Ci prendiamo una pausa dal Basement Party per parlare di un evento collaterale tenutosi, sempre a Jesi, la sera di giovedì 16 novembre. Al TNT suonavano gli Starfuckers, un gruppo sperimentale Bolognese che da circa 30 anni suona sulla scena Underground italiana. Ho assistito al loro concerto insieme al mitico Giampo Coppa di cui presenterò presto un'intervista che parlerà di Punk e Psichedelia, ancora all'interno dello Speciale Basement Art and Culture 2017.
Gli Starfuckers al TNT di Jesi
Tony Graffio: Starfuckers, che piacere essere tra Voi dopo il concerto; sentiamo per primo Alessandro Bocci che si occupa della parte elettronica, computer, sintetizzatore e campionatore. Tu registri personalmente i suoni che hai utilizzato questa sera?
Alessandro Bocci: Sì, i suoni campionati li utilizzo in diretta attraverso un sint o un computer.
TG: Quali suoni raccogli e t'interessano?
Alessandro Bocci: Si tratta di suoni che abbiamo registrato a suo tempo e che abbiamo inserito nella nostra discografia in tutti questi anni di attività. Sono suoni derivati da sperimentazioni varie.
TG: Arrivano da strumenti musicali o sono suoni naturali?
Alessandro Bocci: Principalmente, da strumenti che modifico e rielaboro. Derivano dai nostri strumenti.
TG; Roberto Bertacchini suona la batteria da tantissimi anni, vero?
Roberto Bertacchini: Come tutti gli altri del gruppo.
TG: Manuele Giannini invece è la chitarra e la voce del gruppo. Da quanto tempo suonate insieme?
Roberto Bertacchini: Dal 1986/87.
TG: Da circa 30 anni allora... E' sempre brutto etichettare un gruppo musicale, ma se proprio dobbiamo farlo è meglio che lo facciate Voi... Come potremmo definirvi? O Indicarvi?
Roberto Bertacchini: Non Saprei...
Manuele Giannini: Il nostro riferimento è sempre il Rock and Roll. Noi rivisitiamo questa musica a modo nostro...
TG: Potremmo parlare di Rock elettronico sperimentale?
Manuele Giannini: Sì, sperimentale, ma la nostra formazione e la nostra cultura è basata sulla musica Rock. Non facciamo musica Jazz o Classica... però utilizziamo delle tecniche che derivano anche dalla musica classica... dal jazz e dalla sperimentazione. Nel Rock si suonano solo accordi minori e maggiori, ma io suono solo accordi dodecafonici.
TG: Siete tutti e tre di Bologna?
Alessandro Bocci: No, io e Manuel abitiamo a Bologna, anche Roberto ha abitato a Bologna, ma siamo originari di Massa Carrara.
TG: Non vi esibite tanto spesso in pubblico, siamo stati fortunati ad ascoltarvi qui a Jesi?
Roberto Bertacchini: Suoniamo raramente perché facciamo altri lavori...
TG: Non avete tanto tempo per esibirvi dal vivo, ma avete pubblicato diversi dischi...
Roberto Bertacchini: Beh, ma quello lo può fare chiunque...
TG: Non è proprio così...
Roberto Bertacchini: La musica è aperta a tutti! Non è necessario essere musicisti o essere bravi, basta suonare...
TG: Spiegatemelo meglio questo concetto che detto così mi sembra molto riduttivo... anche del Vostro lavoro...
Manuele Giannini: In realtà, abbiamo sempre più o meno suonato in pubblico, ma adesso era da 5 anni che non facevamo concerti: abbiamo ricominciato da un mese a questa parte, perché in occasione del Kracatoa Festival di Bologna ci hanno invitato a suonare come headliner (attrazione principale). E' stato grazie a Gianluca, l'organizzatore del festival se abbiamo preso questa decisione ed adesso stiamo facendo una piccola tournée di cinque date; poi torneremo a suonare con l'anno nuovo.
TG: Come siete arrivati qua a Jesi?
Manuele Giannini: Mah, dopo Bologna e Torino è uscita questa data, e domani saremo a Foligno. Jesi è una città interessante e il TNT è un posto molto bello per suonare e non volevamo perdercelo. Siamo contenti.
Roberto Bertacchini: Siamo molto contenti di essere qui, perché non siamo mai stati in questa città prima di adesso; c'è una bella realtà ed il centro è molto bello.
TG: Vero. Quanti dischi avete pubblicato? E' uscito qualcosa di nuovo di recente? Avete suonato anche con altri gruppi?
Manuele Giannini: La nostra storia è un po' lunga, come dicevamo sono 30 anni che suoniamo insieme... noi abbiamo incrociato diverse realtà musicali, a partire da Bologna, fino a suonare con i Sonic Youth...
TG: Davvero?
Manuele Giannini: Sì, due volte... Abbiamo attraversato vari periodi musicali ed abbiamo suonato con band diverse.
TG: Ci sono stati momenti migliori e momenti più difficili?
Manuele Giannini: Noi siamo sempre stati a buoni livelli...
TG: Intendo dire se c'è stata un po' di discontinuità nel vostro percorso professionale...
Manuele Giannini: Sì, nel senso che questa attività non l'abbiamo mai presa come un lavoro, pertanto non abbiamo avuto una costanza assoluta. Abbiamo suonato nei periodi in cui avevamo qualcosa da dire; negli altri periodi non abbiamo suonato: tutto qua...
TG: Prendete spunto da qualche sonorità particolare o vi considerate avulsi da quello che avviene intorno a Voi?
Roberto Bertacchini: Chiaramente ognuno di noi ha i suoi gusti musicali; io personalmente, in questo momento, non ho dei modelli di riferimento, non perché non ci sia in giro della bella musica, ma per cercare di mantenere la mente aperta. Cerchiamo sempre di rimanere noi stessi e facciamo quello che a noi piace. Ci proviamo, poi se quello facciamo piace a qualcun altro, meglio. Non abbiamo obiettivi precisi, suoniamo solo quando riteniamo che sia arrivato il momento giusto. Infatti anche i nostri dischi escono ogni tanto; non abbiamo mai pubblicato un disco all'anno... Ogni nostro disco ha avuto il suo particolare percorso e, guarda caso, sono anche molto diversi tra loro. Seguiamo il nostro istinto.
TG: Bologna è una piazza dove ci sono sempre stati tantissimi musicisti, anche molto bravi: come giudicate attualmente la realtà musicale dell Vostra città? Avete rapporti con altri colleghi?
Manuele Giannini: Sì, abbiamo soprattutto dei rapporti di amicizia, non essendo legati ad una scena particolare. Io per esempio ho prodotto i primi due dischi di Massimo Volume, un gruppo bolognese abbastanza noto. Abbiamo suonato con Stefano Pilia, per esempio, e con gruppi Mainstream, come gli Afterhours che fanno anche sperimentazione. Non siamo legati ad una scena, siamo sempre rimasti per conto nostro.
TG: E della realtà discografica attuale che cosa mi dite? I dischi si fanno fatica a vendere?
Manuele Giannini: Beh, sai... è un momento difficile da capire. Noi abbiamo iniziato a pubblicare i dischi quando ancora c'era il vinile e prima ancora del ritorno del vinile, quando ancora si registrava in studio con i nastri e queste cose qua. Abbiamo attraversato tutti i periodi; ma noi non facciamo un disco vero da 10 anni...
Roberto Bertacchini: Da più di 10 anni, dal 2006.
Manuele Giannini: Anche perché non c'è mai interessato fare delle auto-produzioni o uscire con lavori solo su internet e roba del genere... siamo sempre rimasti legati alla vecchia abitudine di avere un produttore discografico che si fa carico delle varie fasi produttive.
TG: Intendi questo quando parli di dischi veri?
Manuele Giannini: Esatto, mi riferisco alla vecchia concezione di un disco che prevede la figura del produttore che ti paga la sala d'incisione, che ti produce il disco, che te lo stampa, lo distribuisce e tutto il resto. Siamo legati a quel mondo. Se qualcuno ci chiede di fare un disco in questo modo e noi sentiamo di farlo, lo facciamo, altrimenti no. Noi non pubblichiamo niente.
TG: Che tiratura hanno avuto i vostri dischi?
Manuele Giannini: Abbiamo fatto dischi per etichette italiane e straniere, nel corso del tempo dalle mille alle duemila copie, però i nostri dischi, a partire dal primo del 1989, sono sempre stati ristampati, anche da etichette americane o svedesi... La nostra soddisfazione è proprio questa: anche se abbiamo pubblicato pochi dischi, ogni disco è stato ristampato più di una volta.
TG: La scelta di stampare su vinile esiste ancora?
Manuele Giannini: Noi siamo legati al vinile, ma non ne vogliamo fare una retorica, però l'oggetto fisico del disco a noi piace.
TG: A livello di pura musica sperimentale che cosa avete fatto?
Manuele Giannini: Abbiamo fatto tutti anche altre cose, io personalmente non ho realizzato in tal senso dei supporti fisici, ma ho delle uscite digitali con un gruppo che si chiama Wait and Treble con un ragazzo che sta anche lui a Bologna. Sostanzialmente è un prodotto musicale Dub-Techno fatto solo con sintetizzatori analogici.
TG: Frequentate volentieri i festival?
Manuele Giannini: Se ci invitano sì; abbiamo suonato anche abbastanza all'estero: in Francia, Svezia e Spagna. A Parigi abbiamo suonato a Les Instants Chavirés che è un locale importante per il nostro tipo di musica.
TG: Prossimi appuntamenti dove potremo venire ad ascoltarvi?
Manuele Giannini: Probabilmente l'anno prossimo andremo ad un festival in Austria a Innsbruck.
TG: E della realtà discografica attuale che cosa mi dite? I dischi si fanno fatica a vendere?
Manuele Giannini: Beh, sai... è un momento difficile da capire. Noi abbiamo iniziato a pubblicare i dischi quando ancora c'era il vinile e prima ancora del ritorno del vinile, quando ancora si registrava in studio con i nastri e queste cose qua. Abbiamo attraversato tutti i periodi; ma noi non facciamo un disco vero da 10 anni...
Roberto Bertacchini: Da più di 10 anni, dal 2006.
Manuele Giannini: Anche perché non c'è mai interessato fare delle auto-produzioni o uscire con lavori solo su internet e roba del genere... siamo sempre rimasti legati alla vecchia abitudine di avere un produttore discografico che si fa carico delle varie fasi produttive.
TG: Intendi questo quando parli di dischi veri?
Manuele Giannini: Esatto, mi riferisco alla vecchia concezione di un disco che prevede la figura del produttore che ti paga la sala d'incisione, che ti produce il disco, che te lo stampa, lo distribuisce e tutto il resto. Siamo legati a quel mondo. Se qualcuno ci chiede di fare un disco in questo modo e noi sentiamo di farlo, lo facciamo, altrimenti no. Noi non pubblichiamo niente.
TG: Che tiratura hanno avuto i vostri dischi?
Manuele Giannini: Abbiamo fatto dischi per etichette italiane e straniere, nel corso del tempo dalle mille alle duemila copie, però i nostri dischi, a partire dal primo del 1989, sono sempre stati ristampati, anche da etichette americane o svedesi... La nostra soddisfazione è proprio questa: anche se abbiamo pubblicato pochi dischi, ogni disco è stato ristampato più di una volta.
TG: La scelta di stampare su vinile esiste ancora?
Manuele Giannini: Noi siamo legati al vinile, ma non ne vogliamo fare una retorica, però l'oggetto fisico del disco a noi piace.
TG: A livello di pura musica sperimentale che cosa avete fatto?
Manuele Giannini: Abbiamo fatto tutti anche altre cose, io personalmente non ho realizzato in tal senso dei supporti fisici, ma ho delle uscite digitali con un gruppo che si chiama Wait and Treble con un ragazzo che sta anche lui a Bologna. Sostanzialmente è un prodotto musicale Dub-Techno fatto solo con sintetizzatori analogici.
TG: Frequentate volentieri i festival?
Manuele Giannini: Se ci invitano sì; abbiamo suonato anche abbastanza all'estero: in Francia, Svezia e Spagna. A Parigi abbiamo suonato a Les Instants Chavirés che è un locale importante per il nostro tipo di musica.
TG: Prossimi appuntamenti dove potremo venire ad ascoltarvi?
Manuele Giannini: Probabilmente l'anno prossimo andremo ad un festival in Austria a Innsbruck.
Roberto Bertacchini, Manuele Giannini e Alessandro Bocci.
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