Mi piace viaggiare nel tempo, così ho deciso di catapultare anche voi di circa 38 anni nel passato per raccontarvi che cosa si usava per fotografare con la pellicola e poter fare una rapida recensione di un accessorio desueto di cui si trovano ormai pochi dati in circolazione.
Certamente, bisognerebbe andare a scartabellare qualche vecchia rivista fotografica tecnica, in qualche archivio semi-abbandonato o in qualche polverosa emeroteca, per poter disporre di dati più attendibili. Io, però, ho scelto di dire la mia, partendo da una prova indipendente sul campo, aggiornata al nostro nuovo modo di fotografare che è diventato in parte analogico, in parte digitale, visto che le immagini registrate sulla pellicola vengono poi trasferite, per mezzo di scanner, a file jpeg da conservare su hard-disk e da visionare sugli schermi dei computer che ci permettono di accedere al mondo parallelo di internet.
I fotoamatori, come venivano chiamati gli appassionati di fotografia, generalmente erano persone abbastanza squattrinate che si ingegnavano in ogni mordo per trovare dei sistemi per non sprecare denaro, visto che ogni scatto con la pellicola andava ben ponderato ed il rullino esposto alla luce con tanto amore andava, possibilmente, trattato in proprio nel bagno di casa appositamente oscurato, oppure in un ripostiglio e qualche volta anche in un sottoscale, per i fortunati che avevano una casetta tutta a loro disposizione.
Il duplicatore di focale era una risorsa un po' da ultima spiaggia perché permetteva di provare qualche emozione in più a poco prezzo, avendo a disposizione soltanto uno o due obiettivi.
Occasionalmente, si cercava di colpire la fantasia di qualche amico dicendogli: <Vuoi provare il mio duplicatore di focale sul tuo 50mm? Vedrai che bomba tutto ti apparirà più vicino!>
Si faceva così nella speranza che l'amico abboccasse restando estasiato dal nuovo accessorio e ti proponesse di acquistarlo. Così facendo, avendo un po' di fortuna, si riusciva a sbarazzarsi di qualcosa che è semi-inutile, cercando di raggranellare qualche spicciolo da aggiungere ai risparmi che si volevano investire in un teleobiettivo vero.
So anche di qualcuno che sarebbe ricorso volentieri a questi mezzi per filmare le vecchie della casa di fronte alla sua, mentre andavano al bagno, ma sfortunatamente per lui, nel Super8 non c'era la possibilità di fare certe magie ottiche.
Oggigiorno non si sente molto parlare di duplicatori di focale, un po' perché quasi tutti i "fotoamatori" dispongono di megazoom poco luminosi, un po' forse perché ci sono altri metodi digitali per scoprire i dettagli di ciò che è distante dal nostro punto d'osservazione.
I duplicatori di focale non erano utilizzabili con gli obiettivi grandangolari, non perché non li si potesse montare sui corpi macchina, ma proprio perché la cosa aveva poco senso e la qualità risultante sarebbe stata ancora più scarsa. Le fotocamere erano sempre vendute coll'ottica "normale", un 50mm piuttosto aperto di diaframma, pertanto si tendeva a raddoppiare questa focale ottenendo un 100mm di circa un paio di stop meno luminoso. Chi proprio voleva esagerare duplicava un 135mm f 2,8 che diventava poi un 270mm f 5,6, circa. Arrivare ad ottenere un teleobiettivo con un'apertura massima intorno a f 8 o ancora meno non era consigliabile. La sensibilità delle pellicole non era certo quella consentita dai sensori moderni, inoltre, spesso, si oscurava parzialmente una metà dello stigmometro ad immagine spezzata, o i microprismi presenti nella corona centrale ti facevano impazzire per mettere a fuoco il soggetto e tutto diventava piuttosto complicato. Scendere troppo coi tempi di posa poteva provocare dei mossi o dei micromossi, così, come già menzionato, si finiva per scattare qualche fotografia col 50mm, se proprio non si voleva portarsi al seguito un più pesante 135mm; dopodiché il nostro duplicatore finiva in qualche cassetto fino a data da destinarsi.
I duplicatori più evoluti avevano un paio di levette levette che trasmettevano la chiusura automatica del diaframma dell'obiettivo utilizzato e permettono l'accoppiamento anche con apparecchi che dispongono di esposizione automatica (AE photography), al momento dello scatto e fino a 7 lenti per correggere le aberrazioni ottiche interne al sistema.
A mio avviso, non era saggio spendere soldi per questo aggeggio, ad ogni modo se ne potevano trovare di 3 ingrandimenti: 1,4X; 2X e 3X, più aumentava il fattore di moltiplicazione della focale utilizzata, più peggiorava la qualità dell'immagine risultante.
Alcuni obiettivi avevano un duplicatore studiato appositamente per essere accoppiato con loro, questa poteva essere una soluzione economica per poter raggiungere un certo soggetto, ma si trattava e si tratta sempre solo di un ripiego, più che di una scelta eseguita nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali.
Kenko produceva soprattutto filtri, ma era sinonimo di duplicatori, due suoi modelli erano abbastanza gettonati: il Kenko MC4, 4 lenti ed il Kenko MC7, 7 lenti; recentemente mi è capitato sottomano un Vivitar che ho montato su una Canon F1 per vedere effettivamente che cosa è in grado di fare un Teleconverter.
Come si presenta il duplicatore di focale 2X di Vivitar tra il corpo macchina Canon F1 e l'obiettivo Canon FD 50mm 1:1,4 S.S.C.
Il Vivitar che ho provato dovrebbe essere composto da un gruppo ottico di 3 lenti, ha una bella ghiera di serraggio a baionetta Canon di vecchio tipo ed è costruito in maniera solida, senza risparmiare sull'uso di metalli. Ha le lenti trattate con sali metallici per evitare riflessi interni ed ha veramente un bell'aspetto generale. Si monta tra la fotocamera e l'obiettivo da duplicare con facilità e non presenta giochi meccanici di nessun tipo.
La cifra 4 che appare nel nome, dopo la scritta 2X, ritengo possa essere l'indicazione per il fattore filtro che, tradotto in altre parole, significa che le lenti di questo accessorio assorbono il 25% della luce che transita attraverso di esso, con la conseguenza che per esporre correttamente un fotogramma bisognerà aprire di 2 stop il diaframma dell'ottica utilizzata.
Vivitar Automatic Tele-Converter 2X-4 FL FD
Questo teleconverter ha le due levette che trasmettono l'automatismo del diaframma a tutta apertura e in caso d'esposizione automatica.
Perché utilizzare un Teleconverter 2X?
Ovviamente, per raddoppiare la focale dell'ottica utilizzata.
Ciò può accadere prevalentemente nel caso non si disponga di altri obiettivi e non ci sia altro modo d'effettuare la ripresa fotografica.
Il fotoamatore duplicherà ottiche già in dotazione come un 50mm o un 135mm; al professionista potrebbe capitare di voler riprendere il Papa in piazza San Pietro a Roma con un 600mm che si trasformerà in un 1200mm, ma in quest'ultimo caso dubito che verrà usato un duplicatore da due soldi.
L'unico vantaggio che si ottiene con un extender 2X è quello di mantenere la messa a fuoco minima dell'obiettivo che si sta duplicando, oltre al fatto di avere un accessorio più leggero e facile da maneggiare del teleobiettivo dall'equivalente lunghezza focale.
Ai nostri giorni, potrebbe essere ricercato anche un vago effetto lomography che giustificherebbe l'utilizzo di un elemento ottico non proprio di prima scelta.
Il 50mm utilizzato nella prova visto da vicino
Al mercatino di Castel San Giovanni mi sono assicurato a buon prezzo un ottimo Canon FD 50 mm f 1:1,4 S.S.C. di cui vi parlerò in un prossimo post.
Le immagini a confronto
Per complicarmi un po' la vita, ho utilizzato una Canon F1 old type con un pentaprisma esposimetrico non proprio attendibile.
Come si sa, le batterie al mercurio da 1,3 V PX 625 non sono più prodotte, così anche riuscendo a sostituirle con batterie da 1,5 Volts, la lettura esposimetrica non sarà precisa.
C'è la possibilità di ritarare il sistema, ma anche in questo caso c'è poco da fidarsi.
Io ho calcolato l'esposizione in luce riflessa con l'ausilio di un piccolo Gossen Digisix.
Inoltre, ho utilizzato il Vivitar Automatic Tele Converter 2X-4 FL FD effettuando solo un paio di scatti per i quali ho aperto il diaframma, valutando che circa un fattore filtro di 3 poteva essere sufficiente a farmi ottenere un'immagine accettabile.
Oggettivamente, il fotogramma non è stato esposto alla perfezione, ma anche la diversa bilanciatura cromatica non aiuta nella continuità d'immagine nel caso si volessero affiancare due fotogrammi dei quali, uno proveniente dal solo 50mm e l'altro dal 50mm +
il Vivitar Automatic Teleconverter.
Le condizioni meteorologiche della giornata erano variabili, il cielo era coperto e c'era parecchia umidità che rendeva l'atmosfera poco limpida.
Il negativo è stato sviluppato e scansionato da Speed Photo di Emma Canepari, le immagini corrispondono a dei file jpeg di 2400X1600 pixel di dimensione che è il file fornito dall'Agfa d-lab 1.
Oltre a una differenza cromatica non indifferente, l'immagine ottenuta con teleconverter è meno definita ed ha meno microcontrasto rispetto all'immagine ottenuta dal solo 50mm Canon. Il difetto che più appare evidente è la considerevole perdita di qualità e di definizione ai bordi: solo la parte centrale del fotogramma appare in qualche modo accettabile, i bordi appaiono anche visibilmente vignettati e si perdono sfumature cromatiche. Per finire, si notano anche dei fringe effect nelle zone a più alto contrasto.
Pellicola negativa Fujicolor C200 Tempo di posa 1/500 f 5,6
Pellicola negativa Fujicolor C200 Tempo di posa 1/500 f 3,5
Conclusioni
Come volevasi dimostrare, non c'era d'aspettarsi molto da un teleconverter economico, anche se dubito che un sistema ottico più costoso sarebbe in grado di fare qualcosa di maggiormente apprezzabile.
E' bene ricorrere a questi strumenti solo in caso di effettiva necessità per raggiungere soggetti molto lontani, o per fare uno scatto che non giustifica l'acquisto di un teleobiettivo molto costoso.
Anche l'obiettivo migliore esce massacrato dall'aggiunta di un duplicatore di focale.
Accettate questo tipo di accessorio, solo nel caso che ve lo regalino, unico motivo per il quale io ne posseggo uno. Tony Graffio