martedì 25 giugno 2013

Kaspar Hauser

 Kaspar

Hauser

Eccoci di fronte ad un altro mostro, questa volta non palesato, ma evocato da un nome anch'esso fantastico. Il mostro è colui che si distingue in qualche modo, spesso negativamente, dall'ordinarietà e dalla consuetudine. La figura del Fanciullo d'Europa fu molto enigmatica e controversa, non sappiamo chi fu effettivamente questo ragazzo, ma il suo nome è ancora in grado di aprirci a nuovi mondi, forse per questo qualcuno ha voluto dare un segnale positivo scrivendo nome e cognome di un personaggio romantico all'entrata di un dipartimento di salute mentale.
Kaspar Hauser, ignota è la sua origine, misteriosa la sua fine. E' un po' il simbolo di come il mondo, una volta scoperta la purezza si preoccupi solo di distruggerla.

La scritta si trova in via Giuseppe Guerzoni 16, a sinistra dell'ingresso del Parco Nicolò  Savarino e di Pasta e Vongole.

Aggiornamento del 17 agosto 2013
Riporto di seguito quanto riesce sinteticamente a scrivere Gabriella Kuruvilla sull'enigma di K. H.
Kasper Hauser è il diverso: lo sconosciuto, l’estraneo, l’altro o, volendo, l’extracomunitario. Colui che non appartiene a questa società e, probabilmente, nemmeno a questo mondo. Gentile, sensibile ma anche strano e, forse, folle, dopo aver vissuto per anni in isolamento, incatenato dentro una cella buia, appare, o viene catapultato, improvvisamente, quando è ormai adolescente, in mezzo agli umani. A Norimberga, il 26 maggio del 1828. La sua inaspettata comparsa crea curiosità (nel migliore dei casi) e paura (nel peggiore). Sottoposto a vari input esterni, reagisce in maniera violenta e nevrotica, con frequenti crisi epilettiche. Ripete ossessivamente due frasi (“diventare cavalleggero” e “non so”), è in grado di scrivere unicamente il suo nome, vede benissimo di notte ma non sopporta la luce del sole, ingerisce solo pane e acqua e vomita qualsiasi altra cosa finisca nel suo stomaco. Trattato come un fenomeno da baraccone, viene incarcerato. Praticamente impossibilitato all’integrazione ma costretto a una difficile rieducazione, grazie all’intervento di un professore impara a scrivere e a leggere, iniziando così a raccontare la sua storia. Che, evidentemente, preoccupa qualcuno: dato che, ben presto, viene prima aggredito e poi assassinato, da mano che rimarrà per sempre sconosciuta. Le sue ultime parole sono “Il mostro è divenuto troppo grande per me” e sulla sua lapide c’è scritto: “Qui riposa Kaspar Hauser, enigma del suo tempo. Ignota l’origine, misteriosa la morte – 1833″.


Nessun commento:

Posta un commento