Record dopo record, il mercato
dell’arte attira sempre più i nuovi ricchi. Assistiamo presso le
major (Christie’s e Sotheby’s) a New York e Londra, ad un
aumento dei fatturati delle case d’asta e a sempre nuovi risultati
assoluti di vari artisti: Fontana, Twombly, Modigliani, Bacon,
Warhol, etc. L’investimento in arte piace, e in linea generale non
è soggetto a tassazione né sul capitale né sulla eventuale
rivalutazione che può realizzare. Ho incontrato a Torino, nei giorni scorsi, il noto gallerista internazionale Joe Iannuzzi di passaggio ad Artissima per acquisire opere esposte in fiera e proseguire poi la sua attività nelle aste del nostro paese.
Lucio Fontana: Concetto spaziale,
attese; aggiudicata a 16.144.000 USD
Tony Graffio intervista Joe Iannuzzi
Tony Graffio: Dopo questi trionfali e
notevoli risultati in America e a Londra che quasi tutti i media ci
comunicano, mi chiedo ma da noi in Italia come vanno le cose?
Joe Iannuzzi: In questo momento il mercato
è in ripresa, inoltre assistiamo in questi anni al proliferare
sempre più di fiere d’arte e di nuove case d’asta.
TG: Ma qual è la realtà del
mercato per quanto ci riguarda? È tutto oro quel che luccica?
JI: Il mercato in Italia in
termini economici rappresenta circa lo 0,7% del mercato dell’arte
mondiale. Davvero poca cosa. Bisogna valutare con molta attenzione
che artisti comprare e quali opere in particolare. Questo non vuol
dire che alcuni artisti italiani storicizzati non valgano, anzi hanno
già ottime quotazioni ed in confronto ad altri forse hanno ancora maggior
possibilità di crescita. Opere storiche di artisti
internazionali sono spesso un buon investimento, in linea di massima.
TG: Quanto è l'effettivo
scambiato? C’è trasparenza nel mercato dell’arte?
JI: Lo scambiato è difficile da
valutare poiché delle transazione visibili (quelle in asta, poiché
in galleria non sempre è noto, se non tramite i diritti di seguito
pagati alla Siae) alcune case d’asta danno per battuto anche le
opere invendute, piuttosto che quelle che non raggiungono la riserva:
l'opera è battuta ma in realtà non viene venduta. Frequentando le fiere
può succedere di notare opere già viste e riviste che, in attesa di
un chiodo su cui rimanere appese, aspettano il loro compratore.
TG: Ma di chi sono queste opere?
Dei galleristi, dell’artista, in conto vendita da parte di
collezionisti ?
JI: Probabilmente un po' di
tutto ciò. In queste fiere italiane viene sempre detto il numero di
visitatori: 20 mila, 40 mila, 50 mila. Ma quanto è stato venduto in fiera e
quanto in seguito a contatti avuti non è noto saperlo, se non agli addetti
ai lavori.
TG: L’arte è considerata
anche un investimento come lei ha detto. Quindi va comprata e quando
raggiunge il suo massimo rivenduta? È come un azione?
JI: Indubbiamente, questo è un aspetto
del mercato senza il quale forse “non esisterebbe più l’arte
contemporanea”: tutti vogliono guadagnare nelle transazioni, non
vedo perché ciò non possa avvenire con le opere d’arte. Non
dimentichiamo però che collezionare vuol dire creare un insieme di
opere che rispecchiano in fondo la passione e l’essenza di chi le
ha acquisite. Viene detto che le opere d’arte vengono vendute a
causa delle tre D : Death, Divorce, Debts. Non sempre è solo per
queste ragioni.
TG: Sono quindi i grandi
galleristi o i collezionisti che influenzano questo mercato? Pochi
decidono per molti?
JI: È un mercato ristretto,
dove chi vende e compra è una minoranza della gente. Fare operazioni
commerciali a breve termine è relativamente facile. Spesso siamo di
fronte a mode nel mondo dell'arte: in Italia oggi lo Spazialismo e l’Ottico-cinetico sono forse al loro massimo, stanno iniziando a
riscoprire gli artisti degli anni '70, domani chissà molti
prospettano il ritorno della pittura figurativa. Il mercato così
crea salite e discese, necessarie per poter guadagnare e per far si
che ci sia un interesse nell'investimento. Assistiamo sempre più
nel mercato dell'arte a meccanismi simili a quelli della borsa ma
con delle differenze. Quello che in borsa è considerato reato:
aggiotaggio, insider trading etc, qui nel mercato dell’arte per
molti aspetti similari è “la norma”, la linfa vitale per creare
ricchezza.
TG: Possono esserci allora delle
“bolle” come è successo per il mercato immobiliare o quello
della borsa?
JI: Questo mercato affascina
molto nella speranza di grosse rivalutazione nel breve-medio o lungo
periodo. Ma assistiamo anche alla scomparsa di alcuni nomi un tempo
molto scambiati, o di una loro discesa nelle quotazioni. Di solito
quando un artista non va si passa ad un altro. Il mercato è sempre
in cerca di qualcosa da riscoprire, da rivalutare.
TG: Quindi che si compra ora? Bisogna vendere? C’e da aspettare? O forse no?
JI: E’ sempre il momento di
fare tutto ciò, la cosa importante è sapere quando vendere, quando
comprare, chi si chi no, quali opere e a che prezzo. Non sempre chi
propone opere di un’artista che ha da vendere può essere
imparziale. Un po’ come chiedere all’oste se il vino è buono.
TG: Lei consiglia che per
acquisire opere d’arte allora sia meglio rivolgersi a dei
consulenti esterni come intermediari? Ma ne esistono?
JI: In Italia non saprei, negli
USA sicuramente si, gli art advisor, persone che dovrebbero
avere competenze di uno storico d’arte, la passione di un
collezionista, la scaltrezza e lungimiranza di un gallerista, la
conoscenza dei meccanismi del mercato dell’arte. In questo mercato
dell’arte bisognerebbe conoscere: galleristi, artisti, addetti al
settore, curatori, altri collezionisti; frequentare fiere e aste per
poter avere una visione più ampia del tutto. Oggi, anche il mercato
dell’arte è globale quindi anche gli acquisti e/o le vendite
possono essere svolte in altre nazioni a seconda della convenienza e
dell’interesse di cosa viene proposto.
TG: In italia il limite a 1000
euro (adesso passato a 3000) per acquisti in contante è una cosa che ha creato minor
interesse nel nostro mercato?
JI: Non Necessariamente, dipende
alla clientela a cui si rivolge. Sicuramente questa norma insieme a
redditometro, "spesometro", ha ridotto gli acquisti dei medio-piccoli
collezionisti, determinando un sempre più alto gap tra il mercato di
alto e basso livello. Non dimentichiamo che in Germania, Austria,
Svizzera non c è limite all’uso dei contanti.
TG: Dopo tutto queste
considerazioni di tipo economico le chiedo: ma l’arte suscita ancora
interesse per i suoi contenuti e per il suo messaggio sociale e
innovativo?
JI: Sicuramente sì, è la magia
della creazione... Al di là delle mode, del costo monetario. Possedere
un opera d’arte può anche voler dire avere un pezzo di storia
dell’arte e non solo di quella, nella propria abitazione.
TG: Grazie, Mr. Iannuzzi, spero di poter rimanere in contatto con lei per altre rivelazioni riguardanti il mondo dell'arte, il mercato, gli affari o le speculazioni che si possono fare in questo ambiente e sapere quello che succede effettivamente presso le case d'aste, per esempio.
JI: Grazie a lei Mr. Graffio, è stato un piacere, avrei molte cose interessanti da raccontare ai suoi lettori, vedremo se sarà il caso di farlo, o meno, non vorrei attirarmi le antipatie dei colleghi del settore...
Cy Twombly : 1968, aggiudicata a
70.530.000 USD
Per l'intervista, tutti i diritti riservati a TG e JI
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