domenica 3 aprile 2016

Enrico Cattaneo e l'arte del reale

"Chi spinge un poeta ad alzarsi al mattino e scrivere poesie? O un pittore ad imbrattare una tela? O a scattare una fotografia?" E.C.

Questa è la risposta che Enrico Cattaneo mi diede più di un anno fa quando gli chiesi che cosa stesse cercando nelle periferie milanesi all'inizio della sua carriera artistica. T.G.

Sciopero dei lavoratori della Breda, 6 giugno 1961 Fotografo Enrico Cattaneo
Sciopero dei lavoratori della Breda, 6 giugno 1961, via Vittore Pisani angolo via Leopoldo Marangoni, Milano 
Fotografia di Enrico Cattaneo

Torno sul lavoro di Enrico Cattaneo da artista e da fotografo dilettante perché nel precedente articolo che ho pubblicato su di lui mancava una fotografia importante che mostrasse il clima dei primi scioperi degli anni '60, a Milano, durante il terzo governo di Amintore Fanfani, in pieno miracolo economico italiano.
Alcuni lettori mi hanno chiesto di vedere le fotografie scattate da Cattaneo perché non riuscivano a reperirle in rete. Effettivamente, ultimamente s'è molto parlato di queste immagini che l'autore custodisce con cura in forma originale, mentre delle copie si possono trovare solo su rari cataloghi, ormai fuori commercio.
Ringrazio pertanto l'autore per avermi fornito in omaggio una copia nuova, tratta da una confezione integra, ma un po' impolverata di "Milano, le nude cose", un catalogo pubblicato dalla Galleria Ostrakon nel 2010, in occasione di una mostra di Cattaneo del giugno di quell'anno.
L'altro motivo che mi induce nuovamente a parlare di questo artista è per esprimere la mia opinione sul fatto che la sua non sia fotografia, ma arte. Ho avuto già qualche breve scambio di vedute con chi mi ha contestato il fatto che Cattaneo sia un documentarista. Ho già detto, anche se mi sembra ovvio, che c'è chi si esprime con il pennello ed i colori, chi con martello, scalpello e marmo e chi utilizza altri mezzi ed altri linguaggi. Il cinema, la fotografia, o il fumetto sono arti giovani, ma capaci di rappresentare alla perfezione il nostro tempo ed è anche per questo motivo che su queste pagine cerco di portare le più diverse manifestazioni artistiche che ci possano dare un'idea della visione, delle idee e delle motivazioni che spingono l'uomo ad esprimersi attraverso le immagini e le cosiddette arti visive. 
Da quel catalogo citato poc'anzi, ho scelto una sola fotografia come rappresentativa delle riprese effettuate da Cattaneo durante gli scioperi. Si tratta dell'immagine in cui un caporal-maggiore dell'esercito italiano in assetto da guerra osserva un milite con in mano un fucile pronto ad essere scagliato contro gli operai della Breda. Uomini pacifici e disarmati che con gesti espliciti e parole imploranti chiedono ai militari il rispetto dei loro diritti a manifestare contro il padronato. Questa immagine dimostra come il Cattaneo avesse ragione quando mi diceva che questi scioperi non erano frequentati da giornalisti o fotoreporter anche a causa dei modi violenti dei militari che non esitavano a colpire i dimostranti nello stomaco, o nei fianchi, con il calcio di legno del fucile.
In quell'anno ci furono altri scioperi abbastanza turbolenti, a Milano. Il 2 gennaio scesero in piazza i lavoratori della Magneti Marelli di Sesto San Giovanni e delle FAC Standard; mentre il 21 aprile la polizia aggredì le lavoratrici della Borletti ferendone una trentina.
Il 10 maggio, a Sarnico, in provincia di Bergamo, durante l'occupazione della Manifattura Sebina, i carabinieri spararono ad un lavoratore uccidendolo e ne ferirono altri 8.
Le lotte operaie e dei contadini portarono ad un miglioramento generale delle condizioni economiche e degli orari di lavoro, ma queste rivendicazioni non furono esenti da tragedie. Secondo i dati estrapolati da due censimenti, dal 1951 al 1961 la produzione industriale crebbe del 120% ed il reddito nazionale del 78%. Un'altra cosa interessante da valutare è che soltanto il 10 febbraio del 1961 venne abrogata la legge del 1939 che vietava la migrazione interna alla popolazione italiana. Legge che ovviamente veniva ignorata da gran parte di coloro che cercavano lavoro nelle fabbriche del Nord, fin dagli anni '50, ma causava parecchia preoccupazione in chi sapeva di trovarsi in una situazione di debolezza nei confronti dei datori di lavoro e dei padroni di casa che avrebbero potuto denunciare l'illegalità della loro condizione.
La legge fascista del 1939 dava la possibilità di cambiare la residenza soltanto a chi poteva provare di avere un lavoro nel luogo della nuova dimora, ma stabiliva anche che non si potesse assegnare un'occupazione a chi prima non avesse la nuova residenza. Ciò veniva fatto per motivi di controllo degli individui, ma anche per evitare che le campagne venissero abbandonate, cosa che effettivamente accadde durante il boom economico e l'industrializzazione del dopoguerra.
Enrico Cattaneo, prima di tanti altri fotografi s'accorse delle trasformazioni in corso nella sua città, sia a livello urbanistico, che a livello sociale, anche se sentendolo parlare, sembra che egli fosse più alla ricerca di un nuovo canone estetico fatto di silenzi, nebbie, solitudini e spaesamento, più che da un interesse documentaristico che in realtà egli rifugge. Per lui, la rappresentazione della realtà è un metodo espressivo per mostrare e condividere i sentimenti che ha dentro di sé. E' un artista della realtà e di un modo di essere che spesso viene frainteso e percepito solo come un documento di qualcosa che non c'è più, ma che invece persiste dentro di noi. Basta soffermarsi a parlare con l'artista per rendersi conto di come le esperienze vissute nel corso della sua vita risultino ancora fresche ed evocative di atmosfere che sembrano non essere mai svanite.
Identificarsi in un luogo significa rispettare quello spazio, cosa che in quel periodo non avveniva per tutti, perché era in corso una ricostruzione della città ed un forte cambiamento del paesaggio urbano che offriva molti spazi vuoti. 
Assenza di materia e di contenuti che qualcuno ha provato a riempire con la propria sensibilità ed attenzione.
Cattaneo, a quell'epoca, si stava confrontando con quel vuoto che si manifestava anche con i terreni brulli smossi dalle benne degli escavatori e dall'assenza degli alberi che erano stati tagliati durante la guerra per essere trasformati in legna da ardere. Ogni vuoto era un punto da cui si poteva partire con un'osservazione interiore del proprio modo di essere.

"Io non conoscevo Milano Sud perché lì c'erano ancora molti terreni agricoli"  E.C.

Cattaneo non era attratto dall'idea della natura, ma dalla presenza invisibile dei suoi simili che, come lui, erano consapevoli che il mondo stava cambiando piuttosto velocemente ed in modo irreversibile. Nel suo girovagare per Milano, egli attendeva il momento in cui l'immagine davanti ai suoi occhi rappresentasse il silenzio di questo smarrimento e l'immortalava nell'istante dello scatto dell'otturatore della sua fotocamera. Immagino che quel suono, apparentemente insignificante, concorresse a riempire un silenzio ed a dare un senso al vuoto che lo circondava in quel momento.

Gasometro sullo sfondo di carretto trainato da un cavallo
Un carro trainato da un cavallo nella periferia deserta di una Milano dove la pioggia ha bagnato la strada. Io, in questa Fotografia di Enrico Cattaneo, ci vedo la Bovisa ed anche un gasometro, potrei sbagliarmi, magari, no. Chiederò all'autore.

Il non voler dare indicazioni sui luoghi ripresi sottolinea come l'artista non fosse interessato a documentare un luogo che stava modificandosi, ma come casomai avesse intenzione di registrare un sentimento o delle emozioni che avrebbero potuto non presentarsi più di fronte a quel paesaggio ed in quel preciso lasso di tempo.
La nebbia è un altro elemento tipico nell'opera giovanile di Cattaneo che ci racconta del suo mondo onirico e molto introspettivo.
Non è un caso che egli abbia legato con gli artisti realisti esistenzialisti come Gianfranco Ferroni, Giuseppe Banchieri, Giuseppe Guerreschi, Giulio Scapaticci, Sandro Luporini, Giuseppe Martinelli ed altri, per una stessa vena ispiratrice. Ugo Mulas invece frequentò il bar Jamaica ed entrò in contatto con artisti dell'avanguardia che avevano un carattere più estroverso.
Cattaneo ha sempre stampato personalmente le proprie fotografie e non ha mai utilizzato la tecnologia digitale, se non ultimamente, soltanto per prendere degli appunti visivi con una fotocamera compatta. Ha iniziato a fotografare con apparecchi di piccolo formato che riforniva talvolta, per contenere i costi, con la pellicola cinematografica b/n che avanzava dai magazzini delle cineprese che egli caricava e scaricava quando faceva l'assistente per gli operatori cinematografici dei cinegiornali della Settimana Incom. In seguito ha utilizzato anche il medio ed il grande formato. T.G.

Milano anno 1961
L'atelier di Gianfranco Ferroni, Milano 1961 circa. Fotografia di Enrico Cattaneo.

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