martedì 1 dicembre 2015

Calendario Epson 2016: consegnate 800 copie delle "Aure d'Oriente" di Francesco Radino

L'immagine di Francesco Radino che illustra il mese di luglio

Ieri sera, alle ore 18, ha avuto luogo a Milano la presentazione del calendario Epson  e la sua consegna ad un pubblico selezionato; s'è trattato di un bell'evento che ha dato la possibilità a molti di conoscere e parlare con l'autore, Francesco Radino, che ha firmato le immagini che illustrano quest'opera che sta già diventando un oggetto da collezione. 
Il calendario di Epson Italia nasce nel 2000 ed ha due obiettivi fondamentali, da un lato quello di dimostrare in maniera concreta e con un taglio artistico l'altissima qualità ottenibile con le stampanti Epson, dall'altro si propone di celebrare gli autori della fotografia italiana. 
Negli ultimi 15-16 anni sono cambiate le carte e gli inchiostri, ma le stampanti Epson sono diventate uno standard nel mondo della stampa Fine-Art. 
Le immagini del calendario Epson vengono stampate una ad una con le stampanti Epson, per l'edizione del 2016 è stata utilizzata la Stylus Pro 7980, le fotografie ottenute in questo modo vengono poi incollate a mano sul calendario. Si tratta di un omaggio che la Epson offre ai propri clienti e rivenditori, ai giornalisti ed alle personalità in vista del mondo della cultura (a questo proposito posso dirvi con orgoglio che anche Tony Graffio ha ricevuto un suo calendario); il calendario non è in vendita e celebra il continuo incremento della qualità di stampa. Ovviamente, questa evoluzione della qualità di stampa, già molto elevata, non è facilmente riscontrabile da un osservatore medio, è necessario possedere un occhio molto allenato ed andare molto nel dettaglio per riconoscere un effettivo miglioramento tecnico della stampa.
Questo progetto, voluto da Massimo Pizzocri, Amministratore Delegato di Epson Italia, ha coinvolto negli anni passati fotografi come: Giorgio Lotti, Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna e Gabriele Basilico, solo per citare alcuni dei più grandi nomi della fotografia italiana, scelti da Epson Italia per le scorse edizioni.
Il budget stanziato per questa operazione culturale, ed allo stesso tempo promozionale, è molto alto perché il numero delle stampe effettuate è piuttosto elevato, trattandosi di circa 800-1000 calendari realizzati; bisogna infatti moltiplicare per 12 il numero delle copie effettive (circa 12000 totali), al quale si va ad aggiungere il costo della produzione del calendario e dell'organizzazione dell'evento di presentazione del prodotto stampato. Inoltre, cambiando ogni anno il calendario, cambia anche il suo confezionamento: quest'anno, proprio per sottolineare le radici "pittoriche" di Francesco Radino, è stato scelto di riprendere lo stile di una cartelletta dagli angoli di tessuto, usata dagli artisti per la presentazione dei loro lavori su carta. Questo implica che per sostituire l'immagine del mese bisogna sfilare un foglio dagli angoli di tessuto ed introdurre nello stesso alloggiamento l'immagine relativa al mese successivo. Non si tratta di sfogliare un libro, ma bisogna ricorrere ad un gesto diverso per cambiare la fotografia mese per mese. Fa da sfondo alla serata di consegna dei calendari un ambiente molto elegante come la Sala delle Colonne, al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, cosa che sicuramente contribuisce a rendere questo avvenimento ancor più prestigioso e mondano.
Epson ogni anno sceglie l'autore delle immagini e di comune accordo con lui, poi procede a scegliere le immagini da utilizzare per i vari mesi dell'anno, si tratta di fotografie che fanno parte di lavori già svolti dal fotografo in questione, non sono pertanto dei soggetti commissionati appositamente da Epson, cosa che evidentemente, se attuata, avrebbe potuto far lievitare i costi dell'operazione in maniera esagerata.
Epson, per il 2016, aveva intenzione di sottolineare le proprie origini giapponesi, per questo, la scelta del fotografo è caduta su Radino che con il Giappone ha avuto un forte legame professionale. L'azienda giapponese riconosce che, forse a causa anche del proprio nome, non a tutti è chiaro che le stampanti da essa prodotte siano frutto della tecnologia e della ricerca effettuata nel Paese del Sol Levante.
Epson, ha costruito la sua prima stampante nel 1964, in occasione delle Olimpiadi di Tokyo, quell'anno, per la prima volta, una società proveniente da un paese diverso dalla Svizzera si sarebbe occupata del cronometraggio dei giochi olimpici, per questo compito venne incaricata la Seiko, proprietaria di Epson, che in quell'occasione realizzò una piccola stampante ad aghi per scrivere i tempi, al termine delle prove effettuate dagli atleti allo stadio olimpico, rilevati dagli orologi Seiko. Dopo il grandissimo successo ottenuto da quella prima piccola stampante che funzionava un po' come una macchina da scrivere in miniatura con un nastrino inchiostrato rosso e nero, agli inizi degli anni 1970 prende piede la micro-informatica che sta per nascere in America, per cui oltre che utile, una stampante diventa un accessorio necessario. Seiko inizia così a produrre stampanti ad aghi e trasforma il suo prototipo in un prodotto vero e proprio. Il suo primo prodotto commerciale riceve il nome di EP 101 (dove E. P. significa: Electronic Printer).

La EP-101 si è evoluta da un timer di stampa che è stato sviluppato dal gruppo Seiko per i Giochi Olimpici di Tokyo, nel 1964. Ben più di un milione di unità sono state costruite dalla Shinshu Seiki Co. dalla prima volta che è stata messa in vendita, nel 1968. 
La società ha adottato la marca "Epson" ("figlio di EP") per un nuovo modello nel 1975, e divenne la Epson Corporation nel 1982. 
(Immagine tratta dal Museo Virtuale di John Wolff)

Grazie al grande successo commerciale ottenuto con la prima stampante e forse anche perché i giapponesi sono molto legati ai simboli, fu deciso di creare una divisione che si chiamava "Figli di EP", ovvero Ep-son. Son, essendo una parola inglese, richiama forse più l'idea di una società americana che giapponese.
Epson invece è una società tipicamente giapponese cresciuta con i valori di una cultura millenaria, dove il rispetto per le persone, per l'ambiente e la cura per i particolari sono molto importanti.
Monozukuri (l'arte del fare bene) e  Sho sho sei (miniaturizzazione, riferita ai pezzi che componevano gli orologi Seiko) sono parole giapponesi che Epson ha trasformato in motti aziendali ai quali ispirarsi costantemente.
Come possiamo ben capire, le radici giapponesi di Epson sono fortissime e per questa azienda è arrivato il momento di mostrarle con più orgoglio, anche attraverso la scelta di un soggetto che parli un po' di sé con il proprio calendario.
Per la produzione dei calendari sono state utilizzate due macchine Stylus Pro 7890 che hanno funzionato ininterrottamente per circa due mesi, s'è trattato di un lavoro abbastanza impegnativo che è stato affidato ad un centro di stampa esterno, sotto la diretta supervisione di Epson Italia.
Si ringrazia Silvia Carena, PR Manager di Epson Italia

Non seguire la corrente, ma abbi la forza di seguire la tua via, indipendentemente dal resto: questo potrebbe essere l'augurio ed il significato della simbologia che la carpa giapponese (Koi) rappresenta. Epson Italia ha scelto questa fotografia di F. Radino per accompagnare il fruitore del suo calendario per tutto il mese di ottobre 2016.

La fotografia delle forme e delle aure, che cos'è l'arte per F. Radino
Le fotografie scattate da F. Radino in un viaggio nella provincia dello Shimane non sono soltanto delle fotografie sul Giappone, ma sono fotografie che ci parlano di luoghi in cui persiste, in qualche modo, la memoria di altre cose, atmosfere chiamate dal fotografo "Aure".
Il rapporto di Radino col Giappone nasce un po' per caso; nel 1988 alcuni giornalisti ed editori giapponesi arrivano in Italia, a Milano, perché avevano intenzione di fare una rivista d'architettura che riportasse gli edifici utilizzati per collocare al loro interno degli uffici: queste persone si rivolsero a "Domus" per sapere chi fossero i fotografi d'architettura più bravi. Ne uscirono 3 nomi e quello di Francesco Radino era tra questi. 
Il primo lavoro di Radino per i giapponesi prevedeva le riprese del palazzo di Esprit ed un ritratto dell'architetto Citterio. In un primo momento, i giapponesi apparvero abbastanza sorpresi che un solo fotografo si cimentasse sia nella ripresa d'interni, che d'esterni e di altri generi di ripresa fotografica, poiché loro sono molto specializzati ed affrontano evidentemente un unico genere di fotografia alla volta, eppure questo rapporto tra il fotografo italiano e la rivista giapponese si dimostrò molto solido e duraturo, al punto che Radino conservò i suoi clienti per tutti i 22 di vita di questa rivista, caso abbastanza raro nell'ambiente editoriale.
Radino viaggiò in Europa, America e Giappone fino al 2008 per questa rivista; gli scatti effettuati per il calendario del 2016 sono stati realizzati nel 1999, quando il governo giapponese lanciò una campagna per mettere in relazione l'Europa con il Giappone ed ogni fotografo aveva la piena libertà di realizzare le immagini che preferiva.
In quelle occasioni vennero infatti realizzate delle immagini che illustravano un po' una visione riguardante l'immaginario occidentale relativo al mondo giapponese antico ed alla natura; una fonte d'ispirazione per questo lavoro è stata trovata in Kwaidan, un libro che parla di storie di spettri giapponesi e leggende della cultura ancestrale di quel popolo.
Difficile dire esattamente che cosa inquadrino le fotografie di Radino e quali siano i suoi soggetti, egli dice d'essere interessato alle forme, per questo ricorre all'uso del bianco e nero, perché le forme esprimono la cultura e l'identità di un luogo, ma queste non sono soltanto le forme della natura, della cultura, o dell'agire umano, ma le forme nel loro complesso.
Per Radino, ogni forma del visibile è visibile, solo attraverso gli occhi degli esseri umani, quindi la realtà non è visibile, in più ogni cosa è animata da una stessa luce, da una stessa forza vitale che i presocratici chiamavano "Pneuma" ed altri chiamano "Aura" che è quell'energia vitale promanata da ogni cosa, se uno la sa vedere. Quindi il difficile è sapere vedere questa energia. 
Una cosa di questo genere accade anche per la fotografia, spesso si sente dire: <Sei andato in posti fantastici, avrai fatto fotografie meravigliose...>.
Radino invece insegna ai suoi allievi a fare fotografie fantastiche in posti normali; un'esortazione a trovare la bellezza, nella natura, nella forza delle cose, in qualunque cosa, comprese le meno rilevanti.
In fotografia sono cambiate molte cose, un tempo i fotografi erano degli esploratori che andavano a raccontare alla gente della bellezza di luoghi lontani e mai visti, adesso tutti conoscono tutto e la fotografia guarda a se stessa, ad identificare forme significanti nelle cose di tutti i giorni, per rivestirle di significato. Ogni cosa della vita ha una sua forma, una sua rilevanza, un suo significato, una sua aura che va mostrata.
Nelle fotografie utilizzate per il calendario Epson ci sono alberi, radici, pietre, pesci ed altri soggetti non molto rilevanti di per se stessi, né facilmente catalogabili. 
La necessità di catalogare tutto viene da personaggi come Aristotele o Linneo, ma anche dal marketing, anche perché è necessario dividere le cose per poterle catalogare e vendere.
Un altro concetto espresso da Radino è che ognuno vede solo ciò che già sa o conosce ed ognuno ricerca una propria via che corrisponde alla propria esperienza ed è qui che la cultura di una persona emerge fortemente, anche attraverso le immagini che sa realizzare.
Attualmente, la fotografia è stata messa un po' in crisi alla popolarità del mezzo fotografico che permette di ottenere immagini buone, o corrette, a tutti, fatto che ha modificato anche la diffusione delle immagini ed il loro utilizzo. Questo processo s'è dimostrato negativo per la fotografia professionale poiché s'è ampliata la competenza generale, s'è ingrandito esageratamente il numero di chi produce immagini, ma dietro a questa orgia di immagini s'è un po' placata la richiesta di qualità, ci si accontenta di più di ciò che viene fatto, perché tanto, più o meno, va bene lo stesso.
Da un punto di vista umano, invece, l'esperienza di produrre immagini e un racconto visivo è qualcosa che porta soddisfazione a coloro che si occupano di queste cose, al di là di un possibile vantaggio economico che se ne può ricavare, o della carriera che si può fare oggi in questo modo.
La dicotomia che si sta verificando in questi giorni è quella tra la fotografia di massa, da una parte e gli artisti dall'altra.
Molti professionisti hanno capito che l'unica possibilità che avevano, per proseguire la loro attività, era di far diventare il loro mestiere arte e utilizzare un altro sistema della comunicazione per entrare nel sistema dell'arte. Sistema che assomiglia abbastanza all'ambiente che li vedeva protagonisti precedentemente; per loro è cambiato soltanto il cliente. Essi sono passati dall'editore ed il giornale al collezionista ed al museo. Insomma, gli uomini devono adattarsi ai cambiamenti, finché si ha la forza, bisogna compiere delle trasformazioni.
Da un colloquio con Francesco Radino

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