domenica 1 febbraio 2015

Il processo creativo fuori dall'arte

Questo scritto è per certi versi una risposta all'intervento di Tony Graffio "Tutto è arte, o no?" che mi ha fornito l'input per sintetizzare alcuni temi sui quali rifletto da tempo. S.E.

NON BASTA DIPINGERE PER ESSERE ARTISTI
(IL PROCESSO CREATIVO FUORI DALL'ARTE)


La gente s'indigna per i meccanismi della politica solo perché non conosce quelli dell'arte
Motto di Sante Egadi fotografato sul Ponte degli Artisti da T.G. e rielaborato digitalmente

Spesso si crede che la creazione sia ad esclusivo appannaggio dell'artista ma probabilmente non è così.
Tutti gli uomini tentano di creare qualcosa: un percorso, una famiglia, un'azienda, etc. Qualcosa che possa sopravvivere a loro e che possa parlare di essi.
Le similitudini con l'opera d'arte sono davvero tante e l'artista generalmente viene considerato tale, e non un perditempo, quando la sua opera ha qualcosa in più rispetto all'operato e agli obiettivi di qualsiasi altro individuo.
In cosa differisce la creazione artistica dalle altre creazioni?
Perché un quadro può essere considerato un'opera d'arte ed una torta no?
Perché una fotografia può essere considerata un'opera d'arte ed un appello in cassazione no?
Le domande sembrano banali ma se ci si sofferma un momento ci si rende conto che non è così facile dare delle risposte.
La competizione tra cucina e pittura oramai è fortissima, i cuochi sono considerati degli artisti perché sfoggiano abilità artigianali e riescono a circondare di carisma e fascino la propria persona e le proprie creazioni, citano scrittori e parlano di sensazioni, insomma la cucina è uscita dal ristorante ed è diventata qualcosa capace di non essere più alimentazione ma cultura diffusa (o presunta tale).
In altre parole è stato capito che è possibile usare il cioccolato ed i pistacchi al posto dell'olio di lino ed i tradizionali pigmenti e raggiungere un risultato straordinario, spesso si parla di cake designer; ma se invece si usassero i gessetti colorati sul lastricato facendo i madonnari, quale sarebbe la differenza?
Al contrario della cucina la pittura ha seguito un percorso inverso, come spesso dico è diventata un'arte di nicchia capace di interessare pochissime persone (questo mi dispiace davvero tanto), spesso ai vernissage trovi soltanto gli artisti e i loro cari.
Io ho conosciuto professionisti (ingegneri, architetti, periti, commercialisti, etc.) che con il loro operato hanno trasmesso in maniera chiara, coerente e con sacrificio quali erano le proprie idee, più di quanto non abbiano fatto molti sedicenti artisti; professionisti che hanno piegato la materia trattata alle proprie esigenze, plasmandola con la creatività.
Ai funerali di queste persone abituate a trattare di cose pratiche, ho visto reale commozione e partecipazione e a distanza di tempo sono ancora citati come esempio di virtù. Questo significa che essi erano stati capiti ed apprezzati, ma la loro attività non era né quella del regista né del poeta o del pittore. Dunque si può essere artisti in ogni cosa che si fa e fin quando l'arte è piegata a questa o a quella ideologia o non si eleva, non dice il vero, non si spinge oltre, non sarà mai superiore a nessuna altra attività svolta da altri individui. Resterà qualcosa di futile alla vista degli altri.
Veniamo ora al fatto che la pittura è solo un mezzo, uno strumento ma poi se non ci sono particolari abilità, sentimenti o idee ad ispirarla, l'azione può essere la stessa se non più debole di quella esercitata attraverso una qualsiasi altra attività umana condotta con serietà, competenza e sacrificio.
Un avvocato che si batte per il giusto (non credo esista) ad ogni modo, un avvocato che si batte per il giusto, sarebbe più efficace e credibile di un artista che riproduce un drappo di libertà e poi corrompe un bando pubblico per aggiudicarsi un appalto o truffa assicurazioni vivendo di sussidi alla disoccupazione ottenuti in maniera truffaldina (ci sono tanti esempi reali in tal senso).
Anche l'efficacia è un concetto non necessariamente estraneo all'arte.
Un imprenditore che ha un'idea o che vuol realizzare un nuovo prodotto che ha ideato è sicuramente un creativo. Se spende un'intera vita nella realizzazione di questo prodotto e riesce a trasmettere la propria idea con serietà, dedizione ed onestà, battendosi contro una realtà marcia, potrà essere considerato artista? Magari no.
Un ragazzo che dorme fino a mezzogiorno e vive con i soldi dei genitori senza fare alcun sacrificio e alzandosi dipinge un quadro, convinto che il proprio io sia superiore a quello di qualsiasi altro, è un artista? E in che misura lo è?
L'artista è in competizione con la serietà anche se vuole ignorarlo.
Veniamo al confronto più schiacciante: creazione contro procreazione.
Quando la creazione è paragonabile alla procreazione? Se provassimo a parlare ad una donna, in maniera orgogliosa di una nostra opera, lei potrebbe rispondere dicendo di aver creato qualcosa di vivo, di aver dato vita ad un essere umano. In confronto, siamo proprio certi che la nostra creatura di pigmenti e collante abbia qualcosa di speciale?
Diciamo che l'arte può giocarsela con la procreazione nei casi della Cappella Sistina e del Perseo di Benvenuto Cellini.
Qui l'artista si eleva al divino ed il risultato è la creazione di qualcosa di eterno.
Fin quando l'arte sarà per addetti ai lavori, penserà che tutto ciò che appartiene al mondo reale non la interessi, ebbene sarà un'arte morta, schiacciata dal confronto con qualsiasi altra attività umana.
Qualcuno potrà obiettare che non è necessario fare tutti questi confronti, voler estremizzare i concetti e trovare i punti di confine, che l'arte è un'attività libera, istintiva, spontanea e che tutti questi discorsi siano freddi e pretestuosi.
Probabilmente è vero ed infatti io non intendo fare una critica all'opera del singolo artista che è libero di fare arte come vuole e quando vuole, i miei sono discorsi sull'arte dei miei tempi, volti a comprendere cosa sta accadendo, dove si va e perché, consapevole che nel sistema artistico attuale qualcosa gira in maniera inversa.
Ad alcuni questo livellamento verso il basso fa comodo, anche perché innesca meccanismi deleteri che rifuggono da certe considerazioni.
Di arti ne esistono "una nessuno e centomila" ma anche di più e "così è se vi pare", per dirla alla Pirandello.
Allora se ciò di cui parliamo è così impalpabile ed indefinibile non è possibile neppure dire che un imprenditore o un cuoco non possano essere artisti.
Probabilmente bisogna chiedersi come mai la pittura non sia più capace di suscitare l'interesse che merita, o forse non lo merita più?
La risposta risiede forse nel modo in cui il sistema artistico ha reagito ai cambiamenti della società ed alle evoluzioni tecnologiche, chiudendosi su se stesso in un ambiente autoreferenziale, nascondendosi dietro la parola arte, convinto che poiché si usavano pigmenti e collanti si fosse al riparo da qualsiasi concorrenza; ma non è così.
Tutti i sistemi chiusi ed autarchici con il tempo finiscono per impoverirsi ed oggi effettivamente assistiamo ad un'arte povera nella dimensione dell'interesse e della comunicabilità, debole rispetto alle altre discipline.
C'è stato nei decenni un esodo di talenti verso altre forme espressive: cinema in primis.
Nel mondo della pittura e delle altre discipline artistiche a low budget non c'è dibattito.
I critici organizzano premi su Facebook e le massaie dipingono nel tempo libero, in sostanza un'arte intesa in maniera artigianale priva delle caratteristiche necessarie dell'artigianato (una su tutte la maestria tecnica) il tutto fa pensare ad un approccio dilettantistico ed hobbistico.
La grande arte si è sempre caratterizzata per qualcosa di rivoluzionario, di protesta, nuove idee, freschezza, quindi voglia di venir fuori dal sistema arte e lottare in mezzo alla società, la pittura era quindi uno strumento, non il fine.
La differenza tra arte ed artigianato è fondamentale anche se spesso non esiste una linea di demarcazione netta ed è proprio questo che dona fascino all'arte e la rende immortale: il non poter essere definita (a questo proposito può risultare utile leggere le definizioni della parola arte sui diversi dizionari). Spesso incontro critici ed artisti che dicono: "l'arte è così", "l'arte è colì", cercando di fare come Ennio Doris che nella pubblicità traccia il cerchio intorno a sé lasciando gli altri all'esterno.
Io col tempo ho ideato il cartello "L'Arte non è", "Art is not", perché forse la caratteristica principale dell'arte è proprio la sua impossibilità di essere definita, Oscar Wilde diceva: "Definire è un po' limitare" ecco, non penso proprio che l'artista o il critico di turno possano limitare l'arte, definendone i caratteri che più gli fanno comodo.
L'artista contemporaneo generalmente è un creatore puro, ha scarsa conoscenza dei materiali e delle tecniche, anche perché il confronto su questo campo con i maestri del passato sarebbe insormontabile ed il risultato sempre inferiore rispetto a ciò che si può ottenere con fotografia, arti visive digitali o cinema.
Ecco allora che all'artista contemporaneo che non vuole ignorare il mondo che lo circonda, non resta che scoprire nuove strade, nuove strategie e sperare che siano quelle giuste.
Non dimentichiamoci che già Eugenio Montale diceva "La pittura da cavalletto costa sacrifizi a chi la fa ed è un sovrappiù per chi la compra e non sa dove appenderla", quindi tutto ciò che ho scritto finora non è una novità e Montale lo aveva già detto circa 40 anni fa con tre brevi versi.
L'oggetto quadro, in assenza di mercato e di interesse diventa una zavorra, per certi versi in questi termini converrebbe fare poesia perché a parità di condizioni non c'è la velleità di venderla e non occorre spazio per conservarla, diciamo che è molto più pratica.
Anche il concetto di praticità non è necessariamente estraneo alla nuova arte che vive il proprio tempo.
Parafrasando Philippe Daverio "L'arte è artigianato finché replica all'infinito un modo di fare ma diventa creativo quando questo modo di fare viene interrotto e se ne inventa un altro alternativo." Sulla stessa linea si muoveva Marcel Duchamp dicendo: "l'idea di ripetermi mi terrorizza " (spunto di considerazione su artisti che riproducono fino alla stanchezza le stesse opere, replicando all'infinito il frutto di una sola creazione).
Per quanto l'arte concettuale sia sempre esistita, soltanto nel XX secolo ha iniziato a camminare da sola, con Duchamp (che a mio giudizio l'arte concettuale l'ha aperta e l'ha chiusa) si è liberata di tutti gli altri ornamenti ed accessori mostrando solo un'ossatura scarna e provocatoria, ma allo stesso tempo robusta.
Chiaramente si può essere artisti anche solo per se stessi, non trasmettere nulla a nessuno e non essere interessati al successo (il caso non mi è mai capitato, ho incontrato però persone disilluse e che per questo motivo non ambivano più al successo), ad ogni modo sono considerati grandi artisti coloro i quali riescono ad influenzare la storia dell'arte e le cui opere escono dal confine degli addetti ai lavori.
Al centro dell'arte vi è l'opera, come diceva Calvino: "siamo rimasti soltanto io e Croce a credere che conti l'opera e soltanto l'opera". In sostanza sei artista? Fammi vedere le opere, non ce le hai? Sono scadenti, non comunicative, prive di significato? Non va bene.
La realtà è però più complessa, e Van Gogh rappresenta come sempre la Stella Polare che ci indica il percorso avendo cambiato il corso della storia, facendo in modo che noi guardassimo l'arte in maniera differente. Senza conoscere la sua storia e la sua vita, lo avremmo apprezzato così tanto?
L'artista crea attraverso l'opera, e l'opera è quel che resta, certo anche la vita però...
Ed ecco che il quadro si complica perché l'arte non la puoi definire e ti sfugge dalle dita, questo è il suo fascino, e siamo tornati più o meno al punto di partenza... Sante Egadi




Un piccolo aiuto per comprendere l'arte moderna ci viene dato dalla saggezza popolare partenopea. Consiglio a tutti la visione di questo divertente spezzone tratto da: Il mistero di Bellavista (1984) di Luciano de Crescenzo






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