La copertina di Anarchytecture degli Skunk Anansie è stata realizzata da No Curves
All'AAF 2016 Tony Graffio ha intervistato No Curves
Tony Graffio: Ciao No
Curves, sono appena arrivato in fiera, avevo intenzione di comprare
il tuo stupendo quadro con il ritratto degli Skunk Anansie, ma è già
stato venduto, com'è possibile, nemmeno il tempo di attaccarlo alla
parette e già se n'è andato?
No Curves: Ciao Tony
Graffio, ti dirò che sono molto contento, è sicuramente un bel
pezzo, un po' m'è dispiaciuto dovermene separare, ma sai bisogna
sempre accontentare il pubblico...
TG: Quanto tempo ci metti
a fare un lavoro del genere?
NC: Dipende, dei pezzi
che abbiamo qui che erano quelli al Museo della Scienza e della
Tecnica, alla mostra “Explorations”, sono gli ultimi rimasti.
Meno male, perché erano veramente tanti, sono tutte opere realizzate
nel corso degli ultimi mesi, anche se ci sono opere ricreate, come
dall'altra parte della fiera dove c'è la mia installazione. Per fare
quei quadri ci ho messo dai dieci ai quindici minuti.
TG: E questo quadro che
ha fatto da copertina per Skin e gli Skunk Anansie?
NC: Questo l'ho fatto in
un paio di giorni. Con tutta la calma del mondo.
TG: Com'è capitato di
lavorare per loro? Ti hanno contattato gli artisti? I loro agenti? La
casa discografica? O qualcun altro?
NC: Allora, in realtà,
come tutte le cose belle è nato tutto in modo casuale. La
truccatrice di Skin è un'amica, oltre a questo, stava scotchando
un
po' di scatole per mettere via tutto il materiale, ha finito il
nastro, stavano portando la copertina... Ah, ah questa è vera, eh!
Ha fatto vedere alla band il mio libro... Basta, da lì le hanno
detto di chiamarmi immediatamente. Io ero a casa con 40 di febbre, ma
nonostante questo sono andato ad incontrarli direttamente in studio e
ci siamo messi d'accordo.
TG:
Quindi è una decisione degli artisti aver scelto te per la
copertina?
NC:
Sì, certo, ripeto, decisione nata in maniera completamente casuale.
E' bella questa cosa perché è stato un innamoramento immediato.
TG:
Quando s'è verificato questo colpo di fulmine?
NC:
Oddio, l'inverno scorso, non ricordo esattamente quando perché in
quei tre mesi sono stato sempre malato... Tra novembre e dicembre comunque.
TG:
Immagino che questa cosa t'abbia fatto molto piacere, vero?
NC:
Molto, sì, anche perché io li seguivo fin dal loro primo album,
quando ancora nessuno li conosceva.
TG:
Sì, anch'io me li ricordo bene, fin dai tempi di "Paranoid and Sunburnt" che
sarà uscito più di 20 anni fa...
NC:
Sì, sono molto bravi e mi hanno fatto contento.
TG:
Senti No Curves, io vorrei chiederti anche qualche dato personale che
ti riguarda: di dove sei? Quanti anni hai? Come hai iniziato...
NC:
Mah, di solito il fatto di usare un nome come il mio è proprio per
evitare ogni possibile connessione ad un'entità umana... Anche se
poi, io te e te come vedi stiamo parlano, ho un viso, un corpo e
tutto il resto, però siccome il mio medium è molto tecnologico ed
anche la tecnica è ridotta all'essenziale, ritengo che l'unica cosa
importante è No Curves perché rappresenta quello che faccio.
No Curves in carne ed ossa ed i suoi nastri, sulla parete i suoi lavori nell'area performance dell'AAF 2016
TG:
E' la filosofia del tuo lavoro insomma?
NC:
Esatto! Tutto è minimale, non voglio sovrappormi alla mia opera, è
quella che conta di me... L'opera ed il mio modo lavorare.
TG:
Tu comunque sei qua dei dintorni di Milano...
NC:
Sì, di Milano, questo si può dire, sì.
TG:
Età?
NC:
Ormai sto andando verso la quarantina... (ride)
TG:
Da quanto tempo ti esprimi con questa tecnica?
NC:
Da una decina d'anni. Questa tecnica per me ha sostituito la pittura,
anche i graffiti, a me non piace l'idea d'usare dei colori che ti
sporchino. Mentre con il nastro è tutto facile: lo apri e lo applichi è
tutto immediato, geometrico, perfetto, pulito. Ottieni quello che
vuoi, vedi subito il risultato...
TG:
Ci vuole un bel colpo d'occhio però, vero?
NC:
Boh, a me vengono così, senza tanta fatica...
TG:
Infatti, è una dote, credo.
NC:
Io penso di non essere più in grado di disegnare normalmente con le
curve. E' brutto in realtà, perché quella è una cosa che ti aiuta
a fare anche altre cose. Ad ogni modo bisogna andare sempre avanti.
TG:
Tu che formazione hai avuto? Hai fatto una scuola d'arte?
NC:
Se vuoi ridere, ti dirò che io sono perito agrario... Se non fosse
stato per la Tape-art, l'ho detto tante volte, sarei a lavorare nei
boschi, a fare la guardia forestale. Isolandomi dal mondo. Non sono
un asociale, ma mi piace la tranquillità.
TG:
I tuoi attrezzi sono il taglierino, le forbici, il bisturi e che
cos'altro?
NC:
Sì, dipende un po' dal lavoro, uso tanti tipi di nastri colorati.
TG:
Il colore è fondamentale per te?
NC:
Negli ultimi anni sì. Perché fa un po' la differenza
dall'utilizzarlo alla maniera di "Art-attack", come fanno molti artisti
che s'avvicinano alla Tape-art, fanno le scritte e cose del genere,
ma per me questo non ha molto senso, perché io faccio una pittura
adesiva ed io è ricerco proprio di ricreare una mia forma pittorica
con i nastri colorati. La percezione dei colori con i nastri è
ancora più forte perché non ci sono sfumature ed è miscelabile
utilizzando vari tipi di prodotti.
TG:
Tu usi nastri speciali? Hai delle preferenze? Che cosa usi?
NC:
Uso di tutto, nastri da mascheratura, di pvc, ppt, un po' tutte le
tipologie.
TG:
Come li hai scoperti?
NC:
Un po' col tempo, l'esperienza ed iniziando a lavorare in
collaborazione con le grandi aziende è automatico che si parli anche
di materia, dei prodotti migliori, tipo questo che si chiama proprio
fluo sottile che si chiama proprio artist-tape e li ha realizzati
un'azienda americana che sviluppa questo concetto dello
stacca-attacca-e-divertiti.
TG:
Sei anche in qualche modo sponsorizzato da queste aziende del
settore?
NC:
Sì, da diverse aziende...
TG:
Possiamo fare qualche nome?
NC:
Sì, io lavoro sia con la Tesa, con la PPM di Bergamo, mi trovo molto
bene anche con Pro Tapes che è un'azienda americana che ha prodotto
gli artist-tape che citavo prima. Uso anche qualcosa di 3M, ma
esistono ditte di cui non conosco nemmeno il nome. Quando sono in
viaggio e vado a cercare qualcosa in un negozio cinese, o asiatico,
vedo marche strane e uso anche quei prodotti. Io ricerco un po' su
tutto.
TG:
Ultimamente lavori anche sulle trasparenze?
NC:
Sì, si formano anche delle ombre e delle distanze che introducono un
elemento di tridimensionalità che mi piace. E' un po' come se in
superficie ci fosse la geometria ed il colore e sotto qualcosa che
sembra disegnato a mano.
TG:
Sai dirmi chi sono stati gli artisti precursori della Tape-art?
NC:
C'è un americano di origine ucraina che si chiama Mark Khaisman che
forse è stato il primo a dedicarsi a questa attività, poi c'è Buff
Diss, un altro amico australiano. Ci siamo conosciuti quando è
venuto in Europa ed è stato mio ospite qui in Italia. Anche qui
casualmente, abbiamo quasi la stessa età ed abbiamo iniziato questa
tecnica nello stesso periodo, senza sapere nulla l'uno dell'altro. Io
negli ultimi sette anni lavoro esclusivamente con questa tecnica.
Saranno dieci anni, o forse più quando ho iniziato ad esprimermi con
la Tape-art, ma non ne sono sicuro con precisione perché una volta
non c'era l'abitudine di documentare tutto col cellulare. Si usava la
macchina fotografica. Facevo i pezzi e venivano distrutti, perché è
nastro adesivo, non pittura.
TG:
I primi lavori li facevi sui muri?
NC:
Qualcosa sui muri, ma un po' dappertutto, sui manifesti di moda, sul
vetro che li ricopriva, perché sai c'è una bella differenza a
lavorare su quello che viene definito pubblico, o privato... per
esempio, le fermate dei bus sono private, è l'IGP Decaux che si
occupa di tutto. Quindi tu lavori sul vetro, senza andare ad
intaccare minimamente il complesso. Non rovini niente e con l'adesivo
che puoi staccare, vai a trasformare completamente il linguaggio del
manifesto.
TG:
Volevo capire se tu sei nato prima come street-artist e poi come
tape-artist.
NC:
No, non mi definisco street-artist, sono un tape-artist e basta
perché questo è quello che faccio. Poi, se in certi momenti mi sono
avvicinato al mondo urbano è normale, perché la strada è il primo
luogo in cui ti confronti. Se poi hai degli amici del mondo dei
graffiti, o altri che hanno fatto muralismo, è normale che si faccia
qualcosa insieme e che si lavori insieme in determinati ambienti. Si
tratta di un modo giocoso di socializzare.
TG:
Quando hai iniziato a raccogliere i frutti di questa tua attività?
NC:
Quasi da subito sono riuscito a vivere di questo lavoro. Negli ultimi
sette anni ci sono stati momenti difficili perché ero io che volevo
esprimere qualcosa e mi facevo dei problemi per quello che stavo
facendo. Adesso sono molto contento.
TG:
Quel quadro per gli Skunk Anansie è di circa un metro per un metro.
A quanto l'hai venduto, puoi dirmelo?
NC:
No, non parlo mai di soldi. Gli artisti non devono parlare di soldi.
TG:
Ho capito, allora devo chiederlo alla tua galleria?
NC:
Ogni opera ha il suo prezzo.
TG:
Va bene, come vuoi, anche se qua ci sarebbe l'obbligo d'esporre i
prezzi... (Le galleriste mi specificheranno dopo che sia No Curves
che Pao hanno un coefficiente 3 e che i lavori esposti di NC vanno
dai 400 euro ai 6000) Senti, e l'idea di fare dei ritratti con il
nastro come t'è venuta?
NC:
In realtà, anche in ambito urbano e pittorico c'è stata la
tendenza, soprattutto negli ultimi anni, alla riscoperta dello stile
Futurista, alla geometria, anche nella grafica. Io lo trovo un po'
fine a se stesso perché mi ricorda certe grafiche che trovi anche
all'Ikea, permettimi il paragone, o di chiunque tratta uno stile
minimalista. Basta mettere una superficie arancione sopra un quadro
blu, tre strisce, stampo tutto e lo infilo in una cornice di 100X70
cm. Il gioco è fatto, io sono un figo e mi faccio chiamare graphic
designer. Stessa cosa sui muri. Allora perché non ricreiamo delle
forme neo-rinascimentali? Io vorrei provare a mischiare il mondo
dell'illustrazione anni '70, fantascienza e futurismo che è un po'
quello che sta uscendo da certi miei lavori dove vado a intervenire
su fotografie e personaggi di film fantastici.
Tecnica mista: fotografia e nastro adesivo colorato
TG:
Sì vero, certi tuoi personaggi sembrano usciti da “Metropolis”
di Fritz Lang o da “1997 Fuga da New York”.
NC:
Sì, uso delle tecniche miste soprapponendo i miei nastri a
fotografie che questo mese puoi vedere anche su Marie Claire. Abbiamo
fatto anche una mostra in via della Spiga nell'ultima settimana della
moda. Io sono un grande fan di John Carpenter e mi diverto a
rielaborare certe immagini per trasformarle in “La Cosa”, o anche
in paesaggi che possano ricordare i fumetti di Moebius. Mi sono
ispirato anche a George Miller ed a Mad Max.
Una pagina di Marie Claire di marzo 2016
TG:
Ad ogni modo, mi sembra che ci sia molto interesse per il tuo stile
ultimamente.
NC:
Può essere, io lavoro sempre, faccio le mie cose, poi sono gli altri
che dicono come va.
Due gag di No Curves: a sinistra, i cilindri colorati non sono altro che salvadanai per bambini, in modo che con i soldi che metteranno da parte in futuro potranno diventare collezionisti di Tape-art. A destra, una bomboletta spray sottratta ad un amico è stata reinterpretata col nastro con la scritta "Toy" che nel gergo dei writers identifica l'"infame", ovvero colui che scrive sui pezzi degli altri. Se anche voi conoscete qualcuno che si comporta in questo modo, probabilmente si farà una risata quando gli regalerete questo gadget-cult alquanto ironico.
Tutti i diritti riservati
Nessun commento:
Posta un commento