sabato 22 dicembre 2018

Reality '80 (La realtà degli anni '80 secondo Enrico Bertolino)

"All'epoca forse non tutti se ne sono accorti, ma noi che abbiamo visto gli anni '80 potremmo narrare cose che voi umani non immaginereste nemmeno. Quello è stato il miglior decennio che abbiamo conosciuto." TG

Il decennio 1980-1989 è stato un periodo felice? Migliore di oggi? Può essere. Sicuramente, c'erano meno preoccupazioni; negli anni '80 l'Italia era considerata una delle maggiori potenze mondiali. Il benessere del Belpaese è da sempre legato alla situazione economica di Milano, la città che oltre a produrre beni materiali ha sempre dato vita a movimenti artistici d'avanguardia, oltre che culturali e di costume. La mostra inaugurata al Palazzo delle Stelline il 19 dicembre raccoglie qualche souvenir di quel periodo in cui erano presenti idee che arrivavano anche da più lontano, ma che poi hanno in qualche modo contaminato la realtà di tutti, rivitalizzandola.
Agli inizi degli anni '80 ogni sogno sembrava realizzabile; nel 1982 la nazionale di calcio vinceva il campionato del mondo in Spagna; ci si confrontava alla pari anche in campo politico ed economico con gli altri grandi paesi europei e non si parlava ancora di globalizzazione. 
Con il crollo del muro di Berlino poco alla volta si capì che la nostra era un'economia drogata che riceveva aiuti segreti sia da Ovest che da Est. Una volta che il nostro paese ha smesso di coincidere con la linea di demarcazione della guerra fredda stranamente è scoppiato un caso "mani pulite" e da allora non siamo più riusciti ad uscire da una crisi totale che dapprima si è palesata attraverso una carenza di valori etici, morali e poi ha coinvolto tutti gli altri aspetti della vita politica, sociale ed economica, ideologie e produzione industriale comprese.

Giacomo Spazio décollage Reality '80, mostra Reality 80 Credito Valtellinese
Per vivere in città bisogna essere una tigre - Giacomo Spazio - Collage e décollage 1988.

Gli anni '80 hanno visto aumentare la competizione e la voglia di arrivare in alto e diventare qualcuno nel mondo del lavoro, specie nel settore del terziario avanzato. La Borsa valori veniva descritta come la nuova Mecca del travet in carriera, ma come era facile da intuire questa è stata un'illusione di breve durata nella famosa "Milano da bere" che ha visto molti giovani perdersi per strada negliabusidelle sostanze che li aiutavano a dare il massimo, a sostenere ritmi impossibili e ad aumentare la propria aggressività nelle lotte per primeggiare in ogni campo.

Milano da Bere, Mostra Reality '80, Credito Valtellinese Palazzo delle Stelline
Milano da bere. L'avvento di Tangentopoli ha bollato la città di Milano degli anni '80 utilizzando il claim sortito dalla creatività del copywriter Marco Mignani per la campagna pubblicitaria di Ramazzotti del 1986. Lo scatto è di Mario De Biasi

Quasi quarant'anni fa esisteva ancora un'industria discografica autoctona (anche questa a Milano) capace di piazzare a livelli altissimi le sue proposte musicali anche all'interno della Top 100 americana con i conseguenti ritorni di immagine e di denaro. Potrei citare moltissimi nomi: mi limito a quello di Giorgio Moroder, autore dell'indimenticabile colonna sonora di Flashdance del 1983.
Anche l'arte, la grafica, e lo spettacolo attingevano dal mondo musicale, osservando alcune opere esposte in corso Magenta, 59 non si può fare a meno di riconoscere gli emuli del grande Alberto Camerini tra alcuni arlecchini dai volti colorati in modo sgargiante.

Anna Gili, Alberto Camerini, Reality '80
Le persone dipinte (1986), di Anna Gili, ci ricordano l'Arlecchino elettronico milanese, Alberto Camerini.

In mostra non mancano 50 immagini fotografiche di Maria Mulas che documentano i party scintillanti degli anni del dopo-terrorismo, oggetti di vario tipo utilizzati in ambito industriale o pubblicitario e le divise griffate da "sfitinzia" e "gallodidio" dei paninari che frequentavano il "Panino Giusto" e piazza San Babila.

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A Reality '80 coesistono opere artistiche, pezzi artigianali, industriali, prodotti informatici e materiali realizzati con varie tecniche, attuali e inattuali che si propongono anche come recupero da qualcosa di preesistente o suggeriscono un successivo assorbimento biodegradabile nell'ambiente circostante.

Adesso però ascoltiamo la testimonianza di un ex-giovane universitario degli anni '80 che forse non voleva diventare uno yuppie, ma che è ugualmente riuscito a raggiungere la fama ed il successo nel mondo dello spettacolo qualche anno dopo, negli anni 90. TG

Tony Graffio intervista Enrico Bertolino

Tony Graffio: Enrico, tu hai studiato alla Bocconi negli anni '80, vero? Com'è stato?

Enrico Bertolino: Sì, ho studiato alla Bocconi in una situazione particolare; il mio diploma di laurea è di indirizzo turistico, per cui ho potuto frequentare l'università lavorando. Gli anni '80 per me hanno avuto due risvolti positivi: poter affrontare gli ultimi due decenni del secolo lavorando, lavoravo in banca dopo che avevo prestato il servizio militare, e poterlo fare studiando, continuando il mio processo di apprendimento. Queste situazioni per me sono state importanti.

TG: Volevi diventare un manager?

Enrico Bertolino: No. Avevo ottenuto un diploma di perito turistico perché pensavo che il turismo potesse diventare il mio futuro. Credevo di poter avere una carriera nella managerialità in quel settore; solo che mi sono accorto abbastanza velocemente che tutte le agenzie di viaggio erano a gestione familiare, per cui entravano in azienda solo i nipoti ed i figli dei titolari. Questo problema mi ha spinto a restare in banca, avevo già una mia occupazione che poi mi ha portato a fare un'esperienza lavorativa all'estero per un anno, cosa che per me è stato un grande privilegio, oltre che un vantaggio.

TG: Ti sembra che la situazione sia cambiata dagli anni '80? Allora si poteva sognare in un futuro migliore, e adesso?

Enrico Bertolino: Il processo degli anni '80 era qualcosa in evoluzione; vivevamo in una situazione che poteva essere drogata dalle euforie del momento e derivavano anche da governi che promettevano di tutto. Con una mano elargivano, mentre con l'altra nascondevano, però quella era una situazione in divenire. Oggi, vedo un processo involutivo nonostante altri governi continuino a fare promesse mettendo le mani nelle tasche degli italiani. È la speranza che fa la differenza. In quell'epoca, anche perché ero molto più giovane, avevo molte più speranze. Oggi invece ho un po' più di preoccupazioni e riverso le speranze su mia figlia. La nostra generazione deve pensare un po' meno a se stessa e un po' più agli altri.

TG: Hai qualche ricordo particolare della "Milano da bere"? Che cosa rimpiangi di quel periodo?

Enrico Bertolino: Il ricordo più vivido è di come è cambiata questa Milano. Prima c'è stata la "Milano da bere", poi quella da mangiare perché hanno mangiato tutti. Quelli che hanno mangiato troppo li hanno presi e da qualche anno a questa parte abbiamo avuto ancora un po' di "Milano da digerire" e la stiamo digerendo perché adesso sta diventando una città valida in termini di sviluppo di infrastrutture e di trasporti. Se ci guardiamo intorno ci rendiamo conto che stiamo diventando il modello più mitteleuropeo che c'è. Il mio ricordo più vivido è il quartiere dove sono nato. Sono nato all'Isola, a Milano. In quel quartiere, una volta, c'era veramente una situazione complessa e tutti ti dicevano - "Ah sei dell'Isola? Mi dispiace... Ostia, quand'è che vai via?" - perché c'era una realtà un po' difficile...

TG: Era il quartiere della Mala, della Ligera.

Enrico Bertolino: Era il quartiere di una Ligera ancora onesta, quelli che non si spingevano oltre le bastonate. Oggi, invece, tutti dicono: "Sei all'Isola? Porca miseria... Vendi? Perché ci interesserebbe venire lì...". A parte le fashion week e tutte quelle iniziative sulle quali Milano è cresciuta, penso che ci sia stato uno sviluppo positivo (a parte qualche eco-mostro di troppo ndTG) che però non deve lasciare indietro nessuno. È cambiato il profilo sociale del quartiere che da proletario emergente è diventato più borghese, ad uso ufficio e movida. Dobbiamo però ricordarci che anche le periferie fanno parte di Milano. Se dovessi dare un input, ma non sono io a doverlo dare perché io faccio il comico...

TG: Però i comici ultimamente contano in politica...

Enrico Bertolino: Ah beh, certo, ce ne uno che ultimamente ha detto che non sta né a destra né a sinistra, per non essere un bersaglio fisso, forse... Io, sinceramente, mi curerei delle persone che vivono in periferia. L'inurbamento è stato un grande fenomeno a Milano e adesso siamo quasi arrivati a considerare Monza Milano, anche se loro sono targati MB... Attenzione, perché le periferie fanno parte del tessuto urbano e non possiamo più fare come all'epoca delle mure spagnole e chiuderci all'interno di quella cerchia.

TG: Vero. Secondo te, la "Prima Repubblica" era proprio da buttare via?

Enrico Bertolino: No. Finché si parla di Res publica (cosa pubblica) non c'è mai niente da buttare via. Una Res privata mi farebbe più paura.

TG: Grazie Enrico, ma adesso dimmi la verità, ti piace davvero la nuova Isola?

Enrico Bertolino: Sì, io vivo ancora lì. Non ho mai abbandonato il quartiere perché a me piace molto; però ho visto davvero il cambiamento.

TG: La Stecca degli artigiani te la ricordi?

Enrico Bertolino: La Stecca me la ricordo molto bene, ci andavo perché ero lì a fianco, per cui ho fatto molta "attività sociale" lì all'interno. Mi è dispiaciuto quando la hanno abbattuta, però devo dire che ad un certo punto la situazione era un po' degenerata e bisognava fare qualcosa, ci voleva un cambiamento. Avrei preferito che avessero mantenuto la matrice commerciale della vecchia Milano perché quello era un timbro bello.

TG: Adesso sembra tutto finto: bar che aprono e chiudono nel giro di 3 mesi...

Enrico Bertolino: È arrivata Google, ci sono i grandi palazzi, il bosco verticale... Nuovi elementi che hanno arricchito le infrastrutture, ma non bisogna dimenticarsi che ci sono le case Aler lì a fianco. Non si possono chiudere i rubinetti e pensare che la gente sparisca. Non sparisce, bisogna coinvolgerla e farle fare qualcosa.

Reality '80 è a Milano, in corso Magenta 59.

Orari e ingressi: da martedì a venerdì 14.00 –19.00, sabato 9.00 – 12.00, apertura straordinaria sabato 23 febbraio 10.00 – 19.00. Chiuso domenica e lunedì; 25 e 26 dicembre, 1 gennaio.
Fino al 23 febbraio 2019. Ingresso libero. Info: 02.48008015.



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