sabato 17 giugno 2017

Espinasse 31, un laboratorio "americano" per l'Europa

"Don't worry, make art". Anonimo

Nonostante ci sia chi dica il contrario, recentemente il mercato dell'arte non è sicuramente effervescente come un tempo. La crisi economica, la grande offerta proposta da sempre più creativi, i diversi canali di vendita, i tempi che cambiano, le bolle speculative pronte ad esplodere in ogni momento e tanti altri fattori imponderabili rendono difficile indicare con precisione da che parte arrivino le difficoltà maggiori, ma è chiaro che anche la figura dell'artista è meno rispettata di una volta. Adesso, calciatori, Rock-star, politici e perfino i boss di attività illecite sono coloro che monopolizzano l'interesse delle masse e ne stimolano l'istinto d'emulazione. E' difficile riuscire a piazzare un prodotto culturale, sia esso un libro, un film, un disco o, soprattutto, un'opera d'arte. Abbiamo visto che per molti personaggi facoltosi non è un grosso problema sborsare cifre consistenti per aggiudicarsi un'opera che li rappresenti e sia di fatto uno status symbol che li introduca in un certo ambiente, ma riuscire a creare dell'interesse sui nuovi artisti emergenti e venderne i lavori non è un'impresa di poco conto. In questa situazione capita che arrivi anche chi prova a fare un'operazione ancora più coraggiosa e contro corrente, portando artisti di un mercato ricco e fiorente a casa nostra. 
Tre mesi fa, Antonio Castiglioni, un uomo dai molteplici interessi, ha aperto una residenza per artisti stranieri a Milano, in viale Espinasse, 31. Negli intenti di questo imprenditore c'è la promozione della Urban e della Street-art e le pratiche ad essa legate; l'ospitalità agli artisti che, normalmente, in un periodo di circa 3-4 settimane, possono realizzare le loro opere sul posto e poi esporle nel nuovo spazio completamente ristrutturato ricavato in una ex-tipografia di periferia. Castiglioni propone anche di creare una comunità artistica che faccia dialogare in maniera interculturale gli artisti ospitati nel suo progetto e gli artisti locali; oltre che stimolare il pensiero estetico e critico, facendo dell'arte di massa un elemento base per la formazione culturale di tutti.
Ieri sera, ho avuto il piacere di assistere all'inaugurazione dell'esposizione dei lavori realizzati in loco da Claudia La Bianca e Adrian Avila e ad una performance dal vivo di Daniel Tummolillo che ha dato una dimostrazione di come si ottengono monotipi serigrafici sotto gli occhi dei visitatori invitati alla serata.
La residenza artistica è generalmente un'opportunità che viene data agli artisti per soggiornare in un luogo dove lavorare avendo le spese di vitto e alloggio pagate e, a volte, anche uno stipendio. In questa situazione, l'artista è libero di fare ciò che vuole, ma alla fine della permanenza in quello spazio lascia una o più opere, o anche tutte, a seconda dell'accordo preso, a chi gestisce la struttura ospitante. Non conosco i termini degli accordi intercorsi tra Espinasse 31 e gli artisti, né li ho chiesti nel dettaglio perché, di fatto, questa struttura privata ritengo possa essere all'incirca come una vetrina d'arte contemporanea che si presenta al pubblico con un diverso approccio formale. Non mi è stato espressamente detto, ma mi sembra normale che in tempi piuttosto difficili per il mercato dell'arte, si tentino delle esperienze imprenditoriali nuove per meglio affrontare le difficoltà che ultimamente, in Italia, rendono qualsiasi azione commerciale estremamente rischiosa.
Auguro buona fortuna a chi si prodiga spinto dalla passione per far nascere nuovi talenti e diffonderne il lavoro. TG

Watch U Looking at? - Claudia La Bianca - Vernice spray e colori acrilici.

Tony Graffio intervista Antonio Castiglioni Direttore di Espinasse 31, Talent scout e Manager

Tony Graffio: Da dove è scaturita l'idea di aprire una Galleria d'Arte in questo posto?

Antonio Castiglioni: Espinasse 31 non è una Galleria d'Arte, ma una Residenza per Artisti. L'idea è nata a Cuba, nel gennaio del 2016, quando ho visitato l'isola con un amico street-artist di Miami di origine portoricana. Volevamo fare qualcosa di diverso, volevamo aprire una residenza per artisti in un luogo in completo cambiamento, come poteva essere L'Avana in quel momento. Abbiamo avuto delle difficoltà e allora io sono ritornato a Miami e mi sono chiesto se non fosse stato meglio realizzare questo progetto a Milano, dove sarei riuscito a gestirlo meglio. Ho cercato uno spazio ed ho trovato questo posto. L'ho comprato, l'ho ristrutturato ed ho iniziato ad invitare gli artisti. Gli artisti hanno iniziato a venire qui a produrre e a vedere come funzionava questo spazio, facendo una buona pubblicità alla Residenza per Artisti, soprattutto a Miami. Io ho casa in Florida e solitamente ci vivo per sei mesi all'anno. Grazie a quella buona pubblicità, adesso ci sono vari artisti che mi vengono a cercare e vogliono venire a Milano. Io li seleziono e li porto qui a produrre arte. Tengo a precisare che il mio interesse è focalizzato su Pop-art e Street-art, su artisti americani e sud-americani, esclusivamente.

TG: Per quale motivo scegli solo questo genere d'arte e gli artisti americani?

AC: Per una scelta personale. Ritengo che la Street-art e la Pop-art prodotta in USA e Sudamerica, come si può vedere dai quadri qui esposti, siano molto più gioiose di quelle prodotte altrove. L'arte deve portare gioia e dev'essere molto comprensibile visivamente. Questo è quello che mi piace. Non apprezzo l'arte troppo concettuale.

TG: Che possibilità offre questa residenza milanese agli artisti americani e sudamericani?

AC: Dopo aver scelto gli artisti, li porto qua, non per veicolarli nei confronti di un'unica galleria, ma di più gallerie che abbiano più punti vendita in Europa, per far crescere le valutazioni, ma anche i percorsi individuali degli artisti.

TG: A Miami hai una tua Galleria d'Arte?

AC: No, non ho una Galleria d'Arte nemmeno a Miami, ma una casa. Da lì mi muovo con amici che hanno laboratori simili a questo. Stiamo pensando di fare qualcosa anche lì, ma non una residenza, perché il progetto è di portare gli artisti americani in Europa. Potrei pensare di portare di là un artista italiano per avere un Pop-store, un'attività temporanea aperta solo per 3-4 mesi. Non ho intenzione di fare cose strane in America perché quello è un mercato completamente diverso dal nostro; però allo stesso modo, gli artisti italiani che porterò oltreoceano li vorrei indirizzare verso i galleristi americani.

TG: Ti ritieni un mecenate?

AC: Non sono un mecenate, adesso ho bisogno di vendere per fare un po' di soldi per rientrare da tutto quello che ho speso.

TG: Se questa non è una galleria, mi potresti dare una definizione della tua attività commerciale?

AC: Sono un talent-scout nello scoprire gli artisti, nel farli crescere personalmente e di quotazione e intendo diventare il loro manager in Europa.

TG: E' un nuovo tipo di attività?

AC: Nessuno ha mai fatto questo.

TG: Ti farai pagare a percentuale?

AC: Quello è normale.

TG: Da dove arriva il tuo interesse per la serigrafia?

AC: Hanno paragonato questo spazio alla Factory di Andy Warhol negli anni '80 a New York e così da lì abbiamo preso spunto per fare qualcosa in stile Warhol, come la serigrafia, ma quello che facciamo è diverso da ciò che ha fatto Warhol, perché noi coinvolgiamo anche la Street-art.

TG: Grazie mille.

Dopo, ho intervistato Claudia La Bianca.

Claudia La Bianca street artist
Claudia La Bianca sul terrazzo della casa d'arte Espinasse 31

Tony Graffio intervista Claudia La Bianca

Tony Graffio: Ciao Claudia, vuoi raccontarmi qualcosa di te?

Claudia La Bianca: (Osserva il mio biglietto da visita) Volentieri, ma tu scrivi di graffiti?

TG: A volte. Ho iniziato a pubblicare il mio blog con un certo interesse per la documentazione fotografica dei graffiti e la street-art, però quest'ambiente è un po' particolare. Non ho trovato una buona accoglienza; c'è molto sospetto verso chi si avvicina a questi argomenti venendo da altri ambienti, così ho preferito dirottare le mie ricerche culturali verso generi più alla luce del sole. Preferisco occuparmi di arte, fotografia, cinematografia sperimentale, serigrafia, tecniche artistiche varie e ambienti underground. Ho un po' lasciato perdere il graffitismo, anche se ogni tanto torno a vedere che cosa succede per strada, specialmente per quello che riguarda la Street-art e la Urban art.

CLB: Street-art? Bene, io adesso faccio Street-art. Chiedimi quello che vuoi.

TG: Puoi raccontarmi perché hai scelto di rappresentare dei soggetti femminili così sexy?

CLB: Scusami sono un  po' stanca... Dev'essere per via del jet lag.

TG: Sei arrivata oggi?

CLB: Un'ora fa.

TG: Vivi a Miami?

CLB: Da 20 anni. Tra Miami e New York.

TG: E come si sta in America?

CLB: Benissimo. E' fantastico. Miami per me è stato un trampolino di lancio, perché lì non c'è tanta arte e cultura come in Italia. L'America mi ha aiutato a trovare me stessa come street-artist. Io ho un background da filmaker; ho fatto un paio di film e pubblicità internazionali. Tre anni fa ho fatto una pausa e ho realizzato per scherzo il mio primo murale con un amico a Wynwood. Non volevo neanche fare, perché non ero una street-artist, invece l'ho fatto e la reazione del pubblico è stata molto bella. Tutti volevano sapere chi era questa nuova artista. Da lì, ho iniziato a dipingere i muri, a Miami. Era il 2014.

TG: Cosa facevi prima di allora?

CLB: Prima mi dedicavo al cinema. Ho realizzato due lungometraggi, l'ultimo che ho girato s'intitola: "Il viaggio di una libellula" (The journey of a Dragonfly), ho voluto riprendere a dipingere durante una pausa di un paio di mesi, perché non dipingevo da molto tempo. Ho studiato moda, in Italia.

TG: Sei siciliana?

CLB: Sicilianissima. 

TG: E dopo aver dipinto quel murales ti sei data alla Street-art?

CLB: Sì alla Street-art-Pop-art. Io sono sempre stata affascinata dai fumetti. Prima dei murales, disegnavo fumetti. Così ho deciso di trasferire sui muri i miei personaggi, perché quella è la maniera più veloce per comunicare un messaggio a tutti. Come hai visto io dipingo donne con grandi coglioni (risata). Donne alle quali non gliene frega un cazzo, che non hanno peli sulla lingua e che sono molto sensuali.

TG: Da dove arriva questo immaginario femminile super-sexy?

CLB: Dalla mia infanzia. Essendo cresciuta in Sicilia, in un paesino...

TG: Dove?

CLB: A Bagheria, il paese di Giuseppe Tornatore. Essendo cresciuta in un luogo dalla mentalità abbastanza chiusa, dove la sessualità è ancora un tabù di cui non si parla, ho deciso di esprimere certe cose. Da piccola ero un po' cicciottella, per questo i ragazzini mi prendevano in giro. Anziché andare a giocare in giro con gli amici che mi chiamavano "balena", stavo a casa e disegnavo queste supereroine, queste donne bellissime che mi proteggevano e mi davano la forza di affrontare tutto. In me avevo il sogno di diventare come queste eroine e poi il sogno s'è avverato. Forse la prossima volta mi sentirai, ma adesso mi vedi... (risata) E' stato un modo per aumentare la fiducia in me stessa. E' stato un moto di ribellione. Il fatto che le mie donne sono molto erotiche...


Supersexy woman
Una delle eroine di Claudia La Bianca esposte alla casa d'arte Espinasse 31.

TG: Anche esplicite...

CLB: Molto esplicite... Per una forma di ribellione a quei tabù che c'erano in Sicilia e che ci sono ancora adesso.

TG: In America ti capiscono?

CLB: In America mi amano, perché lì più sei esplicita più ti amano.

TG: Wow!


Claudia La Bianca
and that is how stars were made... Claudia La Bianca

CLB: Ecco, le mie eroine sexy arrivano da lì.

TG: Come hai conosciuto Antonio Castiglioni e come hai deciso di venire qui per la residenza artistica?

CLB: Antonio è venuto un paio di volte da me, un paio d'anni fa, per ricercare dei talenti. Poiché io ho tanti murales in giro per Wynwood, che adesso è diventata l'epicentro della Street-art mondiale, ha deciso di scegliermi come una dei suoi artisti. Quando io avevo iniziato a seminare i miei murales a Miami sapevo che quei lavori sarebbero diventati importanti. Era come gettare dei semi di quercia ed adesso io ho la mia foresta (ride).


Wynwood Frammenti di Cultura
Un Mural di Claudia a Wynwood, Miami.

TG: Hai buone quotazioni?

CLB: Abbastanza. E poi, c'è questa linea sottile tra i writers e gli street-artist. I graffiti artist sono stati i primi a dipingere illegalmente con le bombolette.

TG: Mettendo tag dappertutto.

CLB: Esatto. Negli ultimi 6-7 anni, non so esattamente quando, è scoppiato questo boom pazzesco della Street-art. Molti writers taggano ancora la Street-art, però i miei lavori non li toccano...

TG: Ti fai rispettare.

CLB: Abbastanza... Minchia se non mi rispetti, ti devi spaventare.

TG: (Risata) Poi, sei siciliana... Avrei paura anch'io. (risate) Dove hai studiato moda? A Milano?

CLB: No, a Bagheria, in Istituto d'Arte, anche se poi mi ero rotta i coglioni e non ho neanche finito. L'anno prima di terminare la scuola sono scappata e sono andata in America. Io sono cittadina americana dalla nascita, infatti non sono né carne, né pesce. Così si dice. Sono partita a 18 anni con un biglietto di sola andata, non sopportavo più quella mentalità arcaica. Vedi, adesso c'è una coccinella che si posa su di me. Lo sai perché? Perché io sono una persona molto fortunata!


Claudia La Bianca
Claudia La Bianca e la coccinella portafortuna.

Tony Graffio intervista Adrian Avila

Tony Graffio: Ciao Adrian, come hai conosciuto Antonio Castiglioni e come sei arrivato qui a Milano?

Adrian Avila: Semplice, mi ha raccomandato Jenny Perez, un'artista che è stata qui prima di me, poi ho conosciuto Antonio nel mio studio di Miami, ho parlato con lui, ci ho pensato per circa un mese ed alla fine ho deciso di venire. Sono qua da tre settimane.

TG: Tu vivi a Miami?

AA: Sì, sono cubano, ma vivo a Miami da quando avevo 14 anni.


Avila
Adrian Avila, 27 anni, artista.

TG: Hai fatto studi specifici d'arte?

AA: Sì, ho studiato illustrazione per 5 anni in California, dove poi ho lavorato per le edizioni della Disney. Poi sono tornato a Miami perché la mia famiglia è lì. Vidi un mural in Miami che mi piacque multo, allora mi misi ad osservare questa forma d'arte che decisi d'abbracciare. Adesso ci sono circa 12 miei murales a Wynwood.

TG: Sei rappresentato da qualche Galleria d'Arte?

AA: No, lavoro per me stesso e vendo direttamente ai miei collezionisti. Non mi piace lavorare con i galleristi.

TG: Come va il mercato artistico a Miami?

AA: Molto bene perché a dicembre c'è la fiera internazionale ArtBasel, già da 15 o 16 anni, quindi c'è molta arte. Ritengo che Miami per l'arte sia anche meglio di Los Angeles.

TG: E' la tua prima mostra fuori dagli USA?

AA: Sì, a dicembre avrò un'altra mostra a Miami, in quel caso avrò un po' più di tempo per dipingere le opere e preparare l'esposizione.

TG: Con che tecnica dipingi?

AA: Tipicamente con colori acrilici e colori ad olio. Prima stendo l'acrilico e poi ci dipingo sopra con i colori ad olio, al contrario non funzionerebbe perché l'acrilico non s'aggrappa all'olio.

TG: Certo. C'è anche uno strato lucido in superficie?

AA: Sì, quella che sembra una vernice è una lacca trasparente.

TG: Cosa vuoi esprimere con la tua arte?

AA: Più o meno ho espongo sempre la stessa idea di un mondo matriarcale fatto interamente di donne.

TG: Sei molto bravo, i corpi delle donne sono sensuali e naturali, hai studiato molto anatomia?

AA: Sì, poi ho fatto molta pratica. 

TG: A chi ti ispiri?

AA: Ci sono molti artisti che mi piacciono, io mi ispiro ad una dimensione che sta tra il mitologico ed il metafisico.


Adrian Avila
La Vera Pietà di Adrian Avila.

TG: Mi spieghi cosa significa: "La vera Pietà"?

AA: Tutto viene dal cielo. La costellazione della Croce del Sud incominciò a sparire dal cielo dell'Europa Centrale quando Cristo venne crocifisso, cosa che fece associare queste stelle alla morte del figlio di Dio, anche se nel 15 secolo vennero riscoperte dalle grandi spedizioni navali che navigarono nell'emisfero australe. La mia è un'opera antireligiosa perché ogni forma di devozione divina, anche il Paganesimo deriva dall'osservazione del cielo. In questo quadro una donna tiene tra le braccia una donna morente, si tratta di un'immaginario simile a quello di Michelangelo, ma io ho voluto inserire una donna al posto del Cristo proprio per reinterpretare quel mondo matriarcale che mi appartiene. E poi, perché Cristo non potrebbe essere una donna? La vera Pietà è ciò che noi non comprendiamo pienamente di noi stessi o delle nostre religioni.

TG: E Cassandra?

AA: Cassandra era la figlia era la figlia di Apollo ed era un oracolo, però Apollo la punì facendo sì che nessuno le credesse. Nel nostro caso Cassandra profetizza l'aumento del livello delle acque a causa del riscaldamento globale del pianeta, cosa che si capisce anche vedendo il Duomo di Milano circondato dalle acque. Cassandra tocca un anemone per avvisarci della distruzione che ci attende. In questo momento, Miami e la Florida stanno negando completamente che possa avvenire un innalzamento delle acque, ma certamente la situazione è un po' inquietante.


Daniel Tummolillo
Daniel Tummolillo insieme ad Adrian Avila e a Giulia, la modella di Urania senza mantello.

TG: Ultima domanda, sei riuscito a rendere ancora più bella Giulia, la modella di Urania senza Mantello, come hai fatto?

AA: Urania è la Musa dell'astronomia, ho associato lei all'Universo dell'amore.


Adrian Avila Urania senza il mantello
Urania senza mantello di Adrian Avila

Antonio Castiglioni s'è ispirato alla Factory di Warhol ed ha chiesto agli artisti di fare delle riproduzioni serigrafiche di alcuni loro lavori stampati in una decina di copie.
Anche queste serigrafie erano esposte, i loro prezzi erano intorno ai 450 euro.
La stessa sera dell'inaugurazione, c'è stata anche una dimostrazione di che cos'è la serigrafia con una performance dal vivo di Daniel Tummolillo, docente di serigrafia presso l'Accademia di Belle Arte di Brera dal 2009. 

 Daniel Tummolillo stampa un monotipo serigrafico durante la performance artistica del 16 giugno 2017 presso la casa d'arte Espinasse 31.

Che cos'è un monotipo serigrafico
E' un bellissimo gioco, è qualcosa di strano che faccio raramente perché è pura astrazione e puro non-sense, si va a sentimento. Si usano colori, segni e oggetti da frapporre alla carta. In questa occasione mi hanno chiesto di fare una performance, così piuttosto che stampare dei cliché, il monotipo mi sembrava la cosa più interessante da proporre per dare libera espressione alla mia fantasia. Facendo molta attenzione ed usando il pennello sul telaio si potrebbe tirar fuori qualcosa di più figurativo e calcolato, ma il monotipo si propone soprattutto di stampare un effetto simile, ma sempre diverso. Io ho utilizzato soprattutto la racla, la spatola e pezzi di carta,ma mi è capitato di vedere immagini di artisti con pennello e colori che creavano un'immagine sulla tela del telaio pulito, come se stessero lavorando ad un quadro. Poi si passa la racla che logicamente ha un altro effetto, perché il suo movimento spinge il colore in una direzione ben definita; riuscendo a calcolarne l'effetto si riescono ad ottenere ottimi risultati. In serigrafia la stampa migliore si ottiene con una passata singola della racla sul telaio inchiostrato, con una pressione costante e omogenea, però si possono introdurre delle varianti nella tecnica del monotipo per dare risultati diversi. Si può pensare di muovere la racla da sinistra a destra anziché dall'alto al basso, oppure man mano che si scende lungo il telaio ci si può fermare e poi ripartire. Si può puntare la racla in un angolo e tirarla diagonalmente sostanzialmente facendo una curva. In calcografia si ricorre facilmente ai monotipi, mentre in serigrafia capita più raramente. Il risultato di oggi mi ha soddisfatto, anche se pensavo di usare altri colori e poi mi sono lasciato un pochino andare alle emozioni del momento. Daniel Tummolillo.

Daniel Tummolillo
Daniel Tummolillo lava il telaio serigrafico dopo la performance a Milano in cui ha realizzato alcuni monotipi.

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