lunedì 3 dicembre 2018

7 domande a Elli de Mon

Si parla ancora dei gruppi e dei musicisti intervenuti al 29° Psych Out Festival di Torino. Ho chiesto alla bravissima Elli de Mon di presentarsi da sola e di rispondere ad almeno 7 delle mie 8 domande, ecco cosa ne è uscito. TG

Elli de Mon vista da Tony Graffio
Elli de Mon di è fatta in 5 per lo Psych Out Festival del 2018

Ciao a tutti, sono Elli de Mon, una onewomanband che gira il mondo sola soletta portando in giro i suoi sporchi blues malati. Ho perso gli altri membri della band per strada, quindi alla fine ho ingaggiato il mio piede destro, il mio piede sinistro, la mia mano destra e quella sinistra e ho deciso di arrangiarmi così.

1 Quanto è difficile suonare in Italia il Tuo genere musicale e quanto interesse c'è da parte del pubblico e dei discografici per la musica originale e i brani inediti made in Italy?
Suonare il mio genere in Italia è piuttosto difficile, è di nicchia. Ho un sound più legato al punk-blues psichedelico, per cui spesso finisco in ambienti di settore. Il pubblico medio italiano è disinteressato alla musica originale, ma questo è un discorso ampio che va a toccare molti ambiti, primo tra tutti quello educativo. In Italia purtroppo non c'è un'educazione musicale di nessun tipo, chi decide di intraprendere lo studio della musica lo deve fare privatamente. Questo comporta molta ignoranza in tema, l'ascoltatore medio è uno che si fa trascinare dalle porcate mediatiche. D'altro canto, però, c'è molto fermento a livello underground, dove ci sono un sacco di band valide che per fortuna hanno il loro seguito. 

2 Di che cosa parlano i Tuoi testi e perché? 
I miei testi parlano soprattutto di resilienza. Perché bisogna tentare di non mollare mai. Giù la testa e via.

3 Che cosa ne pensi della musica psichedelica e perché hai scelto di suonare questo genere di musica?
Sono incappata nella musica psichedelica da piccolina e grazie ai Beatles e alla scena psycho-beat di fine anni sessanta ho scoperto e mi sono innamorata del sitar, strumento che ho poi studiato per anni. Cerco di portare elementi psichedelici nella mia musica perché mi piace pensare che attraverso di essi si possa viaggiare in posti lontani dal quotidiano. Mi piace l'elemento sognante che regalano alla musica, i mondi che riescono ad aprire.

4 In che contesto Ti piacerebbe suonare e perché?
Mi piacciono i festival internazionali, mi sento più a casa lì. Ne sto mirando ad un paio per la prossima estate… non dico quali per scaramanzia.

5 Come hai scelto i suoni e perché?
Ho sempre amato i suoni vintage, ho un ampli e una chitarra che hanno quasi il doppio dei miei anni. Sono suoni molto caldi e spingono un bel po' e per fare il mio genere sono perfetti. Mi piace pensare che siano stati loro a scegliere me…

6 Parlami dell'esperienza che hai avuto allo Psych Out. Cosa c'è stato di positivo e di negativo? È andata come Te l'aspettavi oppure no? Consigliereste ai Tuoi amici di suonare allo Psych Out? Che gruppo raccomanderesti a Giampo Coppa di ingaggiare per il supermegafestival del prossimo anno per celebrare adeguatamente i 30 anni dello Psych Out?
Lo Psych Out è stato una bomba. Un botto di gente presa bene, non capita spesso in Italia di trovare un pubblico così attento alla musica. È andato ben oltre le mie aspettative, non credevo sarebbero arrivate così tante persone; soprattutto non credevo avrei venduto così tanti dischi, ahaha! Unica nota negativa l'orario di arrivo, per me un pochino presto (sono arrivata alle 14.30 per fare il check), ma per il resto un grande pollicione all'insù! Consiglio a tutti di suonarci! In realtà i gruppi che vorrei raccomandare hanno tutti già suonato lì… Se dovessi sparare un super nome direi i Temples.

7 Dimmi quello che vuoi.
Grazie mille Giampo!!!

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