"L'artista vero non ha bisogno di copiare nessuno". V.K.
Chiudiamo lo Speciale dall'Affordable Art Fair con un artista Alto-Atesino e da una Galleria d'arte della Val Gardena. Affascinato da sculture che sembravano tagliate nella gommapiuma, ho osservato meglio e più da vicino le opere di Egon Degon scoprendo che erano fatte di legno.
Mi sono fermato a parlare con Valentine Kostner della Galleria Vijion che rappresenta l'artista e poi anche con l'autore delle sculture. Entrambi hanno delle cose molto interessanti da dirci.
Procreazione - Egon Digon - 3900 Euro.
Egon Digon nasce e si forma dalla tradizione della scultura del legno della Val Gardena ed ha trovato un modo tutto suo per trasformare un materiale duro in una forma che appare soffice come la gommapiuma. L'opera nasce sempre da un blocco intero di legno di massicci. Il tiglio garantisce maggior uniformità e non ha resina come i legni delle conifere.
Dietro a questi lavori c'è un pensiero di libertà che l'autore vuole mostrare attraverso un'azione dirompente capace di rompere lo schema costituito da strutture metalliche dalla forma più regolare. Si notano compressioni e spinte di forze incontrollabili.
Alcune sculture sono rivestite da lacca colorata con tinte vivaci. In un'opera gialla intitolata "Reduction" vediamo tipicamente gli schemi che indicano la situazione dei nostri giorni, in cui l'uomo si sente costretto in un sistema che lo priva della libertà che potrebbe farlo espandere in un essere capace di fare ogni cosa. C'è però una speranza e la massa che spinge da dietro ai ferri è stata capace di liberare un elemento quadrato, mentre altri sembrano di essere sul punto di poter sfuggire a questo blocco. Si tratta perciò di un messaggio positivo. C'è speranza ed esiste la possibilità di fuggire da questi legami che non ci lasciano spazio e vorrebbero costringerci a seguire un certo sistema di vita. Queste scultura è un'invito alla ribellione ai poteri costituiti. Ogni cubetto che compone l'opera non vuole stare al proprio posto, ma si oppone al suo stato.
Si tratta di opere che rappresentano abbastanza bene la situazione contemporanea vissuta dagli uomini che si sentono schiacciati da meccanismi politici, economici e sociali.
Si tratta di opere che rappresentano abbastanza bene la situazione contemporanea vissuta dagli uomini che si sentono schiacciati da meccanismi politici, economici e sociali.
Reduction - Egon Digon - 5800 Euro.
Egon è nato nel 1964 a Ortisei, è un artista emergente capace di rappresentare simbolicamente il mondo contemporaneo attraverso una ricerca che è in corso da svariati anni. La sua maturazione artistica l'ha portato a risultati molto interessanti.
Poiché Ortisei non offre agli artisti locali molte possibilità per essere apprezzati la Galleria Vijion, una delle due gallerie d'arte presenti in Val Gardena, fa conoscere i propri artisti per mezzo di fiere di settore, come l'Affordable Art Fair a Milano, oppure le fiere d'arte di Bergamo, Padova, Verona, in Italia. Amsterdam, Lussemburgo, Dornbirn (Austria), all'estero. Anche se non si può dire che le fiere fuori dall'Italia funzionino meglio. Non ci sono regole, ovunque è possibile trovare compratori, ma non c'è uno stile o una tendenza che indichi il momento che viviamo. Oggi il mondo cambia troppo in fretta e, allo stesso modo, cambiano i giusti e le richieste dei collezionisti.
Gli artisti trattati da Vijion sono tutti residenti in Val Gardena o nella zona e sono conosciuti personalmente dalla gallerista e vengono selezionati da Valentine Kostner secondo i suoi canoni di giudizio.
L'attività del gallerista è particolarmente difficile in questi tempi, sia per la forte concorrenza, sia per il fatto che ormai c'è un po' di tutto sul mercato dell'arte, dal minimalismo al realismo.
Certamente l'arte negli ultimi tempi è diventata troppo commerciale e favorisce l'aspetto finanziario a quello qualitativo. Vende chi spinge di più i propri artisti con campagne pubblicitarie o mediatiche o con operazioni finanziarie che si compiono nelle aste, oppure accaparrandosi il maggior numero di opere di un determinato autore.
Egon Digon, 52 anni, artista.
L'artista sincero che fa onestamente il proprio lavoro, perché è spinto da un impulso interiore ad esprimere se stesso, fatica ad emergere in questo mondo controllato da chi dispone di grosse somme di denaro da investire su qualche nome da far crescere per un proprio tornaconto personale.
L'artista vero ha bisogno di creare, esprimendosi attraverso una ricerca personale non ha interesse di farsi promuovere perché la sua attenzione è concentrata altrove.
Capita pertanto di trovare sul mercato più facilmente chi ha i mezzi finanziari piuttosto che un artista di valore, inoltre molti si credono artisti fin da subito. Basta fare un corso di pittura per essere artisti e ci sono persone che richiedono di fare una mostra ai galleristi senza una sufficiente preparazione.
Non è facile fare arte e prima di arrivare ad un risultato che possa interessare il pubblico bisogna confrontarsi lungamente con se stessi.
L'artista nasce da una necessità interiore, dalla voglia di esprimere quello che lo tormenta. Non ci sono artisti che nascono improvvisamente da un giorno all'altro.
Il pubblico rimane spaesato e insicuro di fronte alla grande offerta che gli si propone, anche per il fatto di trovare l'hobbista esporre fianco a fianco dell'artista. La scelta diventa difficile per chi non ha le competenze necessarie a capire con chi ha a che fare.
I dilettanti o i cosiddetti "hobbisti" copiano i bravi artisti arrivando più o meno allo stesso risultato, ma in questo modo riescono solo ad imitare qualcosa, non a creare un'opera d'arte. L'autenticità è un'altra cosa e l'artista vero non ha bisogno di copiare nessuno.
Eredità - Egon Digon - 3400 euro.
Per riconoscere un artista vero bisogna avere fiducia nel gallerista che deve riuscire a trasmettere al pubblico il messaggio dell'artista, per far capire al cliente in che caso ci si trova al cospetto di un artista vero che ha fatto una sua ricerca e quando questo non accade.
Dietro ad un artista vero c'è sempre un discorso importante, mentre l'arte superficiale non ha profondità. Il discorso dell'artista dev'essere completo e non è facile trovare chi è in grado di farlo. L'hobbista si esprime con un'arte cruda e senz'anima. Per giudicare l'opera di un artista bisogna osservare anche il suo vissuto, oltre che il messaggio.
Bisogna sempre considerare se dietro a certi risultati c'è un travaglio che ha portato ad una nascita, oppure no.
L'artista è curioso di portare alla luce i sentimenti che lo muovono e che all'inizio del suo lavoro potrebbe non sapere dove lo porteranno. Nelle opere si possono leggere le lotte che l'artista ha combattuto per rappresentare la propria anima. Tutto questo è qualcosa che si sente in un'opera e se c'è stato un dialogo con l'opera che crea. Bisogna cercare e dialogare con se stessi in un continuo scambio tra opera e artista.
Valentine Kostner di Vijion Art Gallery, Ortisei (BZ).
Valentine Kostner capisce queste cose in quanto ha vissuto queste esperienze, come figlia dell'artista Josef Kostner, uno scultore e poeta della Val Gardena che ha anche insegnato al Liceo Artistico di Ortisei. Valentine Kostner si è dedicata lei stessa alla pittura policroma su legno, ma in seguito ha preferito promuovere l'arte contemporanea, proprio grazie alla sua preparazione personale ed al fatto che è cresciuta in un ambiente favorevole all'arte.
L'arte è qualcosa che si fa sentire a livello emotivo, oltre che intellettuale e se un opera non ti fa sentire niente, difficilmente può essere un'opera d'arte.
Particolare di "Preso" 2017 di Egon Digon - 5600 Euro.
Egon Digon è il nome d'arte di Egon Stufflesser, marito di Valentine Kostner, un artista che intaglia il legno con le sgorbie e lo rifinisce con la carta vetrata. Ha alle spalle una lunga esperienza artigianale e una grande tradizione familiare nella lavorazione del legno.
Tony Graffio intervista Egon Digon
Tony Graffio: Digon mi sembra un nome particolare, forse più veneto che Alto-Atesino, è così?
Egon Digon: Digon era il nome del maso di mio nonno ed è lì che lui ha imparato a scolpire il legno da suo padre che a sua volta aveva imparato da una lunga tradizione familiare. L'abilità di decorare il legno è poi stata tramandata a mio padre che l'ha trasmessa a me che ero il suo apprendista. Io, una decina d'anni fa, ho cercato una forma nuova per esprimermi attraverso l'arte anziché nel decoro fine a se stesso. Digon adesso è il mio nome d'arte, ma è anche un nome tipico della Val Gardena e dell'Alto Veneto.
TG: E' da relativamente poco che fai l'artista allora?
ED: Diciamo di sì, per diversi anni sono stato un artigiano e poi sono passato a fare qualcosa di più maturo e personale. Sono partito da quello che era vero artigianato, fino a che ho sentito il bisogno di ricercare qualcosa di più concreto. Mi interessava il naturalismo fino a quando, ad un certo punto, ho detto basta, voglio fare un passo avanti e cercare una tematica nuova.
TG: Le tue sculture sono bellissime, sembrano proprio gommapiuma.
ED: Sì, sono riuscito a trasformare il materiale quasi come se si trattasse di un tranello, perché il legno non lo puoi schiacciare in questo modo, lo puoi solo lavorare e dargli una certa forma. Ma ciò che gli dà la forma, gli dà anche la consistenza. Per me, la decorazione ha ancora una certa importanza, anche se qualcuno ritiene che la lavorazione non sia importante. Eppure se non sai lavorare non puoi fare queste cose. Far fare questi lavori ad uno scanner non avrebbe senso perché vorrebbe dire non dare un'anima all'opera. E l'opera d'arte ha bisogno di un'anima e richiede la tua concentrazione, il tuo amore e...
TG: La tua sofferenza...
ED: Certo! (con soddisfazione) Questa è la parola giusta, ci vuole anche la tua sofferenza, perché effettivamente l'arte è qualcosa di molto delicato che ti vuole avere sotto di sé. La sofferenza è una parte molto importante della creazione ed è qualcosa che è anche bello da vivere perché dove non c'è sofferenza non c'è neanche amore. Nel mio lavoro devi accarezzare la forma fino a che esce come vuole lei. Quest'anima io la voglio far sentire, altrimenti l'opera non sarebbe mia.
TG: Quanto tempo ci vuole per fare un'opera di questo tipo?
ED: Ci vogliono dalle 8 alle 10 ore al giorno per dieci -quindici giorni circa. Io parto dall'ideazione, poi faccio un modello per ricercare la forma, perché non è solo la trasformazione della gommapiuma, ma la forma richiede già uno studio scrupoloso per poter dare dinamica all'opera.
TG: Come ci arrivi alla forma giusta? Col disegno?
ED: Parto da un disegno e poi faccio un modello in gommapiuma per vedere come risponde la materia. Certe cose che funzionano nel disegno poi ti accorgi che non ti restituiscono quello che tu volevi. Per me, l'elemento casuale nell'arte è molto importante, perché la casualità ha una spontaneità che è fondamentale per far vivere l'opera. Il bello della casualità è che è qualcosa che va al di là della progettazione e questo elemento fa sempre parte delle mie opere. La consistenza e la rottura della consistenza mostra la rigidità del materiale e dà forza alla mia idea.
TG: Quanto tempo ci vuole per fare un'opera di questo tipo?
ED: Ci vogliono dalle 8 alle 10 ore al giorno per dieci -quindici giorni circa. Io parto dall'ideazione, poi faccio un modello per ricercare la forma, perché non è solo la trasformazione della gommapiuma, ma la forma richiede già uno studio scrupoloso per poter dare dinamica all'opera.
TG: Come ci arrivi alla forma giusta? Col disegno?
ED: Parto da un disegno e poi faccio un modello in gommapiuma per vedere come risponde la materia. Certe cose che funzionano nel disegno poi ti accorgi che non ti restituiscono quello che tu volevi. Per me, l'elemento casuale nell'arte è molto importante, perché la casualità ha una spontaneità che è fondamentale per far vivere l'opera. Il bello della casualità è che è qualcosa che va al di là della progettazione e questo elemento fa sempre parte delle mie opere. La consistenza e la rottura della consistenza mostra la rigidità del materiale e dà forza alla mia idea.
Il particolare di cui parlava TG
TG: Ci sono dei bei particolari come questo piccolo taglio che fa capire come la materia si tiri e si strappi sotto certe forze...
ED: Sì, perché dove una forza esprime una pressione fa partire uno strappo che arriva anche dalla parte opposta; se riesci a rappresentare questo movimento anche nel particolare, riesci a dare una logica ancora maggiore al tuo lavoro. E nell'insieme bisogna mostrare come si rompe la consistenza generale dell'intera scultura. La forza serve a rompere la rigidità: questo è il gioco che io cerco di fare nella mia scultura. E togliendo quella rigidità creo la forma.
TG: Per uno scultore la materia è tutto?
ED: La materia fa parte del gioco e nel nostro caso il legno è un materiale che ci ha sempre accompagnato, dall'edilizia, ai monumenti. Il legno è una materia naturale che vive e fa parte della nostra storia. A me piace molto, ma bisogna stare attenti perché se sbagli è difficile correggere l'errore.
TG: Da dove t'è venuta l'idea per le tue sculture?
ED: E' arrivata casualmente, stavo facendo una ricerca con altri materiali, poi inaspettatamente cambiando il divano ho tolto la gommapiuma della seduta e schiacciandola è uscita fuori questa forma, mi ha affascinato e mi è piaciuta.
Naturalmente, adesso vado avanti con questa ricerca.
TG: E vieni capito?
ED: Sì, io dico sempre che il naturalismo serve anche per capire l'astrattismo, perché si tratta di un passaggio indispensabile per capire le forme che sembra non abbiano un significato. Solo se conosci bene il naturalismo puoi fare un'astrazione.
TG: Tu guardi a qualche maestro del passato per trovare l'ispirazione? O tutto nasce in te spontaneamente?
ED: Mi sono piaciute diverse epoche dell'arte; se guardo anche all'arte antica vedo che ci sono delle astrazioni che mi lasciano sorpreso. In parte guardo al passato, in parte uso la mia spontaneità.
TG: Citami, per favore, qualche autore del passato che tu ritieni particolarmente significativo.
ED: Mi piacciono molto i grandi pittori russi dei primi del 1900, anche se loro non hanno nulla a che fare con le mie opere. Apprezzo anche molto i Divisionisti. Se però qualcuno dovesse dirmi, per esempio, che gli piacciono le mie opere perché gli piace Mondrian, questa affermazione mi disturberebbe. Un giorno un signore viene da me e mi dice che gli piace una mia scultura perché gli sembra un Capogrossi e la cosa mi ha dato molto fastidio. Qualcun altro mi ha detto che i miei lavori gli ricordano Burri. Burri a me piace, è stato un grande artista, può essere che in certe cose gli arrivi vicino, ma succede senza volerlo perché ognuno segue la sua strada.
TG: Invece le forme gialle di "Reduction" mi fanno pensare alla ceramica. C'era un intento di quel tipo smaltando il legno oppure era un abbellimento portato dall'aggiunta del colore?
ED: No, in quel caso era ben importante che fosse colorato perché doveva essere una massa che simulasse un movimento fluido, non una cosa statica. Se tu la guardi sembra che quella forma si muova e stia per cadere fuori dal quadro passando attraverso la rete di ferro. Volevo ottenere quell'effetto. Come se si trattasse di una massa di plastica fluida in movimento.
TG: Si tratta di un'azione legata anche al concetto del tempo?
ED: In parte sì, però quello che è importante è la struttura che taglia a pezzi il flusso di materia.
Valentina Kostner e Egon Digon: non sempre il rapporto gallerista/artista è conflittuale...
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