martedì 27 novembre 2018

Matteo Guarnaccia ci spiega cos'è l'arte psichedelica

"Insekten Sekte è stato un po' il Santo Graal delle riviste underground italiane." Matteo Guarnaccia


Matteo Guarnaccia

Dopo lo Psych Out Festival approfondiamo il rapporto con la Psichedelia italiana e andiamo a parlare con chi ha vissuto il periodo d'oro della Controcultura e continua ad esprimersi con il linguaggio degli anni '70.
Nelle ultime opere psichedeliche di Matteo Guarnaccia emerge un certo gusto per la materia, un ritorno, dopo gli anni in cui tutto sembrava essere etereo e virtuale, al disegno concreto. Solo in tempi relativamente recenti Guarnaccia ha iniziato ad esprimersi con collage ritagliando le illustrazioni dalle vecchie riviste trovate sulle bancarelle dei mercatini e intarsi lignei piuttosto laboriosi. Naturalmente, continua anche a disegnare in bianco e nero e a proporre il suo stile onirico e liberatorio in cui confluiscono idee e personaggi di un passato mai dimenticato.
Sono stato a casa sua per vedere da vicino i suoi lavori e fargli finalmente la domanda che tutti si aspettavano. TG

Tony Graffio: Matteo che cos'è la psichedelia?

Matteo Guarnaccia: Credo che sia una delle modalità che rimanda l'arte alle sue funzioni principali che è quella di farti rendere conto dello spazio e del luogo in cui vivi, analizzando anche le parti più piccole del nostro  modo di vivere, e poi è un viaggio interiore. È un'analisi fatta attraverso il disegno, attraverso il colore e le forme che ti permette di riconnetterti con il cosiddetto "immaginario collettivo" che poi è stato banalizzato attraverso l'uso delle droghe. In realtà, il punto principale è la capacità di tornare al nucleo centrale del nostro pensiero, attraverso l'espressione artistica, e la possibilità di connettersi con il resto del  mondo e le sue forze più intime; oltre che con la psiche.

TG: Potremmo dire che la psichedelia è un viaggio di esplorazione?

MG: Sì, un'esplorazione dentro e fuori di se stessi. Ovviamente, questo tipo di arte deve essere molto disciplinata e, nonostante ciò che si crede, è un'arte molto concreta perché è un'esplorazione molto profonda. Certo, può anche nascere da un automatismo, ma in realtà devi essere molto preparato per accogliere quest'esperienza interiore.

TG: Tu hai iniziato ad esprimerti con questo stile artistico negli anni '70 e ancora adesso continui tenacemente a proporre opere psichedeliche?

MG: Assolutamente. Dandogli però più spessore. Dopo avere attraversato varie epoche e varie esperienze ho elaborato altre tecniche, oltre il disegno che è stato il mio punto di partenza. Adesso, mi esprimo anche con la pittura e il collage.

TG: Io sono un appassionato di fantascienza e UFO; è vero che anche questi elementi sono fonte di ispirazione nell'arte psichedelica?

MG: Sì, c'entra molto anche quell'aspetto che riguarda le vite aliene e i mondi paralleli. Infatti, io sono un vecchio fan di Peter Kolosimo, un ricercatore che è stato una delle più importanti porte d'accesso all'immaginazione degli anni '70. Astronavi, dischi volanti ed esseri alieni fanno spesso capolino nella mie opere. Le teorie di quell'archeologia si basavano su fatti concreti.

TG: È stato lui a rivelarci che nei geroglifici di Abydos e Dendera compaiono lampadine elettriche, elicotteri ed aeroplani. 

MG: Sì, le pile nell'antico Egitto o le astronavi dei Maya sono tutti elementi che possono sembrare incongrui, ma in realtà, se pensiamo che nel mondo il tempo anziché avanzare in maniera lineare ha avuto tanti cicli, capiamo che tutto quello che vediamo intorno a noi potrebbe esserci già stato. Gli induisti parlano di città volanti e astronavi che funzionano a energia solare.

TG: Guerre atomiche...

MG: Fatti accaduti tra i 10'000 e i 5'000 anni fa... Se si pensa a tutto questo è normale che uno si chieda: ma allora, come la mettiamo?

TG: Tu hai viaggiato molto in India?

MG: Sì, ho fatto diversi viaggi in Oriente. All'inizio questo spostamento geografico è stato veramente importante.

TG: Nei tuoi lavori hai unito tante cose.

MG: Sì, ho inserito esseri di varie culture. L'anno scorso ho anche pubblicato un libro sulla psichedelia, a 50 anni dalla "Summer of Love", ho parlato come i giovani di quell'epoca agivano per liberare la propria anima.

TG: Questa è una bella definizione di psichedelia: un modo per liberare la propria anima. Poi, vedo che nei tuoi disegni compaiono funghi, tecnologia, robot, animali, veramente di tutto.

MG: Ci sono molte tecnologie aliene...

TG: Quindi anche tu pensi che esistano mondi paralleli e civiltà nascoste che possono aver interferito con la nostra?

MG: Penso che molte cose ci appaiono semplici, ma in realtà semplici non sono. Noi siamo uno dei punti dell'evoluzione, non siamo la punta più alta dell'evoluzione. Ci sono tante altre civiltà che altrimenti non si spiegherebbero, civiltà che hanno raggiunto conquiste tecnologiche importanti.

TG: E della reincarnazione che cosa ne pensi?

MG: È una delle possibilità che ci possiamo aspettare. Noi abbiamo il compito di sperimentare la vita attraverso diverse situazioni e diversi personaggi. La vita è un po' come un teatro, noi siamo degli attori che di volta in volta scelgono una parte diversa. I miei collage hanno anche un intento didattico per far capire questo concetto.

TG: Ah sì, mettono insieme tanti periodi, tante situazioni e tanti personaggi.

MG: Che però nell'insieme sono congrui. La cosa che per me è interessante è leggere le riviste e dare a loro una nuova chance. I miei collage sono un po' la reincarnazione per molte immagini.

TG: È un modo d'agire tipico degli anni '70 e anche del Punk.

MG: Sì, esatto. Faccio un mix di tigri, ballerine, paesaggi, lotte sociali, c'è un po' di tutto.


I tarocchi disegnati da Matteo Guarnaccia La Morte
I tarocchi disegnati da Matteo Guarnaccia

TG: Un artista psichedelico come vede la morte?

MG: Penso che sia parte integrante di ciò che stiamo affrontando. Siamo nati e per questo moriremo. Vediamo certe piante che hanno un lasso di tempo più breve, ma anche quello è un ciclo. Non è la fine. Mi sono interessato molto ai tarocchi, a livello di iconografia e simbologia, perché penso che ci sono delle immagini che possono darti informazioni importanti.

TG: Li hai disegnati?

MG: Sì, i tarocchi e anche le rune.

TG: Che prezzi hanno le tue opere?

MG: I collage partono dai 1'500 euro, poi dipende dal formato. I dipinti vanno dai 2'000 euro in su.

TG: E poi insegni alla Naba, vero?

MG: Sì, sono finito lì casualmente perché ho fatto degli studi sulle contro-culture e le sub-culture da strada. In Italia ho pubblicato un primo libro abbastanza importante su questi argomenti che è stato: "Ribelli con stile". Così sono stato chiamato a tenere un corso in questo ambito, perché le sub-culture sono l'ossigeno che il mondo della moda ha per rinnovarsi continuamente. La moda può nascere negli atelier ma soprattutto nasce per strada dalla creatività della dissidenza giovanile e dalle frange di diversità. È tutto un pescare energia dalla strada e ricostituirla.

TG: Mi viene in mente Jimi Hendrix, tra l'altro il 27 novembre prossimo sarà il 76° anniversario dalla sua nascita, era un artista che vestiva in modo molto particolare. È stato davvero molto personale e innovativo nel modo di presentarsi al pubblico e di vivere la sua quotidianità.

MG: Lui ha mischiato lo stile folk con quello da zingaro immaginario. Ho preso in considerazione anche altri artisti come Bob Dylan e David Bowie e ho fatto una ricerca sui loro costumi di scena per riorganizzarli secondo la capacità di scegliersi di volta in volta un personaggio diverso. Ho fatto anche un libro sui pirati che ha avuto anche un'edizione americana e mostra l'immaginario di questi personaggi dall'inizio della loro storia fino all'influsso che hanno avuto sul movimento Punk e sulla moda. È stato un lavoro lungo e complesso perché ho voluto dare informazioni nuove.

TG: Come accade che un cantante o un musicista possa avere una concezione tanto precisa della moda e del suo look? Adesso è tutto studiato a tavolino, ma una volta era tutto più spontaneo.

MG: Una volta era un'operazione spontanea perché nei veri artisti, e Bowie lo metto tra questi, non c'era divisione tra essere un cantante e essere un performer. Mentre oggi siamo tornati a considerare queste attività in modo separato. O canti o fai l'attore; per questo hai sempre bisogno di qualcuno che ti vesta, ti faccia da trainer e ti conduca un po'... Anche Dylan, pur non avendo esibito questa capacità, è stato un maestro di espressività, cosa evidente e spontanea come scrivere una canzone o andare sul palco in un certo modo e cambiare radicalmente personaggio nel giro di pochissimo tempo. Lo stesso Hendrix partì come musicista nero classico con i vestiti colorati e pieni di perline diventa poi l'indiano-alieno fantascientifico che abbiamo stampato nella nostra immaginazione.


Insekten Sekte di Matteo Guarnaccia

TG: Matteo, adesso puoi spiegarmi cos'è stato Insekten Sekte?

MG: Oggi che siamo immersi in milioni d'informazioni facciamo fatica ad immaginare cosa accadeva negli anni '70 quando le informazioni bisognava andarle a cercare una per una. Se avevi questa spinta esistenziale molto forte, come era il mio caso e quello di tanti ragazzi di quella generazione, volevi trovare delle risposte che andassero fuori dalle spiegazioni ufficiali. Tutto era organizzato e ben impacchettato; era un mondo che non presentava crepe. Eravamo in pieno boom economico, eravamo tutto sommato in una situazione di tregua sociale, però i bisogni primari come quello di essere creature libere e avere libero accesso alle informazioni erano totalmente negati. Per cui, se non ti piaceva quello che succedeva in giro, ti creavi tu un tuo medium ed il medium giusto per me è stata questa forma d'arte e comunicazione che era il poster nomade itinerante, un foglio che potevo realizzare su carta da lucido per stamparlo ovunque mi trovassi. Mi bastava andare in un'eliografia di qualsiasi città europea o anche in Oriente e mi facevo stampare qualche copia e poi continuavo così. Questa soluzione mi ha permesso di vivere, di allacciare amicizie e collaborare con molte riviste underground dell'epoca. Su questo libro che parla delle riviste underground, dai Provo ai Punk ci sono riviste californiane, Andy Warhol, eccetera, ma c'è anche Insekten Sekte, perché è stata una delle sfaccettature di questo arcobaleno di ricerca, nel tentativo di dare una lettura diversa del mondo.

TG: Era su un foglio unico?

MG: Sì, diventava un poster. Era una rivista-poster.

TG: Era pieghevole?

MG: Alcuni numeri andavano piegati a fisarmonica e diventavano delle pagine.

TG: Come le proponevi queste riviste? E come le vendevi?

MG: Nei primi tempi, quando è nata la vendevo in questo locale di Amsterdam che si chiamava il Paradiso; era molto famoso perché ci suonavano artisti come Frank Zappa, i Soft Machine o i Pink Floyd. Mi bastava stare lì per vendere, poi hanno iniziato a chiedermela, la davo a qualche libreria o in giro a chi me la chiedeva. Era molto semplice piazzarla perché c'era molta ansia di scoprire modi nuovi di vivere.

TG: Era una rivista visuale, comprensibile a tutti, al di là delle lingue e delle diverse abitudini dei fruitori.

MG: Era visuale, ma a volte c'erano delle scritte...

TG: Per quanto tempo hai continuato a pubblicare Insekten Sekte?

MG: Per sei anni, dal 1969 al 1975 sono usciti 17 numeri.

TG: Non avevano una cadenza regolare?

MG: No, uscivano quando avevo voglia. Anche perché certi numeri continuavano a vendere e me li chiedevano in continuazione. Il fatto che fosse in eliografia mi permetteva di stampare 10 copie e poi 100, un po' alla volta. Spesso ero in viaggio, non avevo un magazzino per conservare le copie. L'eliografia era la forma di stampa perfetta per il tipo di vita che conducevo. 

TG: Questa soluzione l'hai trovata tu?

MG: Assolutamente, mi ha consigliato l'eliografia Franchino, uno studente di Brera, prima io disegnavo ed era finita lì, mentre lui mi ha detto che se volevo tirare delle copie bastava disegnare su un foglio lucido.


MG: No, eravamo all'inizio di quella tecnologia, le fotocopie erano carissime e di pessima qualità, in più i formati erano piccini. Esisteva il ciclostile, ma era un'altra storia.

TG: Era molto sporchevole.

MG: Sì, ti sporcavi di unto... L'eliografia era usata principalmente dagli architetti per fare le planimetrie delle case. Era il metodo base utilizzato da architetti e geometri e permetteva di stampare anche formati grandi. Oppure potevi sovrapporre insieme più lucidi e venivano fuori effetti interessanti.

TG: E questo nome? La setta degli insetti, dove lo hai preso?

MG: Quando vivevo ad Amsterdam ho visto questa scritta sul muro del Paradiso. Non sapevo bene cosa volesse dire, ma per me era perfetta perché mi piaceva il suono. Poi, ci sono arrivato, la setta degli insetti... E mi piaceva per raccontare il tipo di gente che mi circondava. Erano proprio come degli insetti, dormivano nei sacchi a pelo che erano come dei bozzoloni. Al mattino si alzavano ed erano tutti colorati, proprio come Jimi Hendrix. Era come assistere alla metamorfosi delle farfalle. Insekten Sekte raccontava proprio quella tipologia di gente.

TG: Gli stessi che poi fruivano della tua rivista...

MG: Assolutamente.

TG: Hai smesso perché è finita un'epoca?

MG: È finita un'epoca. Dopo il 1975 il mondo è cambiato: non c'era più l'autostop, la gente aveva paura sia di chiedere un passaggio sia di prendere qualcuno che non conosceva a bordo della sua macchina. Un tempo l'autostop veniva apprezzato sia da chi ti dava i passaggi sia da chi li chiedeva, perché era un modo per abbattere le barriere e avere uno scambio. Parlavi col camionista, col borghese o con chi stava lavorando in quel momento...

TG: Riuscivi ad avere un po' il polso della situazione di dove ti trovavi...

MG: Esatto. Giravi l'Europa, ma anche in Oriente in questo modo. Potevi andare fino in Turchia o in Iran perché c'erano questi camion che facevano trasporti e ti prendevano con loro senza problemi.

TG: Insekten Sekte oggi è considerata come una delle riviste più importanti della Controcultura degli anni '70, perché?

MG: Sì, questa cosa mi fa ridere, perché il primo numero l'ho disegnato quando avevo 15 anni, eppure oggi viene conservato nel reparto manoscritti rari della Yale University, come esempio di rivista d'autore. Hanno acquisito una raccolta completa ed è conservata insieme alle riviste futuriste e surrealiste.

TG: Te ne è rimasta ancora qualcuna?

MG: Sì, ne ho ancora qualche numero, più una collezione completa.

TG: La stampa era diversa a seconda di dove ti trovavi?

MG: Ti faccio vedere... Alcuni erano seppiati, potevi scegliere se farlo stampare così o nero. Io coloravo i lucidi e questi una volta stampati producevano varie tonalità di grigio. In qualche modo si riusciva a gestire la temperatura dei toni.

TG: Bellissimo.

MG: A volte coloravo anche le stampe.

TG: Quanto valgono adesso? Migliaia di Euro?

MG: Migliaia di euro.

TG: C'è ancora qualcuno che te li chiede?

MG: Questi sono gli ultimi che mi sono rimasti. Potrei venderli, ma dopo questi non ce ne sono più. Ho visto che il Mart di Rovereto ne ha acquisito uno e lì hanno fatto una mostra che si chiamava "Manu propria" che mostrava il segno calligrafico come opera d'arte.

TG: Difficile dirlo, ma indicativamente quante copie stampavi?

MG: Poche. Calcola che ognuna di queste riviste veniva consumata, più che letta, da centinaia di persone. A volte le incollavo in giro e diventavano un giornale murale. Non credo di averne stampate più di 100 copie per ogni numero. Per questo adesso valgono dagli 800 ai mille euro a seconda dello stato di conservazione. Non ce ne sono in giro più e chi ce l'ha se la tiene ben stretta. Una più consumata può valere 600 euro.


Una copia eliografica di Insekten Sekte

TG: Evidentemente, l'eliografia era una stampa di buona qualità che durava nel tempo.

MG: L'unica controindicazione era che non potevi esporla troppo alla luce del sole perché i raggi ultravioletti la facevano sbiadire.

TG: Hai ancora tutte le matrici originali?

MG: Stranamente, non so come ho fatto, le ho tutte e 17, nonostante fossi sempre in viaggio.

TG: E non sarebbe possibile ristamparle?

MG: No, perché l'eliografia è un sistema di stampa in disuso da anni. I plotter hanno sostituito tutto.


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