Il percorso artistico di Enrico Cattaneo mi interessa molto per almeno 3 motivi: per un'affinità dei suoi interessi fotografici con i miei, entrambi abbiamo ricercato a distanza di molti anni gli stessi soggetti; per la sua opera di documentazione di un'epoca, cosa che in parte sto cercando di fare anch'io; e per la sua ricerca nel mondo dell'arte che sembra non avere mai fine.
Scrivere di Enrico Cattaneo, fotografo nato nel 1933 a Milano, vuol dire inevitabilmente scrivere di Milano, dei mutamenti di questa città e significa anche, per chi è più giovane ed è nato qui, scoprire quegli elementi che aiutano a solidificare la propria identità culturale e territoriale e a capire meglio chi siamo e da dove veniamo.
Ho conosciuto Enrico Cattaneo in occasione della sua mostra: "Le mie periferie", anche indicata come: "La metamorfosi di Milano - La città tra le architetture e la vita quotidiana tra gli anni 1959-1963", alla ex Fornace sull'Alzaia Naviglio Pavese, esattamente un anno fa. Parlando con lui in quel momento, ho scoperto che non era molto interessato ad esporre le sue prime fotografie da dilettante. Era rimasto piuttosto sorpreso che quegli scatti potessero riscuotere tanto entusiasmo tra il pubblico presente in quell'occasione, tenendo conto che da professionista e da artista, ha poi effettuato delle riprese e delle stampe che ritiene essere molto più meritevoli d'interesse e di valore artistico, più che di rilevanza storico-documentaristica.
Periferia Nord di Milano
Sul finire degli anni
1950, in una Milano ancora avvolta nelle nebbie, un giovane di circa
25 anni si aggirava senza meta per trovare il nuovo volto di una
città che dopo le distruzioni della guerra stava trasformandosi per
diventare più accogliente, moderna e industrializzata.
Enrico Cattaneo era uno
studente d'ingegneria con una grande passione per la fotografia,
aveva una Kodak Retina 1/b in tasca ed aveva scoperto, insieme ad altri 3
studenti che presso la facoltà che frequentavano c'era un
laboratorio fotografico inutilizzato, di cui nessuno era a
conoscenza.
Questi giovani non
persero tempo e iniziarono ad intrattenersi con maggior assiduità in camera
oscura che nelle aule di lezione, cosa che ebbe poi l'effetto di far
diventare questi studenti fuori corso dei fotografi professionisti,
anziché degli ingegneri.
Durante gli anni
dell'Università, Enrico Cattaneo era ancora un dilettante che da
autodidatta si avvicinava al mondo della fotografia, partiva da
via Giordano Bruno (una via parallela a via Paolo Sarpi) dove abitava, per incamminarsi verso le periferie a Nord della città perché qui
c'era qualcosa che lui riteneva interessante: le industrie, le gru e
le nuove costruzioni.
All'epoca, i nuovi
edifici in costruzione ai margini dell'abitato attiravano
l'attenzione della borghesia milanese che ambiva ad uscire dagli
appartamenti storici che disponevano soltanto di stufe a carbone, come unico sistema di riscaldamento e di servizi igienici collettivi
nei cortili, mentre nelle nuove abitazioni erano installati sistemi
che offrivano maggiori confort.
Scuola Trilussa, Quarto Oggiaro, 1964
Difficile dire che cosa stesse cercando esattamente Cattaneo in quel periodo; è chiaro che in quegli anni la città stava cambiando profondamente, come stava mutando la stessa società italiana e gli abitanti di Milano. Quello era il momento della ricostruzione, del boom economico, della industrializzazione post-bellica e di un continuo riassetto urbanistico per dare nuove case e scuole agli immigrati in arrivo dal Meridione.
Nascevano non solo nuovi edifici, ma anche nuovi quartieri, la fotografia scattata agli inizi degli anni 1960 a Quarto Oggiaro con una scuola appena terminata e gli scavi intorno ancora aperti ne è un esempio. Si costruivano in fretta e furia le strutture indispensabili e poi si provvedeva a collegarle con strade ed altri servizi.
Sesto Marelli
Ho tenuto in sospeso per 12 mesi questo speciale su Cattaneo perché non volevo sminuire la sua opera parlando soltanto di una mostra, ma approfondire la sua conoscenza anche come essere umano, cercando di carpire nel suo sguardo e nelle sfumature della sua voce cosa restasse in lui di un'epoca gloriosa in cui Milano era la capitale della cultura mondiale. È stata una breve stagione, ma quel periodo ha segnato perennemente la storia dell'arte, della letteratura e di un certo modo di vivere che purtroppo è scomparso.
Si parla spesso del boom economico, ma ascoltando i ricordi di chi ha vissuto la sua giovinezza tra gli anni 60 e 70 del secolo scorso, percepisco un vero sogno milanese in cui ogni idea e progetto potevano avverarsi, per tutti, anche per coloro che andavano a costituire la nuova classe operaia. Eppure, lo sfondo sul quale si svolgeva quella vita industriosa e creativa era un paesaggio grigio, nemmeno tanto affascinante.
Cattaneo ha individuato dei soggetti che non venivano messi a fuoco da nessuno dei suoi contemporanei: fotografava le periferie, le fabbriche abbandonate, le discariche, gli scioperi ed i primissimi moti sociali. È stato un fotografo impegnato che non voleva esprimere un'immagine leccata di un mondo distante o idilliaco, ma prediligeva la realtà della grana grana grossa e di ciò che lo circondava.
Sembrerebbe impensabile che anche i rifiuti possano avere qualcosa da dire su quel tipo di società, eppure, venerdì scorso quando sono andato a visitare Enrico a casa sua, lui mi ha fatto notare che a quell'epoca non c'erano oggetti di plastica gettati nell'immondizia.
Il motivo era semplice: questo accadeva perché la plastica non esisteva ancora.
Quante cose oggi ci sembrano scontate? Per capire meglio il nostro passato dobbiamo per forza farcelo raccontare da chi è venuto al mondo prima di noi ed Enrico Cattaneo di cose da dire ne ha tante, perché ha vissuto intensamente, vedendo e conoscendo tutti. E tutto quello che è accaduto a Milano in campo artistico. Tony Graffio
La Scuola Trilussa di Quarto Oggiaro ha compiuto 50 anni nel 2014
La Scuola Trilussa nel 2015, vista da via Trilussa
Enrico Cattaneo, Artista, 82 anni
Le mie periferie inizialmente erano semplicemente paesaggi milanesi.
In una fotografia si vede il Pirellone, sotto passava la ferrovia, in via Fabio Filzi, c'era una specie di casello con le galline. In un'altra immagine si vede il grattacielo di piazza Repubblica, in un'altra ancora la torre Galfa.
La Stazione Garibaldi aveva intorno ancora delle cascine. Vicino al ponte di Greco, oltre la Martesana, vedevi solo una Seicento.
Una locomotiva passava dalla Stazione delle Varesine e più in là stava sorgendo il quartiere QT8, costruito in contemporanea alla prima triennale di Milano, progettato dall'architetto Piero Bottoni.
C'erano delle cave dove i ragazzi facevano il bagno, sullo sfondo il gasometro dietro piazza Pompeo Castelli. Erano piene di ghiaia, e c'erano case appena costruite, negli anni '60, case nuove con i servizi in casa. Erano ambite ma non c'erano ancora le strade, però sembravano più belle delle case del centro, tutte di ringhiera e semidistrutte.
A chi mi mostra le sue foto dico di non fotografare quello che si vede ma quello che si prova; io vengo dal fotogiornalismo, per me non era importante l'estrema definizione dell'immagine. Forse allora ero un po' impaziente e scattavo di fretta, in alcuni casi avrei potuto aspettare un'inquadratura più animata. Mi piace che ci sia l'elemento umano, è fondamentale.
Lavoravamo in gruppo, il gruppo 66, ciascuno con la propria personalità, sul tema del paesaggio urbano. Non era tanto il tema delle periferie in se stesse, anche perché non era così sentito il contrasto tra centro e periferie, nuova frontiera della città in costruzione. Le periferie si sono sviluppate soprattutto a Nord mentre la parte Sud è rimasta ancora per tanti anni una zona agricola, e mi interessava meno fotografare le cascine rurali. E. C.
La mostra "Le mie periferie" di E.C. nel febbraio 2015
Le fotografie esposte da E.C. nel febbraio 2015 alla Ex Fornace in zona 6
"Chi spinge un poeta ad alzarsi al mattino e scrivere poesie? O un artista ad imbrattare una tela? O a scattare una fotografia?" E.C.
Un'opera di E. C. realizzata con vecchie fotografie rovinate
Rita Barbieri del Consiglio di Zona 6, Enrico Cattaneo e Alessia Locatelli, curatrice della mostra.
buongiorno Maestro,
RispondiEliminaquesta à la pagina facebook che amministro
https://www.facebook.com/groups/343569329442436/
potrei essere onorato di usare una delle sue foto come immagine di copertina, citando la fonte?
in ogni caso, la ringrazio, anticipatamente.
luciano de belvis - roma
Ok, fai pure. Saluti da Tony Graffio
RispondiEliminagrazie
RispondiEliminaBuongiorno Maestro e grazie per il suo lavoro prezioso di fotografo. Sono interessata a testimonianze fotografiche sulla Cascina Chiusa (zona Gallaratese a Milano), risalente al secolo XVI e distrutta intorno agli Anni Sessanta, prima che la Sovrintendenza emanasse il vincolo di salvaguardia. Le sarei grata se potesse fornirmi materiali o indicazioni. La ringrazio anticipatamente. Luisa Mariotti
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