venerdì 23 dicembre 2016

Stefano Giovannini. Un eclettico recidivo.

"Un luogo liberty di delizioso orrore." Giuseppe Genna

Capita spesso di essere in arretrato, o meglio in ritardo, soprattutto quando si fa tutto da soli e si vorrebbero dire tante cose. Si incontrano persone, si parla, si cerca di farsi un'idea di dove si è stati, di cosa si è fatto e di quello che si è visto, ma se poi si ha la memoria corta è difficile portare a termine un discorso, oppure anche iniziarlo.
O forse è tutta una scusa per non pensare che per caso siamo capitati in un luogo in cui c'è stata troppa sofferenza.
Lo scorso settembre, avevo fatto un giro a Macao per Liber, un piccolo salone del libro dove erano presenti alcune realtà dell'autoproduzione nel campo della microeditoria (diciamo così), dell'illustrazione e del fumetto.
Praticamente, potrei dire d'essere stato stimolato ad andare a vedere questa tranquilla mostra-mercato, anche se non avevo molto tempo a disposizione, da Enzo Jannuzzi e di aver chiacchierato con altre persone che avevano qualcosa da dire e da mostrare all'interno di questo divertente appuntamento culturale.
Avevo intenzione di riportare su queste pagine qualcosa appena concluso l'evento, ma come spesso accade, sono subentrati altri impegni. Probabilmente, sono rimasto molto affascinato dal Malafemme 2016 ed ho dato priorità alle ragazze presenti al FOA Boccaccio che avevano organizzato il loro Festival durante gli stessi giorni di Liber. Spero d'essere parzialmente giustificato agli occhi dei diretti interessati se non ho ancora parlato di loro, ma come vedete sto provando a rimediare a questa dilatazione temporale causata probabilmente dal disagio emotivo d'essermi ritrovato in un luogo affascinate, ma che fa riflettere sulla perenne lotta in atto tra le specie.
Sono andato a riprendere le mie registrazioni audio e le fotografie scattate nell'ex macello di via Molise (il salone si presenta bene ed ha il fascino di cui parla Genna, ma si sente nell'aria qualcosa che ti fa venir voglia d'andartene in fretta) ed adesso vi parlerò di qualcuno che mi ha molto colpito.

Odrillo Stefano Giovannini
Stefano Giovannini, 51 anni, illustratore.

Quando ho chiesto a Stefano Giovannini di consigliarmi un suo libro dicendogli che a me piacciono le storie che raccontano qualcosa di conclusivo, lui è stato molto onesto dicendomi che i suoi libri sono un po' particolari e più che esporre una storia mostrano delle immagini, perché lui non è un classico cantastorie e nemmeno il solito narratore. 
A quel punto, ho sfogliato i suoi lavori ed ho deciso di comprargli una copia di "Ha dell'incredibile".
Immaginavo che il titolo volesse mettere in evidenza come le sue illustrazioni, ispirate da fotografie che egli stesso riprende come promemoria nei posti che gli interessano, siano talmente realistiche da lasciarti a bocca aperta. Invece no. "Ha dell'incredibile" si riferisce al fatto che le nostre città sono sempre più a misura d'alieno che a misura d'uomo e a come, nonostante subisca continue prevaricazioni, il cittadino si adatti a quei nuovi interventi urbanistici ed architettonici che modificano il suo ambiente. E a come questi cambiamenti avvengano, stranamente, senza proteste.


Da: "Ha dell'incredibile", il giardino del Guasto visto e disegnato da Stefano Giovannini.

Negli altri libri di sua produzione ho visto illustrazioni ben fatte, ma di stile molto diverso dal bianco e nero dai tratti sicuri e precisi che tuttavia non ti annoiano e pur sorprendendoti non sembrano voler far esibizione di virtuosismi. Mi piace osservare quelle linee rette sottili fatte a mano che danno alle architetture industriali un tono umano e attraente, senza però togliere l'elemento geometrico che caratterizza il mondo freddo e un po' oppressivo del lavoro e della fatica.
Stefano mi ha spiegato che per vivere svolge un altro lavoro e forse questo fatto gli permette di osservare le costruzioni e gli edifici con occhi diversi da chi conosce solo la struttura esterna delle cose.
E' capace di esprimersi con stili diversi, ma per me il suo stile più personale è proprio quello che sembrerebbe il più asettico. I suoi disegni iperrealisti sono miniature perché altrimenti, mi ha spiegato, impiegherebbe troppo tempo a disegnare su fogli di dimensioni più grandi.
Tutti provano a differenziarsi dagli altri enfatizzando esageratamente i tratti dei loro personaggi (però anche qui Stefano dice di non avere suoi personaggi da proporre) o cercando di dare un'interpretazione propria a tutto quello che riproducono, finendo così per creare qualcosa di già visto o che si perde nel mare magnum di tutto quello che è stato fatto per strizzare l'occhio al pubblico, cercando di fargli credere d'essere un autore simpatico e spiritoso.
Spesso mi capita di vedere molte opere in poco tempo, con il risultato che poi confondo nomi e soggetti, ma i disegni che Stefano ha inserito in "Ha dell'incredibile" li ho bene fissati nella mia mente.
Disegnare e scrivere da sé le proprie storie non è facile, si intuisce presto che Stefano Giovannini abbia più dimestichezza con il disegno che con la narrazione; infatti le sue storie non sono propriamente a fumetti e talvolta neppure delle novelle. Ha iniziato a pubblicare collaborando con altre persone nel mondo delle fanzine (Andrea Pazienza) e dal 2007 porta avanti progetti personali.
Produce in proprio i suoi libri e li distribuisce personalmente in mostre-mercato, fiere o festival del fumetto. Per descriversi, ammette che sarebbe un grafico, ma nella realtà lavora in cantiere, barcamenandosi tra il vissuto quotidiano e la realizzazione creativa. 
E' una vita difficile, ma vale la pena di viverla in questo modo. Insomma, abbiamo a che fare con un eclettico recidivo, non solo nel campo del disegno.
Quando si trova in una città per un festival o un altro evento al quale partecipare, cerca anche di contattare le fumetterie e i centri sociali per proporre loro la vendita dei suoi libri. Cosa che un normale distributore non farebbe.
E così, come una formica su due ruote, Stefano Giovannini gira in bicicletta per paesi e città distribuendo i suoi lavori in tutta Italia. Fate attenzione, potrebbe capitare anche a voi di trovare i suoi libri dove meno ve lo aspettate. La tiratura è mediamente intorno alle 200 copie, ma la sua produzione è eterogenea.
Tra i suoi racconti brevi alcuni sono solo scritti, altri sono solo illustrati e altri ancora sono sia scritti che illustrati. Ha realizzato anche un cortometraggio, oltre che alcune spillette ed un vero fumetto.
E' refrattario a raccontare storie tradizionali, nell'ultimo "fumetto" ha proposto delle non-storie viste come lo spaccato della vita condominiale che è una piccola metafora sulla condizione dell'uomo moderno. Micro-storie, più che storie. Difficile dire chi rientri in un suo pubblico potenziale: ama rivolgersi al mondo intero ed infatti le fiabe moderne di Stefano sono oggetto dell'attenzione dei bambini, come dei più grandi, anziani inclusi, che frequentano i posti più disparati.
Più che credere nella casualità la subisce.
Ha un figlio di 16 anni.

Tra le opere di Stefano Giovannini ci sono libri pubblicati da piccoli editori ed autoprodotti.


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