Un fotogramma tratto da "Cronaca di un paese: Castiglione Olona" (1973), documentario in pellicola 16mm di Luciano Conti e Giorgio Crosta
A volte, ho l'occasione d'incontrare personaggi noti e di successo che hanno realizzato opere importanti, formulato teorie famose, o hanno partecipato ad eventi storici di rilievo. Raccontare le loro storie è facile ed al tempo stesso difficile perché di costoro si sa già tutto, eppure bisogna cercare di motivare le persone a trovare episodi della loro vita che magari sono rimasti in ombra, oppure presentare questi personaggi in modo diverso dal solito. Non vi nascondo che talvolta ho anche rinunciato a parlare di chi sembra recitare una parte, ripetendo sempre le stesse parole, preferendo il nulla alla banalità.
Probabilmente, chi mi segue sa bene che mi piace trovare delle storie nelle storie e quella di oggi, pur non essendo una notizia da prima pagina, ha qualcosa che ha sollecitato la mia curiosità ed è per questo che ho scelto di proporvela, andando a conoscere e a intervistare per voi un uomo come tanti, che ha però la particolarità i essere spinto dal desiderio di rendere migliore l'ambiente che lo circonda.
Luciano Conti è un fotografo che nel 2012 ha chiuso la sua attività commerciale ma che ancora, per passione, scatta qualche fotografia per i suoi amici.
Un giorno ho visto Luciano andare in giro per Milano con una Nikon ed un vecchio flash a torcia, l'ho seguito e gli ho chiesto perché nell'epoca digitale egli continuasse a fotografare con la pellicola. Abbiamo iniziato a parlare e da lì ho saputo del suo amore per la cinematografia e del tentativo fatto più di 40 anni fa per proporre e realizzare un documentario storico-culturale che tuttavia non ha trovato un canale di diffusione all'altezza delle sue ambizioni. Così, dopo qualche proiezione pubblica il film è stato dimenticato per lungo tempo in un cassetto fino a quando Tony Graffio lo ha riesumato per proporlo alla vostra attenzione.
Un tempo, i negozi di foto-ottica effettuavano un duplice servizio di assistenza alla clientela, sia per quello che riguardava la prescrizione delle lenti correttive degli occhiali, che per i servizi di fotografia che spesso si espletavano nella documentazione delle cerimonie civili e religiose, i ritratti di piccole imensione per i documenti e le altre possibili richieste. Oltre, ovviamente alla vendita dei prodotti fotografici come pellicole, sviluppi, carta a stampa e tutto quello che poteva servire all'appassionato. Quando questi negozi erano proprio ben organizzati, offrivano ai loro clienti anche anche lo sviluppo e la stampa dei negativi. In questo contesto Luciano Conti ha iniziato a lavorare alle dipendenze di un negoziante di Varese. Ha studiato da optometrista a Milano e pian piano, con la sue competenze professionali, cresceva anche il desiderio di fare qualcosa di personale.
A 23 anni (nel 1966) guadagnava 15000 lire al mese lavorando 12-13 ore al giorno. Da qui nasceva la riflessione su che cosa fare; poiché a Castiglione Olona si stava sviluppando una discreta richiesta di servizi fotografici, Luciano decise così d'aprire un negozio di fotografo in questo paese di circa 5000 abitanti che non era servito da nessuno in questo settore.
Con l'andare del tempo, il negozio di Castiglione Olona ingrana bene il lavoro, ma Luciano sposta la sua attenzione anche verso Milano dove lavora presso il laboratorio della Graphic Color, in piazza Cardinal Ferrari, e svolge alcuni servizi di documentazione fotografica industriale per alcune grandi imprese come la Torno e il gruppo Acqua di Ercole Marelli, andando anche in Africa per fotografare la costruzione della grande diga sul fiume Niger.
In quegli anni, Luciano ha lavorato parecchio ed ha iniziato a raccogliere i primi frutti concreti delle sue fatiche.
Luciano Conti, 73 anni, fotografo
Agli inizi degli anni 1970 Luciano conosce Giorgio Crosta, un architetto di Castiglione Olona ed insieme iniziano a pensare di realizzare un filmato per promuovere le bellezze del loro paese, pur non avendo mai avuto precedenti esperienze cinematografiche. Il primo passo per iniziare a girare il documentario prevede l'acquisto di una cinepresa 16mm. I due amici contattano, tramite giri di conoscenze, un cineoperatore che vende una Bell and Howell a molla per 700'000 lire dell'epoca. Una volta comprata in Kodak anche la pellicola invertibile in bobine da m. 60, i due neo-cineasti iniziano a fare qualche prova di ripresa seguendo i consigli del cineoperatore che ha venduto loro la cinepresa e dello stabilimento Donato che sviluppa il girato. Da Donato conoscono Alberto Moro che diventa il loro montatore, anche lui dispensa consigli per le riprese e la regia.
Le giornate o le mezze giornate da dedicare alle riprese vengono ricavate nei momenti liberi da altri impegni. L'avventura cinematografica inizia nella primavera del 1973 e prosegue nei luoghi da documentare per circa 4 mesi. L'idea era quella di sviluppare una propria narrazione per cercare di vendere in seguito il documentario a qualche istituzione pubblica, tuttavia non si prende in considerazione la partecipazione a festival o altri eventi promozionali, forse perché si considerava il filmato d'interesse regionale. Nel 1972, in Italia, era infatti nato il nuovo sistema amministrativo delle regioni. Una volta montato ed editato il film, i due autori contattano l'avvocato Fontana, il primo assessore regionale all'istruzione ed al turismo della Lombardia. Gli parlano del loro lavoro e si incontrano con lui più volte, ma non ne scaturisce nulla. L'unica cosa che Crosta e Conti riescono a fare è di organizzare, a loro spese, delle visioni pubbliche nelle scuole e nei club Lions e Rotary di Varese e dintorni. Un certo Sarti di Milano usciva con il suo proiettore 16mm ed ogni volta, in cambio di 45'000 lire, proiettava il film.
Nel 1974, l'Azienda Autonoma di Soggiorno di Varese, sempre a titolo gratuito, richiede il documentario di Crosta e Conti per proiettarlo per una quindicina di giorni alla Fiera del Levante di Bari. Castiglione Olona, da piccolo centro chiuso all'interno della Valle Olona tra fabbriche e smog, inizia a farsi conoscere come un borgo medievale di pregio, grazie all'opera di promozione del documentario girato nel 1973.
L'area intorno alla Valle Olona era ricca di industrie molto inquinanti, dalla Mazzucchelli che impiegava più di 5000 persone nella produzione di celluloide e politene, quest'ultimo tra l'altro era un prodotto fortemente tossico per chi ci entrava in contatto; ad una importante conceriò; alla Vitamayer, la cartiera più grande d'Europa. Quando al sabato la Mazzucchelli lavava i vasconi delle lavorazioni, una schiuma bianca si distribuiva sulla superficie del fiume Olona, immagine che sicuramente non invogliava i turisti a passeggiare da queste parti.
La produzione del film è costata 6 milioni di lire, tutto compreso (cinepresa, pellicole, sviluppo e stampa, montaggio, compensi per lo speaker, le modelle, e le varie copie stampate), ma non ha avuto nessun rientro economico; l'idea di effettuare poi una serie di altri documentari per far conoscere altre realtà di pregio, attraverso altri filmati che ne descrivano la "cronaca" sfumava definitivamente.
Il documentario è stato girato prevalentemente macchina a mano, certi movimenti non sono particolarmente fluidi, alcune inquadrature denotano qualche imprecisione, il montaggio lascia intendere che alcune scene erano forse carenti di metraggio sufficiente a dare maggiore respiro all'azione, ma nel complesso l'argomento è interessante, i testi sono ben fatti ed i ben 31 minuti originari del film rimangono come una preziosa testimonianza di un periodo in cui industria e beni culturali avevano priorità opposte. Inoltre, proprio nel 1973 viene recuperata un'antica festa tradizionale indicata come il "Palio dei Castelli", all'interno della quale si inserisce anche la corsa delle botti, altro avvenimento popolare registrato sui libri che parlano della storia di Castiglione Olona. Conti e Crosta hanno il merito d'aver sensibilizzato la coscienza dei loro concittadini, d'aver compiuto delle ricerche importanti per riportare in auge queste tradizioni e d'essere stati gli unici ad averle riprese nel momento in cui nessuno si occupava di queste cose. I due hanno contribuito non poco a ridare splendore alla storia rinascimentale di un borgo straordinario, in anni in cui si dava più importanza all'industria che portava ricchezza un po' a tutti e si ignoravano quei beni storici che molti si trovavano persino in casa. Alcuni affittuari, non comprendendo il valore artistico delle architetture che abitavano compivano degli scempi ed è risaputo che alcuni di loro che disponevano di soffitti a cassoni di legno di epoca medievale ne coprivano i disegni consunti ridipingendoli con lo smalto colorato. Le sfilate in costume durante i vari pali hanno contribuito a ridare un'identità culturale al territorio ed una maggiore coscienza a coloro che erano digiuni di queste informazioni. Merito di queste iniziativa vanno anche a don Maurizio Galli, arciprete di Castiglione Olona dal 1946, che svolse ricerche storiche sulle origini delle tradizioni popolari di questo paese per ricostruire quelle manifestazioni e riproporle più di 40 anni fa. In quegli anni, sempre al fine di rivalutare il centro storico del borgo e farne conoscere le bellezze artistiche si pensò d'organizzare un mercatino dell'antiquariato ad ogni prima domenica del mese, ma questa iniziativa perse il suo prestigio e si ridusse ad un mercatino dell'usato con la presenza di qualche prodotto artigianale.
Nella parte finale del film, intorno al Castello di Monteruzzo, si vedono delle cartacce per terra che stridono un po' nel contesto generale della narrazione e sono state riprese senza commento per far capire che bisognava ancora fare del lavoro per bonificare dai rifiuti una parte del territorio comunale che poteva anch'essa essere di richiamo per i turisti che volevano passare una giornata serena all'aperto.
Nel 1975, il documentario venne riposto e messo in un cassetto, in seguito è stato telecinemato e trasferito su cassetta e dvd; qualche giorno fa Luciano Conti mi ha dato il permesso per diffondere liberamente il filmato in rete.
Qui di seguito trovate il documentario per la visione. Tony Graffio
Le giornate o le mezze giornate da dedicare alle riprese vengono ricavate nei momenti liberi da altri impegni. L'avventura cinematografica inizia nella primavera del 1973 e prosegue nei luoghi da documentare per circa 4 mesi. L'idea era quella di sviluppare una propria narrazione per cercare di vendere in seguito il documentario a qualche istituzione pubblica, tuttavia non si prende in considerazione la partecipazione a festival o altri eventi promozionali, forse perché si considerava il filmato d'interesse regionale. Nel 1972, in Italia, era infatti nato il nuovo sistema amministrativo delle regioni. Una volta montato ed editato il film, i due autori contattano l'avvocato Fontana, il primo assessore regionale all'istruzione ed al turismo della Lombardia. Gli parlano del loro lavoro e si incontrano con lui più volte, ma non ne scaturisce nulla. L'unica cosa che Crosta e Conti riescono a fare è di organizzare, a loro spese, delle visioni pubbliche nelle scuole e nei club Lions e Rotary di Varese e dintorni. Un certo Sarti di Milano usciva con il suo proiettore 16mm ed ogni volta, in cambio di 45'000 lire, proiettava il film.
Nel 1974, l'Azienda Autonoma di Soggiorno di Varese, sempre a titolo gratuito, richiede il documentario di Crosta e Conti per proiettarlo per una quindicina di giorni alla Fiera del Levante di Bari. Castiglione Olona, da piccolo centro chiuso all'interno della Valle Olona tra fabbriche e smog, inizia a farsi conoscere come un borgo medievale di pregio, grazie all'opera di promozione del documentario girato nel 1973.
L'area intorno alla Valle Olona era ricca di industrie molto inquinanti, dalla Mazzucchelli che impiegava più di 5000 persone nella produzione di celluloide e politene, quest'ultimo tra l'altro era un prodotto fortemente tossico per chi ci entrava in contatto; ad una importante conceriò; alla Vitamayer, la cartiera più grande d'Europa. Quando al sabato la Mazzucchelli lavava i vasconi delle lavorazioni, una schiuma bianca si distribuiva sulla superficie del fiume Olona, immagine che sicuramente non invogliava i turisti a passeggiare da queste parti.
La produzione del film è costata 6 milioni di lire, tutto compreso (cinepresa, pellicole, sviluppo e stampa, montaggio, compensi per lo speaker, le modelle, e le varie copie stampate), ma non ha avuto nessun rientro economico; l'idea di effettuare poi una serie di altri documentari per far conoscere altre realtà di pregio, attraverso altri filmati che ne descrivano la "cronaca" sfumava definitivamente.
Il documentario è stato girato prevalentemente macchina a mano, certi movimenti non sono particolarmente fluidi, alcune inquadrature denotano qualche imprecisione, il montaggio lascia intendere che alcune scene erano forse carenti di metraggio sufficiente a dare maggiore respiro all'azione, ma nel complesso l'argomento è interessante, i testi sono ben fatti ed i ben 31 minuti originari del film rimangono come una preziosa testimonianza di un periodo in cui industria e beni culturali avevano priorità opposte. Inoltre, proprio nel 1973 viene recuperata un'antica festa tradizionale indicata come il "Palio dei Castelli", all'interno della quale si inserisce anche la corsa delle botti, altro avvenimento popolare registrato sui libri che parlano della storia di Castiglione Olona. Conti e Crosta hanno il merito d'aver sensibilizzato la coscienza dei loro concittadini, d'aver compiuto delle ricerche importanti per riportare in auge queste tradizioni e d'essere stati gli unici ad averle riprese nel momento in cui nessuno si occupava di queste cose. I due hanno contribuito non poco a ridare splendore alla storia rinascimentale di un borgo straordinario, in anni in cui si dava più importanza all'industria che portava ricchezza un po' a tutti e si ignoravano quei beni storici che molti si trovavano persino in casa. Alcuni affittuari, non comprendendo il valore artistico delle architetture che abitavano compivano degli scempi ed è risaputo che alcuni di loro che disponevano di soffitti a cassoni di legno di epoca medievale ne coprivano i disegni consunti ridipingendoli con lo smalto colorato. Le sfilate in costume durante i vari pali hanno contribuito a ridare un'identità culturale al territorio ed una maggiore coscienza a coloro che erano digiuni di queste informazioni. Merito di queste iniziativa vanno anche a don Maurizio Galli, arciprete di Castiglione Olona dal 1946, che svolse ricerche storiche sulle origini delle tradizioni popolari di questo paese per ricostruire quelle manifestazioni e riproporle più di 40 anni fa. In quegli anni, sempre al fine di rivalutare il centro storico del borgo e farne conoscere le bellezze artistiche si pensò d'organizzare un mercatino dell'antiquariato ad ogni prima domenica del mese, ma questa iniziativa perse il suo prestigio e si ridusse ad un mercatino dell'usato con la presenza di qualche prodotto artigianale.
Nella parte finale del film, intorno al Castello di Monteruzzo, si vedono delle cartacce per terra che stridono un po' nel contesto generale della narrazione e sono state riprese senza commento per far capire che bisognava ancora fare del lavoro per bonificare dai rifiuti una parte del territorio comunale che poteva anch'essa essere di richiamo per i turisti che volevano passare una giornata serena all'aperto.
Nel 1975, il documentario venne riposto e messo in un cassetto, in seguito è stato telecinemato e trasferito su cassetta e dvd; qualche giorno fa Luciano Conti mi ha dato il permesso per diffondere liberamente il filmato in rete.
Qui di seguito trovate il documentario per la visione. Tony Graffio
Visiona il documentario
Da "La Prealpina" Novembre 1973
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