Giorgio Jano nasce a Torino il 1° agosto del 1948, dopo aver studiato al Liceo Scientifico si iscrive alla Facoltà di Matematica negli anni '70 dove supera un po' di esami. Poi, per 5 anni insegna matematica presso un istituto d'arte, ma ad un certo punto decide di abbandonare gli studi per dedicarsi totalmente alla fotografia professionale. Nel 1983, vince un concorso al Dipartimento di Archeologia dell'Università di Torino e diventa così un tecnico del laboratorio di fotografia e fotogrammetria che aveva istituito Giorgio Gullini, un famoso archeologo italiano. In quell'ambiente viene a contatto con le problematiche della ripresa archeologica e così decide di sviluppare autonomamente una serie di attrezzature di vario tipo, come quelle che gli hanno permesso di effettuare le riprese fotografiche zenitali degli scavi archeologici da un pallone aerostatico ad elio. Assembla fotocamere controllate a distanza con i radiocomandi da modellismo. In quegli anni, insieme a Domenico Prola, uno studioso del Barocco Piemontese, documenta 120 chiese della suo territorio auto-costruendo fotocamere che gli permettono di avere vedute zenitali, non solo delle cupole, ma anche delle planimetrie complete delle chiese. Per effettuare queste riprese utilizza obiettivi ultra-grandangolari speciali, sia moderni che antichi (utilizza anche l'Hypergon, un obiettivo dell'inizio del 1901 che copre un angolo di campo di 135° e richiede pellicole piane di grande formato di 11'X14' equivalenti a cm 27X35. Formato non importato in Italia che Jano si faceva inviare da un amico americano; anche per questo, Giorgio è stato l'unico ad adottare questa soluzione in interni ndTG). Da questo lavoro autofinanziato viene pubblicato un libro fotografico dalle edizioni Alinari, nel 1988. Viene anche organizzata una mostra al Palazzo Reale di Torino finanziata dalla Regione Piemonte.
Jano abbandona il lavoro presso il Dipartimento Archeologico dell'Università di Torino, prende in affitto uno studio dalle parti di Porta Susa e si dedica a vari progetti fotografici che prevedono anche la costruzione di fotocamere speciali destinate a risolvere i problemi specifici delle riprese archeologiche, architettoniche e panoramiche.
Verso la fine degli anni '80 documenta i siti archeologici delle province di Sassari e Nuoro effettuando riprese dall'elicottero. Per quell'occasione, così come per i suoi progetti editoriali, molto ricercati dai collezionisti anche ai nostri giorni, ha progettato e costruito fotocamere molto più comode di quelle normalmente in commercio.
Ha un senso innato per l'inquadratura, al punto che posiziona le sue fotocamere senza utilizzare mirini o visori esterni che permettano di vedere con precisione il campo inquadrato (anche per le riprese aeree); lui afferma che con le ottiche ultra-grandangolari comporre l'immagine non è un problema, ma noi sappiamo benissimo che questa operazione non è assolutamente facile in nessun caso. TG
Ha un senso innato per l'inquadratura, al punto che posiziona le sue fotocamere senza utilizzare mirini o visori esterni che permettano di vedere con precisione il campo inquadrato (anche per le riprese aeree); lui afferma che con le ottiche ultra-grandangolari comporre l'immagine non è un problema, ma noi sappiamo benissimo che questa operazione non è assolutamente facile in nessun caso. TG
Progetto abortito di fotocamera panoramica con Hasselblad Super Wide - Progettista e costruttore Giorgio Jano
Tony Graffio intervista Giorgio Jano
TG: Giorgio, cosa dice la Legge di Lambert?
Giorgio Jano: La Legge di Lambert è molto importante perché stabilisce la luminosità di un obiettivo in funzione dell'angolo di incidenza della luce ed è una funzione della quarta potenza del coseno del semi-angolo, ma forse sono un po' troppo tecnico...
TG: Nel nostro caso perché ci interessa?
Jano: Per spiegarti che l'Hypergon ha una caduta di luce notevolissima ai bordi. La sua luminosità al centro è molto maggiore rispetto alla luminosità ai bordi, allora i tedeschi concepirono una stella rotante, azionata pneumaticamente, in modo che prima fosse possibile fare la ripresa e l'esposizione per i bordi grazie all'aria emessa da una pompetta di gomma che faceva ruotare una stellina centrale che ruotando copriva temporaneamente il centro delle lenti e uniformava l'esposizione dell'immagine. Poi, con un sistema a molla, la stellina veniva tolta dalle lenti e si faceva l'esposizione per il centro dell'obiettivo che ovviamente doveva avere un tempo di esposizione minore perché al centro la luce entrava in modo più diretto. Ho tre di questi obiettivi e li ho usati parecchio.
TG: Complimenti, anche perché si tratta di un obiettivo raro.
Jano: Eh sì; i collezionisti lo ricercano. Tempo fa ne ho visto un esemplare pressoché perfetto in vendita per 3'500 dollari.
TG: Giorgio, mi spiegheresti cosa si intende esattamente per: "ripresa zenitale"?
Jano: La ripresa zenitale consiste nel mettere la macchina fotografica in bolla per terra, al centro della chiesa, o con un tipo di supporto basso che consenta una messa in bolla precisa, puntando l'obiettivo verso l'alto, o meglio verso lo Zenit che è un punto immaginario della volta celeste che congiunge il piano terrestre dell'osservatore.
TG: E l'operazione inversa in fotografia aerea è sempre una ripresa zenitale?
Jano: Sì anche l'operazione opposta, ovvero la ripresa dall'alto, viene chiamata ripresa zenitale anche se c'è un po' di ambiguità. In realtà, la ripresa aerofotogrammetrica sarebbe una ripresa nadirale perché in quel caso si fotografa in direzione del Nadir. Però si tratta di sottigliezze linguistiche.
TG: Ho capito. Giorgio, ma tu hai fatto anche fotografia tradizionale? Magari ritratti o paesaggi?
Jano: Sì, negli anni '70 ho utilizzato anche delle fotocamere commerciali a questi scopi. Ho documentato gli oggetti che appartengono al Museo Etnografico di Aosta, ma la cosa è finita lì. Negli anni '80 ho capito che dovevo specializzarmi in un tipo di fotografia a cui si dedicavano in pochi.
TG: La tua è stata sia una passione che un'esigenza commerciale?
Jano: Sì. Avevo l'esigenza di trovare il mio mercato. La ripresa zenitale ultra-grandangolare ti permette di riprendere la planimetria della chiesa a livello delle cornici ed è in grado di dare molte più informazioni rispetto al rilievo grafico. Il rilievo grafico ti dà solo il profilo della cornice, mentre qui tu hai anche le informazioni sulle volte, sulle pareti laterali e sulla presenza di eventuali arredi.
TG: Eravate in pochi a dedicarvi alla fotografia zenitale?
Jano, Qualcuno c'è sempre stato, anche se bisogna dire che effettivamente ad occuparsi di fotografia zenitale ultra-grandangolare su grande formato non c'era nessuno.
Jano, Qualcuno c'è sempre stato, anche se bisogna dire che effettivamente ad occuparsi di fotografia zenitale ultra-grandangolare su grande formato non c'era nessuno.
TG: Cosa puoi dirmi del tuo libro: "Architetture del barocco in Piemonte"?
Jano: Il libro, per certi versi, era anche un po' noioso: a meno che tu non fossi uno specialista del Barocco.
TG: Però mi sembra che abbia venduto bene, anche all'estero, vero?
Jano: Sì, mi sono accorto che all'estero è finito in molte biblioteche tra le quali anche quelle di istituzioni molto importanti. Gli Alinari probabilmente avevano interesse a distribuirlo e così il libro è andato bene.
TG: In seguito, hai pensato e sviluppato altre fotocamere che hai costruito tu personalmente?
Jano: Certo, non mi fido degli artigianelli, ho provato un paio di volte a far costruire dei pezzi a tornitori e ad altri meccanici, ma mi hanno sbagliato il lavoro. Preferisco costruire tutto da me usando soluzioni tecniche semplificate. Le macchine in commercio sono concepite per risolvere i problemi tecnici ai fotografi poco esperti; invece le mie macchine, lo dico senza falsa modestia, sono difficili da usare per gli altri, ma non per me e riescono a risolvere problemi che per me sono importanti. Inoltre, funzionano.
TG: Che tipo di problemi avevi con le macchine commerciali?
Jano: Oltre alle vedute zenitali, mi sono trovato a dover pensare di fare riprese panoramiche verticali di 300°. Ho risolto il problema con una fotocamera da 5X10 pollici auto-costruita che mi permette di rappresentare lo spazio della chiesa con la prospettiva cilindrica, non è la prospettiva rinascimentale, ma riesce comunque a dare un'idea dello spazio che abbraccia.
L'ultimo lavoro interessante che ho fatto, in collaborazione con un fotografo torinese, Pierpaolo Ottaviano, intorno al 2012, l'ho realizzato con una delle ultime macchine panoramiche che ho costruito e aveva lo scopo di fornire riprese a 360° dello spazio urbano. Io sono molto interessato allo spazio della città, non al paesaggio. Perché io sono interessato all'architettura e all'urbanistica. Così ho realizzato una fotocamera molto bella che utilizza pellicola da 70mm per fotografia aerea dell'Agfa. L'ho ordinata direttamente in Germania e mi sono accorto che questa pellicola va benissimo anche per la fotografia da terra; non ha particolari caratteristiche. Ne abbiamo tratto: "Torino Milano, cinquanta fotografie senza mirino", un libro stampato molto bene da Musumeci, un editore valdostano che ha appoggiato la nostra idea. È stata fatta una prevendita, ma qualcosa è anche arrivato in libreria; l'uscita è avvenuta prima del Natale di qualche anno fa e molte aziende torinesi, anche grazie ad Ottaviano che s'è dato molto da fare per contattarle, lo hanno offerto in dono ai loro migliori clienti. Come sai, i libri fotografici sono molto difficili da vendere.
TG: Molto bello, mi piace l'idea di accostare le fotografie fatte in due città così diverse. Volevo sapere se la fotografia panoramica si riesce a fare meglio con la pellicola? Oppure il tuo modo di operare dipende da una scelta nostalgica?
Jano: Vedo che col digitale oggi si fanno cose splendide, però mi accorgo che ci sono sempre problemi perché la fotografia panoramica digitale richiede di effettuare più scatti che poi vengono assemblati da un software che unisce e incolla l'immagine. In quel modo si perdono ore per la post-produzione.
TG: E poi è comunque un artefatto che non rispecchia la realtà...
Jano: Certo. Volendo poi se ne possono trarre stampe digitali, utilizzando la prospettiva cilindrica, per esempio, ma ho visto poco realizzato in questo modo. Chi utilizza il digitale è più contento di navigare all'interno dell'immagine sullo schermo del computer. Effettuare fotografie panoramiche non è mai semplice, intanto bisogna sempre utilizzare il cavalletto e fare attenzione a quello che ti accade intorno, anche soltanto per evitare che tram e automobili ti mettano sotto... Poi, ci sono altre serie di precauzioni da mettere in pratica, che comunque adottano anche gli altri fotografi, inclusi quelli che utilizzano il mezzo digitale. La mia fotocamera realizza immagini a 360°in circa un minuto, una volta che tutto è stato preparato con cura.
TG: Ha un obiettivo rotante che impressiona la pellicola?
Jano: Adesso ti faccio vedere. Sì, l'obiettivo è rotante e in più, allo stesso tempo una pellicola avanza all'interno della fotocamera. Il tutto è ben sincronizzato.
TG: Per intenderci, funziona sullo stile della Roundshot?
Jano: Esatto, però la mia fotocamera è più grandangolare, perché la Roundshot non potrebbe produrre immagini come quelle che appaiono nel libro che ti ho mostrato. Sulla base c'è una ruota dentata che gira...
TG: Hai costruito tu quei pezzi?
Jano: No, io compravo al Balon e in altri mercatini tutto quello che mi serviva per le parti meccaniche e le ruote dentate. I pezzi sono tutti diversi tra loro.
TG: E poi assembli? Quante fotocamere hai costruito?
Jano: Assemblo tutto io; ho fatto vari pre-progetti e molti tentativi non saprei dirti quante macchine ho costruito, credo una cinquantina... forse anche di più, ma molti progetti sono abortiti, non è facile riuscire a portare a termine un progetto che poi funzioni perfettamente. Si commettono degli errori tecnici, per esempio, l'asse di rotazione deve passare per il punto nodale posteriore dell'obiettivo, altrimenti avrai uno slittamento dell'immagine. Bisogna mettere a punto tutta una serie di cose che ti permettano di far funzionare l'intero sistema. La sincronizzazione della pellicola che si muove dentro la camera e il movimento dell'obiettivo devono essere in stretta relazione tra loro. Il rullo di trascinamento della pellicola deve avere un diametro in relazione alla lunghezza focale dell'obiettivo.
TG: Erano dati disponibili da qualche parte o hai dovuto ricavarli tu?
Jano: Li ho ricavati io con alcuni calcoletti... I costruttori di fotocamere panoramiche non danno mai informazioni su come funzionano le loro fotocamere. Ho provato a cercare qualche cosa su internet relativo alla Roundshot, ma non ho trovato niente.
TG: Hai smontato una Roundshot?
Jano: No, ho studiato le fotocamere antiche e forse da lì mi sono fatto qualche idea, ma ci sono arrivato da solo.
TG: Hai venduto qualcuna delle tue fotocamere?
Jano: No, ma collaboravo con un antiquario di Milano: Raimondo Garau, ha il negozio dalle parti di Porta Volta, ritirava lui delle mie stampe fotografiche del Barocco ed è riuscito a vendere qualcosa. Quando ero a Torino, mi ero costruito con una vecchia camera da studio che copriva il formato 30X40 cm un ingranditore orizzontale a parete che mi permetteva di stampare ingrandimenti notevoli, anche di un metro per un metro e venti centimetri. Ho anche costruito una cappa illuminante con luci al neon proprio per poter stampare il formato di 11X14 pollici o l'8X10 che è un formato un po' più piccolo.
TG: Le tue macchine hanno hanno anche l'ottica decentrabile?
Jano: Certamente, per fare architettura poter decentrare l'ottica è una necessità. Per le riprese d'interne si può anche non decentrare; può capitare, anche se a me non è capitato molto spesso.
TG: Per stampare i tuoi libri hai poi scansionato i negativi o le stampe positive di grandi dimensioni?
Jano: Le stampe ai sali d'argento di grandi dimensioni le abbiamo vendute a privati che se le sono appese in casa.
TG: E le stampe che hai esposto in mostra?
Jano: No, quelle non erano stampe all'argento, sarebbe stato un lavoro massacrante per me. La mostra organizzata a Torino, alla Cavallerizza Reale, risale al 2007. Le scansioni sono state fatte dalle stampe argentiche a contatto. Poi, uno stampatore digitale ha stampato le immagini su materiale plastico molto resistente.
TG: Possiamo dire che senza i tuoi studi matematici sarebbe stato difficile fare in fotografia quello che hai fatto tu?
Jano: All'età di 8 anni andavo alle elementari in via Rosini, a Torino e la farmacia di mio padre era in via Po; c'erano 100 metri di distanza. Al pomeriggio, io mi ficcavo nel retro del negozio e ricordo che lì c'era il dizionario tecnico della Utet, un bel volumone che io leggevo, magari senza capire tutto. E poi c'era anche un'enciclopedia della chimica; anche la chimica è una mia grande passione. Mi preparavo gli sviluppi, i fissaggi fotografici e i viraggi da solo. Ho sperimentato anche le antiche tecniche come il daguerrotipo, la carta salata, la carta al ferricianuro...
TG: Cosa ricerchi esattamente attraverso i tuoi lavori?
Jano: Io ultimamente sono appagato perché le mie macchine funzionano bene, l'ultima l'ho data in prestito a Piero Ottaviano che sta continuando ad usarla.
TG: Quali sono gli obiettivi che ti piacciono di più?
Jano: Ho utilizzato l'Apo-Grandagon 35mm decentrabile che secondo me, per la veduta urbana è l'ideale. Copre il formato 6X22 cm su pellicola da 70mm.
TG: Le pellicole di formati particolari si trovano ancora?
Jano: Sì, anzi, più di prima. Devi fare l'ordine,devi aspettare, ma mi sono accorto che ci sono sempre più appassionati del grande formato. Molti fotografi si dedicano al collodio, però grazie alla facilità di comunicazione con l'America e con tutto il mondo, non è difficile procurarsi il materiale.
TG: A caro prezzo, però.
Jano: Vero, ma molte persone sono disponibili a pagare, pur di avere i materiali che desiderano. Ad ogni modo, io sono un patito degli obiettivi grandangolari. Gli obiettivi normali non mi servono.
TG: Hai mai adoperato un teleobiettivo?
Jano: avevo un 250mm per l'Hasselbad che poi ho venduto. Non ho mai fatto reportage, né street photography, forse qualcosa da piccolo, ma non è la mia storia.
TG: Che idea ti sei fatto della fotografia digitale?
Jano: Non sono così contrario alla fotografia digitale. Non mi sono fatto nessuna idea perché come dinosauro analogico penso che non ci avrò mai niente a che fare. Vedo delle cose molto belle fatte con la tecnica digitale, riprese meravigliose dell'intera sfera visiva. Ormai il concetto di qualità non lo dobbiamo più valutare sulla base dell'analogico. Nitidezza, contrasto e cose del genere non sono più un problema. Un telefonino riesce ad ottenere una definizione e dei colori che ormai la pellicola a colori si sogna. Dobbiamo spostare il concetto di bellezza per cui non sono così contrario alle nuove tecnologie.
TG: Ma non ti sembra che questo modo di far arrivare la luce su un sensore elettronico che poi viene trasformata in segnali elettrici che passano attraverso una CPU e poi vengono ricostruiti e interpretati significhi realizzare un'immagine che non ha nulla a che vedere con la realtà?
Jano: Ma neanche la fotografia analogica ti dà la realtà.
TG: Certo, è sempre una rappresentazione miniaturizzata, ma la visione analogica è più vicina a quello che vediamo e conosciamo attraverso i nostri sensi, o no? L'interpretazione finale la fa il nostro cervello, non un microprocessore... Questo per te può essere un problema o è un fatto trascurabile?
Jano: Secondo me è trascurabile. So di stampatori analogici, a Milano c'era Beniamino Terraneo, che devono mascherare, dare il contrasto giusto, spuntinare e via dicendo. C'è tanto lavoro da fare anche con l'analogico. La realtà è un concetto un po' elusivo.
TG: Il mondo in cui viviamo è reale o immaginario?
Jano: C'è una buona componente d'immaginazione. Per fare un paragone con la matematica direi che è un po' come con i numeri complessi. I numeri complessi hanno una componente reale e una immaginaria. Ci sono fotografi che cercano di sviluppare la componente reale, mentre altri si spingono più verso un mondo immaginario elaborando troppo l'immagine. C'è chi mette nella fotografia molto di se stesso, dei propri sentimenti e del proprio momento d'essere.
TG: Che cos'è la fotografia per te: rappresentazione, arte, scienza o qualcos'altro?
Jano: La fotografia è sullo spartiacque tra arte, artigianato, scienza e tecnica. D'altra parte anche con il digitale bisogna essere degli scienziati. Le fotocamere nuove hanno una quantità enorme di pulsanti e non è facile riuscire ad usarle bene.
TG Ci sono programmi molto complicati e menu molto completi, forse offrono anche troppe possibilità d'intervento al fotografo.
Jano: Io non saprei nemmeno da dove iniziare a metterci le mani.
TG: Col colore che rapporto hai?
Jano: Ho avuto un rapporto marginale; un po' perché ho una discromatopsia, all'esame della patente quando mi hanno fatto leggere i numeri in quei cerchietti colorati non ho visto nessun numero.
TG: Non è una cosa così irrilevante per un matematico non distinguere i numeri....
Jano: Confondo l'arancione con il rosso; così ho avuto pochi rapporti col colore. In più le pellicole di grande formato a colori, se esistono, sono molto costose e poi il formato 11X14 pollici non c'era. Il colore penso che sia un po' disturbante. Per le fotografie di Torino e Milano abbiamo scelto di usare ancora una volta il bianco e nero. È stata una scelta classica che ricalca le scelte dei grandi fotografi del passato.
TG: Come mai hai scelto di documentare Milano e Torino?
Jano: Sono due città vicine e da dove mi trovo era abbastanza comodo andarci per lavorare.
TG: Volevi comparare degli aspetti urbanistici? Delle architetture? Oppure ti piace fare delle considerazioni sulle città post-industriali?
Jano: No, non era quella la mia intenzione, anche se certamente alcuni confronti si possono fare: Milano è assolutamente diversa urbanisticamente da Torino. Queste città rappresentano due casi effettivamente agli antipodi. Forse ho avuto questo tipo di curiosità.
TG: Perché proprio due città nello stesso libro?
Jano: Avrei potuto scegliere di mostrare solo una città nel libro? È questo che intendi?
TG: Sì, avresti potuto fare due libri, uno su Milano e un altro su Torino...
Jano: Non lo so. Io ero curioso di fotografare Milano; Torino l'ha fotografata Ottaviano e abbiamo unito il nostro lavoro. Avrei voluto fotografare anche Roma e altre città italiane per vedere le diverse architetture e l'urbanistica.
TG: Ti definiresti un fotografo istintivo o razionale?
Jano: Sono un razionale. Ho scelto i soggetti da fotografare in modo accurato. Ovviamente, ho scelto le piazze principali e i larghi perché la fotografia panoramica non ha senso in un vicolo stretto. Una città medievale come Firenze non sarebbe indicata per questo tipo di riprese; Roma invece sarebbe l'ideale. Per Milano, mi sembra che abbiamo scelto i punti più adatti su una cartina della città e forse ho anche studiato un po' il lavoro fatto da Gabriele Basilico, in modo da integrare quello che io sapevo già per esperienza personale. In alcuni casi ci siamo messi con il cavalletto in mezzo ai binari del tram, facendo attenzione al traffico.
TG: Bisogna dire che le tue pubblicazioni sono diventate in qualche modo due libri cult della cultura fotografica degli ultimi decenni, ma tu ritieni di essere davvero stato capito nelle tue intenzioni e nella tua ricerca matematica verso un'architettura ed un ordine degli spazi abitativi e dei luoghi di culto? È la matematica che lega la fotografia all'architettura?
Jano: Beh, certo lo spazio architettonico è un'incarnazione dello spazio astratto; è una delle forme di rappresentazione dello spazio in cui tutti viviamo. Non so se sono stato capito, non so che fine abbiano fatto i libri, ma un certo successo lo hanno avuto e sono tutt'ora ricercati dagli studiosi di architettura e fotografia. Una certa influenza l'hanno avuta. Negli anni '90, ho conosciuto Franco Zampetti; non so se lui abbia visto il mio libro sul Barocco negli anni '80, lui dice di no, ma sicuramente a Firenze dagli Alinari quel volumone era esposto in vetrina. Zampetti ha costruito una bella fotocamera per il formato 6X6 per effettuare riprese di fotografia zenitale.
TG: I tuoi negativi di grande formato sono difficili da stampare?
Jano: No. I negativi, se sono sviluppati bene, sono molto omogenei e ben equilibrati nei chiari e negli scuri, perché ovviamente si espone per le ombre e si sviluppa per le luci. Quando c'è molto sole la macchia solare diventa molto evidente, però il forte contrasto non è un problema. Sono state fatte le scansioni dei negativi a Torino, da Manfrino che ha un laboratorio apposta per questo scopo.
TG: Torino, mercati generali, questa fotografia è meravigliosa. Tu ricercavi condizioni atmosferiche particolari?
Jano: No. Ho utilizzato il filtro rosso per aumentare un po' il contrasto del cielo. Queste fotografie stampate grandi rendono molto bene.
TG: Anche Zampetti è riuscito ad ottenere buoni risultati dal 6X6?
Jano: Zampetti utilizza un obiettivo molto grandangolare da 12mm di lunghezza focale e ottiene delle belle vedute circolari a colori che trovo molto interessanti.
TG: Bella anche questa fotografia di piazza Cordusio a Milano, mi piace questo intreccio di cavi.
Jano: Lì eravamo in mezzo ad una grande confusione. Zampetti mi piace; è venuto qui a trovarmi con un fascio di stampe. Mi ha contattato grazie a internet; è stato mio ospite con la moglie e io l'ho accompagnato a fare delle vedute zenitali in alcune chiese, qui in Piemonte, come il Santuario di Vicoforte che io avevo fotografato in bianco e nero. Allora ero ancora robusto e sono riuscito ad aiutarlo perché nella fotografia zenitale devi stenderti sul pavimento e sistemare la macchinetta per bene.
TG: Tempo fa, in un mercatino, io ho trovato un collezionista sconosciuto che raccoglie di tutto, dalle stampe del '500-'600, agli oggetti di design, ai libri rari, alle fotocamere da guerra che venivano installate nelle fusoliere dei cacciabombardieri americani e via di seguito. Non credo che scriverò di lui per non creargli problemi. Vuole evitare qualsiasi tipo di pubblicità ed io rispetto questa sua richiesta; si tratta di una persona straordinaria molto sensibile che si è aperto a me in fiducia portandomi nei suoi magazzini segreti perché ha capito che anch'io ho un profondo amore per tutto quello che è arte, cultura e testimonianza del nostro passato. Tra i vari telescopi, vasi cinesi, ingranditori solari, smalti per porcellana e tutto il resto, quello che mi ha colpito è stata una fotocamera per riprese aeree, una Fairchild Aircraft K17C corredata di un'ottica da 10 pollici che scattava quando le bombe esplodevano a terra. Ha compratio questa fotocamera speciale negli anni '50 a Livorno dove c'era un grande magazzino di materiale americano della Seconda guerra Mondiale; era praticamente una città nella città. Mi hanno detto che c'erano altri due magazzini come questo dove venivano radunati questi materiali bellici, uno era vicino a Napoli e un altro in Veneto. Anche Gianni Limonta aveva una Faichild come quella, ma in perfette condizioni, secondo te dovrei comprarla? La cosa straordinaria è che questo signore di una certa età che vuole restare anonimo ha anche le fotografie del bombardamento del suo paese, scattate con quella stessa macchina fotografica. Purtroppo, prima o poi bisogna staccarsi dalle cose ed affidarle a chi potrà garantire di conservarle a memoria del nostro passato a chi ne comprende il valore storico e culturale, più che commerciale.
Jano: Certo. Tu cosa vuoi fare? Comprargli le fotografie?
TG: Mi piacerebbe riuscire ad acquisire la fotocamera e le fotografie perché mi interesso di fotografia, ma non so se questa persona riuscirà a separarsi di queste cose che tra l'altro non sono conservate in modo ottimale, ma sistemate un po' alla rinfusa in magazzini senza riscaldamento dove c'è un po' di tutto. Tu conosci quel tipo di fotocamere? Ti è mai venuto in mente di costruire qualcosa di quel genere?
Jano: Sì, la Fairchild è una macchina piuttosto grossa che utilizzava le pellicole piane di cm 24X24 per fotogrammetria. L'ho usata quella pellicola.
TG: Erano pellicole su rullo?
Jano: Eh certo, su rullo perché mentre sei sull'aeroplano non puoi mica cambiare le lastre. (risata) Conosco le macchine per aerofotogrammetria; ne ho avuta una sotto mano, ma era una Bausch & Lomb.
TG: Poteva essere utilizzata a mano?
Jano: In genere, anche quella veniva collocata in un apposito sportello.
TG: Giorgio, complimenti, sei proprio un profondo conoscitore di fotocamere speciali. Sono molto contento d'essere venuto qui in pellegrinaggio da te e spero di ritornare a trovarti presto, anche perché non abbiamo avuto modo di affrontare il discorso delle ballerine che hai fotografato in movimento con la macchina fotografica panoramica per strip photography.
Jano: Bene, ci rivedremo allora, torna quando vuoi. Ti posso anticipare che quella fotocamera è stata appositamente modificata in modo che si muova soltanto la pellicola al suo interno davanti ad una sottile fessura che rimane fissa. Quella macchina fotografa il movimento degli oggetti o delle persone che le passano davanti. In quel caso la ballerina era seduta sul divano e si muoveva quando le chiedevo di farlo. I suoi movimenti erano molto aggraziati.
L'ultimo lavoro interessante che ho fatto, in collaborazione con un fotografo torinese, Pierpaolo Ottaviano, intorno al 2012, l'ho realizzato con una delle ultime macchine panoramiche che ho costruito e aveva lo scopo di fornire riprese a 360° dello spazio urbano. Io sono molto interessato allo spazio della città, non al paesaggio. Perché io sono interessato all'architettura e all'urbanistica. Così ho realizzato una fotocamera molto bella che utilizza pellicola da 70mm per fotografia aerea dell'Agfa. L'ho ordinata direttamente in Germania e mi sono accorto che questa pellicola va benissimo anche per la fotografia da terra; non ha particolari caratteristiche. Ne abbiamo tratto: "Torino Milano, cinquanta fotografie senza mirino", un libro stampato molto bene da Musumeci, un editore valdostano che ha appoggiato la nostra idea. È stata fatta una prevendita, ma qualcosa è anche arrivato in libreria; l'uscita è avvenuta prima del Natale di qualche anno fa e molte aziende torinesi, anche grazie ad Ottaviano che s'è dato molto da fare per contattarle, lo hanno offerto in dono ai loro migliori clienti. Come sai, i libri fotografici sono molto difficili da vendere.
TG: Molto bello, mi piace l'idea di accostare le fotografie fatte in due città così diverse. Volevo sapere se la fotografia panoramica si riesce a fare meglio con la pellicola? Oppure il tuo modo di operare dipende da una scelta nostalgica?
Jano: Vedo che col digitale oggi si fanno cose splendide, però mi accorgo che ci sono sempre problemi perché la fotografia panoramica digitale richiede di effettuare più scatti che poi vengono assemblati da un software che unisce e incolla l'immagine. In quel modo si perdono ore per la post-produzione.
TG: E poi è comunque un artefatto che non rispecchia la realtà...
Jano: Certo. Volendo poi se ne possono trarre stampe digitali, utilizzando la prospettiva cilindrica, per esempio, ma ho visto poco realizzato in questo modo. Chi utilizza il digitale è più contento di navigare all'interno dell'immagine sullo schermo del computer. Effettuare fotografie panoramiche non è mai semplice, intanto bisogna sempre utilizzare il cavalletto e fare attenzione a quello che ti accade intorno, anche soltanto per evitare che tram e automobili ti mettano sotto... Poi, ci sono altre serie di precauzioni da mettere in pratica, che comunque adottano anche gli altri fotografi, inclusi quelli che utilizzano il mezzo digitale. La mia fotocamera realizza immagini a 360°in circa un minuto, una volta che tutto è stato preparato con cura.
TG: Ha un obiettivo rotante che impressiona la pellicola?
Jano: Adesso ti faccio vedere. Sì, l'obiettivo è rotante e in più, allo stesso tempo una pellicola avanza all'interno della fotocamera. Il tutto è ben sincronizzato.
TG: Per intenderci, funziona sullo stile della Roundshot?
Jano: Esatto, però la mia fotocamera è più grandangolare, perché la Roundshot non potrebbe produrre immagini come quelle che appaiono nel libro che ti ho mostrato. Sulla base c'è una ruota dentata che gira...
TG: Hai costruito tu quei pezzi?
Jano: No, io compravo al Balon e in altri mercatini tutto quello che mi serviva per le parti meccaniche e le ruote dentate. I pezzi sono tutti diversi tra loro.
TG: E poi assembli? Quante fotocamere hai costruito?
Jano: Assemblo tutto io; ho fatto vari pre-progetti e molti tentativi non saprei dirti quante macchine ho costruito, credo una cinquantina... forse anche di più, ma molti progetti sono abortiti, non è facile riuscire a portare a termine un progetto che poi funzioni perfettamente. Si commettono degli errori tecnici, per esempio, l'asse di rotazione deve passare per il punto nodale posteriore dell'obiettivo, altrimenti avrai uno slittamento dell'immagine. Bisogna mettere a punto tutta una serie di cose che ti permettano di far funzionare l'intero sistema. La sincronizzazione della pellicola che si muove dentro la camera e il movimento dell'obiettivo devono essere in stretta relazione tra loro. Il rullo di trascinamento della pellicola deve avere un diametro in relazione alla lunghezza focale dell'obiettivo.
TG: Erano dati disponibili da qualche parte o hai dovuto ricavarli tu?
Jano: Li ho ricavati io con alcuni calcoletti... I costruttori di fotocamere panoramiche non danno mai informazioni su come funzionano le loro fotocamere. Ho provato a cercare qualche cosa su internet relativo alla Roundshot, ma non ho trovato niente.
TG: Hai smontato una Roundshot?
Jano: No, ho studiato le fotocamere antiche e forse da lì mi sono fatto qualche idea, ma ci sono arrivato da solo.
TG: Hai venduto qualcuna delle tue fotocamere?
Jano: No, ma collaboravo con un antiquario di Milano: Raimondo Garau, ha il negozio dalle parti di Porta Volta, ritirava lui delle mie stampe fotografiche del Barocco ed è riuscito a vendere qualcosa. Quando ero a Torino, mi ero costruito con una vecchia camera da studio che copriva il formato 30X40 cm un ingranditore orizzontale a parete che mi permetteva di stampare ingrandimenti notevoli, anche di un metro per un metro e venti centimetri. Ho anche costruito una cappa illuminante con luci al neon proprio per poter stampare il formato di 11X14 pollici o l'8X10 che è un formato un po' più piccolo.
TG: Le tue macchine hanno hanno anche l'ottica decentrabile?
Jano: Certamente, per fare architettura poter decentrare l'ottica è una necessità. Per le riprese d'interne si può anche non decentrare; può capitare, anche se a me non è capitato molto spesso.
TG: Per stampare i tuoi libri hai poi scansionato i negativi o le stampe positive di grandi dimensioni?
Jano: Le stampe ai sali d'argento di grandi dimensioni le abbiamo vendute a privati che se le sono appese in casa.
TG: E le stampe che hai esposto in mostra?
Jano: No, quelle non erano stampe all'argento, sarebbe stato un lavoro massacrante per me. La mostra organizzata a Torino, alla Cavallerizza Reale, risale al 2007. Le scansioni sono state fatte dalle stampe argentiche a contatto. Poi, uno stampatore digitale ha stampato le immagini su materiale plastico molto resistente.
TG: Possiamo dire che senza i tuoi studi matematici sarebbe stato difficile fare in fotografia quello che hai fatto tu?
Jano: All'età di 8 anni andavo alle elementari in via Rosini, a Torino e la farmacia di mio padre era in via Po; c'erano 100 metri di distanza. Al pomeriggio, io mi ficcavo nel retro del negozio e ricordo che lì c'era il dizionario tecnico della Utet, un bel volumone che io leggevo, magari senza capire tutto. E poi c'era anche un'enciclopedia della chimica; anche la chimica è una mia grande passione. Mi preparavo gli sviluppi, i fissaggi fotografici e i viraggi da solo. Ho sperimentato anche le antiche tecniche come il daguerrotipo, la carta salata, la carta al ferricianuro...
TG: Cosa ricerchi esattamente attraverso i tuoi lavori?
Jano: Io ultimamente sono appagato perché le mie macchine funzionano bene, l'ultima l'ho data in prestito a Piero Ottaviano che sta continuando ad usarla.
TG: Quali sono gli obiettivi che ti piacciono di più?
Jano: Ho utilizzato l'Apo-Grandagon 35mm decentrabile che secondo me, per la veduta urbana è l'ideale. Copre il formato 6X22 cm su pellicola da 70mm.
TG: Le pellicole di formati particolari si trovano ancora?
Jano: Sì, anzi, più di prima. Devi fare l'ordine,devi aspettare, ma mi sono accorto che ci sono sempre più appassionati del grande formato. Molti fotografi si dedicano al collodio, però grazie alla facilità di comunicazione con l'America e con tutto il mondo, non è difficile procurarsi il materiale.
TG: A caro prezzo, però.
Jano: Vero, ma molte persone sono disponibili a pagare, pur di avere i materiali che desiderano. Ad ogni modo, io sono un patito degli obiettivi grandangolari. Gli obiettivi normali non mi servono.
TG: Hai mai adoperato un teleobiettivo?
Jano: avevo un 250mm per l'Hasselbad che poi ho venduto. Non ho mai fatto reportage, né street photography, forse qualcosa da piccolo, ma non è la mia storia.
TG: Che idea ti sei fatto della fotografia digitale?
Jano: Non sono così contrario alla fotografia digitale. Non mi sono fatto nessuna idea perché come dinosauro analogico penso che non ci avrò mai niente a che fare. Vedo delle cose molto belle fatte con la tecnica digitale, riprese meravigliose dell'intera sfera visiva. Ormai il concetto di qualità non lo dobbiamo più valutare sulla base dell'analogico. Nitidezza, contrasto e cose del genere non sono più un problema. Un telefonino riesce ad ottenere una definizione e dei colori che ormai la pellicola a colori si sogna. Dobbiamo spostare il concetto di bellezza per cui non sono così contrario alle nuove tecnologie.
TG: Ma non ti sembra che questo modo di far arrivare la luce su un sensore elettronico che poi viene trasformata in segnali elettrici che passano attraverso una CPU e poi vengono ricostruiti e interpretati significhi realizzare un'immagine che non ha nulla a che vedere con la realtà?
Jano: Ma neanche la fotografia analogica ti dà la realtà.
TG: Certo, è sempre una rappresentazione miniaturizzata, ma la visione analogica è più vicina a quello che vediamo e conosciamo attraverso i nostri sensi, o no? L'interpretazione finale la fa il nostro cervello, non un microprocessore... Questo per te può essere un problema o è un fatto trascurabile?
Jano: Secondo me è trascurabile. So di stampatori analogici, a Milano c'era Beniamino Terraneo, che devono mascherare, dare il contrasto giusto, spuntinare e via dicendo. C'è tanto lavoro da fare anche con l'analogico. La realtà è un concetto un po' elusivo.
TG: Il mondo in cui viviamo è reale o immaginario?
Jano: C'è una buona componente d'immaginazione. Per fare un paragone con la matematica direi che è un po' come con i numeri complessi. I numeri complessi hanno una componente reale e una immaginaria. Ci sono fotografi che cercano di sviluppare la componente reale, mentre altri si spingono più verso un mondo immaginario elaborando troppo l'immagine. C'è chi mette nella fotografia molto di se stesso, dei propri sentimenti e del proprio momento d'essere.
TG: Che cos'è la fotografia per te: rappresentazione, arte, scienza o qualcos'altro?
Jano: La fotografia è sullo spartiacque tra arte, artigianato, scienza e tecnica. D'altra parte anche con il digitale bisogna essere degli scienziati. Le fotocamere nuove hanno una quantità enorme di pulsanti e non è facile riuscire ad usarle bene.
TG Ci sono programmi molto complicati e menu molto completi, forse offrono anche troppe possibilità d'intervento al fotografo.
Jano: Io non saprei nemmeno da dove iniziare a metterci le mani.
TG: Col colore che rapporto hai?
Jano: Ho avuto un rapporto marginale; un po' perché ho una discromatopsia, all'esame della patente quando mi hanno fatto leggere i numeri in quei cerchietti colorati non ho visto nessun numero.
TG: Non è una cosa così irrilevante per un matematico non distinguere i numeri....
Jano: Confondo l'arancione con il rosso; così ho avuto pochi rapporti col colore. In più le pellicole di grande formato a colori, se esistono, sono molto costose e poi il formato 11X14 pollici non c'era. Il colore penso che sia un po' disturbante. Per le fotografie di Torino e Milano abbiamo scelto di usare ancora una volta il bianco e nero. È stata una scelta classica che ricalca le scelte dei grandi fotografi del passato.
TG: Come mai hai scelto di documentare Milano e Torino?
Jano: Sono due città vicine e da dove mi trovo era abbastanza comodo andarci per lavorare.
TG: Volevi comparare degli aspetti urbanistici? Delle architetture? Oppure ti piace fare delle considerazioni sulle città post-industriali?
Jano: No, non era quella la mia intenzione, anche se certamente alcuni confronti si possono fare: Milano è assolutamente diversa urbanisticamente da Torino. Queste città rappresentano due casi effettivamente agli antipodi. Forse ho avuto questo tipo di curiosità.
TG: Perché proprio due città nello stesso libro?
Jano: Avrei potuto scegliere di mostrare solo una città nel libro? È questo che intendi?
TG: Sì, avresti potuto fare due libri, uno su Milano e un altro su Torino...
Jano: Non lo so. Io ero curioso di fotografare Milano; Torino l'ha fotografata Ottaviano e abbiamo unito il nostro lavoro. Avrei voluto fotografare anche Roma e altre città italiane per vedere le diverse architetture e l'urbanistica.
TG: Ti definiresti un fotografo istintivo o razionale?
Jano: Sono un razionale. Ho scelto i soggetti da fotografare in modo accurato. Ovviamente, ho scelto le piazze principali e i larghi perché la fotografia panoramica non ha senso in un vicolo stretto. Una città medievale come Firenze non sarebbe indicata per questo tipo di riprese; Roma invece sarebbe l'ideale. Per Milano, mi sembra che abbiamo scelto i punti più adatti su una cartina della città e forse ho anche studiato un po' il lavoro fatto da Gabriele Basilico, in modo da integrare quello che io sapevo già per esperienza personale. In alcuni casi ci siamo messi con il cavalletto in mezzo ai binari del tram, facendo attenzione al traffico.
TG: Bisogna dire che le tue pubblicazioni sono diventate in qualche modo due libri cult della cultura fotografica degli ultimi decenni, ma tu ritieni di essere davvero stato capito nelle tue intenzioni e nella tua ricerca matematica verso un'architettura ed un ordine degli spazi abitativi e dei luoghi di culto? È la matematica che lega la fotografia all'architettura?
Jano: Beh, certo lo spazio architettonico è un'incarnazione dello spazio astratto; è una delle forme di rappresentazione dello spazio in cui tutti viviamo. Non so se sono stato capito, non so che fine abbiano fatto i libri, ma un certo successo lo hanno avuto e sono tutt'ora ricercati dagli studiosi di architettura e fotografia. Una certa influenza l'hanno avuta. Negli anni '90, ho conosciuto Franco Zampetti; non so se lui abbia visto il mio libro sul Barocco negli anni '80, lui dice di no, ma sicuramente a Firenze dagli Alinari quel volumone era esposto in vetrina. Zampetti ha costruito una bella fotocamera per il formato 6X6 per effettuare riprese di fotografia zenitale.
TG: I tuoi negativi di grande formato sono difficili da stampare?
Jano: No. I negativi, se sono sviluppati bene, sono molto omogenei e ben equilibrati nei chiari e negli scuri, perché ovviamente si espone per le ombre e si sviluppa per le luci. Quando c'è molto sole la macchia solare diventa molto evidente, però il forte contrasto non è un problema. Sono state fatte le scansioni dei negativi a Torino, da Manfrino che ha un laboratorio apposta per questo scopo.
TG: Torino, mercati generali, questa fotografia è meravigliosa. Tu ricercavi condizioni atmosferiche particolari?
Jano: No. Ho utilizzato il filtro rosso per aumentare un po' il contrasto del cielo. Queste fotografie stampate grandi rendono molto bene.
TG: Anche Zampetti è riuscito ad ottenere buoni risultati dal 6X6?
Jano: Zampetti utilizza un obiettivo molto grandangolare da 12mm di lunghezza focale e ottiene delle belle vedute circolari a colori che trovo molto interessanti.
TG: Bella anche questa fotografia di piazza Cordusio a Milano, mi piace questo intreccio di cavi.
Jano: Lì eravamo in mezzo ad una grande confusione. Zampetti mi piace; è venuto qui a trovarmi con un fascio di stampe. Mi ha contattato grazie a internet; è stato mio ospite con la moglie e io l'ho accompagnato a fare delle vedute zenitali in alcune chiese, qui in Piemonte, come il Santuario di Vicoforte che io avevo fotografato in bianco e nero. Allora ero ancora robusto e sono riuscito ad aiutarlo perché nella fotografia zenitale devi stenderti sul pavimento e sistemare la macchinetta per bene.
TG: Tempo fa, in un mercatino, io ho trovato un collezionista sconosciuto che raccoglie di tutto, dalle stampe del '500-'600, agli oggetti di design, ai libri rari, alle fotocamere da guerra che venivano installate nelle fusoliere dei cacciabombardieri americani e via di seguito. Non credo che scriverò di lui per non creargli problemi. Vuole evitare qualsiasi tipo di pubblicità ed io rispetto questa sua richiesta; si tratta di una persona straordinaria molto sensibile che si è aperto a me in fiducia portandomi nei suoi magazzini segreti perché ha capito che anch'io ho un profondo amore per tutto quello che è arte, cultura e testimonianza del nostro passato. Tra i vari telescopi, vasi cinesi, ingranditori solari, smalti per porcellana e tutto il resto, quello che mi ha colpito è stata una fotocamera per riprese aeree, una Fairchild Aircraft K17C corredata di un'ottica da 10 pollici che scattava quando le bombe esplodevano a terra. Ha compratio questa fotocamera speciale negli anni '50 a Livorno dove c'era un grande magazzino di materiale americano della Seconda guerra Mondiale; era praticamente una città nella città. Mi hanno detto che c'erano altri due magazzini come questo dove venivano radunati questi materiali bellici, uno era vicino a Napoli e un altro in Veneto. Anche Gianni Limonta aveva una Faichild come quella, ma in perfette condizioni, secondo te dovrei comprarla? La cosa straordinaria è che questo signore di una certa età che vuole restare anonimo ha anche le fotografie del bombardamento del suo paese, scattate con quella stessa macchina fotografica. Purtroppo, prima o poi bisogna staccarsi dalle cose ed affidarle a chi potrà garantire di conservarle a memoria del nostro passato a chi ne comprende il valore storico e culturale, più che commerciale.
Jano: Certo. Tu cosa vuoi fare? Comprargli le fotografie?
TG: Mi piacerebbe riuscire ad acquisire la fotocamera e le fotografie perché mi interesso di fotografia, ma non so se questa persona riuscirà a separarsi di queste cose che tra l'altro non sono conservate in modo ottimale, ma sistemate un po' alla rinfusa in magazzini senza riscaldamento dove c'è un po' di tutto. Tu conosci quel tipo di fotocamere? Ti è mai venuto in mente di costruire qualcosa di quel genere?
Jano: Sì, la Fairchild è una macchina piuttosto grossa che utilizzava le pellicole piane di cm 24X24 per fotogrammetria. L'ho usata quella pellicola.
TG: Erano pellicole su rullo?
Jano: Eh certo, su rullo perché mentre sei sull'aeroplano non puoi mica cambiare le lastre. (risata) Conosco le macchine per aerofotogrammetria; ne ho avuta una sotto mano, ma era una Bausch & Lomb.
TG: Poteva essere utilizzata a mano?
Jano: In genere, anche quella veniva collocata in un apposito sportello.
TG: Giorgio, complimenti, sei proprio un profondo conoscitore di fotocamere speciali. Sono molto contento d'essere venuto qui in pellegrinaggio da te e spero di ritornare a trovarti presto, anche perché non abbiamo avuto modo di affrontare il discorso delle ballerine che hai fotografato in movimento con la macchina fotografica panoramica per strip photography.
Jano: Bene, ci rivedremo allora, torna quando vuoi. Ti posso anticipare che quella fotocamera è stata appositamente modificata in modo che si muova soltanto la pellicola al suo interno davanti ad una sottile fessura che rimane fissa. Quella macchina fotografa il movimento degli oggetti o delle persone che le passano davanti. In quel caso la ballerina era seduta sul divano e si muoveva quando le chiedevo di farlo. I suoi movimenti erano molto aggraziati.
Ballerina, 1999 - Fotografia di Giorgio Jano
Asti, Chiesa di Santa Caterina, fotocamera autocostruita di 8x10 + Super Angulon 90 mm, 1984 - Fotografia di Giorgio Jano
Chiesa di Arborio - Fotografia di Giorgio Jano
Borgo d'Ale, Vercelli - Fotografia di Giorgio Jano
Borgo d'Ale, Vercelli - Fotografia di Giorgio Jano
Cappella della Sindone, Torino. Fotocamera 4X5 autocostruita con fish-eye Zodiak 30mm - Fotografia di Giorgio Jano
Cumiana - Fotografia di Giorgio Jano
Una veduta Ovale (non ellittica) del Santuario di Vicoforte (CN), 1984 - Fotografia di Giorgio Jano
Diapositiva a colori presa sopra ad Aosta in una giornata senza vento degli inizi degli anni '90 - Fotografia di Giorgio Jano
Foglizzo - Fotografia di Giorgio Jano
Foglizzo, Parrocchiale, negativo Kodak Vericolor III 8x10 con Hypergon 75 mm - Fotografia di Giorgio Jano
Foresto - Fotografia di Giorgio Jano
Forte controluce nella Cappella della Sacra Sindone, primi anni '90 - Fotografia di Giorgio Jano
Una rarissima immagine a colori della chiesa di Riva di Chieri realizzata con l'Hypergon 75 mm su film negativo Kodak Vericolor III 8x10 pollici, verso la fine degli anni 80 - Fotografia di Giorgio Jano
Foto con camera autocostruita 13x18 da pallone frenato a elio, anni '80 - Fotografia di Giorgio Jano
Frascati, veduta 8x10 da pallone frenato del giardino di Villa Mondragone, primi anni 90 - Fotografia di Giorgio Jano
Una veduta nadirale da pallone a elio a bassa quota dello scavo archeologico del Foro Romano ad Aosta, 1988 - Fotografia di Giorgio Jano
Giorgio Jano con un pallone a elio
Panoramica di prova a Torino - Fotografia di Giorgio Jano
Una veduta a 360° di una rock band anni '90 - Fotografia di Giorgio Jano
Torino, via Palazzo di Città - Fotografia di Giorgio Jano
Torino, corso Farini, circa 1990, camera 6X14 e film IR BN 70 mm - Fotografia di Giorgio Jano
Milano, piazzale Cordusio, questa è una delle fotografie a 360° inserite nel volume di Piero Ottaviano e Giorgio Jano: "Torino Milano, 50 fotografie senza mirino". Se ne parla durante l'intervista pubblicata da Tony Graffio su: "Frammenti di Cultura"
Milano, piazzale Cordusio, questa è una delle fotografie a 360° inserite nel volume di Piero Ottaviano e Giorgio Jano: "Torino Milano, 50 fotografie senza mirino". Se ne parla durante l'intervista pubblicata da Tony Graffio su: "Frammenti di Cultura"
Milano, il Castello Sforzesco - Fotografia di Giorgio Jano
Parigi, Palazzo dell'Eliseo - Fotografia di Giorgio Jano
Genova, circa 1994 - Fotografia di Giorgio Jano
Genova, circa 1994 - Fotografia di Giorgio Jano
Janus fotocamera panoramica per pellicola 70mm autocostruita da Giorgio Jano
Hypergon 120mm 1901
Fotocamera Jano
Fotocamera Jano
La fotocamera supergrandangolare a 360° che utilizza pellicola in rullo da 70mm ha realizzato le fotografie del libro: "Torino Milano 50 scatti senzza mirino". Progetto e costruzione: Giorgio Jano
Genova, circa 1994 - Fotografia di Giorgio Jano
Fotocamera panoramica motorizzata per pellicole 120/220, 1995 circa - Giorgio Jano
Fotocamera auto-costruita da Giorgio Jano
Hypergon 120mm 1901
Fotocamera Jano
Fotocamera Jano
La fotocamera supergrandangolare a 360° che utilizza pellicola in rullo da 70mm ha realizzato le fotografie del libro: "Torino Milano 50 scatti senzza mirino". Progetto e costruzione: Giorgio Jano
Fotomorfosi del Barocco di Giorgio Jano 1983-2006
Architetture Barocche in Piemonte di Giorgio Jano e Domenico Prola
Torino Milano, cinquanta fotografie senza mirino, libro fotografico di Piero Ottaviano e Giorgio Jano, editore Musumeci
Torino Milano, cinquanta fotografie senza mirino, libro fotografico di Piero Ottaviano e Giorgio Jano, editore Musumeci
Giorgio Jano, fotografia supergrandangolare e costruzioni fotografiche sperimentali
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