“Se non parli con gli artisti
difficilmente riesci a farti un'idea di quello che vogliono dire”
TG
Il missile anti missile Nike di Paolo Gallerani
Lo scultore
rinascimentale era un ingegnere capace di
costruire macchinari e risolvere vari tipi di problemi,
dall'irrigazione dei campi allo spostamento di carichi pesanti per
mezzo di carrucole e pulegge che costituivano il cuore dei primi
sistemi di sollevamento di merci e materiali. Nel 1400, 1500 e 1600,
tra i vari compiti affidatigli dalla comunità c'era anche l'arte
della guerra; lo scultore-architetto studiava i sistemi di difesa
delle città fortificate, e sapeva dove posizionare i pezzi
d'artiglieria. A questo proposito, non è molto noto ma il Palladio
oltre ad essere un esperto progettista di ponti di legno era anche un
architetto capace di rivisitare i sistemi difensivi dei vecchi
castelli medievali, anche se era convinto che non potesse esistere
fortificazione capace di resistere ad un assedio e per questo
bisognava fare in modo che le guerre fossero vinte in altro modo: con la strategia militare, fino alla dissuasione dall'iniziare il conflitto.
La casa di Livia - 1993 Gesso e grafite P.G.
La Casa di Livia 1,2,3,4 - Paolo Gallerani
Nel 1527, Benvenuto
Cellini comandò la difesa dell'assedio di Castel Sant'Angelo, a Roma
e non esitò ad usare l'archibugio, dichiarando poi d'aver
personalmente messo fine alla vita di Carlo III di Borbone, a capo
dei Lanzichenecchi.
Questo non accade più ai
nostri giorni, ma storicamente studiare soluzioni tecniche e
meccanismi era un compito importante per artista che non si limitava
a fare le sculture, ma anche le architetture, o le gru per sollevare
le pietre. Progettare le macchine era un'attività piuttosto normale
per chi aveva una cultura superiore alla media, mentre poi con le
specializzazioni richieste da lavori sempre più complessi, ogni
progettista prenderà una direzione ben precisa nel suo campo di
studi. Anche Michelangelo ha dovuto provvedere col proprio ingegno a
risolvere grandi problemi architettonici e meccanici per fare in modo
di innalzare la cupola di San Pietro.
Sette Tavole 1983/84 Pietra di Vicenza e acciaio P.G.
A metà '800 le Accademie
d'arte diventano i luoghi deputati all'addestramento degli artisti
che col nascente mercato di una nuova classe sociale, la borghesia,
si ritirano negli studi per dipingere la tela posta su un cavalletto
e realizzare quadri che possano soddisfare il desiderio di disporre
di opere che descrivano e abbelliscano le vite e le case di chi sta
diventando il fulcro della nuova società.
Della scultura da
cavalletto si parla meno, ma lo stesso fenomeno che è capitato in
pittura s'è verificato anche per questa disciplina. Rinchiudersi in
studio favorisce anche la ricerca tecnica e la progettazione, così
come i nuovi studi sulla fotografia e l'immagine.
Paolo Gallerani riprende
questa tradizione dell'artista colto e capace d'agire in vari
settori, o forse non ha mai ceduto alle esigenze di un pubblico
casalingo continuando a pensare in grande per riempire vasti
capannoni di macchine mobili dalle dubbie funzioni e di missili
disattivati per evitare di fare la guerra.
Paolo Gallerani, artista, 72 anni
Ed è proprio mentre
viaggia nella provincia Vicentina che ha visto realizzare tanti
progetti di Andrea Palladio, come quello del Castello di Pojana
Maggiore, che Paolo Gallerani decide di fermare la sua autovettura
per visitare il campo di una ditta per lo smaltimento di rottami
metallici. Tra le carcasse di rottami, qualcosa attira l'attenzione
di un uomo che forse non sa bene che cosa sta cercando, fino a quando
vede il relitto di qualcosa che sembra un missile americano e poi ad
un esame più attento risulta proprio essere un missile antimissile
di una categoria non più operativa. Gallerani resta affascinato da questo
strumento di guerra che ha contribuito a portare l'uomo nello spazio
e sulla Luna e decide di procedere
con l'acquisto.
Il missile antimissile è
stato comprato nel 2011 come rottame d'alluminio per 2,50 euro al
chilo, escluso il carro che pesa altri 400 kg e che è stato
costruito in seguito dallo scultore Quello che resta di quello che
dovrebbe essere un Nike americano, pesa 450 kg e fa ancora un certo
effetto, sia se si pensa al potere distruttivo trasportato nei nostri
cieli, sia se si pensa al livello di perfezione raggiunto da questi
strumenti ad altissimo contenuto tecnologico, fin dalla seconda metà
degli anni '40.
Anche se privato della testata esplosiva questo armamento è pur sempre inquietante
Un'altra prospettiva ci mostra meglio il rivestimento studiato da Gallerani
Schede, cavi e varia elettronica compongono il cervello di questo missile che è assemblato anche con di nerbo di bue
Gallerani ha corredato il suo razzo di un carrello d'acciaio su ruote per il trasporto ed un cassetto degli attrezzi per le emergenze ed i possibili guasti
Sicuramente questo
missile la fa da padrone nello spazio espositivo della Fondazione
Mudima che presenta la mostra: “Innesti e snodi” del maestro
d'origine emiliana, nato a Cento, nel 1943, un anno dopo il primo
volo della V2. C'è però dell'altro da vedere: sono le macchine di
Gallerani, costruite fin dal 1975-76-77, non possono produrre nulla,
ma hanno un bellissimo aspetto, anche perché sono estremamente
pulite e ben fatte, quasi una provocazione. Questi strumenti
meccanici non hanno nulla a che vedere col surrealismo che negli anni
'70 aveva già da tempo esaurito tutta l'inerzia della sua spinta
creativa, lasciando spazio ad opere da supermercato o di compagnie
petrolifere che mostravano di poter mettere una tigre nel motore
delle automobili per renderle più veloci e scattanti. Le macchine di
Gallerani, sono funzionanti, nel senso che hanno delle parti che si
possono muovere. Si possono alzare alcuni piani per mezzo di
manovelle e viti senza fine, inclinare altre parti e ruotare altri
pezzi ancora, per esempio, oppure si possono spostare, come il
missile Nike, perché dotate di un carrello con ruote. Alcuni pezzi
di sculture di bronzo sono torniti, altri fusi in conchiglia, o a
staffa, come si fa per le fusioni industriali, o come si faceva
nell'antichità quando si ricorreva a questo metodo di fusione per
realizzare parti piatte o prive di rilievo, come le placche o altri
pezzi privi di rilievo di sottosquadra.
Disegni preparatori per Nike
Una delle caratteristiche
del lavoro delle macchine è la mobilità, ma per mostrare questa
caratteristica non si può prescindere dall'intervento umano che con
una forza agisce sulle opere di Paolo Gallerani. Nel caso di Nike
l'intervento per azionare il sollevamento del missile antimissile si
produce per mezzo di motori elettrici che partono dopo che si preme
un pulsante di avvio, mentre più comunemente, in altre opere è
sufficiente un intervento manuale per spostare alcune parti della
scultura, o svitare degli elementi e ricollocarli in posizioni
diverse, in modo da cambiare totalmente la configurazione dell'opera.
Gallerani non crede che
oggi sia più possibile prescindere dalla mobilità della scultura,
questo per significare che un'opera non può mai considerarsi
completata, o conclusa.
L'opera viene vestita o
svestita per esprimere l'estrema complessità dell'epoca in cui
viviamo, oltre al caos dei pensieri e delle relazioni umane. Come si
può mettere un punto fermo ad un'opera immobile monumentale? Diventa
impossibile, un po' anche perché l'unica certezza che abbiamo è che
tutto è in costante mutamento. Aggiungendo le ruote a Nike non siamo
più in presenza di un'armamento ma di una macchina da manifestazione
che può mostrare alle masse la realtà che viviamo. La gente deve
poter riflettere sui costi di una macchina perfetta che non può
permettersi di fallire il bersaglio, ovvero un missile nemico in
movimento nei cieli sul quale è dislocata una testata nucleare
multipla pronta a fare centinaia di migliaia di morti tra la
popolazione del luogo che verrà preso di mira.
Non si possono correre
rischi, il missile anti-missile non deve fallire la sua missione per
salvare le nostre vite, ma a che costo? Quanti missili come questo
servono per garantire la pace e la vita? Tantissimi. E come le nostre
economie sono influenzate dalle spese militari? La gente non si rende
conto di come e quanto questi fattori strategici influenzino le loro
vite fintanto che non si trovano di fronte l'oggetto che spesso si
vuole ignorare,o rimuovere dalle proprie coscienze.
Paolo Gallerani ricorre spesso alla fotografia per realizzare la sua opera
Altre realizzazioni esposte al primo piano della Fondazione Mudima
Solo trovarsi in presenza di un autentico esemplare di ciò che può sconvolgerci le vite può far capire la complessità e la consistenza del suo messaggio. Le riproduzioni fotografiche non sono in grado di trasmetterci la realtà di ciò che ci circonda o che vogliamo tenere segregato al di fuori dei nostri pensieri. Non si tratta soltanto di leggere per comprendere, o guardare per vedere, ma di provare un'esperienza reale capace di lasciare in noi traccia di ciò che può dare uno scossone al nostro modo di riflettere e capire profondamente le cose.
Se il ruolo dell'artista è quello d'interpretare il mondo mostrare la realtà delle cose diventa un compito inderogabile per chi cerca di adempiere a questo scopo.
Tutto fa parte della ricerca, non si può continuare a pensare per compartimenti stagni, o per categorie che si ritengono più o meno importanti, prima la scultura a tutto tondo, poi il bassorilievo, poi il rilievo, poi il disegno e nient'altro. Invece no, ci sono molti altri elementi che contribuiscono a realizzare il lavoro dell'artista. La fotografia è uno di questi elementi. Fu Man Ray a regalare una macchina fotografica a Brancusi che con quella fotocamera ancora a lastre realizzerà delle fotografie per disegnare sopra la superficie di quelle stampe. Brancusi riprende dei panorami vuoti della città di Târgu Jiu e poi con una penna ci disegna sopra la colonna infinita per riempirne il paesaggio. Si dice che le fotografie di Brancusi vengano fatte a scopo documentativo, ma questo non è vero, le fotografie di questo artista sono opere esse stesse di dignità pari ai disegni o alle sculture realizzate dal maestro rumeno. Anche Gallerani realizza fotografie con l'intento di ottenere delle opere che servono allo sviluppo di altre opere, egli infatti fotografa solo le proprie sculture o quello che si trova all'intorno della scultura. Nient'altro.
Tutto fa parte della ricerca, non si può continuare a pensare per compartimenti stagni, o per categorie che si ritengono più o meno importanti, prima la scultura a tutto tondo, poi il bassorilievo, poi il rilievo, poi il disegno e nient'altro. Invece no, ci sono molti altri elementi che contribuiscono a realizzare il lavoro dell'artista. La fotografia è uno di questi elementi. Fu Man Ray a regalare una macchina fotografica a Brancusi che con quella fotocamera ancora a lastre realizzerà delle fotografie per disegnare sopra la superficie di quelle stampe. Brancusi riprende dei panorami vuoti della città di Târgu Jiu e poi con una penna ci disegna sopra la colonna infinita per riempirne il paesaggio. Si dice che le fotografie di Brancusi vengano fatte a scopo documentativo, ma questo non è vero, le fotografie di questo artista sono opere esse stesse di dignità pari ai disegni o alle sculture realizzate dal maestro rumeno. Anche Gallerani realizza fotografie con l'intento di ottenere delle opere che servono allo sviluppo di altre opere, egli infatti fotografa solo le proprie sculture o quello che si trova all'intorno della scultura. Nient'altro.
La Stanza delle Pulegge (1986), un altro interessantissimo progetto di Gallerani, esposto in maniera stabile a Bologna
Fotografie in bianco e nero mostrano le fasi d'installazione delle strutture di supporto delle pulegge nella Stanza delle Pulegge (1986)
Riproporre un testo di Serge Faucherau, tratto dal saggio: “Forgiare lo spazio” (1998), può farci capire meglio il ruolo delle macchine per gli artisti contemporanei.
[La macchina] non costituisce una tematica a sé stante, ma piuttosto un'ispirazione che arriva in modo naturale con il metallo, il ferro in particolare: Stankiewicz, Colla, i Dakpogan, Paolozzi, Viseux, Luginbül, costruirono con elementi meccanici, quello che essi ottengono è figurativo o astratto ma l'origine dei pezzi rimane riconoscibile nell'opera creata.
L'approccio di Tinguely è un po' differente in quello che le sue sculture ricostruiscono delle macchine, delle nuove macchine statiche o in movimento, costituite da un numero d'oggetti eterocliti spesso considerevole, mossi egualmente da una serie di motori recuperati nei mercatini dell'usato o del rottame. Anche Paolo Gallerani costruisce delle macchine inutili, ma lo fa a partire da una materiale bello e nuovo; la scultura di Gallerani non è un tromp-l'oeil; essa inganna lo spirito con finezza.” S.F.
Paolo Gallerani - Tre tavole di Diderot ed altre macchine
Ricordo
a tutti che domani, giovedì 10 febbraio alle ore 18,30, presso la Fondazione
Mudima, in via Tadino, 26, a Milano, sarà possibile incontrare
l'artista in occasione della presentazione del libro: “Innesti e
snodi”. Presenzierà Eleonora Fiorani curatrice e filosofa. T.G.
Hangar 1988 di Paolo Gallerani. Acciaio, rame, cera vergine, cera carnauba - cm 37 X 55,4 X 35,7
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