Gig poster di Jermaine Rogers per i Widespread Panic
La musica non poteva che
essere un punto d'arrivo inevitabile perché per me, come per molti
altri della mia generazione, l'impatto visivo delle copertine degli LP
è stato molto forte e importante. SM
Tony Graffio: Stefano chi
sei?
Stefano Marzorati: Sono
un giornalista pubblicista che ha un'esperienza di quasi 30 anni nel
campo dell'editoria, in particolare quella a fumetti, crescendo e
maturando presso la casa editrice di Sergio Bonelli, l’editore di
Tex, Dylan Dog, Nathan Never, Martin Mystère e tanti altri
personaggi.
New York City Blues: un albo di Mister No sceneggiato da Stefano Marzorati
TG: Infatti, qui ci
troviamo abbastanza vicino agli uffici della Bonelli.
SM: Siamo in zona, poiché
la redazione di Sergio Bonelli Editore si trova in via Buonarroti,
che da qui dista nemmeno 500 metri. Tra l'altro questa è una zona ad
alta densità di case editrici perché nell'edificio a fianco della
mia abitazione ci sono anche le Edizioni San Paolo. Non è semplice
dirti chi sono perché ho fatto svariate cose, anche se in questi 30
anni di lavoro mi sono occupato prevalentemente di ufficio stampa e
di pubbliche relazioni, o relazioni esterne che dir si voglia, per
conto di Bonelli. In ambito editoriale ho curato mostre a fini
promozionali e, fino al 2015, ho organizzato la presenza della casa
editrice in tutte le manifestazioni pubbliche. Nel 1987 ho inventato,
insieme a Elisabetta Crespi, il Dylan Dog Horror Fest, un festival
cinematografico sponsorizzato da Sergio Bonelli che, nel corso di
quattro edizioni (l’ultima nel 1993) era diventato il più grande e
importante festival internazionale dedicato al cinema
horror/fantastico. In passato, inoltre, per diversi anni ho scritto,
sempre per Bonelli, una trentina di sceneggiature per i personaggi
della casa editrice e due libri dedicati alla musica, il “Dizionario
dell’Horror Rock” (SugarCo, 1993) e “Autostrada per l'Inferno”
(Sperling & Kupfer, 1995). L'anno scorso, nel giugno 2015, ho
interrotto la mia pluridecennale collaborazione con Sergio Bonelli
Editore scoprendo, ahimè, che a 56 anni le possibilità di
ricollocarsi nel mondo del lavoro con lo stesso ruolo ricoperto per
anni sono praticamente nulle. Ho sempre avuto la passione per la
musica: l'ascolto e la suono, quindi sono partito da questa passione
per “mettermi in proprio”, dando vita a un’attività di vendita
di serigrafie d'autore, realizzate prevalentemente per i concerti di
gruppi musicali, da quelli più celebri a quelli più “indie”.
Sono nato nel 1960 e sono
cresciuto con il vinile, ho sempre amato le copertine dei dischi con
i folder apribili, la grafica degli album di rock progressivo e
underground. Amo l'estetica Punk dei primi anni '70, con i flyers
promozionali realizzati con fotocopie e collage. Questa passione mi
ha spinto, circa due anni fa, a riscoprire il piacere di ammirare le
serigrafie. A questo proposito non mi piace parlare di
“collezionismo”, anche se ormai dispongo di circa 600 pezzi,
qualcuno anche raro. Queste serigrafie, indicate generalmente come
Gig Posters riescono perfettamente a coniugare la creatività e la
bellezza con l’esigenza di promuovere un evento. Sono arte e
comunicazione che vanno a braccetto. Io ero rimasto un po' fermo alla
scena di San Francisco degli anni '60, quella della psichedelia,
quella di band come i Jefferson Airplane, i Grateful Dead e gli altri
gruppi californiani che avevano segnato un punto d'inizio della Rock
Poster Art. Ma ho scoperto fortunatamente che la Rock Poster Art ha
continuato la sua avventura e ha vissuto nuove stagioni grazie al
talento di autori come Frank Kozik, Chuck Sperry, Mike King, tanto
per citarne alcuni. Si è assistito davvero, negli ultimi vent'anni,
alla rinascita di una forma di espressione artistica che adesso conta
su una scena molto ricca di talenti, non solo negli USA, ma anche in
Europa e in altri paesi extraeuropei come il Brasile (Ravi Zupa) e
l’Australia (qui sono cresciuti i talenti di autori come Ken taylor
e Rhys Cooper) . Anche in Italia abbiamo un'ottima scena di autori
veramente notevoli: a Torino, accanto all'ormai meritatamente
celebre Collettivo Malleus segnalo anche il nome di Steuso; A Roma
lavorano autori come Fabio Meschini, titolare di “ClockworkPictures”, e Sabrina Gabrielli (che si firma “mynameisbri”)
un'altra autrice concentrata quasi esclusivamente sulla produzione di
serigrafie per eventi musicali.
Gig poster di Fabio Meschini per il concerto milanese degli Swans
TG: Descrivimi meglio
come si svolge questa realtà di serigrafie legate ad eventi
musicali. Vado a un concerto e trovo dei pezzi da comprare e
portarmi a casa come souvenir?
SM: Sì, anche se in
Italia è abbastanza raro trovare serigrafie in vendita a un
concerto. Io ho acquistato la mia prima serigrafia “ufficiale” a
un concerto degli Swans, qui a Milano, un paio d’anni fa, e guarda
caso era proprio firmata da Fabio Meschini. Quella è stata la prima
e unica volta che ho trovato in vendita a un banchetto del
merchandising una serigrafia legata all'evento, perché questa è
un'usanza prettamente nord-americana, inglese, forse, e in parte
tedesca. In Italia non è una pratica diffusa. Io acquisto le
serigrafie direttamente sul web, sui siti dei singoli autori. Valuto
l’immagine a video per la sua originalità, leggo le
caratteristiche della serigrafia e poi decido. Mi piace sempre
scoprire nomi nuovi e incoraggiare, acquistando i loro pezzi, gli
autori emergenti.
Il meccanismo della
produzione è abbastanza semplice: nel 90% dei casi è la band
stessa, protagonista del concerto o del tour che commissiona
all'artista che preferisce un'opera che commemori quell'evento. La
serigrafia è regolarmente autorizzata dalla band e dal suo
management e diventa parte integrante del merchandising.
Emek ha dedicato questo manifesto ad una mostra di Rock poster art in una galleria di New York
TG: Si tratta di una
celebrazione del concerto o di puro merchandising?
SM: Si tratta di un
“ricordo” fisico del concerto, qualcosa che non puoi scaricare da
internet, qualcosa che è molto meglio di una foto o di un video di
bassa qualità rubato con il cellulare durante l’esibizione del
gruppo (pratica deprecabile ormai diffusa in tutti gli ambiti). Viene
stampato su supporto cartaceo, i materiali utilizzati sono tra i più
vari, la grammatura e la qualità della carta cambiano di volta in
volta. Di solito funziona così: se il management del gruppo
commissiona, per dire, un centinaio di pezzi, 60 vengono gestiti
dalla band per essere venduti la sera del concerto, i rimanenti 40
restano, invece, in carico all'autore, che ne dispone a suo
piacimento. Le vende sul web, oppure quando partecipa a fiere
specializzate o a mercati più “generalisti” (negli Stati Uniti
questi eventi sono molto frequenti, da noi hanno cominciato ad
apparire da qualche anno a questa parte).
Gimme Danger - 2 serigrafie degli Swans...
...Stampate in 60 pezzi e firmate da Anonymous
TG: Puoi citarmi qualche
sito internazionale dove trovare Gig Poster?
SM: Ce ne sono un paio
statunitensi che ogni settimana ti aggiornano sulle nuove produzioni:
omgposters.com, gestito da Mitch Putnam che è uno dei massimi
esperti del settore (ha di recente pubblicato un libro dedicato alla
rock poster art) e insidetherockposterframe, un blog molto aggiornato
sul quale trovare informazioni su nuove uscite, mostre ed eventi
legati alla rock post art. Un sito storico come gigposters.com, una
vera e propria Bibbia della scena della rock poster art, ha chiuso
qualche mese fa. Conteneva un gigantesco archivio/database di tutti,
o quasi, i poster prodotti negli ultimi trent’anni. E poi ci sono,
naturalmente, i singoli siti gestiti direttamente dagli artisti.
Molti di loro vendono anche le loro opere su siti e-commerce come
etsy.com o bigcartel.com
Night of the Dead - Delicious Design League
TG: L'emozione di trovare
una serigrafia a un concerto non è qualcosa che non ha paragoni con
l'acquistare sul web?
SM: Forse... Ma anche il
momento in cui, dopo settimane di attesa, ricevi il tubo spedito per
posta con le serigrafie ordinate e ti prepari ad aprirlo è
abbastanza emozionante.
TG: In realtà da noi è
più conosciuta la realtà dei vinili e dei picture disc serigrafati
in tiratura limitata. Sei appassionato anche di questo?
SM: Fortunatamente no.
(Ride) Da poco sono passato forzatamente al digitale; fino a qualche
anno fa avevo una discreta collezione di dischi e di cd che ho
venduto recentemente. Ultimamente, ascolto meno musica di un tempo:
preferisco suonare. E' un'emozione diversa.
TG: Cosa suoni?
SM: Suono il basso in una
band punk-rock che si chiama Temporal Sluts ed esiste da più di 20
anni. Io sono entrato nella formazione 5 anni fa. Ci muoviamo
nell'ambito dei club, italiani ma non solo. In parte ho realizzato il
sogno di quando ero più giovane, quello di fare il musicista
professionista. Sono soddisfatto.
TG: Che formazione hai
avuto e che studi hai seguito?
SM: Ho un diploma di
maturità scientifica, poi ho frequentato l'università, prima
Medicina, poi Lettere e alla fine ho deciso che era il caso di
mettermi a lavorare. Ho incontrato Sergio Bonelli in un’occasione
che era legata più al cinema che al fumetto, perché per un paio
d'anni ho curato l'ufficio stampa del Citizen Kane Club che all'epoca
condivideva lo spazio in piazza Napoli della Comuna Baires ed è qui
che conobbi Sergio. Quella per me è stata una bella avventura perché
con Elisabetta Crespi, fondatrice del Cineclub, abbiamo portato in
Italia personaggi come Richard Kern e molto cinema underground
statunitense, ma non solo, che difficilmente sarebbe passato per gli
ambiti più patinati di altre realtà milanesi come l’Anteo. Erano
anni molto effervescenti e di grande curiosità.
TG: Come hai iniziato ad
appassionarti e a seguire le arti visive?
SM: Non saprei, al liceo
mi piaceva disegnare, ma pensando di non avere abbastanza talento non
ho coltivato ulteriormente le mie scarse capacità artistiche. Amo
molto la grafica e ritengo che questo amore derivi proprio dalla
passione per la musica. Iniziando a comprare i dischi di vinile non
riuscivo a separare l'aspetto musicale da quello grafico-visivo, come
giustamente doveva e dovrebbe essere, secondo me.
TG: E ti piace la
narrazione. Hai detto che hai fatto anche lo sceneggiatore. Che cosa
hai scritto?
SM: Per un certo periodo
sono riuscito a scrivere senza fatica una trentina di storie di
Mister No e anche qualcuna di Zagor e Nathan Never. Ho smesso perché
questa era un'attività part-time e non sentivo di avere una vera
“vocazione” come sceneggiatore di fumetti. Lavoravo di giorno in
redazione e la sera scrivevo le storie. A volte lavoravo anche di
notte o nei week end, cosa che rendeva questo impegno abbastanza
gravoso. Quando mi sono accorto che per scrivere quattro pagine
cercavo di risolvere la situazione facendo ricorso a conversazioni
lunghissime e tediosissime tra i personaggi, o a lunghe sequenze
d'azione improbabili, ho capito che era il caso di fermarsi, di
essere onesto non solo nei confronti del pubblico, ma anche di me
stesso. Nessuno ha poi sentito la mia mancanza nella scena autoriale
del fumetto... Lo stesso Sergio Bonelli con il quale ho sempre avuto
un ottimo rapporto, non solo professionale, ma anche di amicizia,
scherzando, ma neanche troppo, diceva che a me non piacevano i
fumetti perché io ero un uomo di cinema, di musica e altro.
Effettivamente, in parte, era così e l’ho anche dimostrato
organizzando il Dylan Dog Horror Fest. Ho sempre avuto piena
consapevolezza del tipo di prodotto che stavo maneggiando e ho sempre
cercato di promuovere questi prodotti al meglio e con
professionalità. Zagor, Tex e Mister No erano per me letture legate
all'infanzia e il mio elemento “nostalgico” penso di averlo
nutrito in altri campi: nella musica, per esempio.
TG: Vogliamo prendere i
tuoi 5 dischi preferiti ed ascoltarli? A chi non rinunceresti mai?
SM: Questa è la classica
domanda fatidica alla quale non posso risponderti. Se mi chiedi
invece di citare un gruppo sentimentalmente per me importante ti dico
i Bauhaus. Ho avuto anche la fortuna di vederli dal vivo per la prima
volta in Italia, a pochi mesi dall'uscita di “In the Flat Field”.
Ho grande rispetto anche per certi gruppi della scena hard rock anni
’70, in particolare i Blue Oyster Cult, portavoce di un discorso
curatissimo sia dal punto di vista musicale che lirico e di immagine.
Quando acquistavo musica in modo costante mi piaceva esplorare gli
angoli più nascosti del rock, le band che magari erano riuscite a
realizzare un solo album per poi sparire nel nulla. Per quanto
riguarda gli ascolti rock, insomma, ho sempre avuto pochi pregiudizi
e molta curiosità.
TG: I veri Bauhaus!
SM: Sì. E con loro, per
un certo periodo, le band che hanno calcato i palchi di locali
storici come l'Odissea 2001 o il Rolling Stone. Ho visto i Black
Flag quell'unica volta che sono venuti in Italia all'Odissea 2001 di
Milano nel 1983, insieme ai Minutemen; fu una serata parecchio
agitata, però era divertente girarsi e vedere un ragazzo veneto con
la cresta verde che bestemmiava in dialetto mentre tutt'intorno
piovevano sassi. Sembrava che i punk di tutta Italia si fossero dati
appuntamento lì! Per un lungo periodo ho frequentato i concerti dal
vivo in modo piuttosto assiduo. Era un modo per conoscere il mondo,
vivere nuove esperienze, fare nuove conoscenze, uscire per una sera
dall’ambito provinciale nel quale era nato e cresciuto. Insomma un
capitolo emozionante ed eccitante del mio personale romanzo di
“formazione”. Ricordo un bellissimo concerto dei Gaznevada nella
tournée di “Dressed to kill”, con i componenti del gruppo che
si presentarono sul palco vestiti come il Michael Caine protagonista
del film di De Palma. E poi, ancora, i Clash del tour di
“Sandinista!” al Vigorelli di Milano, Siouxsie and the Banshees e
Echo and The Bunnymen gratis in Piazza Vetra, i Talking Heads in
azione nel famigerato scenario del parco di Redecesio tra il fumo di
lacrimogeni e le cariche della polizia…Recentemente ho rivisto i
miei amati Tuxedomoon, con in testa ancora il bellissimo ricordo di
un loro concerto visto al Teatro Smeraldo nei primi anni '80. Ho
frequentato molta musica in diversi ambiti: non disdegno il Jazz, mi
piace e ho suonato il Blues.
TG: Il tuo bassista
preferito invece?
SM: Non ne ho uno in
particolare, ma ce ne sono diversi che ho ammirato e apprezzato, da
Jack Bruce a Jaco Pastorius. Io riconosco di suonare d'istinto e di
essere tecnicamente molto povero e “ignorante”. Sono un
autodidatta che suona d'istinto. Ho imparato, come tanti altri,
seguendo i giri di basso dei pezzi, ascoltandoli e rifacendoli poi a
modo mio. Con i Temporal Sluts la musica è dura, violenta e veloce,
piena di energia e mi sta bene così. In fondo sono un uomo
tranquillo, sul palco riesco a tirar fuori un'altra personalità.
Daniel Tummolillo osserva con attenzione una splendida stampa del 2014 di Brian Ewing
TG: Adesso veniamo al
dunque. Io sono arrivato da te tramite un amico comune, mi sono
accorto che qui mi trovo nel paradiso dei GiG Poster...
SM: Più o meno sì... E
comunque credo di essere tra i pochi, in Italia, a trattare questo
genere di materiale, sia a livello commerciale che promozionale...
TG: Siccome non conosco
questo ambiente e sono ignorante in materia di autori americani di
poster serigrafici, ti chiedo di darmi la dritta giusta: quali sono i
pezzi più belli e gli artisti più interessanti che hai messo in
vendita?
SM: Sicuramente quelli di
Emek che è un artista di origini israeliane che lavora negli USA da
tempo. Ma non è il solo. Per me spiccano almeno un’altra ventina
di nomi, tutti di alto livello ma con stili differenti. Per citarne
qualcuno direi Chuck Sperry, Jermaine Rogers, Justin Hampton, Todd
Slater e Jason Munn. Un discorso a parte meriterebbe Shepard Fairey,
il creatore di Obey. Ormai è un autore affermato le cui produzioni
serigrafiche, a pochi mesi dall'uscita, finiscono inevitabilmente
in galleria, con quotazioni molto alte. Fairey produce almeno una
serigrafia al mese (e spesso devolve parte del ricavato della
vendita nella sponsorizzazione di eventi e organizzazioni
politicamente e socialmente impegnate). Di solito la vendita viene
annunciata sul suo sito qualche settimana prima. Viene indicato un
giorno e un orario in cui si potrà acquistare una, e una sola, copia
della serigrafia in questione. Per chi, come me, vive in Europa
occorre tenere d’occhio le differenze di fuso orario e,
all'avvicinarsi dell'ora designata, stare incollati davanti al
computer per non perdere l’occasione, sperando che il collegamento
regga. A volte sono stato fortunato, altre volte sono arrivato troppo
tardi, ma fa parte del gioco.
Stampa di Shepard Fairey aka Obey omaggio a Joan Jett
TG: Dove s'è sviluppata
quest'arte?
SM: San Francisco, la
California ma anche Los Angeles, Chicago, Portland, Austin, parte
della provincia americana. In Inghilterra Bristol e Londra, ma non
solo. Attualmente esistono diverse “scene” e studi in Francia,
Germania, Paesi Bassi, Austria, Spagna e, come ho già detto, Italia.
Con solo 70 dollari
(generalmente il costo di una serigrafia più le spese di spedizione
internazionali, i dazi doganali, l’Iva e quant’altro) puoi
portarti a casa un pezzo d'arte d'appendere al muro. Si tratta di
arte alla portata di tutte le tasche. Chiaramente ti deve piacere e
non ne puoi parlare in termini d'investimento, a meno che tu non
decida di acquistare sistematicamente tutta la produzione di Shepard
Fairey. Allora, come ho già detto, tieni sempre d'occhio il suo
sito, perché questo artista ha una produzione copiosa e costante. Le
sue opere vengono vendute nel giro di mezz'ora visto l'interesse
altissimo per questo autore. Molti acquistano per piacere personale,
ma in altri casi ci sono gallerie che acquistano per rivendere. Le
gallerie che si occupano di Gig-poster in genere sono abbastanza
oneste e non hanno ricarichi eccessivi sui pezzi che trattano.
Gig Poster di Adam Pobiak, autore inglese, per Black Sabbath
TG: Esistono gallerie di
questo tipo anche in Italia?
SM: No, anche se in un
paio di occasioni ho stretto una collaborazione con la galleria Ono
Arte Contemporanea di Bologna, organizzando alcune mostre a tema. In
realtà mi sarebbe piaciuto aprire uno spazio dedicato alla rock
poster art qui a Milano, per farci mostre, incontri e altro, ma
purtroppo, almeno per il momento, questa operazione è impossibile.
E’ la ragione per cui, oggi, ho deciso di aprire la mia casa al
pubblico. E in futuro cercherò di ripetere questo appuntamento più
spesso. Poi ci sono i mercati “vintage” sullo stile di quelli
londinesi, che recentemente, a Milano ma non solo, hanno acquistato
una certa notorietà. Ho partecipato, la scorsa primavera, a East
Market, ma è stata, alla fine, una esperienza pessima e che non
ripeterò. Nel weekend del 17 e 18 dicembre sarò invece al Wunder
Market, presso il Base di Milano, in via Bergognone, insieme al mio
amico Roberto di Metropolis Due, con i suoi vinili e CD. Mi auguro
che, questa volta, vada meglio...
TG: Da motociclista, non
posso non notare e apprezzare molte opere con soggetti di moto e
motociclisti, ce ne sono molti sui muri del tuo appartamento, come
mai li hai raccolti?
Iggy Pop visto da Lars Krause
SM: Non è perché io ami
particolarmente le moto. Quelli che vedi sono pezzi che erano
destinati a una mostra che si sarebbe dovuta tenere in una
concessionaria Harley Davidson milanese. Sto ancora aspettando una
risposta in merito. E capisco, a volte, la perplessità dei miei
interlocutori, quando cerco di proporre una mostra di serigrafie. Di
solito pensano, genericamente, a quei poster prodotti in serie che si
vendevano nei negozi di dischi una ventina d’anni fa. Mi piace
sempre mostrare i pezzi “dal vivo”, perché solo così la gente riesce a capire di quale prodotto sto parlando. Un'opera in
edizione limitata, realizzata artigianalmente con molte ore di
lavoro, unica nella sua bellezza, originale.
TG: Si esauriscono in
fretta queste opere che hanno una tiratura tutto sommato abbastanza
bassa?
SM: Nel caso degli autori
più conosciuti e affermati direi di sì. Le tirature vanno dalle 50
alle 500 copie, e la quantità dipende dalla popolarità del gruppo.
Una volta ho provato a contattare Lars Krause, un artista tedesco che
apprezzo molto, per chiedergli una serigrafia per i Temporal Sluts.
Lars mi ha suggerito di stampare non più di 40 copie, perché il
gruppo non è conosciuto. E' stato un discorso molto chiaro e onesto.
I Pearl Jam, uno dei gruppi più famosi e più interessati alla
serigrafia, di solito tirano 500 copie per volta. L'anno scorso ad
Amburgo hanno organizzato una mostra su tutta la loro produzione di
Gig-poster dal 2000 al 2015. Anche altre band di un certo spessore
come Swans, Melvins e Primus sono molto interessate alla serigrafia,
tanto da commissionare intere serie di poster per i loro tour ad
artisti diversi.
TG: Hai mai commissionato
serigrafie ad autori internazionali?
SM: Mi piacerebbe, ma per
il momento non ho motivo di farlo. Mi limito ad acquistare i pezzi
già pronti.
TG: il fatto che col
tempo le serigrafie diventino inevitabilmente introvabili finisce per
alimentare un mercato del falso? O del duplicato?
SM: Sì e no. L'altro
giorno, sulla pagina Facebook di Todd Slater, un nome che avevo
dimenticato di segnalarti (ha lavorato per Iggy Pop, i Pearl Jam e
altre band statunitensi), un suo fan segnalava che su un sito di
e-commerce venivano venduti poster e tutta una serie di gadget
riproducenti una serigrafia realizzata da Slater qualche anno fa per
la band dei 311. Naturalmente il nome di Slater non era citato. A
volte ti derubano. Ricordi l’episodio legato a Zara di qualche mese
fa? Fortunatamente non succede spesso, e il web ti permette di
scoprire abbastanza velocemente chi combina qualcosa di strano.
TG: Gli autori di
Gig-poster si dedicano anche ad altri tipi di lavori o clientele?
SM: Ritengo di sì. Credo
che per pagare l'affitto e le bollette molti autori lavorino anche
per la pubblicità. Altri come Emek e Todd Slater sono concentrati
sulla produzione di serigrafie, gig posters o art prints (le stampe
artistiche). Ci sono vari modi per sfruttare il proprio talento,
alcuni lo fanno allargando il discorso anche a oggetti di altra
natura (t-shirts, stickers, quaderni per appunti).
Gary Panter per gli Screamers
TG Quali soggetti hanno
più valore: i gig poster o le art prints?
SM: Dipende. Più facile
che abbiano un valore collezionistico più elevato i gig posters,
proprio perché legati a un evento particolare e irripetibile, quello
del concerto. Comunque anche le stampe cosiddette artistiche possono
raggiungere quotazioni interessanti, soprattutto quando vengono
realizzate in occasione di mostre, singole o collettive che vengono
organizzate dalle gallerie. Il poster realizzato da Gary Panter per
la band punk degli Screamers nel 1977 è diventato una vera e propria
icona, e recentemente è stato ristampato in edizioni di prestigio, a
cura dello stesso autore, sempre a tiratura limitata, con un prezzo
di vendita intorno ai 300 dollari.
High On Fire - Serigrafia di Justin Kamerer
TG: Bellissima questa
serigrafia di una bambina con in mano un teschio di un animale.
SM: Questa è un'opera di
Justin Kamerer, che si firma Angryblue, un autore americano che ho
scoperto per caso, e che è appassionato di tematiche macabre e un
po' morbose. A chi ama soggetti legati alla morte o teschi la
serigrafia può riservare delle belle sorprese.
TG: E' in vendita?
SM: Sì, è già
incorniciata e come tu sai, a volte, anche i corniciai si ritengono
degli artisti, così poi per me diventa imbarazzante proporre certi
lavori a prezzi esagerati perché, alla fine, il costo della cornice
arriva a superare il costo dell'opera! Per dare alla mia attività
una parvenza d'imprenditorialità dovrei vendere questo pezzo
incorniciato almeno a 160 euro. Recentemente, però, ho scoperto le
cornici Ribba di un grande magazzino svedese: sono dignitose e hanno un prezzo più che
accettabile. Per il futuro credo che ricorrerò più spesso a questa
soluzione, più economica sia per me che per l’eventuale
acquirente. Tieni comunque presente che i pezzi che vedi incorniciati
sono di solito destinati a mostre. La maggior parte dei pezzi del
mio catalogo sono venuti senza cornice.
TG: Tu in genere ricerchi
dei soggetti particolari o le serigrafie a più colori, nomi
particolari o acquisisci di tutto?
SM: Non ho limitazioni:
per esempio mi piace molto questa serigrafia di Leslie Herman, ma
anche questa “Night of the Dead” (prodotta dallo studio Delicious
Design League), collegata alle tematiche zombie, non è male. Non mi
do delle regole vere e proprie, però mi fanno impazzire gli autori
che utilizzano i colori metallici, soprattutto l'argento e l'oro.
Oppure quelle realizzate con sette strati di colori diversi, con i
giochi di trasparenze. Ho anche stampe offset fatte con le macchine
per fotolitografia e ti rendi conto subito della differenza, al tatto
la serigrafia è ruvida e in luce radente vedi i vari strati di
colore sovrapporsi. Per ultimo un consiglio: il vetro non museale
penalizza molto la valutazione dell'opera. Se non si sa da chi si
compra o cosa si compra, meglio poter toccare la stampa con mano e
osservare l'opera con un lentino.
Leslie Herman per gli Spoon
TG: Abbiamo dimenticato di dire qualcosa?
SM: Forse potremmo dire che anche in Australia ci sono un paio di artisti di spicco della Rock poster art che sono Ken Taylor e Rhys Cooper.
Ken Taylor per i Sigur Ros
TG: Grazie mille a
Stefano di Gimme Danger.
SM: Grazie a te!
Notizia
Comunico a coloro che sono interessati ad approfondire la conoscenza con Gimme Danger, con la Rock poster art ed a vedere le opere dal vivo che il giorno 11 febbraio 2017, alle ore 18, verrà inaugurata una mostra con le stampe della collezione di Stefano Marzorati, presso l'Associazione ArteGioia 107 in viale Melchiorre Gioia 107. Grazie per l'attenzione, Tony Graffio.
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