lunedì 26 novembre 2018

Che cos'è la realtà per la Cabala

"Io mi nasconderò tra i nascosti." Dio

A volte sono un po' confuso e so che non sono l'unico: la realtà esiste o tutto è solo una rappresentazione illusoria di qualcosa che non arriveremo mai a conoscere? Tutto è solo interpretazione? Ho voluto rivedere il Cabalista del Sesia per parlare di questo argomento, dopo aver affrontato con lui anche altri discorsi. TG


Realtà illusoria
Tra una risaia e l'altra c'è chi studia la Cabala

Tony Graffio: Salomone, che cos'è la realtà? E che cos'è la rappresentazione della realtà?

Salomone: Quello che vediamo nella realtà non è la realtà, ma è una sua proiezione. Nella Cabala si fanno tre distinzioni della vista. La prima è la vista a 180°; la seconda a 150° e la terza è la vera vista. A volte, la visione periferica ci aiuta a vedere meglio della visione frontale. La vera vista però è l'immaginazione. Quando immaginiamo qualcosa, l'oggetto del nostro pensiero è perfetto perché risulta essere proprio come lo immaginiamo.

TG: Questo accade perché i nostri sensi non sono solo 5, vero?

Salomone: Esatto. Per la Cabala i sensi sono 12. La nostra percezione di coscienza è molto dilatata, molto allargata. I nostri 12 sensi spaziano in mondi e in sistemi al di fuori delle cognizioni normali delle persone. L'immaginazione dell'immaginazione è al di fuori di noi, si trova in un intelletto separato che fa parte della sapienza divina. Se noi fossimo in grado di immaginare l'immaginazione potremmo creare qualsiasi cosa e avremmo parte della conoscenza e della sapienza di Dio.

TG: Oltre a questa dimensione del reale...

Salomone: Oltre a questa dimensione.

TG: Ma a questo punto, come facciamo a sapere che la realtà è reale?

Salomone: Nel settimo libro dei mutamenti di Chen c'è scritto che la realtà non è mai uguale, perché muta in continuazione. Ciò che noi vediamo è un aspetto della realtà in quel momento, ma non è la vera realtà. La quiddità della realtà va oltre l'immagine, quindi, come si diceva prima, è immaginazione. Solo l'immaginazione ti dà la visione giusta.

TG: Siamo noi che immaginando la realtà la creiamo?

Salomone: Non è che creiamo noi la realtà, attenzione, perché ci sono diversi sensi. L'udito ti può far capire se intorno a te c'è un cane, un asino o un gallo, ma la vista di getto ti dà la completezza di quello che stai vedendo e ti dice che davanti a te hai un gallo con le penne colorate e che canta, eccetera eccetera. L'udito queste informazioni non te le dà. L'udito è l'intelligenza, la vista è la sapienza, ma come dicevano i greci, la sintesi e l'anti-sintesi hanno bisogno della conoscenza. E così la tesi e l'antitesi. L'equilibrio tra le due è la conoscenza; non basta essere intelligenti o sapienti, bisogna avere la conoscenza.

TG: E l'esperienza?

Salomone: Fa parte dell'intelligenza e ti fa interpretare i messaggi. La conoscenza arriva da una profonda consapevolezza sia della sapienza che dell'intelligenza umana.

TG: Ok, ma c'è bisogno anche di sperimentare ciò che si vive...

Salomone: Certo! La sperimentazione è parte della conoscenza.

TG: Con l'età diventiamo più saggi e sapienti?

Salomone: Dovremmo diventare più saggi e sapienti perché abbiamo più cognizioni dentro i nostri cervelli e possiamo avere delle indagini più complete dell'oggetto osservato, oppure della persona, oppure dell'animale... Oppure del cosmo, oppure della Creazione e altro.

TG: Ecco, però un tempo le persone che raggiungevano una certa età erano considerate sagge proprio perché avevano vissuto per tanti anni, mentre adesso mi sembra che ci sia poco rispetto per le persone d'esperienza che hanno una certa età. Perché?

Salomone: No. Io non penso che sia così, perché quando senti parlare un vecchio, o una persona di una certa esperienza, lo ascolti e anche i giovani lo ascoltano attentamente. Poi, che ci siano sistemi d'informazione, televisioni o giornali che vogliano capovolgere la realtà per i loro interessi è un'altra questione. Io non credo che la gente non ascolti gli anziani che gli insegnano a fare le cose, anzi li cercano. Purtroppo, ci sono pochi anziani che hanno la saggezza e la voglia di parlare e comunicare ai giovani la loro conoscenza. È vero che il giovane non sa quello che sa l'anziano, ma anche l'anziano non sa dove andrà a finire il giovane, perché non comprende il suo modo di parlare e di essere e non comprende le nuove tecnologie del mondo, le sue novità. E poi giovani e anziani difficilmente si incontrano.

TG: È un mondo che si trasforma molto velocemente.

Salomone: Sì, è un mondo che si trasforma velocemente, ma il problema è che non è un mondo in concatenazione.

TG: Ci sono delle dicotomie e delle interruzioni in questo mondo?

Salomone: Nella Cabala si parla di istatshelut, ovvero di mondi in concatenazione. Se i mondi non sono in concatenazione tra di loro non c'è futuro: invece di andare verso il mondo della rettificazione, andremo verso il mondo del caos, dove tutto si distrugge. Questo fatto è riportato anche dalla Berescit (vuol dire benedizione. Per le tre religioni monoteistiche nella Genesi), nel primo paragrafo della Creazione, dove si parla dei 7 re di Edom.

TG: Queste cose sono riportate anche nella Bibbia?

Salomone: Sì. Quando i 7 re di Edom sono morti il mondo è piombato nel caos e si è distrutto. Era un mondo entropico dove c'era troppo amore, troppa intelligenza, troppa energia, troppo di tutto e questi eccessi hanno finito per far esplodere tutto.

TG: Adesso siamo in un'epoca di crisi?

Salomone: Secondo me, abbiamo molti più strumenti rispetto ad una volta. Parlo di tecnologia, di internet e di computer che sono strumenti molto validi, ma purtroppo vengono usati anche dalle multinazionali, dalle banche, dai preti e da tutti quei centri di potere, più o meno forti. Grazie a questi strumenti i potenti riescono a controllare le masse, ma noi come masse non abbiamo nessun potere, ci dobbiamo rivolgere sempre a chi ha i mezzi finanziari ed economici. Se tu vuoi scrivere un libro e vuoi farlo circolare devi andare da un grosso editore e lui ti dirà che cosa devi scrivere. Sono loro che decidono che cosa puoi scrivere. La gente è succube di tutte queste manovre forzate e non lo sa.

TG: Hai toccato un argomento molto interessante che è quello della libertà di espressione, sia della parola che dell'immagine. Riesci a spiegarci che relazione c'è tra parola e immagine? Sono in antitesi o vanno nella stessa direzione?

Salomone: Ritengo che l'immagine sia completa, mentre la parola non ha tutti gli strumenti per descrivere l'immagine; in più, per fare un lavoro completo, bisognerebbe descrivere l'immagine in tutte le lingue esistenti e in quel caso, come dice la Cabala, puoi soltanto trarre un risultato vicino alla realtà. Ma non uguale.

TG: Una volta le persone che non sapevano leggere o scrivere si informavano attraverso le immagini, i dipinti, gli affreschi o le sculture che raccontavano degli avvenimenti per immagini. Nel 1800, quando c'è stato un obbligo diffuso allo studio per conoscere la scrittura e altre informazioni di base, anche i più poveri si sono in qualche modo evoluti culturalmente, ma la loro cultura è comunque diversa da quella dei ricchi. I più umili si sono ritrovati un po' spaesati, perché mentre prima erano analfabeti, ma sapevano interpretare le immagini e certe simbologie, dopo che hanno avuto una formazione scolastica hanno perso queste capacità un po' magiche. Condividi questo pensiero?

Salomone: Il simbolo va oltre la parola scritta, la perfeziona. Chi non sa leggere e scrivere vede un simbolo e comprende il concetto il che esprime. Non solo. Prima, i pittori erano condizionati dalla Chiesa e dipingevano quasi esclusivamente di avvenimenti sacri o raccontavano le imprese dei re e dei nobili; mentre dopo hanno ricevuto un forte condizionamento anche dalle banche, dalle televisioni, dai giornali e dalla politica.

TG: Hanno subito un condizionamento totale dai poteri forti.

Salomone: Certo. Mai nessuno si è sentito di criticare quei poteri: l'uomo di oggi non è libero di dire quello che vuole perché subisce un controllo mediatico molto forte e non riesce a verificare quello che accade nel mondo. Chi sa esattamente che cosa sta accadendo in Libia, in Siria o in Yemen? Dobbiamo prendere per buono quello che ci viene detto, perché non abbiamo la possibilità di accertarlo personalmente. Se oggi la TV ci dice che è caduto un aereo in Thailandia, che cosa possiamo realmente saperne noi?

TG: Tutto è molto relativo, ma noi come possiamo difenderci?

Salomone: Dobbiamo stare attenti ai poteri forti. Se un elefante ti viene incontro, stai attento che non ti schiacci. Il nostro è un mondo di squali, se sei un tonno verrai mangiato. 

TG: La realtà alla fine è conoscibile, o no?

Salomone: Dio è la realtà. Dio ha detto: io mi nasconderò tra i nascosti. Il consiglio del mio rabbino è quello di studiare molto per diventare ignorante come quando avevi due anni. Solo quando raggiungi quell'ignoranza la percezione della saggezza divina entra dentro di te e t'insegna tutto.

TG: Anche certi artisti dicono di voler tornare alle origini dell'arte dipingendo come bambini, ma non è facile farlo.

Salomone: Vedi? Devi dimenticare tutto per ricominciare. Per me sono più importanti le pitture rupestri degli aborigeni australiani che i quadri di Monet o di Renoir. 

TG: Eh grazie, ma gli aborigeni, come tanti altri popoli cosiddetti primitivi hanno capacità sciamaniche; sono popoli magici, sono in grado di fare qualsiasi cosa con niente.

Salomone: Sono in possesso di pratiche teurgiche molto potenti. Mentre la magia esalta il tuo ego e ti fa fare cose grandi fuori di te; le pratiche teurgiche buone agiscono con un sé quasi inesistente, in mode che se qualche mago o spirito maligno ti attacca, non ti trova perché sei quasi inesistente. Questa era la forza cheaveva Mosé contro tutti i maghi d'Egitto. Aveva un profilo dell'Ego molto basso, quasi inesistente che esisteva per pochissimo. Con questa umiltà Mosé riceveva la grazia della sapienza divina e poteva fare molte cose. Anche noi dovremmo comportarci sempre così.

TG: Se tu dovessi partire per un viaggio, dove vorresti andare?

Salomone: Mi piacerebbe andare in Africa, o anche in Australia, ma non è solo la destinazione di un viaggio che conta; è importante anche con chi condividi quell'esperienza e con che mezzo lo fai. Ma, in fin dei conti, viaggiare non è poi indispensabile perché la  nostra mente arriva dappertutto, sta a noi guidarla.


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