Un cerretano (1), in una piazza medievale italiana, cerca di vendere i propri prodotti agli astanti
(interpretazione grafica di TG)
Il termine asta deriva
dal latino subhastere dove la vendita, dei bottini di guerra,
veniva effettuata a fianco di un'asta nel terreno. Il fatto di
comprare oggetti, e non solo, in asta risale quindi fin dal tempo
degli antichi romani (probabilmente anche dai babilonesi): era un
sistema di concludere trattative che piaceva alle persone, ritenendo
forse che in questo modo si potessero concludere affari al “giusto
prezzo” per entrambe le parti.
Con il passare dei secoli, arriviamo
verso la metà del 1700 circa, a Londra, alla creazione delle prime
case d’asta tuttora esistenti: Sotheby's e Christie’s.
Da quel momento in poi
assistiamo alle creazione di case d’aste di una certa importanza
anche in Europa : Dorotheum a Vienna, succursali delle due più note,
Bonhams, Phillips de Pury, Artcurial, fino arrivare ai giorni nostri
alle più svariate e innumerevoli Case d’asta, anche italiane.
Il mercato delle aste
viene definito: secondo mercato, questo in relazione alle gallerie
d’arte considerate come primo mercato (la prima volta dove è
generalmente venduta l’opera d’arte). Il mercato delle aste non
potrebbe esistere senza il mercato primario.
A volte, però, vediamo
che alcune case d’aste sono diventate anche attori del mercato
primario dedicando un'asta intera ad un artista o mettendo in asta
opere provenienti direttamente dalle gallerie d’arte. Il
meccanismo dell'asta, in linea di massima, serve per creare un
prezzo di un determinato bene, nel nostro caso di un opera d'arte
di determinate misure, di un dato anno, di un dato artista. Questa
“aggiudicazione” (la battuta d’asta a cui è stato aggiudicato
il lotto) è logicamente relativa al momento temporale dell’asta, può quindi poi determinare il prezzo di vendita di opere simili del
medesimo artista da parte del mercato primario, e non solo.
Inoltre, essendo queste aggiudicazioni visibili a tutti, direttamente in sala
o tramite registri online (vedi Arnet, Artprice, Artvalue, etc),
creano con il susseguirsi di altre aste un andamento del mercato di
un determinato artista (sta salendo, sta scendendo, è stabile).
Esistono diverse tipologie di aste, ma oggi quella più utilizzata si
base sul rilancio al rialzo con incrementi proporzionali alla base
d’asta o crescenti (a seconda delle case d’asta).
La base d’asta è il
prezzo minimo al quale viene proposto il lotto... Ma non sempre è
così. Quando il committente affida alla casa d’asta un’opera da
vendere può stabilire con questa una riserva: il prezzo sotto il
quale l’opera non viene venduta. Tale riserva è come dice la
parola “riservata” ovvero è conosciuta solo dal committente e
dalla casa d’asta. Ecco, quindi, che non sempre la base d’asta
coincide con la riserva stabilita precedentemente: il banditore
rilancerà per conto del committente fino al raggiungimento di tale
riserva per poter venderla. Se il lotto in questione non raggiunge
tale riserva ritornerà al committente.
Purtroppo, a volte succede
che in alcune case d’asta il lotto venga aggiudicato anche se non
ha raggiunto la riserva: o meglio sia aggiudicato al committente. In
questo modo, non si sa se sia stato veramente venduto o meno. In altre
case d’asta (la maggior parte) invece, più correttamente, viene
riportata la dicitura bought in (invenduto, unsold) poiché non
ha raggiunto la riserva (o effettivamente nessuno era interessato a
quel lotto).
In rari casi su opere di
particolare valore economico e culturale abbiamo anche da parte della
casa d’aste e/o da parte di terzi una “garanzia” ovvero un
prezzo che la casa d’asta pagherà al committente anche se il lotto
non raggiungerà la riserva.
Un'altro aspetto
importante da conoscere nelle vendite all'asta sono le commissioni
che vengono applicate sia ai venditori (sellers) che ai compratori
(buyers). Queste variano a secondo della casa d’aste di solito da
un minimo del 10% per i primi e un 20% per i secondi, fino ad
arrivare circa ad a un 20% e un 30% rispettivamente.
Sentiamo ora il parere
dell’amico gallerista Joe Iannuzzi sulle case d’aste
Tony Graffio: So che hai
appena fatto acquisti qui a Milano presso una nota casa d’aste,
puoi dirci come è andata?
Joe Iannuzzi: Molto bene
Tony, ho acquisito ciò che cercavo per i miei clienti e non solo, è stata un'asta soddisfacente.
TG: Volevo
chiederti, come fai a stabilire il valore di un'opera in asta?
JI: Molti fattori
determinano il prezzo di un opera in asta: la qualità dell'opera, la
commerciabilità, quali galleristi trattano l’artista, la
diffusione nazionale ed internazionale, le pubblicazioni ed il
curriculum dell’artista: mostre e musei, etc. Molto importante è
l’interesse che in quel momento suscita un artista e la successiva
rivalutazione possibile.
TG: Quando compri
un'opera in asta, fino a quanto rilanci? Quando ti fermi?
JI: Beh, durante la
visione dei lotti già mi faccio un'idea su cosa acquisire e a
quanto, e del possibile margine che posso avere un domani nel
rivendere. Battute d’aste precedenti possono evidenziare dei trend
di crescita, tieni conto poi della specificità e spesso unicità di
ogni lavoro posto in asta, ma alla fine il prezzo è sempre definito
dalla cifra che qualcuno è disposto a pagare per quel lavoro.
TG: Compri anche
per conto di clienti?
JI: Certamente.
TG: Hai mai
venduto in asta?
JI: Lo faccio frequentemente, è
un canale a due vie, sia nel comprare che nel vendere, tieni conto
che spesso un 30% circa dei lotti sono messi da galleristi. L’asta
a differenza della galleria ha una visibilità molto più elevata, sia
nel bene che nel male.
TG: In che senso?
JI: Tutti sanno che l'opera è in vendita, se suscita interesse, può raggiungere un prezzo maggiore di quello che avrei ottenuto in galleria. Allo stesso tempo, se non va, si rischia di bruciarla: è già stata vista in asta che è andata invenduta, tocca poi lasciarla ferma per un po'. Ti posso dire che il mercato dell'arte è molto volatile per sua natura: segue spesso i gusti e le mode del momento ed è altamente speculativo.
TG:
Che consigli puoi dare ai meno esperti?
JI:
Stabilire quanto in arte si possa spendere del proprio patrimonio
e poi sicuramente diversificare l’investimento. diversi generi,
diversi artisti, opere storiche e informarsi.
TG:
Quando è il momento di mettere un'opera in asta per un privato?
JI:
Nel momento in cui c’è interesse nel mercato: dei record
price, successivamente ad una personale dell’artista in un
museo, alla partecipazione ad una biennale, all’acquisizione da
parte di un’importante gallerista/mercante.
TG:
Le aste d’arte moderna e contemporanea sono assimilabili alle
compravendite in borsa?
JI:
Per molti aspetti sì, anche se il mercato finanziario opera su
scala quotidiana, al contrario del mercato artistico, che opera con
tempistiche più dilazionate. I prezzi dei titoli finanziari
costituiscono un'informazione pubblica come per i beni artistici
battuti in asta, vi è comunque nell’arte una buona fetta di
mercato “sommerso” nelle compravendita in galleria o tra privati.
Un altro aspetto di diversità è la commissione sulle compravendite
che nel caso dell’arte è davvero notevole: dal 30% al 50% per ogni
lotto finisce in commissioni delle case d’aste.
TG:
Come mai una cifra così elevata?
JI:
L’organizzazione delle case d’aste che ci lavora dietro
costa: strutture, personale, cataloghi, eventi per attirare
compratori e venditori, etc. Poi, sai penso che “il banco” vinca
sempre…
TG:
Perché piace così tanto comprare in asta opere d’arte?
JI:
Semplice: a volte c’è l’emozione di potersi aggiudicare
qualcosa (alla base d’asta, ma di rado avviene così), di
partecipare ad un evento che si sta svolgendo in quel dato istante,
quindi irripetibile. Per le opere di un certo valore di essere in una
casa d’asta prestigiosa di fare a gara con altri, di poter
manifestare, in ultima analisi, il proprio status symbol.
TG:
E invece, in galleria e nelle fiere perché comprare?
JI:
E’ un'asta al ribasso: dalla cifra proposta di solito trattano
scendendo di prezzo, a volte mi sembra con qualcuno di essere in un
suk mediorientale… Con tutto rispetto al suk logicamente.
Poi, ci sono molte altre ragioni: maggior scelta tra le opere
proposte del medesimo artista, un rapporto di fiducia ed altro
ancora. Nelle fiere d’arte il cliente ha la possibilità di vedere
in un unico luogo tantissime opere di diverse gallerie confrontando
prezzi e qualità.
TG:
Nelle aste spesso le opere di artisti americani storicizzati
raggiungono prezzi davvero molto più elevati di quelli Italiani
equiparabili, perché?
JI:
Il mercato americano e inglese è quello più ricco, poi il
motivo risiede anche nella forza economica dei nostri mercanti e
galleristi (da Larry Gagosian a tanti altri): loro riescono a creare
un brand: pensa a Damien Hirst, alla vendita all’asta degli
arredi del suo ristorante londinese, pensa agli oggetti firmati da
Andy Warhol, a recentemente le opere di Jeff Koons.
TG:
Grazie Joe, ci farebbe piacere parlare la prossima volta delle
gallerie d’arte italiane.
JI:
Molto volentieri Tony, anche se io non le conosco così bene.
Nota 1
Sembra che questo termine derivi da Cerreto, paese dell'Umbria vicino Spoleto, da dove si narra che un tempo venissero delle persone con l'abitudine di raccontare cose non vere pur di fare denaro. Coloro che per le piazze spacciavano unguenti o altre medicine, o cavavano denti (con molto coraggio e poca capacità), oppure erano coloro che facevano giochi di mano e d'azzardo. Oggi, più comunemente, questo genere d'intrattenitori li chiameremmo: ciarlatani.
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Che tristezza! Che l'arte abbia un prezzo è inevitabile (Adorno in Minima moralia: "non esiste vera vita nella falsa"), ma triste. Privatizzazione (ad alto prezzo, tra l'altro, e ben loro sta) viene da privare. Chi? L'arte si acquista solo vedendola (non costa niente!), quindi il pubblico, noi tutti, il popolo (che rimarrà bue per l'eternità). Personaggi come Joe che, intendiamoci, tu fai bene a intervistare col tuo mestiere giornalistico, mi fanno semplicemente paura, sono i veri maghi del denaro, non un pensiero sul valore dell'arte: speculatori puri. Ma allora meglio i pescecani della finanza, almeno non sono ipocriti. L'arte è sacra e i mercanti vanno sgomberati dal tempio!
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