Via Bagnera potrebbe essere una via carina, invece è come una parte di budello della città nella quale si possono nascondere segnali caotici di pensieri sconclusionati partoriti da menti ebbre di sostanze dopanti, o ansiose d'esprimere la loro personalità confusa con un segno colorato che contribuisce a aumentare l'entropia nel mondo.
Queste attività sono però tracce di vita che testimoniano il passaggio di molte persone in un luogo un tempo malfamato e tutt'ora un po' inquietante.
Dopa Loves You
Chi è Dopa e perché ci ama? Non ho trovato traccia di questi stencil da altre parti, mi piacevano i caratteri, la scelta di usare colori diversi, a seconda del messaggio trasmesso ed il fatto che qualcuno si sia preso la briga di preparare delle matrici per lasciare delle scritte che vogliono attirare attenzione su di sé, senza poi farci capire davvero il perché di questa decisione.
Who the f *** is Dopa?
Got Dopa?
I want to...
Muro troppo granuloso per lasciarci leggere il messaggio di Dopa.
More sluts less whores
Più donnacce meno puttane
Traduzione un po' approssimativa di una frase che auspica ci siano più donne disponibili a darla gratis.
Siamo in credito air
Non so a che cosa si riferisca questa frase, potrebbe essere un messaggio destinato a qualche amico o una protesta per il fatto che manca l'aria.
When was the last time you did something for the first time?
Quando è stata l'ultima volta che hai fatto qualcosa per la prima volta?
Questa domanda la troviamo anche stampata a stencil su vari muri intorno ai Navigli.
Forse, piaceva a qualcuno che l'ha ripresa e trascritta in questa stretta via quasi sempre semi deserta, nonostante a pochi metri, in via Torino, ci sia perennemente una calca esagerata.
Può essere uno stimolo a fare qualcosa di nuovo ed ad uscire dalla routine, avrei anche potuto inserirla nelle pagina delle frasi che esprimono esplicitamente un suggerimento comportamentale, invece, per una questione d'ordine, l'ho infilata qui.
Follow your hurt
Segui la tua ferita
Io interpreto questa frase che in lingua inglese risulta essere un gioco di parole, al pari del suo significato originale: Follow your heart, ovvero, segui il tuo cuore, la tua passione, la tua ferita, ciò che ti fa male, ma di cui non ti puoi liberare, segui la tua malattia, la tua passione. Cosa che io ho sempre fatto e che in realtà può effettivamente provocare dei danni, o delle ferite.
via Bagnera
Da via Torino (nella direzione della strettoia) ci si introduce in un budello che sfocia in una sacca più larga e poi si restringe nuovamente. Scarabocchi e segni vari attribuiscono a questo luogo un'atmosfera un po' inospitale.
Ho sempre avuto l'impressione di percorrere una via triste, permeata di sofferenza ed infatti fu qui che in passato Antonio Boggia, il primo serial killer italiano, seppelliva le sue vittime in cantina.
Via Bagnera forse deve il suo nome al fatto che nell'antichità qui esistesse un edificio termale, fatto che potrebbe essere confermato dal ritrovamento di resti di mura romane e mosaici colorati.
Antonio Boggia, un muratore nato a Urio, nel 1799, sulla sponda occidentale del lago di Como, s'era dimostrato un personaggio un po' inquieto e propenso alla truffa fin da ragazzo, caratteristiche che gli procurarono ben presto i primi problemi con la giustizia.
Stabilitosi a Milano negli anni 1830, in seguito aprì un suo laboratorio, preso in affitto, proprio in via Bagnera.
Il Boggia dava ad intendere a tutti d'essere un gran lavoratore ed un uomo devoto alla religione cattolica, ma in realtà era un tizio molto subdolo e decisamente avido.
Nell'aprile del 1850 il nostro diabolico amico non riuscì a portare a compimento l'ennesimo delitto, la sua vittima prescelta, Giovanni Comi, fuggì e corse a denunciarlo.
Il Boggia venne internato per circa tre mesi nel manicomio di Senavra, un palazzo del 1600 in Corso XXII marzo, dopo di che fu rilasciato, in quanto risultava essere un rispettabile parrocchiano con moglie e figli.
Nel frattempo però, il figlio di Maria Ester Perrocchio collega la scomparsa dell'anziana madre alle strane frequentazioni pseudo-devozionali che aveva con il Boggia, da lì partirono delle altre indagini che portarono alla scoperta del corpo della vecchia dissezionato a colpi di scure ed occultato nella cantina sotto il laboratorio del fuochista.
Nello stesso posto furono ritrovati altri due cadaveri: quello di Serafino Ribbone e di Giuseppe Marchesotti.
Dopo la condanna a morte, comminatagli nel 1859, l'esecuzione ebbe luogo il 9 aprile 1862 e fu l'ultima impiccagione avvenuta nel Regno d'Italia in un luogo pubblico, sotto gli occhi della cittadinanza.
Esistono almeno un paio di libri che raccontano questa storia un po' truculenta: Il giallo della Stretta di Bagnera. La vera storia di Antonio Boggia serial killer milanese di Giovanni Luzzi e L'estro del male di Alberto Paleari.
Ancora oggi, si narra che la presenza del fantasma del Boggia sia rivelata da un soffio di vento gelido che attraversa improvvisamente la via.
Via Bagnera forse deve il suo nome al fatto che nell'antichità qui esistesse un edificio termale, fatto che potrebbe essere confermato dal ritrovamento di resti di mura romane e mosaici colorati.
Antonio Boggia, un muratore nato a Urio, nel 1799, sulla sponda occidentale del lago di Como, s'era dimostrato un personaggio un po' inquieto e propenso alla truffa fin da ragazzo, caratteristiche che gli procurarono ben presto i primi problemi con la giustizia.
Stabilitosi a Milano negli anni 1830, in seguito aprì un suo laboratorio, preso in affitto, proprio in via Bagnera.
Il Boggia dava ad intendere a tutti d'essere un gran lavoratore ed un uomo devoto alla religione cattolica, ma in realtà era un tizio molto subdolo e decisamente avido.
Nell'aprile del 1850 il nostro diabolico amico non riuscì a portare a compimento l'ennesimo delitto, la sua vittima prescelta, Giovanni Comi, fuggì e corse a denunciarlo.
Il Boggia venne internato per circa tre mesi nel manicomio di Senavra, un palazzo del 1600 in Corso XXII marzo, dopo di che fu rilasciato, in quanto risultava essere un rispettabile parrocchiano con moglie e figli.
Nel frattempo però, il figlio di Maria Ester Perrocchio collega la scomparsa dell'anziana madre alle strane frequentazioni pseudo-devozionali che aveva con il Boggia, da lì partirono delle altre indagini che portarono alla scoperta del corpo della vecchia dissezionato a colpi di scure ed occultato nella cantina sotto il laboratorio del fuochista.
Nello stesso posto furono ritrovati altri due cadaveri: quello di Serafino Ribbone e di Giuseppe Marchesotti.
Dopo la condanna a morte, comminatagli nel 1859, l'esecuzione ebbe luogo il 9 aprile 1862 e fu l'ultima impiccagione avvenuta nel Regno d'Italia in un luogo pubblico, sotto gli occhi della cittadinanza.
Esistono almeno un paio di libri che raccontano questa storia un po' truculenta: Il giallo della Stretta di Bagnera. La vera storia di Antonio Boggia serial killer milanese di Giovanni Luzzi e L'estro del male di Alberto Paleari.
Ancora oggi, si narra che la presenza del fantasma del Boggia sia rivelata da un soffio di vento gelido che attraversa improvvisamente la via.
Piccione precipitato
Questo stupido uccello riverso a terra in una posizione innaturale e con le interiora esplose all'esterno del corpo, mi ha accolto all'ingresso della via, lasciandomi intendere che qualcosa di terribile può verificarsi da queste parti.
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