Un monotipo di Alberto Brunello
Tony Graffio: Ciao Alberto, iniziamo con le domande che faccio a tutti coloro che non ho mai visto: da dove vieni? Quanti anni hai? E qual'è la tua storia?
Alberto Brunello: Vengo della provincia di Vicenza, da Thiene, ho 32 anni e arrivo dal disegno. Per un lungo periodo mi sono dedicato ai graffiti, poi ho lavorato nell'illustrazione e solo da quattro anni a questa parte ho iniziato ad esprimermi con l'incisione: linografia, xilografia, puntasecca, acquaforte, acquatinta e le tecniche della calcografia. Ultimamente, invece, mi sto concentrando sul monotipo.
TG: Spiegami come si realizza il monotipo, per favore.
AB: Il monotipo è una tecnica che fa parte dell'incisione, anche se non è una vera e propria incisione non c'è perché la lastra di zinco, plexiglass, vetro o qualsiasi altra superficie liscia viene dipinta con gli inchiostri calcografici. In alcuni punti si mette colore, in altri si toglie con le spatole; nel momento in cui sei soddisfatto del risultato si mette la lastra sotto il torchio per ottenere una stampa unica. Ogni tanto, si riesce ad ottenere una ghost-print, ovvero una seconda stampa che sarà molto più scarica di colore e meno contrastata, perché quasi tutto l'inchiostro è stato trasferito sulla prima stampa. Per alcuni stampe di teschi io ho realizzato delle copie digitali da scansioni ottenute dal monotipo; ovviamente si tratta di una cosa completamente diversa, ma in questo modo ho prodotto delle stampe da vendere a costi inferiori. Qui a Filler ho portato dei monotipi di formato ridotto perché so che a questo pubblico giovane è difficile vendere dei pezzi unici costosi, ma normalmente realizzo anche monotipi di formato 50X70 centimetri. Opere che hanno un costo superiore. I prezzi variano dai 50 ai 200 euro, anche di più per i 50X70, mentre quelli piccolini che ho portato qui a Filler sono praticamente dei 10X15 che vendo a 20 euro. Si tratta di una piccola edizione per i più squattrinati.
Alberto Brunello a Filler S.E. 2017
TG: Che soggetti illustri?
AB: Principalmente, mi sono dedicato a teschi, ma per la prima parte della mia produzione avevo ritratto le montagne della mia zona. I paesaggi del Pasubio mi hanno impegnato per un po', amo le Dolomiti ed ho voluto fissarle sulla carta con la tecnica del monotipo. Gli ultimi soggetti che sto studiando negli ultimi mesi sono i nudi femminili. Più avanti, per par condicio, penso che passerò anche ai nudi maschili. Un altro progetto al quale tengo molto è quello de: "La terra sotto i piedi", dove con una mia amica del mantovano stiamo facendo una campagna di sensibilizzazione contro l'uso dei pesticidi. Lei è un'apicoltrice e ha osservato che i suoi insetti risentono molto dopo che i campi vengono irrorati con il glifosato. Si chiede una regolamentazione più rigida nell'utilizzo di sostanze chimiche che possono danneggiare alcune forme di vita. Insieme, abbiamo realizzato una serie di due linoleumgravure con le api e i fiori e dei monotipi, sempre incentrati sulla campagna. E' una cartellina che tiriamo in 100 copie e che mettiamo in vendita per finanziare questo progetto di sensibilizzazione dell'opinione pubblica nei confronti dei pesticidi. A me piace dare molta pressione ai cliché in linoleum, cosa che non si può fare con la xilografia, perché si rischierebbe di rovinare le tavole di legno di pero.
TG: Dove hai imparato le tecniche calcografiche?
AB: Un po' da autodidatta con il linoleum, mentre un amico che adesso vive a Londra mi ha aiutato con tutto il resto. Adesso anche lui è qui presente a Filler per esporre i suoi lavori, si chiama Michele Servadio. Ho un altro amico a Thiene che mi ha dato una mano, ma quest'ultimo è più un ceramista.
TG: Mi sembra che ci sia una certa tradizione per la calcografia a Thiene, è così?
AB: C'erano degli stampatori, si chiamavano Martini, avevano un torchio grandissimo. Ancora adesso ci sono alcuni artisti dalle nostre parti. In seguito ho seguito un corso al MART di Rovereto. Sotto il museo c'è un laboratorio tenuto dal maestro Maurizio Giongo che ha spiegato la cera molle, l'acquatinta, l'acquaforte, la maniera nera... A Thiene, il mio laboratorio si chiama Maniera Scura perché lì stiamo combinando la stampa calcografica con la camera oscura.
TG: Sai cos'è la Photogravure?
AB: No... ma mi sembra che sia una tecnica molto complicata che elabora un cliché di rame per stampare immagini fotografiche.
TG: Sì è una tecnica molto bella, purtroppo caduta in disuso, proprio per la sua complessità. Invece, tu come sei arrivato a voler lavorare sul monotipo?
AB: Proprio grazie a Michele Servadio che mi ha proposto questa tecnica. Ho visto i suoi lavori e sono rimasto colpito dalla forza espressiva di questo modo apparentemente grezzo per ottenere disegni molto particolari. I teschi che ho stampato sono usciti molto violenti ed espressivi, con un tratto molto indicato a quello che volevo dire.
TG: Il monotipo dà un risultato molto diverso dall'incisione?
AB: Sicuramente, l'incisione ti dà un risultato più preciso e ripetibile, mentre il monotipo, essendo quasi una tecnica pittorica è libera. Ci sono artisti che usano il monotipo per fare dipinti a più colori, sia nella stessa lastra che sovrapponendo più cliché.
TG: Tipo serigrafia...
AB: Sì. Io grazie al monotipo sono riuscito a esprimere cose che mi hanno dato grande soddisfazione. Vorrei parlarti anche di una fanzine d'illustrazione che ho curato personalmente intitolata: "La morte ti fa belva", dove sono contenute opere di 69 illustratori che hanno partecipato con un'illustrazione a testa sul tema degli animali morti. Poteva essere interpretata in maniera animalista, ironica, o la semplice rappresentazione di un animale. Con l'acquaforte ho ottenuto un tratto piuttosto preciso, mentre con il monotipo è facile dare un senso più pittorico ai soggetti e perfino realizzare cose più astratte.
L'acquaforte della fanzine di cui si parla nel testo
TG: Scusami, ma piuttosto che stampare un monotipo, non è più semplice dipingere direttamente a china, per esempio?
AB: C'è chi usa il monotipo come addestramento per realizzare dopo dei quadri. Con la pittura hai anche un altro tipo di rapporto ed un'altra valenza. Il monotipo lo realizzi in fretta, ne puoi fare anche 100 in un giorno, scartandone 80 e quegli 80 che butti via non hanno peso; mentre il quadro non lo scarti, anzi, ci continui a lavorare sopra finché non ne esci quello che vuoi tu. Il monotipo, una volta realizzato, al massimo lo puoi ritoccare perché è un pezzo unico, ma non lo puoi modificare a tuo piacimento.
TG: E' un po' come darsi un termine.
AB: Bravo, è quasi una gara a cronometro. Ne fai quanti ne vuoi e puoi scartarne anche molti che la cosa non ha importanza. Il bello, a volte, è proprio andare fuori dai propri schemi per sperimentare e provare nuove cose. Quando ottieni risultati che non ti piacciono le puoi scartare. Il monotipo dà risultati spesso inaspettati, perché quando inchiostri è difficile capire esattamente che cosa uscirà. Sul plexiglass o il vetro un po' meno perché sono superfici trasparenti che puoi valutare anche guardando attraverso di esse, ma sullo zinco o il rame non puoi fare queste osservazioni in trasparenza e se vedi la superficie nera, poi puoi accorgerti che non è poi così nero come pensavi che fosse, perché l'inchiostro sul rullo non era così fisso.
TG: E' una tecnica abbastanza divertente.
AB: Sì, a volte ti trovi davanti a sorprese che possono darti un buon risultato. Non è che fai una cosa e ne esce una totalmente diversa, però ci possono essere risultati molto diversi da come te li aspettavi.
Teschio stampato come monotipo da Alberto Brunello
TG: Perché tutti questi teschi? Sono una riflessione sulla morte? O fanno parte dell'estetica Punk?
AB: Sono legato al teschio perché si tratta di uno dei primi disegni che facevo fin da piccolo. Ho smesso di rappresentarli un po' di anni fa, perché è un soggetto un po' inflazionato, lo fanno tutti... Però, di recente ho voluto riappropriarmene facendo altre riflessioni su una fanzine dalla copertina stampata a secco, vedi? Non c'è colore, ma solo la goffratura della carta.
TG: Bello.
AB: Questa è l'essenza della vita nella sua forma finale. Fermezza e bellezza degli esseri umani al loro stato più pacifico ed innocuo.
Alberto Brunello, 32 anni, incisore.
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