sabato 12 dicembre 2015

Le professioni del Cinema Digitale, il DIT

Ho incontrato Emanuele Bonapace un giovane studente di cinematografia elettronica che ci spiegherà qui di seguito i compiti di una nuova figura professionale, il DIT, e le attuali necessità delle produzioni. Ho pensato che può essere interessante in un'epoca in cui sono cambiate tecnologie, competenze, abitudini e modelli produttivi, rivedere di che cosa si occupano le figure professionali che realizzano un prodotto audiovisivo e sapere quali sono i nuovi compiti delle persone che fanno parte di una troupe cinematografica o televisiva, pertanto può essere che anche in futuro ritornerò su questo argomento.
Inoltre, il lavoro di colui che si occupa del flusso video e dei dati registrati apre anche la possibilità di fare considerazioni su quelle che sono le modalità impiegate per conservare i dati in archivio.

Tony Graffio intervista Emanuele Bonapace

Tony Graffio: Ciao Emanuele, di che cosa ti occupi esattamente?

Emanuele Bonapace: Sono uno studente che sta preparando la sua tesi sui problemi relativi al flusso dei dati digitali e, al tempo stesso, sono un libero professionista che si occupa di video e di fotografia digitale. Ho molta passione per il workflow digitale e per quello che potrebbe essere l'attrezzatura che gestisce questo flusso.

TG: Che tipo di preparazione hai avuto?

EB: Ho iniziato a studiare grafica e stampa tipografica offset agli Artigianelli di Trento, poi mi sono appassionato alla fotografia nel 2011 e con l'avvento delle DSLR che hanno introdotto la possibilità di registrare video digitali, tipo la Canon 5D Mark II, ho iniziato anche a girare dei video ed infine ho deciso di approfondire le conoscenze in questo settore che ha finito per interessarmi e piacermi ancor più della fotografia. Adesso lavoro sia come fotografo che come videomaker. Lavoro anche in altre situazioni, proponendomi in varie vesti. Con Canon collaboro in qualità di Canon Specialist.

TG: Tu sei venuto a Milano per motivi di studio?

EB: Sì, io sono trentino, vengo da Pinzolo e sono venuto qua per frequentare una scuola di cinematografia digitale, poi, anche grazie al fatto che ho sempre cercati di frequentare degli eventi aziendali, come questa giornata organizzata da Panatronics che sta presentando Red ed altri prodotti da loro distribuiti, sono entrato in contatto con varie persone che mi hanno inserito in varie realtà lavorative. E' un po' quello che mi è capitato con Canon, dopo che mi hanno conosciuto, mi hanno chiesto di andare ad aiutarli e da lì ho iniziato ad inserirmi in questo ambiente.

Ultimamente gli uomini preferiscono le "Rosse"
RED Day, 30 novembre 2015, ai Vanguard Studios di Panatronics

TG: Che scuola stai frequentando adesso?

EB: Il SAE Institute di Milano, una scuola che quando è partita formava dei professionisti nel settore audio ed esiste in Australia già da circa 30 anni e poi s'è diffusa un po' per tutto il mondo, approfondendo anche l'indirizzo del Digital Filmaking, partendo dalla storia del cinema fino ad analizzare il lavoro del DOP, dell'operatore di ripresa, del tecnico audio, fornendo anche delle nozioni generali su tutto il percorso produttivo di questo settore dal montaggio a tutte le altre mansioni. Di fatto è un corso di laurea triennale concentrato in due anni e mezzo, in quanto noi ad agosto, per esempio, facciamo solo due settimane di pausa e poi riprendiamo subito con le lezioni. Questa scuola ha un sistema formativo molto intenso.

TG: Tu che figura professionale vorresti rivestire?

EB: Io sono molto interessato all'ambito del direttore della fotografia e dell'operatore alla macchina e anche alla mansione svolta dal DIT, cioè di colui che aiuta il DOP ad usare le macchine da ripresa ed a gestirne i dati.

TG: Spiegami meglio in che cosa consiste il lavoro del DIT e che cosa significa questa sigla.

EB: Il DIT è un tecnico che si occupa del Digital Interface Technology, ovvero della gestione della tecnologia e della digitalizzazione e per questo molto spesso è presente sul set durante la produzione. Questa figura professionale si occupa praticamente di fare i back up del girato, durante le riprese, conosce i codec delle macchine, sa i bitrate, ha competenze per l'archiviazione, sa che tecnologie è meglio utilizzare per il trattamento dei dati e la loro conservazione, l'usb3 gli ssd e tutto quello che concerne il flusso digitale dei dati.

TG: Normalmente, però queste cose le sa anche un DOP...

EB: Non sempre, ci sono delle differenze importanti che talvolta capita di non prendere in considerazione, specie quando si inizia a girare con macchine da presa un po' complesse che registrano in Raw, tipo la Red, per esempio. Molti DOP si concentrano e conoscono meglio le caratteristiche di resa cromatica di un sensore, oppure la sua gamma dinamica e quello che concerne il risultato finale di un file. Capita però che non sappiano bene quanto spazio occupa un file, che sistemi d'archiviazione usare, quanti hard disk servono per tenere in sicurezza quei file, o quali sono le velocità di trasferimento. Quanto spazio dev'essere utilizzato e quanto costa. Se si prende in considerazione solo il costo della macchina, ma poi non si sa che se giri per una settimana con la Red ti servono 10 Tera di spazio d'archiviazione e pertanto bisognerà anche noleggiare, o acquistare degli Hard disk
speciali che siano un po' veloci e anche delle interfaccia altrettanto veloci, tipo le Thunderbolt, oppure delle usb3 o qualcosa in fibra. Tutti questi aspetti del flusso dei dati vanno tenuti in considerazione perché possono ottimizzare molto quelli che sono i tempi sul set ed anche i costi. Un problema al quale spesso non si pensa è dove inserire i costi d'archiviazione in fase di preventivo ed a chi farli pagare.

TG: Inoltre il DIT è una figura operativa sul set.

EB: Sì, vero, sul set il DIT è il responsabile del flusso dei dati e potrebbe anche fare da monitor operator occupandosi anche del cablaggio dei monitor, ma la sua funzione più importante riguarda il back up e l'archiviazione dei dati. Potrebbe essere molto utile fare in tempo reale il proxy o mettere delle LUT (lookup table) sul monitor per evitare al regista di vedere in modo flat il video che esce da una macchina in S-Log. Sui set delle produzioni più grosse esiste la figura del Video Assist, ma in certi casi, su produzioni un po' più piccole, questa mansione potrebbe essere svolta dal DIT. Ovviamente, né il DOP né l'operatore alla macchina possono occuparsi di queste cose perché l'operatore deve restare in macchina e il DOP segue il lavoro degli elettricisti, oppure è impegnato al fianco del regista.

TG: Come ti è capitato d'interessarti del flusso video?

EB: Mi sono un po' sempre interessato a questi argomenti perché sono appassionato di tecnologia ed ho ritenuto questo aspetto della produzione fondamentale per l'organizzazione di qualsiasi lavoro. Con la fotografia ero partito a prendere in considerazione le schede veloci perché se scatti in Raw a raffica, poter disporre di schede veloci significa non bloccare le funzioni della fotocamera durante la ripresa. Una scheda lenta, dopo 5-6-7-10 scatti va in buffer e blocca tutto. Grazie al fatto di aver dovuto risolvere questo piccolo problema, ho iniziato ad interessarmi di come fare ad ottimizzare il workflow anche in altre situazioni. Nel video, dove con l'avvento dei file Raw un bitrate sempre più veloce ha richiesto nuove modalità d'immagazzinamento dei dati e porte più veloci. Attualmente, sto effettuando una ricerca sulla velocità del trasferimento/immagazzinamento dati ottimizzandola anche dal punto di vista dei costi ed ai tempi. Non sempre serve un'estrema velocità perché può capitare che troviamo dei limiti fisici nell'Hardware, quindi non avrebbe senso avvalersi di sistemi troppo veloci quando si creano dei colli di bottiglia in qualche fase del processo produttivo. Mi sono accorto che molte persone non prendono in considerazione certi problemi, non perché non li vogliano prendere in considerazione, ma piuttosto perché c'è molta disinformazione.

TG: Un altro problema importante nell'archiviazione dei dati è quello della sicurezza, tu cosa ne pensi? Come si può archiviare qualcosa in modo sicuro?

EB: Trovare un modo sicuro per archiviare i dati è la fase finale del lavoro del DIT. Nell'archiviazione è importante che i dati si conservino bene nel tempo, ormai non si usano più i nastri a questo scopo, ma generalmente degli Hard Disk. E' fondamentale sapere quanto durano nel tempo questi dispositivi ed altri supporti che noi potremmo scegliere d'utilizzare. Quanto possiamo stare tranquilli dopo aver archiviato dei dati? Questa è una domanda giusta alla quale però attualmente nessuno sa rispondere con precisione. Sappiamo che, prima o poi, tutti i supporti per l'archiviazione degenerano e provocano il deterioramento dei dati immagazzinati o addirittura la loro perdita.

TG: Secondo te, quale potrebbe essere un metodo sicuro per archiviare negli anni un prodotto audiovisivo?

EB: Dipende un po' dal budget di cui si dispone, si possono prendere in considerazione degli Hard Disk sicuri, però questa scelta mi obbliga a dover fare almeno 3 copie di ogni file immagazzinato e a dover ritrasferire tutto periodicamente perché è stato calcolato che tutti gli Hard disk prima o poi si rompono ed un periodo medio di sicurezza, prima di un loro cedimento, potrebbe essere 4 anni. Stesso discorso per gli SSD perché queste memorie hanno un ciclo di OPS limitato (operations per second). Chiaramente, anche quanto si utilizzano questi supporti influisce sulla loro durata, però si sa che ogni supporto ha una sua vita ed al temine della loro vita poi bisogna chiedersi: adesso cosa faccio con questi dati? Li perdo? Li butto via? O li voglio tenere? Può essere che non ci sia sempre la necessità di conservare tutto definitivamente.
Io ho un Hard Disk di 10 anni che funziona ancora, però per l'archiviazione non ci si può basare sulla fortuna, ma su dati certi che purtroppo nessuno riesce a fornirmi. Se la casa di produzione di un Hard Disk mi dice che i suoi prodotti durano per 4 anni ed io supero questa durata, già sto prendendo un rischio, inoltre il fatto che mi si indichi una durata, piuttosto che me la si garantisca è un fatto che già mi fa capire che un Hard Disk si potrebbe rompere anche prima di questi 4 anni. Per non correre rischi e conservare i miei dati in sicurezza, in 10 anni io potrei sostituire i miei supporti 3 volte. Quanto mi costa questa operazione. Quanto mi costano degli eventuali sistemi alternativi?
Un altro aspetto da considerare è quello che buttar via degli Hard Disk ad intervalli di tempo regolari contribuisce ad aumentare la spazzatura d'origine tecnologica e l'inquinamento ambientale; finché questi scarti sono prodotti da un privato o da un libero professionista è un conto, ma quando gli innumerevoli Terabyte di scarto originati da un server o da una casa di produzione un po' grande, anche queste considerazioni ecologiche diventano assolutamente importanti.

TG: In questa tua fase di studio del problema, ti sei rivolto anche ad aziende di grandi dimensioni?

ED: Sto iniziando proprio in queste settimane ad intervistare persone e società abbastanza note.

TG: Ricapitolando, mi potresti elencare pregi e difetti dei vari supporti di archiviazione?

EB: Non ho ancora terminato di raccogliere i dati relativi a quello che mi stai chiedendo, però dopo aver parlato con alcuni miei colleghi ed altri professionisti, ti posso dire che come interfaccia è ancora molto presente l'usb2 e la firewire800, anche se l'usb3 si sta facendo largo già da qualche anno, anche se non c'è ancora stato un aggiornamento per tutte le workstation, anche importanti, per motivi di costi. I passi consecutivi sono i Nas le porte thunderbolt o le Sata, per quello che riguarda i pc.
Gli Hard Disk forniti dalle grandi case come Red sono molto veloci, anche secondo la mia esperienza d'utilizzatore, però mi sono molto fidato di quello che ho trovato in rete su youtube, siti vari e consultando le specifiche tecniche fornite dai costruttori.

TG: Beh, però in un momento in cui abbiamo scoperto che ci sono ditte che dichiarano quello che vogliono fintanto che poi vengono smentite da prove strumentali, come facciamo a fidarci di quello che viene scritto o detto dai fabbricanti di schede di memoria, Hard Disk o altri dispositivi e supporti?

EB: Sì infatti, bisogna ricorrere a test pratici. Tra le case più affidabili per quello che dichiarano, io citerei San disk. Mi è capitato di provare nel mio computer delle loro schede che erano date per 95 Megabits, provarle ed ho visto che la velocità risultava essere 94,5 Megabits. Per altre marche il dato era più teorico, oppure un asterisco indicava che i dati facevano riferimento a loro test interni. Provandole poi ti accorgi che quelle velocità sono 10%-20% o addirittura anche 50% più lente di quello che loro indicavano. In questi test è sempre molto importate considerare l'Hardware che si sta utilizzando, a me è capitato d'aver comprato una scheda che va a 150 Megabits, però il mio Hardware non supportava quella velocità ed il mio lettore di schede si fermava a 130. Dopo varie analisi d'approfondimento per capire perché non riuscissi a raggiungere i 150 Megabits, ho scoperto che questo era dovuto per un limite del mio lettore di schede e quindi ne sono andato a comprare uno più veloce. Un prodotto che ritengo interessante è il Lexar Hr2 che è un dispositivo Thunderbolt basato su attacco usb3, una specie di torrette di cui si possono comprare i vari blocchi per lettori di schede e poi collegarmi al Mac e viaggiare con velocità che non vanno mai a saturare l'Hardware.
Per quello che riguarda l'archiviazione, possiamo prendere in considerazione gli SSD e gli Hard Disk tradizionali. Non ci sono molte altre alternative, adesso è uscito un prodotto nuovo di Sony, l'ODA che bisognerebbe provare e conoscere meglio, prima di poterne parlare con precisione. Un'altra alternativa molto valida può essere quella dei server, ma qui parliamo di qualcosa di costoso, nell'ordine dei 10-20 o 30000 euro che generalmente si possono permettere solo le grandi case di produzione.

TG: Ok, parlando solo di SSD e HD, ogni quando bisogna fare un back-up?

ED: Dipende, io ultimamente sto utilizzando un Raid fisico basato su 5 HD che ritengo un sistema abbastanza sicuro. Naturalmente, quando ho il tempo per farlo vado anche ad archiviare tutto su un altro HD. Ad ogni modo un sistema Raid che suddivide i dati su più HD aggiungendo anche delle informazioni (formule matematiche tipo equazioni) che servono poi alla ricostruzione dei dati. Ci sono sistemi che si basano su Raid 5, Raid 6, Raid 10, con riferimento a quanti HD utilizzano i sistemi Raid per l'immagazzinamento, la suddivisione e la ricostruzione dei dati salvati. Più HD vengono utilizzati, più i miei dati sono al sicuro.

Emanuele Bonapace, 23 anni, DIT

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