Dopo aver affrontato vari discorsi tecnici sulla produzione audiovisiva e televisiva, ho voluto andare a vedere che cosa succede anche nelle radio private. Il 24 febbraio scorso, sono stato in visita a Radio Atlanta Milano, perché tempo fa, quando mi ero informato sulle realtà di questo settore avevo preso contatti con Mauro Magni Tosi che ritengo essere un esempio probante e attendibile di questo mondo. Inoltre, Radio Atlanta Milano attualmente dispone della collezione più ricca di dischi vinilici in città. Mi ha accompagnato in questa avventurosa chiacchierata rievocativa dei bei tempi andati Roberto Pedretti di MetropolisDue, uno dei negozi storici milanesi di dischi in vinile e cd. Anche lui ha lavorato nelle prime radio libere e così abbiamo affrontato vari discorsi con Mauro Magni Tosi che ci ha raccontato come la sua passione per le trasmissioni radiofoniche si sia adeguata ai tempi attuali e come la sua occupazione pionieristica, poi commerciale, sia diventata, una ventina d'anni dopo la cessione delle sue radiofrequenze, un'attività culturale non a scopo di lucro, irta di difficoltà, ostacoli e questioni burocratiche da risolvere, ma anche ricca di momenti indimenticabili.
Roberto ed io, entrando nella sontuosa cantina attrezzata in zona Sempione, a Milano, non possiamo non restare incantati dalle volte a botte del soffitto, dai corridoi di scaffali carichi di LP e da un'atmosfera speciale che ci riporta diritti agli anni '80, perché in questo luogo quasi nulla è cambiato da allora, se si esclude la presenza di qualche computer per la messa in onda di quella che probabilmente è diventata una delle migliori web radio italiana dal punto di vista qualitativo del segnale, della cura del prodotto e dei contenuti.
Mauro Magni Tosi nella regia di trasmissione di Radio Atlanta, a Milano (a pochi passi dalla Rai).
Tony Graffio: Complimenti Mauro, hai veramente costruito l'ambiente ideale per la tua attività radiofonica. E quanti dischi! Ma sai davvero quello che hai a disposizione? Riesci a ricordarti tutto?
Mauro Magni Tosi: Grazie Tony. Gli LP sono tutti catalogati e poi li riversiamo tutti in mp3 in modo da toccarli abbastanza poco, ci tengo ai miei dischi.
Roberto Pedretti: Si vede che sono tenuti bene, sono tutti nelle loro bustine protettive, è una cosa rara per una radio, dove di solito i dischi venivano un po' maltrattati. Molti D.J. ragionavano un po' in questo modo: “Visto che non sono miei faccio quello che voglio con i dischi... Mentre i miei quando li porto in trasmissione li tratto bene.”.
MMT: Abbiamo anche noi una parte di dischi che non sono tenuti bene, si tratta dei primi 45 giri, dischi che abbiamo sfruttato molto perché agli inizi degli anni '70 in radio i 33 non erano molto diffusi, considerando che all'epoca giravano pochi soldi.
TG: Allora non è vero che le case discografiche regalavano i dischi alle radio private per incentivare i passaggi dei loro protetti?
MMT: Qualcosa ci regalavano, ma non era un'abitudine così estesa. Capitava se avevi qualche conoscenza presso i discografici. Diciamo che le radio private hanno sicuramente contribuito alla fortuna delle case discografiche perché a quei tempi non c'erano ancora delle grosse vendite. L'abitudine di comprare i dischi ha iniziato a diffondersi dopo l'avvento delle radio private. Le case discografiche si sono poi dimenticate di noi, mentre siamo tartassati da SIAE, SCF e altri enti che di certo non favoriscono l'attività di chi, come noi opera senza fini di lucro e comunque ha già altri costi.
RP: Ricordo che quando ho iniziato io (anche Roberto ha avuto le sue esperienze giovanili nelle radio cosiddette libere ndTG.), nei primissimi anni '80, o giù di lì, qualcosa mi mandavano le case discografiche. Non tantissimo, ma qualcosa mi facevano avere.
MMT: Forse, nel periodo tra il 1981 e il 1982, fino al 1985 qualcosa ti mandavano, poi hanno chiuso completamente i rubinetti.
RP: O davano qualcosa solo a chi volevano loro.
MMT: Magari, meno musica italiana. Però c'erano delle etichette che settimanalmente ci invitavano da loro a ritirare i dischi.
RP: Poi, mi ricordo che noi usavamo tantissimo i Revox, soprattutto in notturna.
MMT: Anche noi li abbiamo, seguitemi da questa parte (ci spostiamo in un'altra sezione dello studio ndTG). Qui potete vedere l'A77, un classico di quell'epoca.
Mauro Magni Tosi controlla i file in arrivo per la messa in onda che avrà luogo tra poco.
RP: Esatto, anche noi lo usavamo per fare le bobine da mandare in onda di notte per tenere la frequenza occupata.
MMT: Certo.
TG: Se non tenevate il canale occupato vi portavano via la frequenza?
RP: No, eri obbligato a tenerla occupata.
MMT: Non potevi mettere né portanti, né fischi, né altre cose.
RP: Dovevi trasmettere qualcosa.
MMT: Dovevi trasmettere della musica, noi per farlo avevamo l'Autoreverse che è quel registratore che vedete là dietro (lo indica) che già era qualcosa di lusso, perché all'epoca costava sui 3 milioni di lire.
RP: Allora, forse tu ricordi che c'era un altro apparecchio abbastanza strano, a cassette, con una specie di scivolo...
MMT: Ah, sì...
RP: Uscivano le cassette, poi ne entrava un'altra, si giravano e a volte si bloccavano...
MMT: Si bloccavano, infatti. No, noi non l'abbiamo mai usato.
TG: Mi hanno detto che si usavano anche i videoregistratori VHS dove veniva registrata solo la traccia audio, è vero?
MMT: Quel sistema era usato sul finire degli anni '80, si usava il Timelapse delle videocassette, ma la qualità era quello che era.
TG: Beh, sicuramente, però durava fino a 8 ore ed era molto comodo.
RP: Sì, volendo si poteva usare, però si utilizzavano soprattutto i Revox con le bobine grosse che a bassa velocità duravano 3 ore e 20 minuti.
MMT: Negli anni '80, già dal 1981/82 c'erano le regie della Cepar che comandavano 6 o 7 Revox, non l'A 77 in questo caso, ma il B77. Da un registratore partiva un brano e poi da un'altro registratore veniva fatto partire un altro brano, erano pilotati da un programmino che era stato inserito nei primi personal computer. Avevi in questo modo qualcosa di molto diverso dalla classica bobina pre-registrata che dovevi fare di volta in volta, oppure dovevi avere un parco bobine esagerato, altrimenti gli ascoltatori riconoscevano la sequenza dei brani e sapevano cosa sarebbe andato in onda.
RP: Entrare in un ambiente del genere mi fa davvero ricordare che cos'erano le radio negli anni '80. Perché l'ambiente delle radio era proprio così.
MMT: Sì, anche peggio.
RP: Erano ambienti intrisi di fumo di sigaretta. Era terrificante perché si poteva fumare sempre e ovunque. Non ti dico la puzza dei vestiti...
Sorry Veronica
TG: Mauro, raccontaci come è nata Radio Atlanta per favore.
MMT: La radio non è nata nello spazio dove ci troviamo, ma in un negozio dello stesso stabile. Radio Atlanta è stata la prima radio in vetrina, nel 1979/80. Poi, per problemi di ordine pubblico - troppa gente veniva a trovarci e a guardare dal marciapiede i DJ che trasmettevano - abbiamo dovuto mettere una tenda che ci nascondesse dai ragazzini che facevano ressa davanti alla vetrina.
TG: Hai qualche fotografia che facciano vedere la radio in vetrina?
MMT: Credo di no, c'è qualcosa in rete, ma solo dello studio. Più di recente anche altre radio si sono messe in vetrina in negozio.
RP: E' diventato di moda mettersi in vetrina.
MMT: Esatto, poi lo hanno fatto anche altre radio, ma dopo di noi.
RP: Adesso fanno il canale televisivo con i DJ.
MMT: Chiaramente, questa è un'operazione che ti porta molta visibilità e ascolti, perché quando non c'era internet, c'era il passa parola come metodo per farti conoscere.
Il retro del disco "Sorry Veronica"
TG: La tua radio che frequenze aveva?
MMT: In quell'epoca era facile occupare le frequenze; la nostra prima frequenza ufficiale di Radio Atlanta è stata 95,700; in seguito da Milano e dal Monte Penice abbiamo acceso i 108, cosa che ci ha permesso di coprire col segnale tutto il Nord Italia. I 108 Mhz sono una frequenza che ho sdoganato io, in quanto prima l'ultima stazione radio era Radio Popolare che stava sui 107,600 Mhz, ma già loro avevano dei grossi problemi. Noi abbiamo subito denunce e sequestri dalla Escopost, così abbiamo dovuto ricorrere al TAR per vedere liberalizzate le frequenze fino a 107,950, quasi al limite dei 108.
TG: Radio Atlanta è nata subito con questo nome?
MMT: Nel 1975/76, ho iniziato a collaborare in altre radio, prima ad Europa Radio, poi ne ho girate altre.
TG e RP: Europa Radio era famosa per trasmettere solo Jazz!
MMT: Sì, in seguito, ma non nel periodo in cui la frequentavo. Europa Radio iniziò a trasmettere da una cantina.
Una cantina piena di dischi: questa è Radio Atlanta.
TG: Non era una "cantina di lusso" come questa?
MMT: No, era quello che passava il convento all'epoca. Lì c'era un mixer ricavato in una scatola di biscotti ribaltata. Il tecnico di quella radio che era eccezionale era riuscito a costruire quel mixer con elementi di fortuna perché all'epoca non c'erano mixer o erano troppo al di fuori della nostra portata. Il mixer aveva gli slider ed andava a batteria per evitare eventuali ronzii, quindi ogni tanto bisognava cambiare la batteria. Come monitor usavamo una vecchia radio a valvole. Trasmettevamo da uno spazio non più grande di 8 metri quadrati con due giradischi Lenco. Nel 1975, ero molto giovane e in quella cantina ho iniziato a fare qualcosa nel mondo della radiofonia.
TG: Quanti anni avevi allora?
MMT: Tredici anni. Poi, sono passato a Radio Punto Stereo. A un certo punto c'è stata una scissione e da lì è nata Disco Radio, che non c'entra nulla con la Disco Radio di adesso. Da Disco Radio, insieme al mio amico d'infanzia Thomas Damiani, che adesso lavora a Virgin Radio, è nata l'idea di chiamarla Radio Atlanta, un riferimento e un omaggio alla mitica radio pirata che trasmetteva dal mare del Nord in Onde Medie. Disco Radio così è diventata Radio Atlanta Milano.
TG: E poi, qualche tempo fa, sei stato il primo a usare il vinile sul web.
MMT: Sì, nel 2011 abbiamo iniziato a fare delle prove sul web come Radio Atlanta Onda Vinilica. Poiché sul web nessuno trasmetteva più il vinile - tutti erano passati al digitale - abbiamo pensato di fare trasmissioni saltuarie con i vecchi dischi di vinile. Più avanti abbiamo deciso di proseguire in modo più continuativo con quella scelta di dare all'ascoltatore un suono diverso. Da questo punto di vista siamo stati i primi, anche perché nessuno aveva più il vinile; c'erano dei cultori di questo supporto, ma l'idea di utilizzarlo in trasmissione era vista come qualcosa di scomodo e fuori dalla norma.
TG: Continuate in questo modo ancora adesso?
MMT: Sì, continuiamo così, ma adesso i nuovi dischi in vinile sono diversi da quelli vecchi e voi lo sapete bene.
RP: Sono anche cari.
MMT: Sono cari, durano poco oppure arrivano già in condizioni particolari con un suono che è un po' ibrido.
RP: Molti forse non lo sanno, ma in molti casi i nuovi dischi che ascoltano non sono altro che registrazioni digitali riversate sul vinile. Col risultato di sentire un CD male.
Accanto ad un vecchio Revox A77, tra i dischi da riversare in MP3 spicca un Album di Johnnie Taylor.
MMT: Esatto, infatti se provi ad ascoltare un Johnny Taylor d'annata, senti una differenza abissale. Per quello che possiamo, noi riversiamo tutto in digitale. E' un lavoro pazzesco perché per duplicare in questo modo un LP serve più di un'ora e mezza per registrare, tagliare, titolare e così via, però lo stiamo facendo con buoni risultati. La musica che mandiamo in onda, se non è musica dei nostri giorni, al 90% è tutta musica suonata dal vinile. Abbiamo anche parecchi CD che usiamo se una copia di vinile è tenuta molto male.
TG: Quanti dischi conservi in questo posto?
MMT: Abbiamo oltre 50'000 LP, circa 10'000 45 giri e qualche migliaio di CD, non li ho mai contati. Penso che come radio, a Milano, non ci sia più nessuno ad avere un archivio così ricco.
RP: Vero, molti hanno dato via tutto o disperso il loro patrimonio discografico. Peter Flowers ha venduto tutto.
TG: Peccato che anche la Rai abbia smantellato la sua discoteca...
MMT: Molta roba è finita sui mercatini o è finita distrutta. L'archivio di Radio Deejay in gran parte è andato bruciato nel 1992; so che si è salvato pochissimo perché io stesso ho lavorato per un periodo per Radio Deejay. C'era l'archivio di Radio Milano International, ma con la cessione che è stata fatta a Mondadori nel 2005 non si sa esattamente che fine abbia fatto.
RP: Credo che una parte dell'archivio, in qualche modo, sia sparita non si capisce bene come... Anche Radio Popolare credo abbia dato via tutto...
MMT: Radio Popolare ha venduto tutto, ho trovato io i loro dischi nei mercatini dell'usato, però erano in cattivissime condizioni.
RP: Loro non sono mai stati tanto attenti alla musica.
MMT: No, assolutamente. Non avevano nemmeno pezzi interessanti.
RP: In questa zona, tra l'altro ci sono sempre state tante radio. Ci sei tu, c'era Latte e Miele in via Procaccini, Peter Flowers in via San Galdino...
MMT: Però Radio Peter Flowers non è nata lì.
RP: No, era nata in via Ariosto dove c'era il negozio di scarpe di Pietro Fioravanti, era lui che vendeva i famosi Camperos. Quando chiusero la radio comprai dei dischi.
MMT: Questo mixer l'ho trovato in un mercatino, non sapevano neanche che cosa fosse, così l'ho comprato e l'ho portato qui in radio.
Il mixer originale di Radio Peter Flowers
RP: Questo è un bel pezzo della storia della radiofonia italiana.
MMT: Quando vengono da me i vecchi DJ di Radio Peter Flowers, inclusi Thomas Damiani e Ronnie Jones, non resistono alla tentazione di farsi una foto vicino al mixer col logo di Radio Peter Flowers perché è un bel ricordo di quel periodo della loro vita.
RP: Adesso, secondo me, in pochi DJ saprebbero usarlo. Io ho iniziato a fare il DJ a Radio Lombardia quando si doveva saper svolgere contemporaneamente molte operazioni: usare il mixer, evitare i silenzi, mettere la pubblicità, parlare, mettere i dischi e fare la regia.
MMT: Noi qui facciamo ancora così, non abbiamo un regista. I DJ di oggi non sanno cosa vuol dire questa cosa perché loro hanno un regista.
RP: Anche la nostra prima sede, quasi in fondo in via Gran Sasso, era in una cantina.
MMT: Qui in zona c'era anche Radio Super Star in via Canonica, Radio Luna in una traversa di Corso Sempione che adesso non ricordo.
RP: Se non ricordo male, Radio Luna divenne famosa per le trasmissioni con Ilona Staller!
MMT: Quando Thomas lavorava lì, andavo spesso a trovarlo. Poi, c'era una piccola radio, Radio Milano 1. In via Cenisio c'era anche Radio Cosmo.
RP: Giusto, all'angolo dove ora c'è una banca, conoscevo il proprietario della Radio, Gianluca Costella.
MMT Latte e Miele qua aveva solo una sede distaccata, ma poi ha venduto al gruppo RTL, l'ha comprata la proprietà che ha aperto Radio Freccia che, tra l'altro, ci ha copiato il glam. Dopo aver lasciato il discorso di "Onda Vinilica 100% vinile" che poi, ovviamente, trasmettendo anche le novità abbiamo dovuto rivedere, tre anni fa ci siamo inventati: "Libera come la passione". Adesso il glam di Radio Zeta è: "Libera come noi". Va beh, lasciamo perdere...
TG: Allora è libera come voi... (Rido) Le radio private sono un po' tutte legate al concetto di radio libera, anche se poi forse adesso, al tempo dei grandi network il concetto non è proprio così...
MMT: Sì certo, va bene lo stesso...
RP: Tony, dovresti chiedere a Mauro, oggi come fa una radio libera a sopravvivere... Perché si parla di sopravvivere ormai. Vero?
MMT: Noi in questo momento, per andare in onda ci auto-tassiamo. Anche perché con i costi di Siae e Scf che incidono per oltre un migliaio di euro all'anno non c'è alternativa.
TG: E chi ha introiti pubblicitari invece?
MMT: Per loro cambia la tariffa dei diritti d'autore che diventano circa 4 volte tanto a cui va comunque aggiunta una percentuale sugli introiti.
TG: Non è facile sopravvivere allora.
MMT: Per una web-radio è impensabile di introitare grosse cifre. Se dovesse venirmi in mente di propormi a un negozio, quanto potrei chiedergli? 30 euro al mese?
TG: Che ascolti fate adesso?
MMT: Siamo sui 300 ascoltatori giornalieri e all'incirca 1000 visite nel sito della radio...
TG: Solo Frammenti di Cultura ne ha più del doppio.
RP: Come fate a misurarli?
MMT: Abbiamo il controllo su tutti i player, quindi su Google Analytics vediamo tutto, dalla città alle zone in cui ci seguono e se ci hanno ascoltato tramite un PC e con quale applicazione. E' un sistema molto preciso. Per essere una web-radio abbiamo degli ascolti abbastanza interessanti. Altre web-radio hanno solo 10-15-30 ascoltatori al giorno. Naturalmente poi ci sono i picchi d'ascolto in occasione di un programma particolare. Se annunciamo un'intervista con qualche personaggio c'è un flusso maggiore di ascolti. Abbiamo avuto punte di 400 contatti per uno speciale dedicato ad Eros Ramazzotti.
RP: Oltre alla musica avete anche delle rubriche, vero?
MMT: Sì, abbiamo rubriche varie, facciamo informazione, aggiornamenti sulla viabilità con "LuceVerde". Se ci ascolti sul web possiamo sembrarti una radio in FM. L'unica differenza è che noi siamo veramente liberi e non abbiamo vincoli con le case discografiche e facciamo ascoltare quello che vogliamo. Il DJ che viene qua ti fa ascoltare quello che gli piace, a differenza di tutti i DJ delle radio dei Network...
TG: La web-radio è il ritorno alla libertà di un tempo?
MMT: Sì, infatti molta gente s'è stancata di ascoltare i soliti Network. Anche se tu cambi canale trovi le stesse musiche dappertutto. Se vuoi sentire qualcosa di diverso e originale, ti rivolgi altrove. Noi, per esempio, diamo moltissimo spazio alle nuove proposte. Gli sconosciuti in questo modo possono anche diventare famosi. I Merce Fresca e i Kutso, per esempio, sono andati al concertone del primo maggio nel 2014, ma prima erano venuti qua da noi. Tanti DJ non se la sentono di sottostare alle regole del mercato e preferiscono lavorare gratis divertendosi in una web-radio piuttosto che prendere ordini e guadagnare comunque pochino. Questa è un po' la tendenza di oggi.
TG: Ed in futuro cosa succederà?
MMT: Secondo me, le web-radio saranno una spina nel fianco dei Network, sempre che queste radio sapranno proporre argomenti interessanti al pubblico distinguendosi dalle radio commerciali.
TG: Per quello che riguarda la qualità dell'ascolto quale è meglio il web o l'FM?
MMT: Per quello che riguarda il suono, molto dipende dall'emittente, molte sono abbastanza standardizzate, per quello che riguarda me, siccome nasco come tecnico, curo molto l'aspetto audio. Usciamo a 128 Kbitps; potremmo uscire anche a 192 o addirittura a 320, però per non far consumare più banda all'ascoltatore abbiamo deciso di limitarci. Secondo me, comunque, per la stabilità di suono, le webradio sono migliori, poi dipende...
RP: Calcola che buona parte di chi ascolta la webradio lo fa mentre sta già lavorando al computer o mentre fa qualcos'altro, per questo non ha bisogno di una qualità elevatissima.
MMT: C'è anche gente che ci segue attraverso la TV, oppure collegando il telefonino all'impianto stereo tramite un mini jack, ci capita di tutto.
RP: Non c'è un minimo di contraddizione tra il volere un suono analogico e poi fruire di uno strumento di comunicazione digitale?
MMT: In realtà, i cultori del suono collegano poi il computer ad un impianto stereo di qualità, anche se la maggior parte dell'ascolto passa da computer e telefoni cellulari. La qualità riesci a sentirla ugualmente.
TG: Non so se ho capito bene, ma voi appartenete anche ad un bouquet offerto da qualche piattaforma televisiva italiana?
MMT: No, non in quel senso. Puoi collegare il nostro segnale alle televisioni predisposte. Se un giorno dovessimo decidere di fare il passo per diventare una radio commerciale ci potrebbe interessare entrare in qualche offerta di quel tipo, ma attualmente per noi non c'è questo tipo di distribuzione del segnale. L'idea potrebbe esserci perché i riscontri che abbiamo oggi sono buoni e ci sono personaggi che hanno fatto e fanno programmi in radio importanti che collaborano anche con noi. Stiamo ragionando per fare in futuro un ulteriore salto di qualità. Non intendiamo tornare sulle FM perché ci sono dei costi improponibili per chi vuole iniziare da zero; si parla di 500-800mila euro solo per accedere ad una frequenza su cui trasmettere localmente.
RP: Ormai, le radio vengono comprate da gruppi come SKY, Mediaset, Repubblica, eccetera. Dove vai da solo?
TG: Non si parlava anche di chiudere le FM, come è già stato fatto in Finlandia ed eventualmente ridistribuire le frequenze delle Onde Medie ai piccoli imprenditori?
MMT: In Italia credo che passeranno ancora parecchi anni prima che si decida di fare qualcosa del genere. Gli interessi e gli investimenti fatti sulle FM sono ancora troppo grossi per decidere di chiudere le frequenze.
TG: Il DAB però è già una realtà.
MMT: Il DAB esiste, ma ci sono ancora poche radio in giro e poche persone che posseggono questo tipo di ricevitori per poter ascoltare le trasmissioni digitali via etere. Come dicevi, c'è una spinta verso le Onde Medie per la quale la dismissione dei canali della Rai doveva essere un'occasione per aprire ai piccoli imprenditori il MiSE (Ministero dello Sviluppo Economico) e invece abbiamo assistito ad un cambiamento di rotta. In questi giorni ci sarà la chiusura del bando, ma le richieste dei grossi Network come RTL, Moonradio e l'ex-Mondadori dimostrano ancora una volta che sono ancora i grossi imprenditori a volersi accaparrare le Onde Medie. Forse ci sarà posto per 3 o 4 licenze per le imprese medio piccole; anche noi ci abbiamo provato, ma in realtà si sapeva benissimo che non c'era niente da fare.
RP: Le Onde Medie dove le ascolti che ormai non ci sono più radio che le ricevono?
TG: Se fai come me e hai un'automobile vintage con relativa radio d'annata te la cavi bene.
MMT: Infatti, sarebbe stato un discorso vintage o quanto meno di cultori che hanno vecchie radio a casa. Era qualcosa in più che si poteva aggiungere ai piccoli; invece è diventata una forma di libertà negata che non c'è verso di concedere. Adesso comunque ci potrebbero essere i presupposti per far ricorso alla Unione Europea perché all'estero in paesi come la Finlandia ed il Regno Unito sono state date delle concessioni alle stazioni "Low Power". Hanno concesso 100 Watt di potenza al massimo per stazioni che possono trasmettere localmente. 100 Watt circa basterebbero a coprire un territorio come quello dove sorge la città di Milano: Il governo poteva chiedere un canone di circa 700 euro all'anno per la concessione e, nel caso ci fossero stati all'incirca un centinaio di soggetti interessati a questa operazione, era l'occasione giusta per iniziare a raccogliere qualche soldo. In Italia, invece si preferisce favorire i grossi imprenditori anche se non si capisce esattamente come.
RP: In Italia le questioni che riguardano le frequenze sono sempre state molto complesse.
MMT: In un primo momento è stato annunciato il bando, veniva richiesta una documentazione molto precisa, poi sono state cambiate le carte in tavola. E' stato detto che sarebbero state utilizzate solo le postazioni ex-Rai ubicate in certe zone, mentre prima era stato fatto credere che chiunque poteva accedere al bando per le Low Power...
Sticky Fingers - Rolling Stones
TG: Cosa può essere successo?
MMT: Evidentemente, qualche grosso imprenditore avrà spinto per far tagliare le gambe ai piccoli, è solo una supposizione, ma non credo d'essere lontano dalla realtà. Anche perché sono state ammesse delle società in cui non figuravano i nomi dei piccoli imprenditori, se non in rari casi. Non contenti di questo, hanno poi richiesto di presentare i conti bancari risalenti a tre anni prima, perché il ministero vuol sapere quanti soldi hai in banca. Ma come? Prima si dice che si vogliono favorire le associazioni culturali ed i piccoli imprenditori e poi mi vuoi fare i conti in tasca? Ma se nasco adesso, quanto denaro posso avere depositato? Ad ogni modo, il governo italiano si sta muovendo così.
TG: Il solito grande pasticcio all'italiana...
RP: Cosa se ne fanno i grandi network delle AM?
MMT: Ben poco; anche perché per coprire l'Italia la Rai esce con Kw 50 che è una potenza molto grande, anche se è già stata molto ridotta. Un Network quindi necessiterebbe almeno di 50'000 Watt. Possibile che non si rendano conto dei costi a cui si andrebbe incontro? 50 Kw di potenza corrisponderebbero all'incirca a 10 postazioni radio per le FM, con tutto quello che ne consegue per l'inquinamento elettromagnetico.
TG: Effettivamente, sembrerebbe che le onde medie siano state chiuse perché producevano troppo inquinamento elettromagnetico. La Rai trasmette in AM solo da Siziano, i canali 2 e 3 non sono più su questa banda da quasi 13 anni. Nel trasmettitore di Siziano c'è un impianto da 50 Kw che è stato depotenziato ulteriormente a 25 Kw, diventando così un impianto a media potenza. Se si pensa che un tempo si trasmetteva con 600 Kw si può ben capire come questa potenza fosse di disturbo a tutta quella zona; anche perché un tempo l'impianto era stato posizionato appositamente in mezzo alle risaie per riflettere bene il segnale radio dall'acqua, mentre adesso tutto intorno ci sono le case.
MMT: Credo che la Rai abbia spento da poco la radiofonia sulla sua Torre di Corso Sempione per trasferire il segnale poco più in là sulla nuova antenna inserita sull'Isozaki Tower.
TG: A quanto ne so, in Corso Sempione c'è ancora tutto, ma ultimamente, come dici tu è stata installata una nuova antenna prendendo in affitto, immagino a caro prezzo, uno spazio sul tetto dell'Isozaki. Dipende però dai tipi di copertura, lì ovviamente i trasmettitori sono tutti nuovi di pacca. Le onde medie prima svolgevano un servizio per gli italiani all'estero che adesso possono contare su altre tecnologie. Dopo il 2004, con la maggior diffusione di internet e l'avvento del segnale digitale, oltre che a Raiplace che ti permette di entrare in un portale e di vedere tutto quello che vuoi, non è più un problema reperire materiale audiovisivo di qualsiasi tipo. So che a Sud è rimasto ancora qualcosa che trasmette in onda media da Bari Ceglie del Campo, oltre che da Monopoli e Monte San Nicola e che ci sono degli impianti nuovi al Monte Sambuco (FG). I nuovi impianti sono tutti digitali, basta cambiare una scatoletta e si modula in maniera diversa ed i rendimenti altissimi richiedono poca potenza in trasmissione. L'impianto di Monte Sambuco ha una potenza di 10Kw per irradiare la Puglia e 5 Kw per irradiare il Molise. A Milano non so dirti se gli impianti siano già stati totalmente delocalizzati, oppure se funzionano ancora in parallelo. Sicuramente, trasmettono da Isozaki, ma non so se il segnale dalla sede di Corso Sempione viene inviato tramite un cavo a fibra ottica o un ponte radio. Ad ogni modo tutti i sistemi sono organizzati per fare tutto in rete via internet. Posso dirti che la Rai ha la circolarità di tutti i flussi dati delle trasmissioni che viaggiano su fibra ottica. Arrivato al trasmettitore, il segnale viene poi irradiato via etere. Anche se dovesse interrompersi un flusso dati, lo si sposta per farlo passare da un'altra parte. Questo è il significato del concetto di circolarità. In questo modo non ci sono interruzioni di segnale in caso di guasti. I vecchi trasmettitori vengono pian piano sostituiti o chiusi. Si aggiornano le tecnologie in modo da avere maggiore efficienza, occupare meno spazio, richiedere meno potenza ed avere consumi energetici ridotti.
RP: Cosa accadrà alle frequenze delle onde medie allora?
TG: Potrebbero essere utilizzate per i cellulari di nuova generazione, i G5. Se serve più banda, bisogna andare ad occupare quella disponibile. Obbligatoriamente per fare qualcosa di nuovo c'è la necessità di togliere quello che è diventato vecchio.
MMT: Può essere, ma fino a poco tempo fa tutti i piccoli imprenditori della radiofonia chiedevano di poter disporre di quelle frequenze, come stava accadendo all'estero. Potremmo in questo caso ricorrere all'Unione Europea per chiedere che l'Italia si uniformi alle scelte europee di concedere delle stazioni Low Power per la radiofonia locale sulle frequenze dismesse.
RP: In quel caso potrebbe innescarsi una diatriba abbastanza lunga e costosa.
MMT: Vediamo cosa accadrà, adesso di preciso non si sa ancora.
TG: Secondo te Mauro, il futuro sarà per forza nel web?
MMT: Sicuramente. In America già la maggior parte degli ascolti sono sul web. Siamo intorno al 60% contro il 40% delle FM.
RP: Si riesce a capire precisamente dove vanno gli ascolti?
MMT: Certamente, si capisce in modo più preciso di quello che succede sulle FM.
RP: Si vende ancora poca pubblicità però...
MMT: Però, i dati di ascolto dei grandi Network non sono attendibili, sono falsati alla grande.
RP: Su questo non c'è dubbio.
MMT: Gli ascolti effettivi e contemporanei non hanno nulla a che vedere con le cifre che dichiarano loro. Se poi vado io a dire che ho circa 400 ascoltatori al giorno rischio di far ridere, ma vi assicuro che non sono pochi, anche perché sono un pubblico fidelizzato che ritorna sempre. Noi ce ne accorgiamo controllando gli IP di chi è connesso. Ci sono anche dei nuovi accessi, ma ci fa piacere sapere che possiamo contare su una parte di pubblico che al 25% ci segue costantemente.
TG: Anch'io ho circa un 20% di pubblico che mi segue costantemente. Dall'ultima volta che sono stato qui da te mi sembra che la radio stia crescendo bene...
MMT: Sì abbiamo un incremento costante di almeno una decina di ascoltatori al mese. Poi, dipende molto da che cosa programmiamo. Nel periodo delle vacanze estive è normale che il pubblico cali, per esempio.
TG: C'è qualcuno che sta pensando di unirsi per scambiarsi programmi da ritrasmettere in forma diversa o comunque provare a fare delle collaborazioni tra piccole realtà del web o dell'etere?
MMT: Ho sentito qualcuno che ha delle idee in questo senso ed altri mi hanno anche mandato delle email per chiedere se possiamo scambiarci i programmi, ma il problema è che noi produciamo con una certa qualità, altri meno. Io curo molto il segnale e quello che senti uscire da noi ti può sembrare una radio in FM. Noi registriamo a 192 Kbps, poi usciamo con un segnale a 128 che non è poco. I nostri microfoni e tutto il resto dell'attrezzatura è professionale, quindi la qualità è ottima. Le altre web radio utilizzano un microfono tipo "gelato", hanno un mixer a due canali e ti accorgi che fanno "sparare le P". Non possiamo scambiarci i programmi con loro. Sono poche le web radio di qualità. Noi nasciamo con l'idea di offrire un prodotto professionale.
RP: Come fate per le dirette?
MMT: Tra le 19 e le 24 siamo in diretta tutte le sere; durante il giorno abbiamo vari programmi intervallati da notiziari. Stiamo cercando d'incrementare le dirette diurne.
RP: Non esiste un obbligo di fare informazione?
MMT: No, è una nostra scelta. Se dovessimo diventare una radio commerciale sì, diventerebbe un obbligo.
TG: C'è l'obbligo di pagare la SIAE però...
MMT: Quello sempre.
RP: Anche se penso che secondo le sentenze della corte europea anche questo dovrà cambiare. Questa storia finirà prima o poi.
MMT: Mah, non si sa. Adesso c'è Soundreef che s'è fatta avanti, infatti anche Sanremo ha rischiato d'avere dei problemi per i diritti.
RP: La Siae comunque si colloca in una situazione di monopolio che è contro le regole della libera concorrenza in Europa. Invece internet vi agevola nei collegamenti esterni?
MMT: Sì, basta avere un server per potersi collegare con delle sedi dislocate in qualsiasi parte d’Italia.
RP: (Ride) Questo era impensabile ai tempi delle radio su FM.
MMT: Certo, perché dovevi avere o affittare un ponte radio e sostenere costi non da poco.
Il mixer principale di Radio Atlanta
TG: Adesso vediamo la postazione da dove trasmetti di solito.
MMT: Quella che vedi è la mia regia, l'ho fatta utilizzando vecchie attrezzature, poi ho cambiato il mixer, però tutto funziona benissimo. Ho tenuto anche i registratori a cassette perché ogni tanto c'è ancora qualcuno che porta una cassetta. Compriamo i vinili nuovi, però i dischi vecchi sono più belli. Siamo tenuti a compilare anche il borderò della Siae.
TG: Siete monitorati...
MMT: Beh, sanno quello che mandiamo in onda. Non tutte le radio riescono a sostenere i costi di Siae e SCF, quindi molto hanno preferito chiudere. Ci avevamo pensato anche noi, ma per quest'anno ci siamo riuniti in assemblea per discutere di questo problema ed abbiamo deciso di pagare di tasca nostra per la nostra passione. Naturalmente, ci sono anche altri costi che dobbiamo sostenere, come l'energia elettrica, i server, i computer, gli antivirus, il webmaster, senza contare il tempo dedicato a questa attività. Fare una radio fatta bene ha il suo costo.
TG: La passione muove tutto...
MMT: Infatti: "Libera come la passione", questa è l'idea del nostro nuovo glam .
TG: Mauro, ti ringrazio, ci hai raccontato tantissime cose interessanti. Adesso vorrei chiederti ancora una cosa che può interessare i collezionisti. Hai qualche disco raro da farci vedere?
MMT: Sì, certo ci sono. Alcuni però li ho portati via perché altri pezzi ricercati sono già spariti. Da qualche parte ho il famoso LP Sticky Fingers dei Rolling Stones con la zip apribile e anche questi sono abbastanza rari e importanti, perché è da loro che la Radio ha preso il nome.
La nave Veronica, dalla quale trasmetteva l'omonima radio pirata, diventata poi Radio Caroline.
TG: Ah, caspita la nave Veronica!
MMT: Come ti dicevo prima, Radio Atlanta nasce su una nave. Il primo nome dura pochi mesi e poi diventa Radio Caroline. Dopo sono nate altre radio, Radio Veronica. C'è ancora una Radio Caroline anche sul web.
TG: Che cosa contengono quei dischi?
MMT: Ci sono le voci di chi era sulla nave, in uno c'è anche Federico l'Olandese Volante perché anche lui è stato su quella nave. Poi, ci sono i jingle e alcuni estratti dell'epoca.
Tra i volti di Radio Caroline c'era anche il Federick Van Steveren, un famoso DJ degli anni '70 e '80, più conosciuto in Italia come Federico l'Olandese Volante.
RP: Solo un'etichetta discografica olandese poteva inventarsi di pubblicare dei dischi di questo tipo!
TG: Mauro, c'è qualche disco che ti manca?
MMT: Beh, sì. Comprerei in continuazione i dischi Funky, i miei generi preferiti sono il Funky e il Soul.
TG: Se dovessi consigliarmi un gruppo o un cantante da ascoltare?
MMT: Ti direi Earth, Wind and Fire o Johnny Taylor.
TG: Mauro un'ultima domanda a bruciapelo. Stai forse pensando di fare il grande passo per diventare una radio commerciale?
MMT: Questo non lo so ancora, ma se le cose andranno come ho in mente, ci saranno delle grosse novità da queste parti.
Veronica mon amour
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