Unza: Sala di Proiezione
Lunedì sera sono stato all'Unzalab di Niguarda per assistere alla proiezione di filmati in 16mm realizzati da 3 diversi gruppi di filmaker francofoni transitati da Milano, prima di recarsi a Timisoara per il Festival Analog Mania.
Conoscevo già alcuni membri di questa associazione di scatenati amanti delle tecniche argentiche per aver assistito, lo scorso luglio, ad alcune proiezioni dei filmati artistici del filmaker australiano Richard Tuhoy. La realtà del cinema analogico per motivi di costi si concentra sull'utilizzo dei formati a passo ridotto, ma si esprime anche attraverso l'uso della pellicola 16mm. Molti giovani filmaker non sanno bene spiegare per quale motivo si appassionino alla pellicola ed a questa forma d'arte foto-meccanica, ma sentono la necessità di prendere contatto con questo supporto e di utilizzarlo, a costo di mille difficoltà e qualche contrattempo.
Sui lavori presentati da Richard Tuhoy e Dianna Barrie traspare la necessità di avere un supporto fisico da poter elaborare con le mani per esplorare un mezzo meccanico e lavorarlo con mezzi tradizionali, talvolta abbastanza arcaici e semplici, senza ricorrere ad espedienti elettronici o virtuali.
Les Scotcheuses, L-Abominable e L'Etna, invece, utilizzano il mezzo di comunicazione filmico in modo ibrido, ricorrendo a strumenti elettronici come il computer ed il videoproiettore per integrare l'immagine fotografica con un audio digitale e sottotitoli (sulla parte superiore dello schermo) in lingua inglese la cui sincronizzazione sonora denota molta creatività, ma qualche imprecisione. Ciò avviene fondamentalmente per documentare e raccontare in modo molto personale gli eventi sociali, o più intimi che caratterizzano il nostro tempo.
S'è trattato di una piacevole esperienza che mi ha fatto riflettere ancora una volta su come il mezzo, la tecnica, o i limiti d'utilizzo e di diffusione di strumenti considerati "obsoleti" contribuiscano a fare "arte" o a dare l'impressione, a se stessi e agli altri, d'occuparsi di qualcosa di speciale. TG
Emma de: Les Scotcheuse e Victor de: L-Abominable
Strane leggende metropolitane girano per gli ambienti Underground, specialmente quando non si è particolarmente esibizionisti e si preferisce non apparire troppo nei propri servizi. Riporto un dialogo un po' surreale avuto durante quella stessa serata con Stefano Nervetti, appassionato di cineprese e di film semi-clandestini.
TG: Noi ci siamo già visti una volta, qualche mese fa, ti ricordi?
Stefano N. Sì.
TG: Quindi tu mi conosci?
SN: Sì, però mi ricordo di un'altra persona che si fece chiamare Tony Graffio in un'occasione diversa da quella in cui ci siamo conosciuto tu ed io.
TG: Prima di conoscere me?
SN: Sì.
TG: Quindi c'è qualcuno che si spaccia per Tony Graffio?
SN: Sì.
TG: E va in giro con i biglietti da visita di Tony Graffio?
SN: No, forse questo biglietto me l'avevi dato tu (tiene in mano il biglietto da visita di TG e lo osserva).
TG: Allora sei tu che ti confondi?
SN: Forse mi confondo per quello che riguarda il biglietto da visita, ma su Tony Graffio no.
TG: Spiegati meglio.
SN: Praticamente, eravamo al Centro Sociale Il Cantiere, in zona piazzale Lotto. Camillo, un mio amico regista aveva organizzato una serata di proiezioni e mi aveva invitato in quello spazio. Ricordo che era la primavera dell'anno scorso. In quell'occasione ho conosciuto un ragazzo che ha detto di chiamarsi Tony Graffio.
TG: Mi fa piacere, perché quando qualcuno inizia a voler essere al tuo posto significa che hai colpito la fantasia delle persone e sei sulla strada giusta. Mi piacerebbe fare un elenco di tutti quelli che hanno dei nomi un po' a doppio senso, tipo Rocco Tanica, Steve Rottame, Raf Valvola, Johnny Cobalto e via dicendo, potrebbe essere una guida divertente sullo stile: "Who is who?"
SN: Quel ragazzo diceva che veniva da qualche parte del Sud Italia ed era qua a Milano per studiare all'Accademia di Belle Arti, dopo di che s'è messo a fare l'artista di strada.
TG: Faceva il madonnaro?
SN: No, no, abitava con un noto pittore che viveva dalle parti di viale Zara e si portava a casa le prostitute della zona.
TG: Era Tony Graffio che recuperava le prostitute?
SN: No, il pittore. Ed era un tipo un po' matto.
TG (Rido) Il pittore forse era un po' strano, ma anche quel Tony Graffio era un pazzoide?
SN: No, era sanissimo di mente.
TG: Strano, non conosco gente con la testa a posto... Quel ragazzo che si spacciava per me non so chi fosse allora. Comunque se tu vuoi fare la prova, basta che chiami il mio numero di telefono e ti accorgerai subito chi è il vero Tony Graffio.
SN: Ti assicuro che ho conosciuto un ragazzo che si spacciava per Tony Graffio.
TG: Incredibile! Ma sei sicuro che non era Graffio il graffitaro?
SN: Graffio e basta? Fa ritratti?
TG: Fino a qualche tempo fa faceva lo street-artist, ma adesso credo abbia smesso.
SN: Tu lo conosci?
TG: Credo d'averlo incontrato una volta, ma non è un ragazzo di vent'anni.
SN: Il ragazzo che ho conosciuto io avrà intorno ai 25 anni.
TG: No, allora non è lui. Questa storia resta un mistero. Sarà un mio lettore, speriamo che si faccia vivo, così l'intervisto e mi faccio raccontare qualcosa, visto che anche lui è un artista...
Carline è una vera fotomodella brasiliana che indossa un'autentica maglietta a tiratura limitata con il logo del vero Tony Graffio.
Nessun commento:
Posta un commento