sabato 21 maggio 2016

Turi Simeti, un artista internazionale al BAG 2016

Turi Simeti posa davanti a 10 ovali bianchi e 6 ovali bianchi (2015) Acrilico su tela sagomata.

Dalla "Borsa" della Bocconi, una breve intervista a Turi Simeti.

Tony Graffio: Maestro, buonasera. Ci siamo sentiti al telefono qualche giorno fa quando le avevo chiesto un'intervista, poi abbiamo deciso d'incontrarci qua alla Bocconi, per conoscerci e avere modo di vedere le opere esposte ed incontrare altri amici. Poi, magari tornerò a trovarla nel suo studio, se le può far piacere.

Turi Simeti: Buonasera, sì, mi ricordo, mi chieda pure quello che vuole.

TG: Beh, volevo intanto sapere che cosa ne pensa di questa serata e come le sembra questa galleria/museo?

TS: Le dirò la verità. Appena entrato mi sono lamentato perché mi avevano promesso che avrebbero messo delle luci spot accanto alle mie opere, per far risaltare le estrusioni e invece niente, non hanno messo niente. E non si vede nulla, sono incazzato nero.

TG: Bravissimo, io non volevo dirlo, ma la prima cosa che ho notato anch'io è proprio che non sono state valorizzate le opere con un'illuminazione adatta. La luce è fondamentale per vedere certe cose e anche saper illuminare bene è un'arte.

TS: Io, ogni volta che mi chiedono di fare una mostra, se la galleria non mi piace, non espongo nulla. Magari poi ti dicono: "Ah, mi ricordo che lei mi aveva chiesto di fare così..." E allora, perché non l'hai fatto?

TG: E' così... Parlando di estroflessioni invece: da dove è venuta questa idea?

TS: E' un'idea che viene da lontano, anche se io ho iniziato a fare il pittore in tarda età. Io avevo iniziato a studiare veterinaria, poi ho lasciato, ho studiato legge, ero quasi diventato avvocato, mi mancavano 4 esami, ma a quel punto nel 1958 ho lasciato la Sicilia per andare a Roma perché volevo fare il pittore. Sono stato 2 anni a girare gli studi degli artisti e per vivere vendevo libri d'arte. Questa era anche un'occasione per frequentare l'ambiente artistico, critici, galleristi, pittori, architetti... Poi, negli anni '60, ho iniziato a fare le mie prime cose con dei rilievi. Nei primi due anni l'incollavo sulla tela, poi ho iniziato a inserirli sotto la tela ottenendo della tela sagomata, questo è il termine tecnico. Da allora vado avanti con piacere in questo modo, non mi sono stancato. Non solo io, ma nemmeno gli altri che continuano ad apprezzare il mio lavoro che è ripetitivo senza esserlo ed ogni volta è nuovo. L'idea è la stessa, ma i risultati si modificano sempre.

TG: L'idea dell'ovale come le è venuta?

TS: Mi è venuta bruciacchiando dei rettangolini con la fiamma di una candela. Bruciacchiavo tutto attorno a quest e forme e giocavo anche con il fumo. Quando mi sono accorto che uscivano questi ovali, ho preso le forbici per far uscire meglio queste forme ritagliandole.

TG: In questo bell'evento in cui può incontrare tanti vecchi amici come si sente?

TS: Incontrarsi fa sempre piacere, io adesso vado molto meno in giro a vedere le mostre qui in città, a meno che non si tratti di qualcosa veramente importante che mi interessa. Sto piuttosto in studio però frequento degli amici con i quali ci apprezziamo reciprocamente. Fa sempre bene incontrarsi.

TG: Dopo Roma, s'è trasferito a Milano?

TS: Nel 1965 sono stato invitato da Lucio Fontana a partecipare ad una mostra nel suo studio che si chiamava "Zero Avan Garde". E così sono venuto a Milano, ho incontrato Bonalumi, Castellani ed altri. Dopo un po' ho deciso che Milano era molto più interessante per me. Perché in fondo a Roma ero isolato, ero amico di Franco Angeli e di Tano Festa che erano bravi pittori che facevano altre cose. Non avevamo un rapporto di lavoro. Mentre qui a Milano c'era Scheggi, Bonalumi, Fontana e allora un giorno ho preso un furgoncino, ho caricato tutta la mia roba e mi sono trasferito qui.

TG: Ritiene che quella sia stata la sua fortuna?

TS: Sì, perché oltre all'attività culturale qui c'era l'attività economica e Milano era una città piena di collezionisti. Era il centro dell'arte. In seguito sono stato a New York per un anno e mezzo, poi a Rio de Janeiro per quasi due anni e contemporaneamente ho lavorato molto con l'Europa. Sono molto conosciuto in Germania dove ho fatto più di 30 mostre personali, i miei quadri sono in molti musei e collezioni.

TG: Oggi le sue opere molto ricercate.

TS: Oggi per questo posso dire d'essere un artista internazionale, perché ho seminato un po' in tutto ilo mondo. Lo sa che da due anni a questa parte ho fatto mostre prima a Londra, poi a New York, poi a Parigi, poi a Bruxelles, poi a Berlino e l'ultima che è terminata una settimana fa, a Tokyo. Adesso mi stanno proponendo una mostra in Corea e questa volta andrò a visitarla.

TG: Ottimo, complimenti.

TS: Grazie.

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