domenica 11 dicembre 2016

Bella e possibile: un racconto inedito breve di Stefano Bacci

"Frammenti di Cultura" ha sempre proposto ai suoi lettori testi inediti, interviste esclusive e storie di prima mano perché ritengo che l'originalità sia la condizione indispensabile per chi vuole scrivere.
La riprova che questo approccio sia quello giusto sta arrivando già da alcuni mesi, da quando questo sito, nato come "Graffiti a Milano", sta raccogliendo sempre più consensi, triplicando il numero dei visitatori e degli estimatori, forse anche al di là delle mie aspettative.
Sulla mia strada ho incontrato persone che per vari motivi non calcano il palcoscenico sotto le luci della ribalta ma hanno ugualmente cose molto interessanti da dire e da far vedere agli altri, così ho deciso d'invitare chi non ha ancora avuto modo d'esprimere le proprie idee o le proprie capacità su queste pagine. Stefano Bacci è un amico al quale ho proposto di sviluppare un breve soggetto di fantasia ambientato nel mondo dell'arte, un po' per restare in tema con gli articoli che già trovate su questo blog, un po' per vedere che tipo di storia poteva emergere da questo ambiente e dalla creatività di uno sceneggiatore sempre pronto ad osservare criticamente la realtà che lo circonda.
Se l'esperimento sarà di vostro gradimento cercheremo di proporre più spesso un racconto domenicale, magari partendo dai suggerimenti che ci arriveranno dal pubblico, perciò, leggeteci e fateci sapere cosa pensate. Siamo pronti ad accogliere le vostre opinioni e le vostre richieste. 
Due parole anche sul racconto che state per leggere: la seduzione è un'arte da praticare costantemente per non rischire di ritrovarsi soli. Il fascino di una donna non dipende soltanto dalla sua bellezza, ma dall'atmosfera che sa creare intorno a sé e dal sentirsi sicura in ogni situazione. Tony Graffio

Un corpo da amare

Bella e possibile
Come avremmo potuto definirla: algida? Altera, angelicata... Ineffabile? Una quota di ciascuno di questi aggettivi e molto, molto altro ancora. Comunque bella, parafrasando una canzone di Lucio Battisti,  vincente, come i volti perfetti effigiati sulla copertina di una rivista di moda. Ed era lì, vicina a lui, e guardava e squadrava e studiava i suoi quadri con un interesse che accendeva baluginii di intelligenza nei suoi occhi verdi bellissimi. “Le piace?” Lo disse e se ne pentì subito. Ci voleva altro per intrigare quella visitatrice strepitosa, che spiccava su tutti gli ospiti del vernissage di quella galleria così modaiola, così di tendenza, così “giusta” da rappresentare il punto di approdo dei cosiddetti “giovani artisti” che venivano invitati ad esporre là, non il punto di lancio di una carriera ancora tutta da conquistare, come il titolare dello spazio espositivo amava vezzosamente dare ad intendere. E lo capivi dagli intervenuti, dalle loro brizzolature curate, dall'eleganza dei loro outfit, dalle calzature, dall'accurata trasandatezza delle barbe sale-e-pepe: gente che non ne faceva una questione di prezzo, nel momento dell'acquisto; disputavano ad oltranza e con ostentata competenza dell'opera esposta, non del suo prezzo. Quello era l'ultimo dei loro problemi. 
E lei era lì. Critica d'arte? Macché! Quelle hanno l'aria anorgasmica di chi “vorrei ma non posso, dunque commento l'altrui”. Accompagnatrice di qualche nuovo o vecchio Paperone? Forse, ma certo appartenente a nessuno, se non alla sua ineffabile bellezza. E non si turbò più di tanto per la banalità dell'approccio. “Non so dirle se mi piace, ma è come se intravedessi mondi dietro a questi tratti di colore”. “C'è mondo e mondo, e c'è anche l'immane im-mondo (proviamo con qualche moto estemporaneo di arguzia, pensò) ma solo la profonda conoscenza dell'autore le garantirebbe un qualche riscontro credibile, non trova?” “No, non trovo affatto. Spesso questi giovani talenti si rivelano dei narcisisti macerati dentro, dei giganteschi, ipertrofici io senzienti, i classici attorucoli del noto aforisma di Shakespeare, se intende cosa voglio dire. Quindi preferisco che parlino attraverso le loro opere. I bla-bla-bla a mezza strada fra l'autocommiserazione e l'autocelebrazione li lascio ai giornalisti gay in cerca di etero dall'identità sessuale incerta e facilmente corruttibile”. “Life's but a walking shadow... -fece lui, che evidentemente conosceva l'aforisma shakespeariano- venga 
con me. Non mi commisero, non mi compiaccio, la mia identità sessuale può aver vacillato per tutta la mia vita, ma ha risolto ogni dubbio nell'istante stesso in cui l'ho vista qui. Sono io l'autore di questi quadri. Mi segua”. 
Quel che accadde dopo, in una stanza privata della galleria, risponde ed ubbidisce solo ai dettami dell'incontro perfetto, della predestinazione, della magia dell'umano, del mistero dell'Eros, del desiderio mirato. I dettagli aggiungeteli voi, vecchi voyer instancabili, ma fu più che amore a prima vista. E molto più di una sveltina consumistica a un tanto al chilo, come nelle galleries di un sito hard nazional-popolare. 
Ma come la metropoli genera l'incontro inatteso, così la metropoli allontana, separa, divide, ti porta qua e ti porta là, ti rende asincrono. Sono passati mesi, o giorni o settimane, non ha importanza, è passato comunque abbastanza tempo metropolitano da ritrovare il nostro bizzarro giovin pittore ormai di successo alle prese con un suo antico vizietto ormai ampiamente sdoganato dalla mollezza dei tempora che currunt. Non l'ha cercata? Non l'ha trovata? Un disguido nello scambio dei numeri? 
La paura di tentare una replica e dover poi fare i conti con la banalizzazione dell'irripetibile? Fate voi, io non lo posso sapere. Eccolo, trepidante in una stanza di albergo, incappucciato, in canonica mise di latex e via discorrendo, alle prese con un'esplosiva mistress, la sua padrona, la dominante Frau dalle mille mascherine. La più sognata, la più stra-pagata, la meno accessibile al vasto popolo degli amanti del genere; finalmente lì per lui, ora che può permetterselo. Lei, che nessuno ha mai visto in faccia, né dal vivo né on-line. Fanno quello che devono fare; dopotutto queste sessions lasciano poco spazio alle sorprese, hanno qualcosa di compulsivo e immutabile che le rende travolgenti o grottesche. E il confine tra i due moods è veramente labile, posto che esista. 
E' quel che accade dopo che lei ha lasciato la stanza che ci lascia di stucco. Perché lui è lui, il pittore, e questo già si sa, ma quel che non si sa è che lei è lei, la visitatrice del vernissage, l'incontro fatale e irripetibile. E cosa fa ora la nostra ambivalente protagonista? Prende lo smartphone, accede a whatsapp, cerca “Husband” fra i contatti e scrive. Scrive “Amore mio, porcellone inesauribile, uomo al di là dei miei sogni, ti ricordo che stasera a cena non ci sono perché vado in palestra. Non bere da solo. Guarda che domani passerà l'amministratore del condominio: sai, quel vecchio porco che se non ho pronti i soldi pretende che mi tiri tutta in ghingheri con intimo da urlo e faccia tutto quel che lui mi ordina di fare, approfittando del fatto che tu non sei a casa? Un bacio. Disfatta ma felice, tua A.”. Il pittore avverte il suonino del whatsapp in arrivo, cerca e trova il suo telefono, legge, corruccia le sopracciglia, si illumina di uno sguardo e di un sorrisetto che è già preludio di estasi e subito si mette a ripassare mentalmente il ruolo dell'amministratore di condominio volgare e lubrico. E' uno di quelli che gli piace di più. E con sua moglie gli riesce meglio che in qualsiasi fantasia possibile. 
Che meraviglia l'Eros! 
Stefano Bacci

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1 commento:

  1. bene, te la cavi bene. Sai che io sono un editore di narrativa erotica? E la mia CE è la prima in Italia per qualità? Eroscultura è il nome. Non a pagamento, puntuale nel pagare i diritti ogni trimestre, scrupolosa nell'informare mensilmente sulle vendite. Se hai un romanzo.....scrivimi
    info@eroscultura.com ciao, Daniele Aiolfi

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