Copertina e disco Rock Bird di Debbie Harry incorniciato e proposto come opera d'arte all'AAF 2016
Normalmente, su queste
pagine cerco di non addentrarmi in questioni critiche perché ritengo
che sia più interessante conoscere gli artisti, la loro visione
creativa ed informare il pubblico sulle opere, le tendenze, le
tecniche, il mercato. Tutti questi argomenti possono interessare lo
studioso, lo studente, il collezionista, l'artista, l'appassionato, o
il semplice curioso. Raramente scelgo di esprimere opinioni per indirizzare gli acquisti su un tipo di prodotto o su un altro, oppure per gratificare un artista o per stroncarne un altro; sia perché non ritengo questo tipo di operazioni eticamente corrette, sia perché questa società è diventata il parco giochi dell'opinionismo
dove tutti si sentono di pontificare su tutto, magari mettendo prima
le mani avanti con la classica frase che inizia con: “Non sono un
critico, ma...”
Ognuno dovrebbe avere il proprio senso estetico ed il proprio gusto, cosa che recentemente sta perdendo sempre più valore, a discapito della mercificazione del prodotto artistico e del suo sruttamento commerciale, ma anche qui si potrebbe aprire una grossa polemica che non mi sembra il caso di affrontare adesso.
Inevitabilmente, essendo
umano, anch'io ho i miei gusti, le mie preferenze e le mie idee e con tutta la stima che
posso avere per Debbie Harry come cantante autrice, attrice e donna
che ha fatto la storia del rock, trovo che l'opera esposta da un gallerista ad Affordable Art Fair 2016 sia un po' pretenziosa e strizzi più l'occhio
all'avvenenza della bionda americana e ad un'operazione nostalgia che ad un vero e proprio contenuto artistico.
E' giusto fare entrare
certe opere ad una fiera senza sottoporle ad una preventiva
selezione? Ho posto questa domanda ad alcuni amici che mi hanno detto
che non facendo in questo modo il rischio è quello di far scadere troppo il livello di una
mostra e di lasciare tutto al caso. O al pagamento dello spazio affittato in fiera...
Essendomi trovato una sera all'AAF
2016 in compagnia dell'artista Paride Ranieri vi espongo alcuni
pensieri che sono scaturiti da un nostro dialogo.
Ripeto, nulla da eccepire
sull'affascinante Debbie che sicuramente poteva trovare un contesto
negli anni della sua giovinezza e della sua maggior esposizione mediatica, potremmo prendere ad esempio altre cosiddette opere
d'arte che abbiamo visto all'AAF di questi giorni e che
potrebbero essere ancor più imbarazzanti mentre, tutto sommato, riconosciamo per lo meno un valore estetico alla copertina di Rock Bird del 1986.
E' sufficiente proporre una
copertina di un LP ed un disco di tre decenni fa dentro una
cornice per fare arte? Secondo noi, la cosa non ha molto senso e
finisce per svilire anche il lavoro di chi ha studiato il progetto
grafico del prodotto discografico. Va bene che per il grande Lucio
Fontana ciò che contava era solo l'idea (anche se qui si potrebbe
discutere sul modo in cui poi quest'idea viene realizzata...), però
ovviamente è assurdo credere che nessuno abbia pensato di fare
questa cosa prima, quando si sa che al momento di conferire i premi
agli artisti della musica che vendono più dischi, una delle pratiche
utilizzate è proprio quella d'incorniciare un disco prezioso.
Peggy Guggenheim
sosteneva che cose di questo tipo non dovrebbero entrare in nessun
museo. Noi aggiungiamo che forse non dovrebbero entrare nemmeno in una fiera d'arte. Replicare pseudo-fotocopie non è altro che un falso democratico che
con l'intenzione di produrre un'arte popolare non fa altro che
proporci un sottoprodotto culturale. Sicuramente, un disco che è stato suonato nelle
hit-parade di mezzo mondo può essere considerato popolare, ma
difficilmente può essere un'opera d'arte visiva originale. Tornando a Peggy
Guggenheim, lei aveva lasciato scritto nel suo testamento che non
voleva nessuna opera di artisti americani della Pop-art, cosa che
detta da una collezionista del suo livello assume un significato
molto importante. Nonostante questa sua volontà, oggi alla
Collezione Guggenheim di Venezia possiamo trovare qualche opera di
pop-art, il che può solo significare che anche i musei devono vivere e che i dollari non fanno schifo a nessuno. Essendo Palazzo Venier dei Leoni il riferimento artistico in
Europa degli americani, non poteva che andare così. Ricordiamoci
però che all'ingresso di questo palazzo c'è una scultura di Marino
Marini, cosa che ci dice tutto su ciò che Peggy considerasse arte e su quello che piace anche a noi. Tony Graffio & Paride Ranieri
Nota
Prendo spunto da questo quadretto anche per dire che secondo il regolamento di AAF non si possono lasciare opere o altro materiale appoggiato a terra negli stand e vige l'obbligo d'esporre sempre il prezzo al pubblico.
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A questo punto posso sperare di trovare un gallerista coraggioso disposto ad esporre un paio di mutande vissute appartenute a un mio zio di secondo grado di nome Arturo vincitore per tre anni consecutivi dei campionati regionali di dissenteria galoppante.
RispondiEliminaImmagino di sì, tutto è possibile...
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