Guendalina, il volto sorridente dietro al bancone del Basement Party
Come avrete capito, questo mese di aprile è dedicato allo Special sul Basement Party di Jesi ed alle realtà underground di provincia di una scena artistica che, nonostante sia un po' distante dai giri della mondanità patinata delle grandi città, è molto attiva ed annovera personaggi, creativi e band di tutto rispetto. Per conoscere meglio anche i precursori di questa ondata Punk-Rock Marchigiana, credo che domenica 30 aprile alle 21,30 andrò alla Balera dell'Ortica, a Milano, per sentire i Gang e parlare con loro; anche se adesso suonano un genere folk che ha preso le distanze dalle sonorità del loro esordio. Segnalo a tutti questo evento e magari, se avrete voglia, ci potremo incontrare là.
Nonostante l'approfondimento sul Basement Party e l'ascolto delle band che si autoproducono o che trovano maggiori consensi all'interno dei circuiti alternativi del Rock'n'Roll, inteso in tutta la vasta declinazione di questo amatissimo genere musicale, Tony Graffio non è rimasto con le mani in mano e s'è mosso anche su altri fronti, pertanto ne approfitto per darvi qualche anteprima di argomenti che verranno trattati tra non molto tempo sulle pagine di Frammenti di Cultura. Ho finalmente intervistato Dario Arcidiacono, l'artista maledetto dal potere occulto rettiliano che ci fa conoscere mondi nascosti che interagiscono con le nostre vite in modo abbastanza violento. In occasione della sua mostra di Dario allo Spazio Galileo del Leoncavallo ho sentito anche Giacomo Spazio e Lilo, curatrice della mostra. In futuri appuntamenti con fotografi, artisti e artigiani parlerò dell'archivio del reporter Giorgio Lotti, di un fotografo giapponese e di uno stampatore italiano che ho conosciuto all'ultima MIA. Quello che vi invito a non perdervi, per nessun motivo al mondo, sarà una divertentissima chiacchierata con un restauratore emiliano trasferitosi a Milano nel 2000. Con lui ho affrontato discorsi veramente scottanti che sicuramente interesseranno un pubblico molto vasto, anche al di fuori degli ambienti del collezionismo, del restauro, dell'arte e dell'artigianato. Siete avvisati.
Adesso però continuo con la presentazione dei protagonisti del Basement Party dello scorso marzo.
Microamica ama i coltelli ed è amica dei briganti.
Tony Graffio: Microamica!
Microamica: Ciao, sono Giulia e vengo dal freddo Friuli.
TG: Parlami dei lavori che hai esposto che sono alquanto personali.
Microamica: Disegno e reinterpreto, con la carta intagliata, dei temi a me cari, che mi piacciono e che voglio far conoscere agli altri. Oggi, ho esposto le 12 fatiche di Ercole reinterpretate, disegnate e intagliate nel cartoncino nero.
TG: Nero su nero!
Microamica: Eh sì, nero su nero...
Gli intagli artistici di Microamica richiedono parecchio lavoro e tanta pazienza.
TG: Perché?
Microamica: Il nero mi piace molto e poi non so utilizzare molti altri colori. Diciamo che il colore mi mette un po' a disagio...
TG: Sei molto dark?
Microamica: Sì, sì, molto... Anche nello spirito (risata).
Microamica: Sì, sì, molto... Anche nello spirito (risata).
TG: Non si direbbe...
Microamica: Camuffo bene.
TG: Ti piace disegnare?
Microamica: Sì, prima di intagliare faccio personalmente i disegni, come base, per poi renderli al meglio con questa tecnica particolare.
TG: Non si tratta di incisioni?
Microamica: E' intaglio, però deriva effettivamente dall'incisione; nel senso che io parto da lì. Mi piace l'incisione, mi piace la xilografia, mi piacciono le tecniche di stampa. Ho seguito un mio percorso che mi ha fatto arrivare ad intagliare la carta.
TG: E le magliette?
Microamica: Le magliette sono un richiamo alle mie radici, perché io provengo da Maniago, il paese dei coltelli in provincia di Pordenone.
TG: Hai qualcuno che in famiglia fa i coltelli?
Microamica: Mio padre li ha costruiti per più di 40 anni. Ora non più... Anche mia sorella, in realtà si occupa di coltelli.
TG: Meglio non discutere con lei allora... Ti esprimi in qualche altro modo, oltre che con la tecnica della quale ci hai parlato?
Microamica: Ho sperimentato molto, però adesso l'intaglio riassume un po' tutto il mio percorso espressivo. Restiamo perciò sulla stampa artigianale e l'intaglio della carta...
TG: Che si fa comunque con coltelli o bisturi...
Microamica: Infatti...
TG: Vivi a Jesi?
Microamica: Vivo a Filottrano, con il mio ragazzo che è uno degli ideatori di questa manifestazione.
TG: Ah certo, Mona! Dov'è adesso? Devo intervistare anche lui!
Microamica: E' andato fuori a fumare.
TG: Ma gli hai detto che sarebbe il caso che si facesse chiamare in un altro modo? Sa cosa vuol dire "essere un mona" in friulano?
Microamica: Purtroppo, sì... Infatti, la prima volta che è venuto da me gli abbiamo tolto il soprannome e gli ho detto: "Facciamo che ti chiami solo Giacomo... Sai com'è...".
TG: Ho capito. Hai fatto bene. Ti vedremo anche al Ratatà?
Microamica: Sicuramente!
TG: In bocca al lupo!
Le opere intagliate da Microamica (sul muro a destra) esposte al Basement Party. A sinistra i lavori di David "Panic" Campana.
Giacomo Monachesi posterizzato
Tony Graffio: Ciao Mona, stiamo vivendo l'esperienza di un mondo Underground?
Giacomo Monachesi: Ci proviamo. Ci piace renderlo ancora Underground!
TG: Soddisfatto della serata?
Giacomo Monachesi: Sì!
TG: E' stata dura organizzarla?
Giacomo Monachesi: Molto, però la soddisfazione ed il tasso alcoolico nel sangue rendono più accettabile tutta la fatica che c'è dietro a questo evento.
TG: Perché lo fai allora?
Giacomo Monachesi: potrei dire che lo faccio per portare avanti la causa. In realtà no, semplicemente mi piace fare quello che faccio e adoperarmi per creare socialità.
TG: Ok, grazie, questa mi sembra una bella risposta.
Giacomo Monachesi: Non lo faccio per il guadagno, ma per il piacere d'essere qui.
TG: Che cosa fai tu nella vita?
Giacomo Monachesi: Un'attività assimilabile a questa. Lavoro insieme a Jerry Brigante in un bar a Osimo, però quello che facciamo adesso va oltre il lavoro, vogliamo divertirci con gli amici e fare socializzare anche chi non si conosce.
TG: Chiarissimo, molto bello! Hai ragione c'è un sacco di gente simpatica che ha voglia di parare e di conoscere altra gente. Questa sera c'è un'atmosfera particolare e sento anch'io che sono tutti miei amici. Grande Basement!
Jerry Brigante
Tony Graffio: Ed eccomi con il grande Jerry Brigante. Che cosa significa per te Basement?
Jerry Brigante: Al di là che ci troviamo davvero in uno scantinato, questa è un'occasione per stare insieme, fare amicizia e conoscere quelle persone di cui magari avevi sentito parlare, visto i lavori e che qui hai modo di incontrare per avere uno scambio di idee e opinioni, o per mettere le basi per collaborazioni artistiche e culturali. Ma non farmi parlare tanto perché sono un po' imbarazzato...
TG: Coraggio Jerry, non vorrai farmi credere d'essere timido, vero?
Jerry Brigante: No, non sto fingendo, io sono timido!
TG: Voi avete organizzato il primo Basement Party l'anno scorso a Osimo?
Jerry Brigante: Esatto. Basement è un raccoglitore d'idee.
TG: Da che cosa si distingue l'edizione di quest'anno da quella dell'anno scorso?
Jerry Brigante: Innanzitutto, abbiamo chiamato Sonny Alabama per unire le forze con lui. Ci ha dato una grossa mano per la promozione su internet e a livello grafico. Ha anche chiamato qualche artista. Ha contribuito parecchio alla buona riuscita dell'evento.
TG: Jerry, normalmente di cosa ti occupi?
Jerry Brigante: Gestisco da tre anni, insieme a Mona, l'Igno Park di Osimo, uno dei più grandi skate park d'Italia. Oltre a questo, sempre insieme a Mona abbiamo il Barigno, il bar adiacente allo skate park dove, tra le altre cose, organizziamo serate musicali con DJ set, live music, degustazioni ed altre amenità.
TG: Hai esposto qualche lavoro?
Jerry Brigante: No, qua no. Non sono degno, anche se in realtà sono uno pseudo-grafico. Sono un autodidatta appassionato di disegno e mi arrangio... Sono un brigante, di nome e di fatto, però negli anni sono riuscito a mettere insieme vari progetti collegati alla grafica, come quello di progettare, stampare e vendere T-shirt.
TG: OK, adesso parlami della tua esperienza musicale.
Jerry Brigante: Adesso ho smesso. Per 20 anni ho suonato la batteria con i Mala Vida, un gruppo Punk-Combat-Rock dai testi impegnati. Abbiamo fatto quattro o cinque dischi... Non so se conosci The Gang? Un gruppo storico di Filottrano...
Voce fuori campo: Due birre!
Jerry Brigante: Arrivo!
TG: Quindi cosa hai fatto con i Gang?
Jerry Brigante: Con i Gang, oltre ad essere compaesani e buoni amici, abbiamo registrato un album insieme, nel 2007, intitolato MalaGang, dove proponevamo canzoni nostre inedite e loro storici cavalli di battaglia riarrangiati per l'occasione... Abbiamo anche organizzato un festival culturale a Filottrano. In tre giornate si sono esibite una quarantina di band che suonavano vari generi musicali. A contorno della manifestazione musicale c'erano un mercatino dell'artigianato, associazioni benefiche, culturali e umanitarie; oltre che artisti di strada e mostre varie.
Un party perfettamente riuscito, con tanta bella gente e bei lavori da ammirare.
TG: OK, ultima domanda: perché hai organizzato nuovamente il Basement Party?
Jerry Brigante: Perché sono pazzo!
TG: Lo sospettavo... Grazie.
Tra tanti personaggi del mondo della musica, non ho potuto ignorare la presenza di Francesco Belelli-Lennon, un musicista appassionato delle sonorità elettroniche dei fantastici anni '60, DJ e sosia del mitico John.
Tony Graffio: Ciao Francesco, come stai?
Francesco Belelli-Lennon: Sto bene, grazie.
TG: Hai in programma qualche nuovo disco?
Francesco Belelli-Lennon: No, per adesso, pausa. Mi sto divertendo.
TG: Hai in progetto di dedicarti alle arti visive?
Francesco Belelli-Lennon: No, sono qua per accompagnare la mia compagna, Ohiana Añaños, l'hai intervistata poco fa, è lei che espone qui al Basement.
Francesco Bellelli-Lennon e la sua Yoko-Ohiana.
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