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