I servizi offerti all'ex-Albergo Diurno Metropolitano
Pavimenti maiolicati,
pareti in marmo bianco di Carrara e vetro Civer, mobilio di pregio,
vetrate colorate sui soffitti, oggi scomparse. Un ambiente di
un'eleganza straordinaria in uno spazio di grandissimo valore
artistico e architettonico, nonché uno dei primissimi esempi di hammam a Milano. Un centro benessere d’epoca. Come abbiamo
letto nel precedente articolo di Tony Graffio, l'Albergo Diurno Metropolitano venne progettato e realizzato tra
il 1923 ed il 1925 e inaugurato il 18 gennaio 1926, ma la domanda che
ci poniamo però è chi lo frequentava allora di lunedì, il giorno
di chiusura? Non ne fa menzione esplicita Luigi Inzaghi nel suo bel
libro: “Bordelli milanesi, viaggio nei luoghi della prostituzione”.
Pare che il lunedì non fosse luogo per educande, semmai per
iniziazioni. Ma andiamo con ordine. La storia è lunga. Si sa che le
prostitute dell'alto medioevo esercitavano la loro professione
essenzialmente lungo le strade cittadine. Però a partire dal secolo
XII esse ebbero a disposizione delle vere e proprie «case di
tolleranza» a spese della comunità. Ogni cittadina di una certa
dimensione era provvista nel basso medioevo di postriboli pubblici
organizzati a spese del comune, che ne affidava generalmente la
gestione a privati. Un altro luogo che nascondeva spesso traffici di
amore mercenario era rappresentato dalle terme o stufe, anch'esse
assai frequenti nelle città medievali, come testimoniano le numerose via della Stufa o delle Stufe, che ancora sussistono in
molte città. Tali stufe, che continuavano di fatto l’antico uso
romano delle terme, fornivano innanzitutto la possibilità per gli
avventori di prendersi un bagno caldo, ma spesso offrivano anche
pasti caldi, bevande e generalmente camere appartate e fanciulle
compiacenti con cui intrattenersi. Teoricamente l’orario di accesso
per gli uomini e per le donne era diverso, ma tale distinzione era di
rado osservata e vigeva quindi una grande promiscuità. Molti dipinti
del tempo ci hanno tramandato scene di quello che avveniva in questi
bagni: vi si vedono uomini e donne che in tutta tranquillità si
muovono nudi in grandi stanze, attingendo cibi e bevande da una
tavola imbandita. È probabile che questo fosse il momento, diciamo
così, comunitario, mentre chi desiderava una maggiore intimità
poteva appartarsi in una delle stanze riservate, adiacenti alla sala
principale o al piano superiore. Il fatto che spesso le stufe si
trovano nella stessa via della casa di tolleranza «ufficiale»
sembra confermare il dato che anch'esse fossero in realtà una
sorta di postribolo. Si noti che tanto le une che l’altra non erano
situate in quartieri periferici o comunque defilati della città, ma
in pieno centro, così come erano generalmente di fattura signorile
il palazzo e le strutture che le ospitavano. Non vi era insomma
nessuna volontà di «nascondere» in qualche modo tali luoghi. Allo
stesso modo non pare che vi fosse nessuna riprovazione o disonore per
coloro che li frequentavano. Di più, pare che il marito che
frequentasse la casa di tolleranza pubblica non potesse essere
accusato di adulterio. Anche coloro che avevano la ventura di abitare
nelle vicinanze non sembra che si rammaricassero della cosa: le
testimonianze che ci sono giunte di denunce all'autorità pubblica
riguardano solo assai raramente l’esercizio della prostituzione in
sé e per sé (come la poca discrezione e l’offesa del comune
pudore), mentre sono per lo più lamentele in seguito a risse o
minacce subite, fatti che a quanto pare capitavano per altro
sporadicamente. La prostituzione insomma non solo non era considerata
attività asociale, ma non aveva generalmente nessun collegamento con
la malavita. Mancava del tutto, ad esempio, la figura del protettore;
la gestione del bordello era nelle mani della tenutaria (Regina
Bordelli), che si preoccupava del buon funzionamento del locale,
facendo attenzione che le sue ragazze si attenessero alle norme di
igiene previste dai regolamenti e che un comportamento ugualmente
corretto avessero nei loro confronti gli avventori. Una sorta di
solidarietà di casta, estesa anche alle prostitute che esercitavano
nelle stufe o lungo le strade, manteneva comunque la prostituzione
nelle mani delle sole donne. Quanto alla tipologia dei rapporti
richiesti dagli avventori alle prostitute, non pare stando alle
testimonianze che abbiamo che tali “casini” fossero luoghi di
«trasgressione» sessuale: si trattava per lo più di rapporti
analoghi a quelli che potevano avvenire tra marito e moglie
all'interno delle mura domestiche. Una conferma della tolleranza
della Chiesa verso la prostituzione ci viene anche dal fatto che non
era previsto che i bordelli osservassero nel loro orario di apertura
i tempi ristretti che la dottrina cristiana riservava all'amore.
Essi erano aperti anche nei giorni di festa, compresa la domenica (ma
nessun commercio sessuale doveva teoricamente avvenire in
corrispondenza dell’orario della messa), e generalmente anche
durante la quaresima. Uniche eccezioni erano la Settimana Santa e
quella di Natale in cui era d’obbligo la chiusura. La tenutaria
approfittava in genere di questi brevi periodi per far svolgere i
necessari lavori di ristrutturazione o per procacciare nuove ragazze
che andassero a sostituire eventuali defezioni. In qualche caso era
inoltre previsto un indennizzo al bordello da parte dell’autorità
comunale che compensasse i mancati guadagni in conseguenza dei giorni
di chiusura (1). L'Albergo diurno Venezia a Milano pare che abbia
svolto anche la funzione delle medievali stufe. Lanciamo una ricerca
fra i superstiti. Chi ha memorie in proposito? (Maurizio Bossi)
La vasca di una cabina di lusso del Diurno Venezia
(1) Musitelli, Bossi, Allegri “Storia dei costumi sessuali in occidente” Rusconi Ed. 1999.
Chi è il Professor Maurizio Bossi
Maurizio Bossi è uno dei più noti sessuologi ed andrologi italiani, grazie alla sua grande capacità comunicativa è riuscito ad affrontare, sia in televisione che alla radio, argomenti abbastanza delicati, già sul finire degli anni '80 quando, col comparire del virus HIV, era necessario fare chiarezza senza ipocrisie sulle problematiche legate alle abitudini sessuali di donne e uomini di tutte le età. Fu soprattutto il programma radiofonico "Tabù", trasmesso nel 1995 da Radio 105, a riscuotere uno strepitoso successo che rese il Professor Bossi molto popolare al pubblico più giovane.
Maurizio Bossi, 65 anni, Andrologo
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