Ero rimasto affascinato dalle tematiche proposte da "Quando, quando, quando", un progetto espositivo in cui si parlava di "approcci di giovani artisti al tema del tempo e alla sua percezione", così ho osservato le opere realizzate dai giovani selezionati, perché da sempre sono interessato a comprendere meglio la dimensione del tempo e la sua interpretazione.
Evidentemente, ognuno ha una sua idea del tempo, ma non a tutti interessa capire esattamente che cosa sia questo flusso talvolta rettilineo, talvolta circolare, all'interno del quale ci muoviamo o, se preferite, avvengono dei cambiamenti e delle azioni.
Qualcuno ha interpretato il tempo più come una specie di operazione nostalgica, trovando l'occasione per volgere lo sguardo indietro negli anni piuttosto che una ricerca che potesse servire ad avere delle risposte ad alcune domande fondamentali. Ad ogni modo, sono emersi alcuni risultati interessanti.
La mostra mi è stata presentata da Elisa Torchio che ha detto che volutamente è stata divisa in due sezioni, una più autobiografica ed un'altra invece che si interroga su altre dimensioni del tempo, per fare un discorso più legato all'archiviazione di materiale visivo e audiovisivo. Come abbiamo visto per l'opera di Veronica Bisesti, o come è il caso di Jacopo Rinaldi che ha fatto uno studio sull'archivio di Harald Szeemann riflettendo sull'idea di spazio connesso all'idea di memoria. Le immagini in questo caso vengono reinterpretate per conferire loro un significato più attuale.
Nel caso di Luca Gioacchino Di Bernardo assistiamo alla realizzazione di un lavoro più autobiografico che poi può assumere un significato più generale. Luca si ritira in una casa circondata da moltissime piante per studiarle, solo che nel suo periodo di permanenza in questo luogo vive degli incubi che lo fanno riflettere sull'idea di sogno della sua percezione oggettiva ed alla percezione soggettiva legata alla realtà. Lavora per contrapposizioni di oggetti e di immagini stendendo della grafite su carta.
Come già detto in un precedente post, quest'anno all'AAF non c'è stata una selezione aperta a tutti gli "Young Talents", ma i giovani curatori hanno chiamato dei nomi che sono stati individuati "scavando" tra fondazioni ed altri enti, come la Fondazione Bevilacqua, piuttosto che altri premi, come il Premio Celeste e le accademie di Belle Arti; insomma, la scelta è stata discrezionale a seconda di quello che cercavano Cacciottolo, Ferraro e Torchio, forse perché quest'anno si volevano valutare più le competenze dei curatori che quelle degli artisti.
Il tema della ricerca nel tempo nasce perché si è riscontrata una forte tendenza negli artisti di oggi a lavorare sulla memoria e sul passato per ripensare il presente. Molti artisti contemporanei infatti si preoccupano di rivedere il passato per riuscire a leggere meglio il proprio presente, anche in modo autobiografico, oltre che per riesaminare ciò che è già stato fatto da altri. Il premio non c'è, la gratificazione principale per gli artisti prescelti consiste nell'esporre e farsi conoscere in una mostra di prestigio che può dare visibilità e prospettive future ai propri lavori.
Non c'è esplicitamente nemmeno una vera ricerca sul tempo che passa, a parte forse il video di Davide Sgambaro che purtroppo non ho avuto modo di vedere per un problema tecnico di allestimento. Nel suo lavoro venivano ripresi spezzoni di filmati del suo passato.
Non avendo avuto l'opportunità, per motivi di tempo (guarda caso), di ascoltare tutti gli artisti impegnati in questa selezione ho scelto di parlare con Roberta Busechian che ha allestito una scultura idraulica/elettronica abbastanza particolare per rievocare i fasti dell'epoca dei rave party in modo poetico ed originale. TG
La mostra mi è stata presentata da Elisa Torchio che ha detto che volutamente è stata divisa in due sezioni, una più autobiografica ed un'altra invece che si interroga su altre dimensioni del tempo, per fare un discorso più legato all'archiviazione di materiale visivo e audiovisivo. Come abbiamo visto per l'opera di Veronica Bisesti, o come è il caso di Jacopo Rinaldi che ha fatto uno studio sull'archivio di Harald Szeemann riflettendo sull'idea di spazio connesso all'idea di memoria. Le immagini in questo caso vengono reinterpretate per conferire loro un significato più attuale.
Nel caso di Luca Gioacchino Di Bernardo assistiamo alla realizzazione di un lavoro più autobiografico che poi può assumere un significato più generale. Luca si ritira in una casa circondata da moltissime piante per studiarle, solo che nel suo periodo di permanenza in questo luogo vive degli incubi che lo fanno riflettere sull'idea di sogno della sua percezione oggettiva ed alla percezione soggettiva legata alla realtà. Lavora per contrapposizioni di oggetti e di immagini stendendo della grafite su carta.
Come già detto in un precedente post, quest'anno all'AAF non c'è stata una selezione aperta a tutti gli "Young Talents", ma i giovani curatori hanno chiamato dei nomi che sono stati individuati "scavando" tra fondazioni ed altri enti, come la Fondazione Bevilacqua, piuttosto che altri premi, come il Premio Celeste e le accademie di Belle Arti; insomma, la scelta è stata discrezionale a seconda di quello che cercavano Cacciottolo, Ferraro e Torchio, forse perché quest'anno si volevano valutare più le competenze dei curatori che quelle degli artisti.
Il tema della ricerca nel tempo nasce perché si è riscontrata una forte tendenza negli artisti di oggi a lavorare sulla memoria e sul passato per ripensare il presente. Molti artisti contemporanei infatti si preoccupano di rivedere il passato per riuscire a leggere meglio il proprio presente, anche in modo autobiografico, oltre che per riesaminare ciò che è già stato fatto da altri. Il premio non c'è, la gratificazione principale per gli artisti prescelti consiste nell'esporre e farsi conoscere in una mostra di prestigio che può dare visibilità e prospettive future ai propri lavori.
Non c'è esplicitamente nemmeno una vera ricerca sul tempo che passa, a parte forse il video di Davide Sgambaro che purtroppo non ho avuto modo di vedere per un problema tecnico di allestimento. Nel suo lavoro venivano ripresi spezzoni di filmati del suo passato.
Non avendo avuto l'opportunità, per motivi di tempo (guarda caso), di ascoltare tutti gli artisti impegnati in questa selezione ho scelto di parlare con Roberta Busechian che ha allestito una scultura idraulica/elettronica abbastanza particolare per rievocare i fasti dell'epoca dei rave party in modo poetico ed originale. TG
Roberta Busechian, 26 anni, all'AAF 2017.
Tony Graffio intervista Roberta Busechian
Tony Graffio: Roberta, raccontami qualcosa di te per favore.
Roberta Busechian: Vengo da Trieste, ho studiato allo IUAV (Università di Architettura di Venezia), dove ho frequentato la Facoltà di Arti Visive. Poi, mi sono spostata a Berlino, dove ho vissuto per tre anni e mezzo e dove ho fatto la specialistica ed ho collaborato con vari artisti su performance elettroniche e sound art, ovvero il suono nell'arte contemporanea (l'arte visiva ha deciso di pescare nei suoni? Inizio a pensare che gran parte dell'arte contemporanea sia al 10% creatività ed al 90% un bluff. Commento di TG), installazioni sonore nello spazio pubblico e nello spazio privato. E poi ho deciso di venire a Milano, dove ho aperto uno spazio No profit, il(T)Raum in cui mi occupo di Sound Art, installazioni sonore e audiovisive, spazio che più o meno ho avviato un anno fa. Io mi occupo di vari generi artistici. Ho iniziato con il disegno, poi sono passata al suono, soprattutto ad installazioni sonore e poi, come in questo caso alla scultura e alle installazioni spaziali. Questo che vedi è un lavoro nuovo, prodotto nel 2017, che ho concepito pensando alla fine degli anni '80, inizio anni '90, quando, per alcuni versi c'è stata la rivoluzione della musica Techno che veniva suonata in edifici industriali dismessi dalle loro destinazioni abituali ed adibiti ad un uso ludico e di intrattenimento sociale. Erano, per certi versi, degli spazi clandestini. Gli anni '90 hanno segnato l'inizio dell'epoca delle droghe sintetiche e della nascita di internet. Questo tubo davanti a te è un semplice tubo di cemento usato per costruire i condotti fognari che intende riprendere l'idea delle costruzione di origine industriale che erano fatte proprio di ferro e cemento
TG: E amianto.
RB: Niente amianto. In questo tubo non c'è. All'interno ci sono invece dei display che visualizzano in tempo reale la temperatura dei più importanti templi della Techno nel mondo: Detroit, Berlino, Zurigo e Ibiza. Raccolgono quei dati dove una volta c'erano i club, anche se oggi lì troviamo qualcos'altro. Per esempio: l'Osgut di Berlino oggi è il Berghain, forse il più famoso club Techno al mondo.
Tutto quello che deriva dall'immaginario degli anni '90 viene proiettato in quest'opera. Cemento e sale che rimandano alla droga ed a tutto quello che c'è di chimico in quell'ambiente trasgressivo. I display a luce blu riportano a certi immaginari trans che ci spingono verso l'allucinazione.
Tutto quello che deriva dall'immaginario degli anni '90 viene proiettato in quest'opera. Cemento e sale che rimandano alla droga ed a tutto quello che c'è di chimico in quell'ambiente trasgressivo. I display a luce blu riportano a certi immaginari trans che ci spingono verso l'allucinazione.
TG: Scusa, i display riportano veramente la temperatura delle cattedrali della Techno music?
RB: Sì, sono dei componenti Arduino programmati tramite una scheda Wi-Fi che ricevono i segnali da dove si trovano i sensori e attraverso stazioni meteo prendono i dati della temperatura in tempo reale nelle città con le quali sono collegati e li trasmettono fin qui dentro al tubo.
TG: Tu vuoi parlare di un tempo cronologico, psicologico o meteorologico?
RB: Mi interessa l'atmosfera intesa non come un fenomeno atmosferico, ma come ambiente che rilascia delle sensazioni a chi si trova immerso in quella situazione. Io rappresento i luoghi per mezzo delle temperature che lì vengono rilevate e che può variare con la vicinanza dei corpi, con l'assenza di presenze umane o con la costruzione di edifici.
TG: Prezzo?
RB: Beh, (risatina) .....circa, ma non dirlo.
Il tempo è relativo, dentro il tubo siamo rimasti alla fine degli anni '80.
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