mercoledì 23 ottobre 2013

Analisi semiotica di un'immagine pubblicitaria

Pubblicità sessista ingannevole Mind Control
Basta sesso

Questa immagine pubblicitaria compare in tantissimi luoghi della città su cartelloni di dimensioni mostruose; io la trovo molto divertente perché vorrebbe essere un modo per richiamare l'attenzione sul fatto che la società italiana contemporanea esprime troppa violenza contro le donne, ma osservandola attentamente capiamo che il messaggio è ben diverso.
In primo piano una giovane donna come tante, guardandola meglio, anche grazie ad una scritta che ce ne indica il nome, scopriamo che si tratta di una cantante napoletana. 
Qual'è la prima cosa che vediamo? Il volto? Sì, diciamo il volto, anche se la nostra attenzione in genere viene attratta dal centro dell'immagine, o dalla zona più luminosa. Qui non ci sono contrasti cromatici, né di luminosità, l'immagine è stata illuminata da una luce morbida ed ha vari toni di grigio; entrambi i soggetti sono vestiti di bianco.
La ragazza ha un trucco molto pesante, diciamo un po' teatrale, ha una coroncina in testa, come quelle che indossano certe reginette dello spettacolo. Ad ogni modo, il significato della corona ritengo sia chiaro a tutti. Il trucco è sbavato, la ragazza sembra aver pianto o sofferto, ma allo stesso tempo ha uno sguardo ammiccante e le gambe nude fino a dove non c'è più permesso di vedere per una zona d'ombra che copre il pube. Che cosa ci comunica? Cosa si trova al centro della fotografia che è il vero centro dell'interesse di quest'immagine? Io direi il polso e la mano e penso anche voi siate d'accordo con me.
Il giovane uomo sullo sfondo, Fabio Coconuda, stilista del marchio Yamamay, è un ragazzo piacente, ma dall'espressione un po' impaurita, o comunque implorante. Sembra ci stia chiedendo qualcosa, cosa? Anche qua il messaggio è al centro della sua figura, lui ha una mano dove si può leggere: "basta", ma basta cosa?

Lettura dell'insieme: la regina delle meretrici (N.B. questo non è il mio parere sulla persona fotografata, ma soltanto il significato che assume l'immagine nel modo in cui ci viene proposta la sua messa in scena) ci sta guardando indicandoci il suo sesso come per invitarci a consumare il suo "vero prodotto". Notare la mano sinistra che sembra dire: "Allora cosa aspettate, vi decidete, o no? (inoltre, la forma stessa della posizione delle dita richiama ancora una volta l'idea di una vagina)
Il ragazzo invece ci comunica: "Ditele basta, non vedete come mi ha ridotto?"

Conclusione: al tempo presente, per vendere un prodotto non è più sufficiente stimolare nell'osservatore un richiamo di tipo sessuale, ma si cerca di proporre una falsa idea di tipo pseudo-sociale per convincere il cliente che, acquistando qualcosa legato alla campagna proposta, si compie quasi un'azione etica capace di cambiare il destino delle persone deboli, o bisognose.


Commento: operazioni di questo tipo capitano sempre più frequentemente; ciò vuol dire che il senso critico che permette di valutare e comprendere un messaggio visivo sta man mano scomparendo per una specie di timore dell'autorità costituita o di chi ha il potere economico per condurre queste operazioni commerciali. Nell'epoca della disinformazione di massa, chi propone e propina certi codici tenta di sovvertire i valori di riferimento effettuando un vero lavaggio del cervello, forte del fatto che negli ultimi anni s'è creata una seria confusione culturale ed una diffusa incapacità a ragionare con la propria testa. C'è poi la necessità d'essere sempre più espliciti con le immagini che si diffondono, perché ormai s'è creata una forma d'assuefazione a questi richiami sessuali che, proprio per questo motivo, non sempre funzionano. La cosa che mi dà fastidio, non è tanto questa pseudo-pornografia gratuita che, se fatta ad arte può avere un suo valore estetico, ma il costante tentativo di ricorrere al buonismo di stampo più volgare per ingannare gli ingenui.


Aggiornamento del 24 settembre 2017

Come due giovanissimi fotografi di Cuneo hanno affrontato lo stesso tema in modo etico

In occasione del Phototrace Festival 2017, Sara Rosso ha esposto una sua fotografia, per dire no alla violenza sulle donne, che riesce al tempo stesso a preservare la dignità del soggetto ed a esprimere un concetto sgradevole.
La scelta di non aver mostrato il volto della ragazza inquadrata contribuisce a rendere il compito di rappresentare una situazione drammatica in modo semplice ed elegante, al contrario del volto di Anna Tatangelo che poco si adatta ad un sentimento di sconforto, paura e sofferenza. Che tutto questo non trapeli dalla sua espressione è ovvio, perché Anna è quasi ammiccante e fiera della sua posizione che ha addirittura richiesto l'aggiunta di una lacrima nera disegnata sotto l'occhio sinistro per cercare di rafforzarne la tristezza, cosa che però ha reso il tutto ancor più farsesco, se non addirittura carnevalesco, e poco convincente. Affermo senza timore di essere smentito che questa campagna pubblicitaria "sociale" è del tutto contro producente e portatrice di un messaggio opposto a quello che si pretende di dare per sensibilizzare l'opinione pubblica nei confronti di qualcosa di odioso e diffuso in tutti i ceti.
Da notare poi, come le luci della pubblicità che coinvolge la cantante napoletana siano morbide e in qualche modo rassicuranti, mentre la fotografa neofita piemontese ha già compreso che per rendere la drammaticità della scena sia indispensabile utilizzare una luce di taglio dal forte contrasto.
Basta è una parola che non è sufficiente a spiegare la situazione; Sara è molto più chiara anche nel suo messaggio scritto ed infatti specifica bene che cosa vuol dire: "Stop Violence".
Una giovane donna capisce cosa e come comunicare in un messaggio che deve essere immediato e chiaro; possibile che gli esperti comunicatori del patinato mondo della moda non siano stati in grado di fare qualcosa di altrettanto valido?


No alla violenza sulle donne
Sara Rosso - La vita nelle mani - Sezione Giovani & scattanti di Phototrace 2017


No alla violenza sulle donne
Lorenzo Garro - Stop... giù le mani! - Sezione Scrivimi di Phototrace 2017

Vediamo invece come ha affrontato il compito un giovane uomo. Lorenzo Garro ha voluto raccontare quello che accade tra un uomo ed una donna in sei immagini molto eloquenti. Ci ha fatto capire esattamente cosa accade nel tempo, forse anche breve, di una relazione sbagliata, servendosi soltanto delle espressioni facciali di due attori, sicuramente più dotati di Anna Tatangelo. All'inizio tutto va bene, i soggetti sono felici, ma subito dopo, nella seconda fotografia già avvertiamo che qualcosa sta cambiando e che ci sono delle tensioni tra i due. Poi, la situazione peggiora, fino al punto che la donna soffre non soltanto a livello psicologico, ma anche fisico ed infine scompare dalla storia.
Non era poi così difficile rappresentare il concetto di qualcosa che non funziona e di una donna che soffre a causa di un uomo che la maltratta.
Il fatto che i creativi di Yamamay abbiano fallito la loro comunicazione ci rende ancor più palese di quali fossero i loro veri intenti.  Lo scopo di questa campagna pubblicitaria era quello di soggiogare ancor più la donna agli occhi di un pubblico maschile che comprende bene di cosa parli l'immagine studiata dai pubblicitari che come scopo hanno quello di riuscire ad attirare l'attenzione del pubblico e convincerlo che acquistando una certa biancheria intima contribuiranno a cambiare il mondo, ma non è così.
Gli esperti comunicatori ingaggiati da Yamamay ricorrendo, come al solito, alla sensualità femminile e perciò alla disponibilità sessuale di chi è visto solo come il veicolo di un prodotto che può e deve far guadagnare chi lo usa commettono l'ennesimo abuso. Non solo nei confronti delle donne, ma anche di chi pensa di agire in buona fede.
Nulla di nuovo sotto al sole, business is business e tutto il resto, dignità compresa, non conta. TG



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