sabato 10 dicembre 2016

Arte Etica per far pensare, non per inquinare (o rubare, truffare, ingombrare, stupire, mettere a rischio la sicurezza del pubblico o intraprendere altre attività dannose alla salute).

"L'arte non è un circo che deve stupire con una donna barbuta o con un uomo proiettile ad ogni occasione" TG

All'arte è tutto concesso, l'abbiamo visto tante volte, chi ha il coraggio di contestare ad un artista di utilizzare materiali tossici o inquinanti? Piuttosto che smascherare quello che sembra essere un settore utile solo ad attuare operazioni di marketing e piccole o grandi manovre finanziarie? 
Il compito dell'artista un tempo era quello di illustrare la vita del suo tempo e portare un po' di bellezza e gioia nella vita delle persone che magari speravano che un pittore o uno sculture, ma anche un musicista, potesse essere qualcuno con una sensibilità speciale, capace d'aprire nuovi mondi e nuove idee positive ad un pubblico intento in tutt'altre attività.
Nei secoli molte cose sono cambiate, la fotografia ed il cinema hanno reso inutile quella funzione descrittiva che l'arte prima svolgeva, suo malgrado, con un certo impegno ed ottimi risultati.
C'è chi dice che adesso l'arte sia del tutto inutile (salvo che per gli speculatori che fanno alzare le quotazioni di un autore come gli investitori fanno il bello ed il cattivo tempo sul mercato azionario) e che per distinguere tra design, artigianato, grafica, pubblicità e arte bisogna proprio prendere in considerazione se una determinata opera ha una sua funzione pratica oppure no.
Il pubblico contemporaneo è sempre più imprigionato in una società assurda e complessa piena di leggi e di regole che limitano la libertà personale di tutti. Eppure l'arte riesce a sfuggire a tutti i principi e le direttive, anche a quelle del buon senso. Perché?
Lancio questa domanda a qualche critico d'arte o a qualche intellettuale di lungo corso, mentre agli artisti chiedo di autolimitarsi in certe pratiche creative che possono rivelarsi pericolose per il pubblico ed inquinanti per l'ambiente in cui viviamo.
In realtà, potrei dare io stesso una risposta all'interrogativo formulato poc'anzi, ma preferirei che fossero altri a farlo, anche per vedere che non sono l'unico ad avere una certa coerenza nell'affrontare certe questioni.
C'è chi contesta a "Frammenti di Cultura" d'essere un sito che si occupa di troppe cose saltando da un argomento all'altro, ma non è così. 
Parlare di ragazzi che vogliono essere liberi di manifestare la loro attenzione per un mondo più pulito e meno soggetto alle leggi del mercato e del consumismo con le loro produzioni artistiche e artigianali (vedi pagine precedenti di questo blog), può forse avere un minor rilievo a livello di quotazioni di mercato dell'arte, ma è altrettanto importante che parlare di artisti affermati, o di successo, ai quali manca il discernimento per capire che il risultato ad effetto non può essere un obiettivo da perseguire a discapito di valori imprescindibili come la salute umana e quella del pianeta.
Che cosa mi ha portato a voler parlare di queste cose?
Probabilmente, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato andare qualche giorno fa all'Hangar Bicocca e vedere certe "Situations" (perdonatemi il gioco di parole) di Kishio Suga che viene presentato  nei testi preparati per la mostra come un artista con "un linguaggio che unisce una relazione profonda con la natura e una ricerca sui materiali e lo spazio". (cit.) Meno male, perché se Kishio Suga non avesse amato la natura chissà che cosa avrebbe combinato. 
Vedere le istallazioni attualmente all'Hangar Bicocca mi ha fatto ripensare a come certi protocolli, attuati nelle centrali nucleari giapponesi con un'impressionante leggerezza ed un totale disprezzo delle più elementari regole di sicurezza, parlo per esempio di come secchielli di plutonio venissero trasportati a mano senza alcuna precauzione dagli operai-schiavi di questi impianti da incubo, abbia poi portato a drammi di dimensioni planetarie.
Non vorrei usare eufemismi, ma troppe volte ci capita d'essere presi da dietro da curatori, critici, galleristi, direttori di musei ed artisti che ci raccontano cose mirabolanti quando la realtà è totalmente diversa. 
Cosa non si fa per apparire e per vendere!
Vediamo un po' che cosa afferma l'artista giapponese in questione.

«Realizzo installazioni all'interno di spazi espositivi, una forma d’arte piuttosto comune oggi. Uso una varietà di materiali, accostandoli e creando una struttura che si adatta a tutto lo spazio. Le installazioni non sono mai permanenti e possono essere facilmente rimosse e distrutte. Si potrebbe dire che creo mondi temporanei» (Kishio Suga, The Conditions Surrounding an Act, 2009)

Soft Concrete Cemento Soffice
 Un bambino osserva "Soft Concrete" di Kishio Suga all'Hangar Bicocca ponendosi le stesse domande che ci stiamo facendo noi tutti sulla necessità di utilizzare materiali inquinanti nelle installazioni artistiche.

Sul fatto che Kishio Suga realizzi istallazioni all'interno di spazi espositivi come oggi molti usano fare posso essere d'accordo; nel senso che queste forme espressive sono come un teatro senza attori che spesso fanno ricorso a varie forme di narrazione ed intrattenimento come la musica, i video, o altri elementi scenografici che concorrono a creare un'atmosfera, più che un discorso coerente e di valore estetico. Sul fatto che queste installazioni temporanee si possano facilmente rimuovere e smaltire ho qualche dubbio, soprattutto in considerazione dei materiali che vengono utilizzati.
Prendiamo "Soft Concrete", si tratta di un'istallazione in cui quattro lastre di metallo disposte a forma di rettangolo contengono un cumulo di ghiaia su cui viene riversata una colata di cemento e olio motore. Questa sostanza viene chiamata cemento morbido perché il cemento amalgamato all'olio impiegherà più di un anno a solidificarsi, mantenendo a lungo un aspetto fluido ed un'uniformità cromatica con il metallo, effetto particolarmente gradito all'artista.

Kishio Suga
Soft Concrete, cemento mischiato ad olio, ghiaia e metallo. Un'opera di facile smaltimento a detta dell'artista. Sullo sfondo, a destra, "Diagonal Phase", un'altra opera che desta qualche dubbio in quanto a sicurezza.

Diagonal Phase viene giustamente descritta nel libricino informativo offerto gratuitamente da Hangar Bicocca come "-un'asse, una trave di legno e piccole pietre- che si sostengono precariamente a vicenda grazie alla forza di gravità." (Cit.)

Nel 2003, proprio durante il periodo della Fiera degli "Oh Bej! Oh Bej! Un bambino di 8 anni che correva in un corridoio del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano sbatte contro un lastrone di vetro che riportava sulla superficie un ritratto di Leonardo da Vinci, lo rompe e si ferisce gravemente alla gola. Non mi risulta molto difficile immaginare un altro bambino sbattere contro la pietra che sostiene la trave contro la quale è in equilibrio la tavola di legno che compone "Diagonal Phase", anche perché ho visto veramente un bambino correre sotto la tavola di legno durante la mia visita. A questo proposito, vorrei dire che le giovani custodi della gigantesca galleria in via Chiese 2 sono sempre molto attente e tempestive, oltre che gentili, nel prevenire possibili incidenti. Sappiamo bene che le opere non dovrebbero essere toccate e che i bambini vanno sempre tenuti sotto controllo, ma è proprio necessario ricorrere a soluzioni ad incastro o dall'equilibrio instabile per dimostrare chissà che cosa?
"Parallel Strata", uno dei lavori più rappresentativi di Suga che come abbiamo già detto si definisce un amante della natura, è un'installazione composta da diverse lastre di paraffina bianca, un derivato del petrolio che è sospettato di avere effetti cancerogeni sull'organismo umano. 
Serve aggiungere altro ?

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