Nei bei tempi andati, fino alla prima metà degli anni '60, quando ancora non esistevano le plastiche, anche i giocattoli erano fatti per durare.
Oggi, il mondo è molto diverso, si cercano sempre nuovi mercati, si sviluppano nuove tecniche di marketing e quando non si riesce a convincere il consumatore a fare il suo dovere: acquistare a più non posso, gli si impongono nuovi bisogni, introducendo nuove categorie di beni di consumo indispensabili.
Confesso d'essere un appassionato di vintage che si accaparra tutto ciò che considero prezioso, ma che adesso vale poche decine o centinaia di euro; la tecnologia contemporanea non mi impressiona più di tanto, lucine e wi-fi non hanno molta presa su di me. Quello che ricerco in una fotocamera è solidità, affidabilità, durata, risultati sicuri ed una certa praticità di utilizzo, indipendentemente dalle dimensioni e dal peso dell'oggetto che porto con me. Anche se, ovviamente, un certo comfort nel trasporto lo gradisco anch'io.
Avevo sentito dei rumors a proposito dell'uscita di una Fujifilm di medio formato (leggi anche grande formato in digitale), già da un paio d'anni, ma quando avevo interpellato Matilde Cicchelli della Comunicazione di Fujifilm non mi erano arrivate risposte molto possibiliste in questo senso. Eppure, Fujifilm stava lavorando a questo progetto in modo serio, fino a quando è riuscita ad ottenere un prodotto degno del nome di questa grande azienda giapponese che da sempre ha un occhio di riguardo per il settore professionale.
Le fotocamere Fujifilm avevano un loro stand e una zona teatro di posa per la loro prova, all'interno dell'appuntamento International Photo Project 2017, La Habana, Milano, New York, presso lo spazio Messina Due della Fabbrica del Vapore di Milano. Sito dove sono stati presentati i lavori di 10 fotografi under 35, per ognuna delle tre nazioni da raccontare, per un totale di 30 fotografi e circa mezz'ora di immagini proiettate in dissolvenza.
L'occasione era ghiotta e non me la sono lasciata sfuggire.
Le fotografie dei 30 fotografi erano molto belle, ma non sono riuscite a catalizzare l'attenzione dei presenti quanto la possibilità di smanettare le fotocamere di Fujifilm. In questo caso, si potrebbero fare molte riflessioni e credo che se ognuno di noi traesse le proprie conclusioni al riguardo di questo fatto, probabilmente si arriverebbe a migliaia di risultati diversi. Personalmente, non mi sento in grado di propinarvi le mie verità, anche se credo che in parte l'esposizione non sia stata studiata al meglio. Sia perché la proiezione in un ambiente molto luminoso, con il sole proprio alle spalle degli schermi non inducesse il visitatore ad apprezzare pienamente le immagini esposte, sia perché ormai è difficile presentare qualcosa di inedito o di nuovo. Abbiamo già visto tutto, nulla ci sorprende più e poi, diciamocelo, nell'era del digitale le belle immagini sono davvero alla portata di tutti. Tutti posso realizzare tutto, siamo sempre più in un sistema creativo totalmente democratico dove tutti vogliono esprimersi e riescono a farlo con ottimi risultati. In questo clima è difficile distinguersi, non c'è più un'aristocrazia dello scatto, molto è dovuto al caso e non è facile che fruitore e immagini si incontrino davvero in un marasma cosmico senza precedenti. Per non parlare di tutto quello che è già stato fatto in quasi 200 anni a questa parte.
Sicuramente, la tecnologia, il design, la novità del mercato è in grado di allettarci più del "prodotto culturale"; nasce un nuovo modo di dialogare con il mezzo di ripresa, in attesa che venga oltrepassata anche l'ultima frontiera sociologica/tecnologica, quando tutti avremo il nostro bravo assistente robotizzato che andrà a caccia di immagini per il mondo al posto nostro. Speriamo di no.
Ok, basta esternazioni fuori luogo e veniamo al dunque: sentiamo come ci descrive il suo prodotto un tecnico di Fujifilm Italia con il quale mi sono confrontato. TG
Ilyna ripresa da TG con la nuovissima Fujifilm GFX 50S
Iso 1600 1/125 sec. f 5,6 con obiettivo GF 120mm F4 R LM OIS WR Macro
Da un file Raf sviluppato con Raw File Converter EX 2.0 by Silkypix
Iso 1600 1/125 sec. f 5,6 con obiettivo GF 120mm F4 R LM OIS WR Macro
Da un file Raf sviluppato con Raw File Converter EX 2.0 by Silkypix
Presentata a Milano la Fujifilm GFX 50S. Come la descrive Riccardo Scotti tecnico di Fujifilm Italia
Tony Graffio: Riccardo, come sta andando la presentazione di questo modello attesissimo dai fotografi professionisti italiani?
Riccardo Scotti: Molto bene. La GFX 50 S è effettivamente qualcosa di nuovo per noi. E' la nostra prima medio formato digitale, anche se in passato abbiamo avuto una storia molto importante con le nostre medio formato analogiche.
TG: Lo so benissimo, infatti oggi mi sono presentato qui con al collo la mia fantastica Fuji GS645 Pro della quale sono felicissimo proprietario da una quindicina d'anni.
RS: Oggi, vorrei dare un messaggio capace di far capire che la tecnologia mirrorless ha fatto un notevole salto avanti, sia come velocità che come qualità. E' possibile ridurre di molto gli ingombri ed avere a disposizione una macchina fotografica che a livello di operatività si avvicina alla nostra serie X, nel senso che il DNA di questo nuova macchina è quello. Qualsiasi utilizzatore della serie X si troverà a suo agio anche con la GFX 50 S; chiaramente le dimensioni sono diverse perché la GFX 50 S è una fotocamera più grande. Con la GFX 50 S riusciamo ad avere l'operatività della serie X che ormai è diventata famosa, grazie alle sue ghiere ed alla gestione di tutta la parte manuale e la qualità del medio formato.
TG: A chi è rivolto questo prodotto?
RS: Diciamo subito che con questa macchina vediamo abbassarsi il prezzo del medio formato ad una cifra che può diventare interessante, sia per il professionista che per il fotoamatore evoluto che vogliono entrare in questo mondo.
TG: Che cosa è disponibile in questo momento, oltre al corpo macchina?
RS: Abbiamo tre ottiche che sono il normale GF 63mm F 2,8 R WR; uno zoom GF32-64mm f 4 R LM WR ed il GF 120mm F4 RLM OIS WR Macro. Con queste ottiche, per ottenere la focale corrispondente al 35mm bisogna moltiplicare la lunghezza focale per il fattore 0,79. Da questa operazione capiamo che lo zoom è equivalente ad un 25-50mm; il 63mm è equivalente ad un 50mm ed il 120mm macro è equivalente quasi ad un 100mm.
TG: Come mai soltanto adesso arrivate al medio formato?
RS: In molti ci chiedevano perché non facevamo una fotocamera con un sensore Full Frame, io mi trattenevo a fatica dal rispondere, perché sapevo cosa stavamo progettando. L'idea di Fujifilm adesso è chiara a tutti. Chi vuole una fotocamera leggera e di qualità può affidarsi alla serie X, per esempio la XT2 va benissimo, anche perché se la tieni al collo per otto ore non pesa e non ti affatica. A chi invece vuole qualcosa in più, noi non proponiamo il Full Frame, ma il medio formato con la portabilità di una 35mm. La GFX 50 S infatti come pesi e dimensioni si avvicina ad una fotocamera Full Frame.
TG: Alla serie X è stata data una definizione volutamente contenuta: prima erano 16MP, adesso sono 24MP; qual'è il motivo di questa decisione?
RS: Le caratteristiche principali della serie X rimangono la portabilità e la leggerezza che con un sensore X Trans CMOS permette di raggiungere, sotto molti aspetti, i risultati offerti dalle Full Frame. Se ho bisogno di molta sensibilità ed alti Iso, un sensore CMOS APS-C permette di arrivare a 6400 Iso senza grossi problemi. Anche le ottiche Fujinon dedicate alla serie X sono molto compatte. Il nostro XF 56mm f 1,2 R APD è un obiettivo apprezzatissimo da chi usa quella lunghezza focale. Inoltre, avere un sensore X-Trans CMOS sensibile e ottiche molto aperte facilita molto la vita a chi fotografa e permette di ottenere risultati di ottima qualità. Fujifilm ha una cultura dell'immagine legata a tutto quello che è analogico. L'X-Trans non è mai stato un sensore alla perenne ricerca di un aumento dei megapixel come valore assoluto perché abbiamo cercato di portare il sensore al suo rendimento ottimale. Ci sono delle leggi fisiche che portano la luce all'interno del sensore e che ne condizionano il suo funzionamento.
TG: Più il sensore è grande più raccoglie fotoni. Stesso discorso per i pixel che formano il sensore.
RS: Esatto, il sensore X-Trans CMOS nasce con l'idea di dare ai fotografi tantissima nitidezza ed una risposta che possa essere di tipo più analogico possibile. La dimensione del filtro passa basso e la disposizione dei pixel in un ordine particolare fanno in modo che la risposta del sensore sia più vicina a quella di una pellicola a colori. Questo è il concetto che ha ispirato gli ingegneri di Fujifilm.
TG: Non è il caso di citarli in questa sede, ma ci sono altri marchi che sono andati invece alla ricerca di una definizione di 50MP sul Full Frame che poi non hanno avuto sempre risultati così soddisfacenti, come ci si sarebbe aspettato.
RS: La GFX 50 S risolve 50 milioni di pixel, ma noi preferiamo fare una cosa di questo tipo con un sensore più grande. Gli addetti ai lavori sanno che densità esagerate possono dar luogo a problemi. Fujifilm preferisce restare con un numero di pixel equilibrato in funzione alla dimensione del sensore. Questo è un punto importante della filosofia aziendale. Crediamo anche che la cultura fotografica è arrivata ad un punto in cui l'utente sta attento a queste cose. Un tempo, ricordo che nelle compatte era una continua rincorsa a superare certi limiti.
TG: Fujifilm ha iniziato presto a porre attenzione a questi aspetti.
RS: Sì, vero. Gli specchietti per le allodole non servono più, oggi bisogna semplicemente fornire la qualità fotografica. Sia nel caso di 24 o 50MP, l'importante è che il sensore sia adeguatamente dimensionato per contenere tutti quei pixel.
TG: Che tipo di processore ha la GFX 50 S?
RS: Il processore della GFX 50 S è lo stesso che viene montato sulla XT2, infatti la cosa interessante di una medio formato come la GFX 50 S è la sua reattività. Tempi di accensione, gestione dei menu, velocità di registrazione dei file. Tutto è veramente più rapido rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare da una fotocamera di medio formato. Come la messa a fuoco, anche se questa operazione sul medio formato non può essere veloce come con l'APS-C; o come con la Fujifilm XT2 che ha una messa a fuoco ibrida a rilevamento di fase e a contrasto, mentre la GFX 50 S rileva la distanza dal soggetto soltanto con un sistema a contrasto. Confrontandola con altre fotocamere medio formato, la GFX 50 S è altamente veloce; rispetto alle nostre XT2 il discorso è diverso, ma questo è un paragone improponibile.
RS: Il processore della GFX 50 S è lo stesso che viene montato sulla XT2, infatti la cosa interessante di una medio formato come la GFX 50 S è la sua reattività. Tempi di accensione, gestione dei menu, velocità di registrazione dei file. Tutto è veramente più rapido rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare da una fotocamera di medio formato. Come la messa a fuoco, anche se questa operazione sul medio formato non può essere veloce come con l'APS-C; o come con la Fujifilm XT2 che ha una messa a fuoco ibrida a rilevamento di fase e a contrasto, mentre la GFX 50 S rileva la distanza dal soggetto soltanto con un sistema a contrasto. Confrontandola con altre fotocamere medio formato, la GFX 50 S è altamente veloce; rispetto alle nostre XT2 il discorso è diverso, ma questo è un paragone improponibile.
TG: Per quali utilizzi nasce la GFX 50 S?
RS: Nasce sia per un uso in studio che in esterni, chiaramente non è molto indicata ad un utilizzo in ambiti sportivi. Non nasce per inseguire i giocatori su un campo di calcio, ma in quell'ambito non ha senso il medio formato. Va utilizzata per una fotografia pensata dove l'obiettivo principale è la qualità.
TG: Che vantaggi ritenete possa avere il vostro prodotto nei confronti di quello che offre la concorrenza?
RS: Il DNA della serie X è riconosciuto da tutti. Chi utilizza la serie X sa di che cosa parlo. Il comfort nell'utilizzo della macchina è unico, anche perché continuiamo a migliorare i firmware da 5 anni a questa parte per arrivare a migliorare sempre più la macchina fino a "cucirsela addosso" con scelte custom relative ad alcune impostazioni che facilitano l'operatore e servono nel momento di effettuare uno scatto. Le nostre sono macchine molto intuitive nel loro utilizzo, la GFX 50 S ha la possibilità di avere un visore ad LCD basculante, ha un mirino elettronico sul quale possiamo leggere qualsiasi informazione ed ha altre caratteristiche che ne facilitano l'uso e danno vantaggi reali che portano a lavorare facilmente, secondo i propri gusti. La qualità dello scatto chiedo di verificarla personalmente attraverso i momenti dimostrativo che organizziamo, anche grazie ai nostri distributori sul territorio. Oggi, abbiamo qui tre GFX 50 S che si possono provare tranquillamente sul nostro set che abbiamo allestito in questo padiglione della Fabbrica del Vapore.
TG: Che aspettative di collocamento sul mercato avete per il vostro prodotto di punta? Ed in che quantità?
RS: Io non sono la persona che segue la parte commerciale del prodotto, perché seguo tutta la parte tecnica, ma ti posso dire che l'interesse che sta suscitando la GFX 50 S, fin dalla Photokina, è molto grande. Abbiamo moltissime richieste e da quando è uscita sto praticamente lavorando solo per lei.
TG: Immagino che progettare un prodotto come questo non sia stato facile. Nelle normali DSLR, o nelle fotocamere Full Frame molti progetti sono stati un po' corretti in corso d'opera, mentre un prodotto di altissima gamma come questo dovrebbe vedere la luce solo quando è già stato collaudato a fondo e si è sicuri che è perfetto. Anche perché chi sborsa certe cifre non vuole ritrovarsi poi delle sorprese. Ho ragione di pensarla in questo modo?
RS: Questa macchina era sulla carta già da tempo.
TG: Infatti ne avevo sentito parlare da almeno due anni, ma tutto era stato messo a tacere.
RS: Vero. Il progetto della GFX 50S nasce con calma, per arrivare poi nel momento giusto. La cosa importante che ho notato subito, quando ho preso in mano la macchina per la prima volta, è che tutto il background della serie X sotto l'aspetto del firmware e dell'operatività della fotocamera è già maturo, perché sfrutta l'esperienza fatta precedentemente da Fujifilm.
TG: Quindi nella progettazione di un nuovo prodotto lo sviluppo più importante da fare è quello relativo ai software che comandano la macchina?
RS: All'inizio dello sviluppo dei nostri prodotti, mi è capitato di vedere funzionare la X 100, la prima fotocamera della serie X, e lì si poteva capire che era il caso di apportare delle migliorie a livello del software operativo, che poi nel tempo sono effettivamente arrivate. Qui, invece, posso dire che la GFX 50 S nasce come una macchina già matura.
TG: Ho capito. Per quello che riguarda il sensore, perché non è stato utilizzato un X Trans?
RS: Non abbiamo utilizzato un sensore X Trans perché l'X Trans nasce con l'idea di alzare le prestazioni del sensore APS-C per avvicinarlo alla resa di un Full Frame; mentre nel caso del medio formato non era necessario eliminare il filtro passa basso, perché il problema dell'effetto moiré è praticamente inesistente. Ecco perché non è stato necessario ricorrere a quella scelta tecnologica. Ci tengo anche a precisare che le ottiche Fujinon della serie GF sono già pronte a risolvere i 100 Megapixel. Un altro elemento importante del quale di solito non si parla sono le microlenti che compongono il sensore che in questo caso sono state disegnate e ottimizzate in funzione dei nostri obiettivi. Tra le ottiche ed il sensore, il lavoro delle microlenti è fondamentale, so che nessuno lo sottolinea, ma questo è l'ultimo passaggio che fa la luce prima di entrare nel sensore.
TG: Chi produce il sensore?
RS: Il sensore è prodotto all'interno delle fabbriche della Sony, ma tutta la circuiteria è fatta su nostre specifiche tecniche. Noi diciamo come deve essere fatto e loro lo realizzano, per questo riusciamo ad avere le microlenti dedicate e una circuiteria particolare. Tutto viene fatto su nostro disegno.
TG: Quali sono i vantaggi di una mirrorless medio formato?
RS: I vantaggi ormai sono tanti. Il mirino elettronico ha 3'690'000 pixel su una diagonale di mezzo pollice, ovvero una densità altissima di pixel. Utilizziamo una tecnologia Oled Real Time, cioè non ci sono tempi di ritardo tra quello che inquadriamo e quello che vediamo all'interno del mirino. Quando il mirino è in grado di fornire ottime prestazioni posso, per esempio, vedere la sovra e sotto-esposizione prima di effettuare lo scatto. La macchina è tropicalizzata e può essere usata anche fuori dalla studio attrezzato con i flash; posso usarla all'aperto in condizioni di luce che cambiano continuamente. Prima di scattare, posso vedere tutte le impostazioni di tempi e diaframmi e capire come diventerà la scena che inquadro. Se lavoro in bianco e nero posso già vedere il risultato in bianco e nero, anziché dover immaginare come sarà la fotografia a posteriori. Se inserisco dei filtri, vedrò in anticipo il loro effetto ed anche se ho intenzione di fare una doppia esposizione posso far combaciare esattamente i due o più scatti esattamente come desidero. E' importante conoscere i vantaggi del mirino elettronico perché sono veramente tanti.
TG: Le ottiche sono anch'esse tropicalizzate?
RS: Fujinon sul medio formato ha una storia importante, come nel campo delle ottiche professionali per grande formato fotografico e la televisione Broadcast. I Fujinon GF sono anch'essi resistenti alla polvere, all'acqua ed alle basse temperature. Possono essere utilizzati senza problemi di condensa fino a -10°C.
TG: Le funzioni video e timelapse sono presenti?
RS: Il video è registrabile in Full HD, timelapse e Wi-Fi per fare degli scatti remotati con il cellulare o l'Ipad, se ho bisogno di mettere la fotocamera in posizioni strane posso utilizzare anche questa funzione. Ha l'LCD basculante e direi che non le manca nulla.
TG: C'è un'uscita video non compressa?
RS: Questo no, però siccome i file Raw pesano 100 Megabit (mentre il flusso video è di 36 Mbps ndTG), possiamo fare una compressione e farli diventare di 50 Mbps. Abbiamo un'uscita micro HDMI (tipo D) per poter collegare un monitor esterno per poter vedere tutto quello che si vede all'interno della fotocamera sia in presa diretta, che in differita, per rivedere la registrazione o gli scatti.
TG: Il campionamento del segnale video digitale è un 4.2.2 o un 4.2.0?
RS: Questo dato non me lo ricordo, dovrei andare a vederlo.
TG: Mentre la profondità di colore è a 14 bit (bpp)?
RS: Sì, 14 bit.
TG: La GFX 50 S mi sembra una macchina costruita bene, fatta per durare...
RS: Assolutamente, è fatta per durare. Tutti coloro che hanno comprato le nostre macchine hanno avuto aggiornamenti firmware anche su prodotti di 4 o 5 anni d'età. Gli aggiornamenti firmware sono importanti e possono migliorare la macchina per farla lavorare al meglio del suo hardware. La macchina è molto robusta e tropicalizzata in 58 punti che garantiscono un uso all'aperto in qualsiasi condizione climatica, come pioggia, sabbia e umidità, neve e temperature comprese tra i -10 ed i 40°C. Insomma, è una macchina che può essere strapazzata in condizioni professionali anche estreme.
TG: Le batterie che durata hanno?
RS: Le batterie durano, ma non possiamo pensare che durino come quelle di una reflex perché una mirrorless consuma di più. Con questa macchina si possono fare circa 400 scatti. La batteria non occupa molto spazio, perciò consigliamo sempre di portarsene dietro un'altra di scorta, specie se siamo in esterni ed abbiamo intenzione di scattare tanto. In studio ha la possibilità d'essere alimentata a corrente alternata con un suo alimentatore, quindi la possiamo tranquillamente tenere sempre in funzione e pronta allo scatto. Monta due SD card, consigliamo l'uso delle UHS II con la doppia piedinatura. Con le due slot si può avere un backup immediato del nostro lavoro.
TG: Perché non sono state scelta le Compact Flash? Non mi sembra che manchi spazio sulla GFX 50S.
RS: Riteniamo che le SD siano memorie più sicure delle CF, nel senso che continuare a togliere e mettere una CF può essere rischioso per gli aghi di connessione elettrica. Poiché i contatti delle SD sono a pettine, non ci è mai capitato di rovinare i contatti della macchina.
TG: Però, le schede SD sono un po' più delicate delle CF.
RS: Noi pensiamo che sia meglio cambiare una SD piuttosto che mandare in assistenza una fotocamera con un pin piegato.
TG: Ho capito, quindo voi ritenete che l'SD sia un supporto professionale?
RS: Assolutamente.
TG: Molto interessante. Per quello che riguarda le funzioni video, forse però si poteva fare qualcosa di più.
RS: In realtà, i videomaker sono piuttosto soddisfatti dalla T2, una macchina piccolina che registra in 4K ed ha ottiche che costano meno delle GF.
TG: Quanto costa una GFX 50 S e con che ottica viene fornita?
RS: Corpo e mirino elettronico costano 7'125 euro, Iva inclusa. Per le ottiche, dopo ti fornirò i prezzi.
TG: 50 MP è il vostro standard di definizione per il medio formato?
RS: Secondo noi, questa è la definizione giusta per il medio formato. In un insieme di rapporto prezzo/prestazioni e formato riteniamo che vada bene.
TG: Difficilmente si andrà oltre questa definizione?
RS: Tra qualche anno si potrà andare anche oltre, però con la tecnologia di oggi, questa è la scelta più giusta. In rapporto anche al prezzo, perché dobbiamo pensare che questa è una macchina che si attesta ad un prezzo molto più basso, rispetto a quello che era il medio formato fino a qualche anno fa.
TG: Avete fatto degli accordi con qualche ditta che sviluppa i software per il trattamento del file Raw e la post-produzione dell'immagine?
RS: Con Adobe c'è la completa compatibilità, sia in tethering, sia per la conversione in Raw. Chi acquista o si abbona a Adobe potrà utilizzare Lightroom o Camera Raw senza nessun problema.
TG: Anche per trasformare il file in DNG?
RS: Nessun problema, si può fare quello che si vuole, come con la serie X.
TG: Tempo fa, con una X100, trasformando il file Raf in DNG avevo ottenuto delle retinature strane, perché?
RS: All'epoca dell'uscita del primo X Trans con il C MOS qualche problema di conversione con le case produttrici esterne di software c'è stato, forse perché loro non credevano ancora nelle potenzialità del nostro sistema e quindi non avevano investito abbastanza in questo modo nuovo di gestire il file. Oggi non ci sono problemi, tutto è già attivo e funziona benissimo.
TG: Grazie mille Riccardo.
Prime impressioni sulla Fujifilm GFX 50 S
La fotocamera si presenta bene e dà subito una buona impressione di solidità, sembra grande, ma in effetti le dimensioni sono abbastanza contenute. Per capirci, è come d'avere in mano una Nikon F5, anche se la Fujifilm è un po' squadrata, ha gli spigoli vivi, si sente il metallo sulle mani ed il bilanciamento generale risulta un po' strano, forse anche per l'accoppiamento ad un mezzo teleobiettivo. Sarebbe una fotocamera da usare su cavalletto, ma l'utilizzo a mano è abbastanza pratico, come per tutte le cose, bisogna farci un po' d'abitudine prima di procedere speditamente.
Rispetto ad altre fotocamere professionali medio formato che ho avuto tra le mani, come la Mamiya Leaf; Phase One e Leica S, devo dire che la Fujifilm GFX 50 S è effettivamente più piccola ed anche più facile da usare e molto più indicata per un utilizzo in interni poco illuminati.
Per la prova, inserisco nella fotocamera una mia scheda SD, ma Riccardo, che mi sta vicino per spiegarmi alcune funzioni, controlla la scheda e mi dice che una SDHC I è un po' lenta. Con me ho anche altre schede abbastanza nuove, inserisco allora una San Disk Extreme SDHC in classe 10 da 90MB/s, Riccardo mi dice che anche questa scheda non è abbastanza veloce, ma decido d'usarla ugualmente.
Scatto 10 fotografie alla modella messa a disposizione del pubblico da Fujifilm e tutto fila liscio. Bisogna un po' abituarsi allo schermo elettronico che sicuramente avrà molti pregi, ma già da prove che ho eseguito con altre mirrorless, ho capito che affatica l'occhio più di un normale mirino ottico. A parte questo, l'esperienza è positiva, non percepisco ritardi consistenti nella visione, anche perché tenendo l'occhio appoggiato al viewfinder ed osservando la scena attraverso questo strumento il mio tempo reale diventa quello che mi trasmette l'immagine del mirino della Fujifilm GFX 50 S.
Quando poi rivedrò le immagini che ho scattato, scoprirò che in una, la modella aveva chiuso gli occhi; ovviamente questo è un inconveniente che può sempre verificarsi con ogni fotocamera, soltanto che in questo caso, in fase di ripresa, non me ne ero minimamente accorto.
In un'altra immagine, scattata, come tutte a 1/125 sec., è invece presente del micromosso. Anche questo è un difetto che può sempre verificarsi, però un po' mi ha sorpreso perché Ilyna di certo non stava correndo e nemmeno facendo movimenti bruschi; mentre io ero abbastanza concentrato in quello che stavo facendo. Naturalmente, la macchina andrebbe provata meglio per capire se ci può essere stata una microvibrazione interna dovuta all'otturatore che è a doppia azione, meccanica ed elettronica sul piano focale, quindi dovrebbe avere dimensioni insolitamente grandi per una fotocamera digitale.
In altre fotografie la profondità di campo è molto ristretta, cosa che obbliga l'operatore a scegliere con estrema cura la zona di messa a fuoco. Anche la possibilità d'ingrandire molto l'immagine, che può diventare quasi di due metri per tre, impone una maggiore attenzione e riflessione nella messa a fuoco che è comunque molto precisa in condizioni di luce sufficiente.
Ho evitato di provare la funzione video e molte altre potenzialità di questa macchina fotografica eccezionale, perché volevo ricavare da questi scatti soltanto delle prime impressioni, ma da quel poco che ho visto ritengo che la GFX 50 S sia una macchina ben studiata e ben costruita.
Sicuramente, se un giorno decidessi di pensare che mi serve una fotocamera di medio formato, o da 50 MP di definizione, questo sarebbe un prodotto che prenderei in seria considerazione.
Valutazione del file e dell'immagine ottenuta
Premetto che non sono un esperto informatico, mi disbrigo normalmente nel mondo della tecnologia senza tuttavia eccellere, ho avuto un primo approccio positivo con la Fijifilm GFX 50 S che sono riuscito ad utilizzare da subito, non perché io sia un genio, ma per merito degli ingegneri che l'hanno progettata. Stesso discorso per i software.
Ho scattato dieci fotografie in Raw ed in Jpeg. Una volta arrivato a casa, come immaginavo, il mio vecchio Photoshop CS5 non riusciva a riconoscere il file Raf della nuovissima Fujifilm medio formato, così ho fatto come indicato sulla brochure di Fujifilm, ho scaricato gratuitamente la versione di Silkypix in grado di aprire ed elaborare il file Raf da 110 MB prodotto dalla GFX e tutto ha funzionato per il meglio.
L'immagine che ne ho ricavato mi ha molto soddisfatto, anzi mi ha quasi commosso; sono del parere che la fotografia digitale debba produrre immagini ad altissima definizione con un buon contrasto e poco rumore. La modella che ho fotografato era illuminata da luce continua a led (ma in tutto l'ambiente era presente anche luce diurna) che probabilmente aveva un'emissione abbastanza discontinua nello spettro del visibile ed ha lasciato una dominante magenta che poi ho corretto con Raw File Converter EX 2.0 di Silkypix. Nonostante la sensibilità fosse impostata su 1600 Iso, non c'è minimamente traccia di alcun disturbo, cosa che mi fa pensare che questo sensore sia piuttosto ben riuscito.
Osservare con attenzione le immagini che escono da questa macchina è qualcosa di libidinoso perché sembrano addirittura in grado di migliorare la realtà. In effetti, l'immagine digitale è la ricostruzione di qualcosa che viene scomposto in un segnale elettrico che poi viene messo insieme quasi magicamente, in un modo che io ancora non comprendo esattamente. Forse, è questo pensiero che mi induce a pensare che la vera fotografia sia quella analogica, certo è che i risultati "grafici" che escono da questa medio formato digitale sono entusiasmanti, anche considerando che Phase One e Leica S lavorano a 16 bit, mentre Fujifilm "solo" a 14.
Con Silkypix (ma anche in macchina con i file Jpeg) si possono fare bellissime simulazioni dei toni cromatici delle pellicole Fujifilm, io ho utilizzato con gioia l'emulazione di Astia ed ho provato anche quella di Acros per il bianco e nero. Finalmente il bianco e nero digitale mi ha convinto dandomi quei contrasti che non ero riuscito a vedere nemmeno uscire dai file della Leica Monochrom. Tony Graffio
TG: Immagino che progettare un prodotto come questo non sia stato facile. Nelle normali DSLR, o nelle fotocamere Full Frame molti progetti sono stati un po' corretti in corso d'opera, mentre un prodotto di altissima gamma come questo dovrebbe vedere la luce solo quando è già stato collaudato a fondo e si è sicuri che è perfetto. Anche perché chi sborsa certe cifre non vuole ritrovarsi poi delle sorprese. Ho ragione di pensarla in questo modo?
RS: Questa macchina era sulla carta già da tempo.
TG: Infatti ne avevo sentito parlare da almeno due anni, ma tutto era stato messo a tacere.
RS: Vero. Il progetto della GFX 50S nasce con calma, per arrivare poi nel momento giusto. La cosa importante che ho notato subito, quando ho preso in mano la macchina per la prima volta, è che tutto il background della serie X sotto l'aspetto del firmware e dell'operatività della fotocamera è già maturo, perché sfrutta l'esperienza fatta precedentemente da Fujifilm.
TG: Quindi nella progettazione di un nuovo prodotto lo sviluppo più importante da fare è quello relativo ai software che comandano la macchina?
RS: All'inizio dello sviluppo dei nostri prodotti, mi è capitato di vedere funzionare la X 100, la prima fotocamera della serie X, e lì si poteva capire che era il caso di apportare delle migliorie a livello del software operativo, che poi nel tempo sono effettivamente arrivate. Qui, invece, posso dire che la GFX 50 S nasce come una macchina già matura.
TG: Ho capito. Per quello che riguarda il sensore, perché non è stato utilizzato un X Trans?
RS: Non abbiamo utilizzato un sensore X Trans perché l'X Trans nasce con l'idea di alzare le prestazioni del sensore APS-C per avvicinarlo alla resa di un Full Frame; mentre nel caso del medio formato non era necessario eliminare il filtro passa basso, perché il problema dell'effetto moiré è praticamente inesistente. Ecco perché non è stato necessario ricorrere a quella scelta tecnologica. Ci tengo anche a precisare che le ottiche Fujinon della serie GF sono già pronte a risolvere i 100 Megapixel. Un altro elemento importante del quale di solito non si parla sono le microlenti che compongono il sensore che in questo caso sono state disegnate e ottimizzate in funzione dei nostri obiettivi. Tra le ottiche ed il sensore, il lavoro delle microlenti è fondamentale, so che nessuno lo sottolinea, ma questo è l'ultimo passaggio che fa la luce prima di entrare nel sensore.
TG: Chi produce il sensore?
RS: Il sensore è prodotto all'interno delle fabbriche della Sony, ma tutta la circuiteria è fatta su nostre specifiche tecniche. Noi diciamo come deve essere fatto e loro lo realizzano, per questo riusciamo ad avere le microlenti dedicate e una circuiteria particolare. Tutto viene fatto su nostro disegno.
TG: Quali sono i vantaggi di una mirrorless medio formato?
RS: I vantaggi ormai sono tanti. Il mirino elettronico ha 3'690'000 pixel su una diagonale di mezzo pollice, ovvero una densità altissima di pixel. Utilizziamo una tecnologia Oled Real Time, cioè non ci sono tempi di ritardo tra quello che inquadriamo e quello che vediamo all'interno del mirino. Quando il mirino è in grado di fornire ottime prestazioni posso, per esempio, vedere la sovra e sotto-esposizione prima di effettuare lo scatto. La macchina è tropicalizzata e può essere usata anche fuori dalla studio attrezzato con i flash; posso usarla all'aperto in condizioni di luce che cambiano continuamente. Prima di scattare, posso vedere tutte le impostazioni di tempi e diaframmi e capire come diventerà la scena che inquadro. Se lavoro in bianco e nero posso già vedere il risultato in bianco e nero, anziché dover immaginare come sarà la fotografia a posteriori. Se inserisco dei filtri, vedrò in anticipo il loro effetto ed anche se ho intenzione di fare una doppia esposizione posso far combaciare esattamente i due o più scatti esattamente come desidero. E' importante conoscere i vantaggi del mirino elettronico perché sono veramente tanti.
TG: Le ottiche sono anch'esse tropicalizzate?
RS: Fujinon sul medio formato ha una storia importante, come nel campo delle ottiche professionali per grande formato fotografico e la televisione Broadcast. I Fujinon GF sono anch'essi resistenti alla polvere, all'acqua ed alle basse temperature. Possono essere utilizzati senza problemi di condensa fino a -10°C.
TG: Le funzioni video e timelapse sono presenti?
RS: Il video è registrabile in Full HD, timelapse e Wi-Fi per fare degli scatti remotati con il cellulare o l'Ipad, se ho bisogno di mettere la fotocamera in posizioni strane posso utilizzare anche questa funzione. Ha l'LCD basculante e direi che non le manca nulla.
TG: C'è un'uscita video non compressa?
RS: Questo no, però siccome i file Raw pesano 100 Megabit (mentre il flusso video è di 36 Mbps ndTG), possiamo fare una compressione e farli diventare di 50 Mbps. Abbiamo un'uscita micro HDMI (tipo D) per poter collegare un monitor esterno per poter vedere tutto quello che si vede all'interno della fotocamera sia in presa diretta, che in differita, per rivedere la registrazione o gli scatti.
TG: Il campionamento del segnale video digitale è un 4.2.2 o un 4.2.0?
RS: Questo dato non me lo ricordo, dovrei andare a vederlo.
TG: Mentre la profondità di colore è a 14 bit (bpp)?
RS: Sì, 14 bit.
TG: La GFX 50 S mi sembra una macchina costruita bene, fatta per durare...
RS: Assolutamente, è fatta per durare. Tutti coloro che hanno comprato le nostre macchine hanno avuto aggiornamenti firmware anche su prodotti di 4 o 5 anni d'età. Gli aggiornamenti firmware sono importanti e possono migliorare la macchina per farla lavorare al meglio del suo hardware. La macchina è molto robusta e tropicalizzata in 58 punti che garantiscono un uso all'aperto in qualsiasi condizione climatica, come pioggia, sabbia e umidità, neve e temperature comprese tra i -10 ed i 40°C. Insomma, è una macchina che può essere strapazzata in condizioni professionali anche estreme.
TG: Le batterie che durata hanno?
RS: Le batterie durano, ma non possiamo pensare che durino come quelle di una reflex perché una mirrorless consuma di più. Con questa macchina si possono fare circa 400 scatti. La batteria non occupa molto spazio, perciò consigliamo sempre di portarsene dietro un'altra di scorta, specie se siamo in esterni ed abbiamo intenzione di scattare tanto. In studio ha la possibilità d'essere alimentata a corrente alternata con un suo alimentatore, quindi la possiamo tranquillamente tenere sempre in funzione e pronta allo scatto. Monta due SD card, consigliamo l'uso delle UHS II con la doppia piedinatura. Con le due slot si può avere un backup immediato del nostro lavoro.
TG: Perché non sono state scelta le Compact Flash? Non mi sembra che manchi spazio sulla GFX 50S.
RS: Riteniamo che le SD siano memorie più sicure delle CF, nel senso che continuare a togliere e mettere una CF può essere rischioso per gli aghi di connessione elettrica. Poiché i contatti delle SD sono a pettine, non ci è mai capitato di rovinare i contatti della macchina.
TG: Però, le schede SD sono un po' più delicate delle CF.
RS: Noi pensiamo che sia meglio cambiare una SD piuttosto che mandare in assistenza una fotocamera con un pin piegato.
TG: Ho capito, quindo voi ritenete che l'SD sia un supporto professionale?
RS: Assolutamente.
TG: Molto interessante. Per quello che riguarda le funzioni video, forse però si poteva fare qualcosa di più.
RS: In realtà, i videomaker sono piuttosto soddisfatti dalla T2, una macchina piccolina che registra in 4K ed ha ottiche che costano meno delle GF.
TG: Quanto costa una GFX 50 S e con che ottica viene fornita?
RS: Corpo e mirino elettronico costano 7'125 euro, Iva inclusa. Per le ottiche, dopo ti fornirò i prezzi.
TG: 50 MP è il vostro standard di definizione per il medio formato?
RS: Secondo noi, questa è la definizione giusta per il medio formato. In un insieme di rapporto prezzo/prestazioni e formato riteniamo che vada bene.
TG: Difficilmente si andrà oltre questa definizione?
RS: Tra qualche anno si potrà andare anche oltre, però con la tecnologia di oggi, questa è la scelta più giusta. In rapporto anche al prezzo, perché dobbiamo pensare che questa è una macchina che si attesta ad un prezzo molto più basso, rispetto a quello che era il medio formato fino a qualche anno fa.
TG: Avete fatto degli accordi con qualche ditta che sviluppa i software per il trattamento del file Raw e la post-produzione dell'immagine?
RS: Con Adobe c'è la completa compatibilità, sia in tethering, sia per la conversione in Raw. Chi acquista o si abbona a Adobe potrà utilizzare Lightroom o Camera Raw senza nessun problema.
TG: Anche per trasformare il file in DNG?
RS: Nessun problema, si può fare quello che si vuole, come con la serie X.
TG: Tempo fa, con una X100, trasformando il file Raf in DNG avevo ottenuto delle retinature strane, perché?
RS: All'epoca dell'uscita del primo X Trans con il C MOS qualche problema di conversione con le case produttrici esterne di software c'è stato, forse perché loro non credevano ancora nelle potenzialità del nostro sistema e quindi non avevano investito abbastanza in questo modo nuovo di gestire il file. Oggi non ci sono problemi, tutto è già attivo e funziona benissimo.
TG: Grazie mille Riccardo.
Tony Graffio prova la Fujifilm GFX 50 S
Prime impressioni sulla Fujifilm GFX 50 S
La fotocamera si presenta bene e dà subito una buona impressione di solidità, sembra grande, ma in effetti le dimensioni sono abbastanza contenute. Per capirci, è come d'avere in mano una Nikon F5, anche se la Fujifilm è un po' squadrata, ha gli spigoli vivi, si sente il metallo sulle mani ed il bilanciamento generale risulta un po' strano, forse anche per l'accoppiamento ad un mezzo teleobiettivo. Sarebbe una fotocamera da usare su cavalletto, ma l'utilizzo a mano è abbastanza pratico, come per tutte le cose, bisogna farci un po' d'abitudine prima di procedere speditamente.
Rispetto ad altre fotocamere professionali medio formato che ho avuto tra le mani, come la Mamiya Leaf; Phase One e Leica S, devo dire che la Fujifilm GFX 50 S è effettivamente più piccola ed anche più facile da usare e molto più indicata per un utilizzo in interni poco illuminati.
Per la prova, inserisco nella fotocamera una mia scheda SD, ma Riccardo, che mi sta vicino per spiegarmi alcune funzioni, controlla la scheda e mi dice che una SDHC I è un po' lenta. Con me ho anche altre schede abbastanza nuove, inserisco allora una San Disk Extreme SDHC in classe 10 da 90MB/s, Riccardo mi dice che anche questa scheda non è abbastanza veloce, ma decido d'usarla ugualmente.
Scatto 10 fotografie alla modella messa a disposizione del pubblico da Fujifilm e tutto fila liscio. Bisogna un po' abituarsi allo schermo elettronico che sicuramente avrà molti pregi, ma già da prove che ho eseguito con altre mirrorless, ho capito che affatica l'occhio più di un normale mirino ottico. A parte questo, l'esperienza è positiva, non percepisco ritardi consistenti nella visione, anche perché tenendo l'occhio appoggiato al viewfinder ed osservando la scena attraverso questo strumento il mio tempo reale diventa quello che mi trasmette l'immagine del mirino della Fujifilm GFX 50 S.
Quando poi rivedrò le immagini che ho scattato, scoprirò che in una, la modella aveva chiuso gli occhi; ovviamente questo è un inconveniente che può sempre verificarsi con ogni fotocamera, soltanto che in questo caso, in fase di ripresa, non me ne ero minimamente accorto.
In un'altra immagine, scattata, come tutte a 1/125 sec., è invece presente del micromosso. Anche questo è un difetto che può sempre verificarsi, però un po' mi ha sorpreso perché Ilyna di certo non stava correndo e nemmeno facendo movimenti bruschi; mentre io ero abbastanza concentrato in quello che stavo facendo. Naturalmente, la macchina andrebbe provata meglio per capire se ci può essere stata una microvibrazione interna dovuta all'otturatore che è a doppia azione, meccanica ed elettronica sul piano focale, quindi dovrebbe avere dimensioni insolitamente grandi per una fotocamera digitale.
In altre fotografie la profondità di campo è molto ristretta, cosa che obbliga l'operatore a scegliere con estrema cura la zona di messa a fuoco. Anche la possibilità d'ingrandire molto l'immagine, che può diventare quasi di due metri per tre, impone una maggiore attenzione e riflessione nella messa a fuoco che è comunque molto precisa in condizioni di luce sufficiente.
Ho evitato di provare la funzione video e molte altre potenzialità di questa macchina fotografica eccezionale, perché volevo ricavare da questi scatti soltanto delle prime impressioni, ma da quel poco che ho visto ritengo che la GFX 50 S sia una macchina ben studiata e ben costruita.
Sicuramente, se un giorno decidessi di pensare che mi serve una fotocamera di medio formato, o da 50 MP di definizione, questo sarebbe un prodotto che prenderei in seria considerazione.
Ilyna al naturale registrata su un file Jpeg. Si nota una dominante magenta abbastanza fastidiosa. Il set era illuminato da lampade a led a luce continua ed il bianco è stato fatto in automatico.
Valutazione del file e dell'immagine ottenuta
Premetto che non sono un esperto informatico, mi disbrigo normalmente nel mondo della tecnologia senza tuttavia eccellere, ho avuto un primo approccio positivo con la Fijifilm GFX 50 S che sono riuscito ad utilizzare da subito, non perché io sia un genio, ma per merito degli ingegneri che l'hanno progettata. Stesso discorso per i software.
Ho scattato dieci fotografie in Raw ed in Jpeg. Una volta arrivato a casa, come immaginavo, il mio vecchio Photoshop CS5 non riusciva a riconoscere il file Raf della nuovissima Fujifilm medio formato, così ho fatto come indicato sulla brochure di Fujifilm, ho scaricato gratuitamente la versione di Silkypix in grado di aprire ed elaborare il file Raf da 110 MB prodotto dalla GFX e tutto ha funzionato per il meglio.
L'immagine che ne ho ricavato mi ha molto soddisfatto, anzi mi ha quasi commosso; sono del parere che la fotografia digitale debba produrre immagini ad altissima definizione con un buon contrasto e poco rumore. La modella che ho fotografato era illuminata da luce continua a led (ma in tutto l'ambiente era presente anche luce diurna) che probabilmente aveva un'emissione abbastanza discontinua nello spettro del visibile ed ha lasciato una dominante magenta che poi ho corretto con Raw File Converter EX 2.0 di Silkypix. Nonostante la sensibilità fosse impostata su 1600 Iso, non c'è minimamente traccia di alcun disturbo, cosa che mi fa pensare che questo sensore sia piuttosto ben riuscito.
Osservare con attenzione le immagini che escono da questa macchina è qualcosa di libidinoso perché sembrano addirittura in grado di migliorare la realtà. In effetti, l'immagine digitale è la ricostruzione di qualcosa che viene scomposto in un segnale elettrico che poi viene messo insieme quasi magicamente, in un modo che io ancora non comprendo esattamente. Forse, è questo pensiero che mi induce a pensare che la vera fotografia sia quella analogica, certo è che i risultati "grafici" che escono da questa medio formato digitale sono entusiasmanti, anche considerando che Phase One e Leica S lavorano a 16 bit, mentre Fujifilm "solo" a 14.
Con Silkypix (ma anche in macchina con i file Jpeg) si possono fare bellissime simulazioni dei toni cromatici delle pellicole Fujifilm, io ho utilizzato con gioia l'emulazione di Astia ed ho provato anche quella di Acros per il bianco e nero. Finalmente il bianco e nero digitale mi ha convinto dandomi quei contrasti che non ero riuscito a vedere nemmeno uscire dai file della Leica Monochrom. Tony Graffio
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