Questo
scritto è per certi versi una risposta all'intervento di Tony
Graffio "Tutto è arte, o no?" che mi ha fornito l'input per
sintetizzare alcuni temi sui quali rifletto da tempo. S.E.
NON
BASTA DIPINGERE PER ESSERE ARTISTI
(IL
PROCESSO CREATIVO FUORI DALL'ARTE)
La gente s'indigna per i meccanismi della politica solo perché non conosce quelli dell'arte
Motto di Sante Egadi fotografato sul Ponte degli Artisti da T.G. e rielaborato digitalmente
Spesso
si crede che la creazione sia ad esclusivo appannaggio dell'artista
ma probabilmente non è così.
Tutti
gli uomini tentano di creare qualcosa: un percorso, una famiglia,
un'azienda, etc. Qualcosa che possa sopravvivere a loro e che possa
parlare di essi.
Le
similitudini con l'opera d'arte sono davvero tante e l'artista
generalmente viene considerato tale, e non un perditempo, quando la
sua opera ha qualcosa in più rispetto all'operato e agli obiettivi
di qualsiasi altro individuo.
In
cosa differisce la creazione artistica dalle altre creazioni?
Perché
un quadro può essere considerato un'opera d'arte ed una torta no?
Perché
una fotografia può essere considerata un'opera d'arte ed un appello
in cassazione no?
Le
domande sembrano banali ma se ci si sofferma un momento ci si rende
conto che non è così facile dare delle risposte.
La
competizione tra cucina e pittura oramai è fortissima, i cuochi sono
considerati degli artisti perché sfoggiano abilità artigianali e
riescono a circondare di carisma e fascino la propria persona e le
proprie creazioni, citano scrittori e parlano di sensazioni, insomma
la cucina è uscita dal ristorante ed è diventata qualcosa capace di
non essere più alimentazione ma cultura diffusa (o presunta tale).
In
altre parole è stato capito che è possibile usare il cioccolato ed
i pistacchi al posto dell'olio di lino ed i tradizionali pigmenti e
raggiungere un risultato straordinario, spesso si parla di cake
designer;
ma se invece si usassero i gessetti colorati sul lastricato facendo i
madonnari, quale sarebbe la differenza?
Al
contrario della cucina la pittura ha seguito un percorso inverso,
come spesso dico è diventata un'arte di nicchia capace di
interessare pochissime persone (questo mi dispiace davvero tanto),
spesso ai vernissage trovi soltanto gli artisti e i loro cari.
Io
ho conosciuto professionisti (ingegneri, architetti, periti,
commercialisti, etc.) che con il loro operato hanno trasmesso in
maniera chiara, coerente e con sacrificio quali erano le proprie
idee, più di quanto non abbiano fatto molti sedicenti artisti;
professionisti che hanno piegato la materia trattata alle proprie
esigenze, plasmandola con la creatività.
Ai
funerali di queste persone abituate a trattare di cose pratiche, ho
visto reale commozione e partecipazione e a distanza di tempo sono
ancora citati come esempio di virtù. Questo significa che essi erano
stati capiti ed apprezzati, ma la loro attività non era né quella
del regista né del poeta o del pittore. Dunque si può essere
artisti in ogni cosa che si fa e fin quando l'arte è piegata a
questa o a quella ideologia o non si eleva, non dice il vero, non si
spinge oltre, non sarà mai superiore a nessuna altra attività
svolta da altri individui. Resterà qualcosa di futile alla vista
degli altri.
Veniamo
ora al fatto che la pittura è solo un mezzo, uno strumento ma poi se
non ci sono particolari abilità, sentimenti o idee ad ispirarla,
l'azione può essere la stessa se non più debole di quella
esercitata attraverso una qualsiasi altra attività umana condotta
con serietà, competenza e sacrificio.
Un
avvocato che si batte per il giusto (non credo esista) ad ogni modo,
un avvocato che si batte per il giusto, sarebbe più efficace e
credibile di un artista che riproduce un drappo di libertà e poi
corrompe un bando pubblico per aggiudicarsi un appalto o truffa
assicurazioni vivendo di sussidi alla disoccupazione ottenuti in
maniera truffaldina (ci sono tanti esempi reali in tal senso).
Anche
l'efficacia è un concetto non necessariamente estraneo all'arte.
Un
imprenditore che ha un'idea o che vuol realizzare un nuovo prodotto
che ha ideato è sicuramente un creativo. Se spende un'intera vita
nella realizzazione di questo prodotto e riesce a trasmettere la
propria idea con serietà, dedizione ed onestà, battendosi contro
una realtà marcia, potrà essere considerato artista? Magari no.
Un
ragazzo che dorme fino a mezzogiorno e vive con i soldi dei genitori
senza fare alcun sacrificio e alzandosi dipinge un quadro, convinto
che il proprio io sia superiore a quello di qualsiasi altro, è un
artista? E in che misura lo è?
L'artista
è in competizione con la serietà anche se vuole ignorarlo.
Veniamo
al confronto più schiacciante: creazione contro procreazione.
Quando
la creazione è paragonabile alla procreazione? Se provassimo a
parlare ad una donna, in maniera orgogliosa di una nostra opera, lei
potrebbe rispondere dicendo di aver creato qualcosa di vivo, di aver
dato vita ad un essere umano. In confronto, siamo proprio certi che
la nostra creatura di pigmenti e collante abbia qualcosa di speciale?
Diciamo
che l'arte può giocarsela con la procreazione nei casi della
Cappella Sistina e del Perseo di Benvenuto Cellini.
Qui
l'artista si eleva al divino ed il risultato è la creazione di
qualcosa di eterno.
Fin
quando l'arte sarà per addetti ai lavori, penserà che tutto ciò
che appartiene al mondo reale non la interessi, ebbene sarà un'arte
morta, schiacciata dal confronto con qualsiasi altra attività umana.
Qualcuno
potrà obiettare che non è necessario fare tutti questi confronti,
voler estremizzare i concetti e trovare i punti di confine, che
l'arte è un'attività libera, istintiva, spontanea e che tutti
questi discorsi siano freddi e pretestuosi.
Probabilmente
è vero ed infatti io non intendo fare una critica all'opera del
singolo artista che è libero di fare arte come vuole e quando vuole,
i miei sono discorsi sull'arte dei miei tempi, volti a comprendere
cosa sta accadendo, dove si va e perché, consapevole che nel sistema
artistico attuale qualcosa gira in maniera inversa.
Ad
alcuni questo livellamento verso il basso fa comodo, anche perché
innesca meccanismi deleteri che rifuggono da certe considerazioni.
Di
arti ne esistono "una nessuno e centomila" ma anche di più
e "così è se vi pare", per dirla alla Pirandello.
Allora
se ciò di cui parliamo è così impalpabile ed indefinibile non è
possibile neppure dire che un imprenditore o un cuoco non possano
essere artisti.
Probabilmente
bisogna chiedersi come mai la pittura non sia più capace di
suscitare l'interesse che merita, o forse non lo merita più?
La
risposta risiede forse nel modo in cui il sistema artistico ha
reagito ai cambiamenti della società ed alle evoluzioni
tecnologiche, chiudendosi su se stesso in un ambiente
autoreferenziale, nascondendosi dietro la parola arte, convinto che
poiché si usavano pigmenti e collanti si fosse al riparo da
qualsiasi concorrenza; ma non è così.
Tutti
i sistemi chiusi ed autarchici con il tempo finiscono per impoverirsi
ed oggi effettivamente assistiamo ad un'arte povera nella dimensione
dell'interesse e della comunicabilità, debole rispetto alle altre
discipline.
C'è
stato nei decenni un esodo di talenti verso altre forme espressive:
cinema in primis.
Nel
mondo della pittura e delle altre discipline artistiche a low
budget non
c'è dibattito.
I
critici organizzano premi su Facebook
e le massaie dipingono nel tempo libero, in sostanza un'arte intesa
in maniera artigianale priva delle caratteristiche necessarie
dell'artigianato (una su tutte la maestria tecnica) il tutto fa
pensare ad un approccio dilettantistico ed hobbistico.
La
grande arte si è sempre caratterizzata per qualcosa di
rivoluzionario, di protesta, nuove idee, freschezza, quindi voglia di
venir fuori dal sistema arte e lottare in mezzo alla società, la
pittura era quindi uno strumento, non il fine.
La
differenza tra arte ed artigianato è fondamentale anche se spesso
non esiste una linea di demarcazione netta ed è proprio questo che
dona fascino all'arte e la rende immortale: il non poter essere
definita (a questo proposito può risultare utile leggere le
definizioni della parola arte sui diversi dizionari). Spesso incontro
critici ed artisti che dicono: "l'arte è così", "l'arte
è colì", cercando di fare come Ennio Doris che nella
pubblicità traccia il cerchio intorno a sé lasciando gli altri
all'esterno.
Io
col tempo ho ideato il cartello "L'Arte non è", "Art
is not", perché forse la caratteristica principale dell'arte è
proprio la sua impossibilità di essere definita, Oscar Wilde diceva:
"Definire è un po' limitare" ecco, non penso proprio che
l'artista o il critico di turno possano limitare l'arte, definendone
i caratteri che più gli fanno comodo.
L'artista
contemporaneo generalmente è un creatore puro, ha scarsa conoscenza
dei materiali e delle tecniche, anche perché il confronto su questo
campo con i maestri del passato sarebbe insormontabile ed il
risultato sempre inferiore rispetto a ciò che si può ottenere con
fotografia, arti visive digitali o cinema.
Ecco
allora che all'artista contemporaneo che non vuole ignorare il mondo
che lo circonda, non resta che scoprire nuove strade, nuove strategie
e sperare che siano quelle giuste.
Non
dimentichiamoci che già Eugenio Montale diceva "La pittura da
cavalletto costa sacrifizi a chi la fa ed è un sovrappiù per chi la
compra e non sa dove appenderla", quindi tutto ciò che ho
scritto finora non è una novità e Montale lo aveva già detto circa
40 anni fa con tre brevi versi.
L'oggetto
quadro, in assenza di mercato e di interesse diventa una zavorra, per
certi versi in questi termini converrebbe fare poesia perché a
parità di condizioni non c'è la velleità di venderla e non occorre
spazio per conservarla, diciamo che è molto più pratica.
Anche
il concetto di praticità non è necessariamente estraneo alla nuova
arte che vive il proprio tempo.
Parafrasando
Philippe Daverio "L'arte è artigianato finché replica
all'infinito un modo di fare ma diventa creativo quando questo modo
di fare viene interrotto e se ne inventa un altro alternativo."
Sulla stessa linea si muoveva Marcel Duchamp dicendo: "l'idea di
ripetermi mi terrorizza " (spunto di considerazione su artisti
che riproducono fino alla stanchezza le stesse opere, replicando
all'infinito il frutto di una sola creazione).
Per
quanto l'arte concettuale sia sempre esistita, soltanto nel XX secolo
ha iniziato a camminare da sola, con Duchamp (che a mio giudizio
l'arte concettuale l'ha aperta e l'ha chiusa) si è liberata di tutti
gli altri ornamenti ed accessori mostrando solo un'ossatura scarna e
provocatoria, ma allo stesso tempo robusta.
Chiaramente
si può essere artisti anche solo per se stessi, non trasmettere
nulla a nessuno e non essere interessati al successo (il caso non mi
è mai capitato, ho incontrato però persone disilluse e che per
questo motivo non ambivano più al successo), ad ogni modo sono
considerati grandi artisti coloro i quali riescono ad influenzare la
storia dell'arte e le cui opere escono dal confine degli addetti ai
lavori.
Al
centro dell'arte vi è l'opera, come diceva Calvino: "siamo
rimasti soltanto io e Croce a credere che conti l'opera e soltanto
l'opera". In sostanza sei artista? Fammi vedere le opere, non ce
le hai? Sono scadenti, non comunicative, prive di significato? Non va
bene.
La
realtà è però più complessa, e Van Gogh rappresenta come sempre
la Stella Polare che ci indica il percorso avendo cambiato il corso
della storia, facendo in modo che noi guardassimo l'arte in maniera
differente. Senza conoscere la sua storia e la sua vita, lo avremmo
apprezzato così tanto?
L'artista
crea attraverso l'opera, e l'opera è quel che resta, certo anche la
vita però...
Ed
ecco che il quadro si complica perché l'arte non la puoi definire e
ti sfugge dalle dita, questo è il suo fascino, e siamo tornati più
o meno al punto di partenza... Sante Egadi
Un piccolo aiuto per comprendere l'arte moderna ci viene dato dalla saggezza popolare partenopea. Consiglio a tutti la visione di questo divertente spezzone tratto da: Il mistero di Bellavista (1984) di Luciano de Crescenzo
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