sabato 5 dicembre 2015

Una lezione d'arte all'Hangar Bicocca con Federico De Leonardis

Federico De Leonardis ha un suo blog d'arte in cui parla molto chiaramente di ciò che ritiene sia interessante, scrivendo di coloro che hanno un segno nuovo e di coloro che questo segno non lo esprimono, criticando questi ultimi che dicono d'avere un segno nuovo quando, in realtà, questo segno non ce l'hanno. Questi pseudo-artisti sono solo un'espressione commerciale di una cultura istituzionale, anche se forse, piuttosto che utilizzare questi termini, sarebbe meglio parlare di artisti riconosciuti dal mercato che non sono portatori di novità artistiche.
Cerchiamo di capire meglio chi sono questi bluff e perché.
Per fare questo, ho chiesto ad un artista innovativo, come Federico, di accompagnarmi all'Hangar Bicocca, e di esprimermi il suo pensiero su certi nuovi talenti che si affacciano su importanti palcoscenici espositivi dell'arte contemporanea.

Petrit Halilaj - Space Shuttle in the Garden

Petrit Halilaj è un artista giovane, non ha ancora 30 anni e viene da un paese anch'esso molto giovane, il Kosovo. Petrit si esprime in maniera interessante, anche se ciò che fa non è per nulla nuovo e probabilmente il pugno nello stomaco che ci trasmette la sua azione creativa, sta proprio nel fatto di sorprenderci ripresentandoci cose già viste più di 40 anni fa.
E' stupefacente, come oggi esistano molte persone giovani che rifanno, probabilmente senza rendersene conto, e senza conoscere il passato, magari anche in modo onesto, qualcosa fatto da altri artisti che hanno già lavorato su questi piani e su queste tematiche.
La galleria Apollinaire di Guido Le Noci ha presentato in passato un'infinità di cose del tipo ora in mostra all'Hangar Bicocca, certamente non in maniera così monumentale ed in spazi che sicuramente contribuiscono loro stessi a conferire alle opere un'atmosfera particolare.
Halilaj con il suo pollaio abitato da galline vive, non fa altro che copiare qualcosa che era nell'aria molto tempo fa, come le formiche vive nel formicaio di Armando Marrocco in "Uomo e formica"; piuttosto che l'installazione di Jannis Kounellis che nel 1969 tiene dei cavalli legati ad un muro con della corda, alla galleria dell'Attico a Roma, come se questi fossero dei quadri, ottenendo un effetto di decontestualizzazione degli animali, visti in un ambiente diverso da quello in cui sono soliti stare i cavalli. C'è anche chi ha già portato in scena le galline, nel lontano 1974, alla Galleria Toselli di Milano, riproponendo un progetto inedito di un grande artista italiano scomparso nel 1963. Proprio come ha fatto Petrit, qui nell'hangar più desiderato dagli artisti di tutto il mondo. 

Un'opera di metallo di Petrit Halilaj che contiene della sabbia, sullo sfondo un'altra sua creazione che ci ricorda i cassoni di legno per le gettate di cemento

Un dettaglio dell'opera di Petrit Halilaj

Petrit Halilaj mostra comunque una certa fantasia ed una buona cura per i particolari, anche se qualcosa del genere l'abbiamo già visto fare nel 1970 da Robert Smithson, che fotografava il suo Spiral Jetty (Molo a spirale) e presentò ad una Biennale di Venezia, tanti anni fa, un'altra opera piuttosto conosciuta come Rocks and Mirror Square.

Robert Smithson - Rocks and Mirror Square, 1969-71


Chissà se il giovane Halilaj ha visto Smithson? Probabilmente no, altrimenti si renderebbe conto che non ha senso rifare cose di questo tipo. "Perché dobbiamo ripetere un lavoro già fatto?" Queste sono le riflessioni del De Leonardis di fronte a quello che ha visto ieri, insieme a me, in via Chiese, 2. Ma francamente, credo che per qualsiasi visitatore con un minimo di cultura artistica possa essere difficile farsi un'opinione diversa da quanto appena espresso.
Un grande inquinatore sa mescolare con grande fantasia oggetti strani, forse visti in qualche cantiere o in un'officina per la costruzione di qualcosa, magari, anche solo come scarti.


A certi elementi sono state aggiunte pietre, piuttosto che il nero fumo, o il calcare sbriciolato, i sassi di calcare, per poi assemblare il tutto.
Probabilmente questo artista non è in malafede, ma molto più semplicemente non ha cultura e non ha visto quello che è stato fatto da altri prima di lui.

"Un artista deve fare sempre qualcosa di nuovo, altrimenti, cosa cazzo ci sta a fare al mondo?"
Questo è quello che si chiede Federico, ma oggettivamente, gli si può dare torto?
Poiché siamo in un'epoca d'ignoranza micidiale in cui regna la disinformazione della massa, assistiamo ad un via vai di studenti, soprattutto, e di giovani che vengono qui a vedere certe cose pensando di trovarsi al cospetto di opere importanti, solo perché non hanno visto quello che dovevano vedere.
I bambini ed i giovani apprezzano molto certe forme espressive simili a scenografie che spesso, come nel caso dell'altra mostra proposta all'Hangar Bicocca, Hypotesis di Philippe Parreno, finiscono per essere una forma d'arte di cui il pubblico è parte integrante dell'opera.

In conclusione, possiamo dire che certe cose, oltre ad essere già state fatte, sono anche state fatte meglio, se voi andate a vedere il lavoro di Smithson, vi accorgerete che lui è capace di trasmettere un'emozione che Halilaj non è in grado di dare.


Federico De Leonardis
Grazie, Federico la tua opinione è importante per noi; per scavare meglio nel passato e per capire quali sono state veramente le avanguardie che ci hanno trasmesso qualcosa di nuovo; vi preannuncio che ho in serbo per il pubblico di "Frammenti di Cultura" un intervista molto importante ad un artista molto attivo negli anni '60 ed ancora capace di mostre una certa freschezza ideativa ai nostri giorni. TG

Nessun commento:

Posta un commento