In concomitanza al Photoshow 2015, a circa duecento metri di distanza da dove si svolgeva la più importante fiera italiana della fotografia, Leica presentava il suo spettacolo, ovvero un incontro con i responsabili dei Leica Store che offrivano la possibilità di provare i nuovi modelli di fotocamere Leica in uno studio fotografico attrezzato con modelli e illuminatori flash.
Veramente una bella occasione, con a disposizione tutto quello che può essere utile per effettuare uno scatto perfetto, compresa la consulenza degli esperti Leica che con cortesia ti illustravano le fotocamere in ogni loro dettaglio, senza metterti fretta perché tutto era organizzato come si deve, con intelligenza, disciplina ed educazione.
Per quello che ho potuto vedere io, ogni partecipante ha avuto l'opportunità di effettuare le prove che intendeva fare ed è rimasto soddisfatto. In effetti, s'è trattato di un incontro ad alto livello, dove i fotografi venivano selezionati accuratamente, proprio per evitare che si creassero intasamenti nelle richieste di chi voleva conoscere i nuovi prodotti Leica. Bastava essere un fotografo professionista, o un giornalista ed avere una scheda SD da inserire nelle fotocamere e ti si apriva un mondo, avendo perfino la possibilità poi d'analizzare i file registrati, sul computer di un operatore esperto di post-produzione.
Purtroppo, in quella giornata, i limiti di tempo mi erano stati imposti soltanto dagli impegni che avevo preso con me stesso, perciò non sono riuscito a beneficiare anche della visione e dei consigli che Leica era in grado di darmi dopo lo scatto. Inoltre, ho anche perso i seminari che Leica aveva organizzato in un salone attiguo alla sala di posa, dove venivano proiettate le immagini dei fotografi scelti da Leica per mostrare le loro immagini e spiegare la loro metodologia di lavoro.
Peccato, perché questi appuntamenti erano piuttosto interessanti ed ascoltare l'esperienza dei professionisti che hanno dei consigli da dare è sempre utile.
Io mi sono concentrato sulle prova delle fotocamere scegliendo i 3 modelli che mi interessavano maggiormente: la SL (Typ 601), la S (Typ 007) e la Q (Typ 116).
Non avendo molta confidenza con questo genere di fotocamere, con i loro comandi ed i loro menu, mi sono trovato un po' rallentato nell'operatività, però come primo impatto è stato sicuramente favorevole, vedrò se sarà il caso d'approfondire il discorso con Leica e richiedere una loro fotocamera in prova per più giorni, per saggiarne appieno pregi e difetti, in modo da poter offrire ai miei lettori una recensione più completa di un tipo di prodotto che secondo me ha fatto la scelta vincente di non utilizzare file raw proprietari ed utilizzare quello che io ritengo essere uno dei pochi standard del mondo fotografico digitale, il file DNG.
Non mi piaceva l'idea di provare una fotocamera in condizioni troppo controllate perché sapevo che con abbondanza di luce ed alla temperatura di colore giusta non ci sarebbero state sorprese o niente in particolare da osservare. Nelle condizioni di ripresa ideali, ogni fotocamera si comporta in maniera egregia, mentre alle basse luci, con un'impostazione di sensibilità abbastanza alta, luci miste e contrasti esasperati si possono vedere delle cose che ti fanno capire meglio di che pasta è fatto un sensore, la relativa cpu e matrice che controllano colorimetria, rumore, dinamica di contrasto immagine e velocità d'elaborazione dei dati. Solo mettendo un po' alla corda il sensore ed il suo processore, si può capire in un'unica immagine cosa riesce ad elaborare un sistema di ricezione elettronico.
Non mi piaceva l'idea di provare una fotocamera in condizioni troppo controllate perché sapevo che con abbondanza di luce ed alla temperatura di colore giusta non ci sarebbero state sorprese o niente in particolare da osservare. Nelle condizioni di ripresa ideali, ogni fotocamera si comporta in maniera egregia, mentre alle basse luci, con un'impostazione di sensibilità abbastanza alta, luci miste e contrasti esasperati si possono vedere delle cose che ti fanno capire meglio di che pasta è fatto un sensore, la relativa cpu e matrice che controllano colorimetria, rumore, dinamica di contrasto immagine e velocità d'elaborazione dei dati. Solo mettendo un po' alla corda il sensore ed il suo processore, si può capire in un'unica immagine cosa riesce ad elaborare un sistema di ricezione elettronico.
Negli ultimi tempi, Leica ci ha abituato a molte novità, uscendo dallo stereotipo del marchio conservatore che conoscevamo all'epoca della produzione soltanto di modelli di macchine fotografiche per pellicola. La Leica Q (typ 116) è una fotocamera digitale mirrorless compatta a focale ed ottica fissa molto innovatrice. L'adozione del formato Leica su una compatta di qualsiasi altro marchio potrebbe sembrare una contraddizione od una scelta originale, mentre per Leica questa scelta è la conferma di una continuità col passato ed una prova di coraggio che ci fa subito capire che il desiderio di questo costruttore è proprio quello di voler perseguire la qualità ad ogni costo, attraverso ogni sua realizzazione.
Una fotocamera digitale fullframe con ottica fissa, dotata di una focale grandangolare super-luminosa è una merce rara, verrebbe subito da pensare di compararla alla Sony RX1 R che tuttavia monta un obiettivo 35mm f 2 e produce un tipo di file raw proprietario che già mi fa dubitare perfino d'aver voglia di prendere in mano una fotocamera che poi mi farà passare le pene dell'inferno in post-produzione, se non disporrò di tutti i plug-in ed aggiornamenti del caso. Perplessità che comunque mi rimangono sulle possibilità future di gestire degli ARW 2.3 con pc e software diversi da quello che posso aver configurato per un uso specifico con fotocamere Sony. Fine del confronto Leica/Sony, non c'è nemmeno da pensare a questa cosa: vince Leica, punto e basta.
Nella vita bisogna avere qualche certezza ed io su questo punto non transigo, gli standard sono importantissimi, non è pensabile di dover continuare ad aggiornare delle configurazioni che possono riservare poi brutte sorprese quando meno te lo aspetti e dover essere sempre in ritardo nell'eterna rincorsa che ci vuol imporre il marketing di qualche marchio che perfino utilizza schede di memoria personalizzate.
Credo che a nessuno piaccia veder invecchiare alla velocità della luce ciò che si è appena comprato, solo perché sul mercato viene immesso un nuovo modello di fotocamera, una nuova scheda di memoria che fai fatica a trovare, un nuovo algoritmo che promette cose incredibili e cose di questo tipo.
Con Leica, su certi argomenti, mi sento rassicurato ed è per questo motivo che mi è venuta voglia d'avvicinarmi ai suoi modelli di fotocamere, fosse anche soltanto per provare che effetto fa tenerli in mano e rubare qualche immagine dietro le quinte di un set fotografico.
Ok, credo che abbiate compreso come la penso su queste questioni, forse sono un po' conservatore, magari un po' romantico, però è anche vero che per trasmettere delle emozioni con le immagini è necessario provare qualcosa al momento dello scatto e sentirsi in sintonia con lo strumento che si tiene in mano, oltre che avere in esso una totale fiducia.
La Leica Q è facile e veloce da usare, ti trasmette una certa impressione di solidità (che probabilmente con l'uso si trasforma in certezza) ed ha dimensioni appropriate per il tipo di fotografia che si propone di farti scattare. A me non piacciono i corpi macchina ed i comandi troppo piccoli, con la Q mi sono trovato a mio agio abbastanza in fretta. Ottima poi la soluzione d'agire in modalità "macrofotografia" ruotando un'apposita ghiera sul barilotto dell'obiettivo.
Personalmente, non ritengo che un obiettivo di 28mm sia una focale tuttofare, però apprezzo molto il fatto di offrire al pubblico un'ottica fissa di grande qualità e luminosità su una camera compatta, perché ritengo che il vantaggio del "piccolo formato" sia proprio quello di disporre di ottiche molto più luminose, rispetto ai formati "più grandi". Questi discorsi fatti all'epoca del digitale sembrano un po' strani, ma fortunatamente per Leica queste parole hanno ancora un senso poiché il marchio tedesco ha tra i suoi modelli anche una favolosa fotocamera di medio formato: la Leica S.
Non ci si può basare su un solo scatto per prendere una decisione, però con un po' di occhio ed esperienza si può incominciare a fare delle valutazioni, almeno per capire se ci interessa approfondire un discorso, oppure no.
Ho scattato la fotografia che vedete in questa pagina impostando la sensibilità della Q su 400 Iso perché l'obiettivo Leica Summilux 28mm f 1:1,7, con ben 3 componenti asferici, è veramente molto luminoso, cosa che mi ha permesso, a tutta apertura, di usare un tempo di 1/60 di secondo in luce ambiente mista fluorescente/led.
Seguono altri dati impostati per la realizzazione dello scatto che vi ho proposto. Programma esposizione: priorità dei tempi. Saturazione: normale. Nitidezza: normale. Bilanciamento del bianco: automatico. Messa a fuoco: automatica.
Molto probabilmente, i tubi fluorescenti presenti sul soffitto della sala di posa erano dei cool white, mentre le lampadine a risparmio energetico (credo fossero a led, ma non ho verificato), posizionate intorno agli specchi del tavolino per il make-up dei modelli, dovevano avere un tono più caldo. Ne risulta un'immagine con una temperatura di colore fredda per lo sfondo ed una temperatura di colore più calda per i soggetti.
Ho preso l'immagine in jpeg così come è stata registrata sulla scheda di memoria SD senza fare nessun tipo di lavorazione o modifica, tranne ridurne le dimensioni di tre volte, da 6000X4000 px a 2000X1333 px ed aggiungere il mio copyright in un angolo, per renderla riconoscibile. Risoluzione orizzontale e verticale: 300 dpi (Ovviamente questa è l'immagine che vedete voi, mentre io ho analizzato l'immagine alla piena risoluzione).
Leica pensa d'aggirare il problema della focale fissa con delle impostazioni che effettuano ingrandimenti digitali sulla parte del sensore, riconoscibili poi una volta che si apre Photoshop (che permettono anche di tornare all'inquadratura originaria), dando l'impressione d'utilizzare un 35mm, piuttosto che un 50mm, ma si tratta per l'appunto solo di un'illusione, perché effettuare un pre-taglio digitale in ripresa, ovviamente è qualcosa di diverso dal poter disporre di 3 focali diverse a piena definizione.
Forse, chiamare quest'operazione pre-taglio non sarebbe nemmeno corretto perché poi in Photoshop si dispone dell'immagine completa, semplicemente annullando le squadrette di ritaglio (crop tool) dall'area di lavoro. Meglio allora parlare di una pre-visualizzane della focale da utilizzare, solo che poi non potendo disporre veramente delle altre 2 ottiche, questo intervento potrebbe rivelarsi soltanto un'operazione frustrante.
A questo punto, mi sento di dire che la colorimetria della Leica Q mi sembra piuttosto valida, sempre considerando che i corpi illuminanti utilizzati non sono l'ideale per avere una fotografia totalmente pulita e gradevole. L'incarnato ed i capelli del modello risultano leggermente giallo-verdi, per i miei gusti, ma facilmente correggibili con Photoshop.
La resa ottica mi soddisfa tantissimo e produce uno sfuocato molto bello, sia dietro il soggetto, che davanti. Non vedo rumore ed i neri sono neri. Le zone più sovraesposte corrispondono ai riflessi cromati dei porta abiti metallici che non introducono disturbi d'alcun tipo, ma al contrario contribuiscono a rendere l'immagine più viva e tridimensionale.
La definizione non mi ha impressionato, forse per il fatto che s'è verificato qualcosa di anomalo che sembrerebbe del micromosso, la cosa è strana perché solitamente riesco a gestire 1/60 di secondo, a mano libera, senza alcun problema. Può essere che non fosse attivo il sistema di stabilizzazione di ripresa, ma pur avendo utilizzato la fotocamera senza aver effettuato particolari regolazioni sul menu, non ritengo comunque questo fatto determinante. Inoltre, con un angolo di ripresa abbastanza ampio come quello di un 28mm ogni movimento verrebbe già attenuato, senza contare che un doppio otturatore meccanico-elettronico dovrebbe porre il fotografo al sicuro da ogni tipo di vibrazione parassita. Si tratta veramente di qualcosa poco percepibile, ma questa immagine non è perfettamente nitida come vorrei. Potrebbe anche essersi mosso il soggetto, ma anche in questo caso ritengo che 1/60 di secondo sia un tempo di posa sufficientemente veloce per bloccare il possibile movimento della testa del ragazzo inquadrato. Sicuramente, la profondità di campo è molto esigua, in conseguenza al fatto che si sta lavorando a tutta apertura, però il fuoco è stato fatto in corrispondenza degli occhi che appaiono effettivamente più a fuoco del resto del soggetto.
Potrei ipotizzare una resa ottica non strabiliante a tutta apertura, ma sono più propenso a credere che il sistema di messa a fuoco basato sulla misurazione del contrasto possa essere leggermente impreciso in condizioni di luce scarsa ed a tutta apertura del diaframma.
Sicuramente, sarebbe meglio fare altre prove prima di dire che ho trovato un punto debole in una fotocamera che farebbe tremare un po' la mano al momento di firmare un assegno, una volta che si procede all'acquisto.
Ottima invece l'esposizione automatica. Tony Graffio
Relax in camerino - Leica Q (Typ 116)
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