Lo scorso agosto mi sono divertito ad andare a spasso per una Milano silenziosa e tranquilla, queste fotografie le ho scattate il giorno 14.
La via Tortona, nei pressi della ferrovia, disegna un angolo che ha di fronte una scaletta di ferro verde che conduce ad un ponticello pedonale molto amato da tutti coloro che lo conoscono. A volte, si fanno incontri interessanti, come poeti che propongono fotocopie delle loro liriche o artisti di strada che cantano le loro canzoni. Su una cabina elettrica ho trovato la scritta un po' triste: "C'era una volta il futuro" ed una bella ragazza che sembra uscita da un racconto a fumetti, vicino a lei un nome: Alice ed un gatto peloso giallo e nero, a strisce come un'ape.
In questo punto le coordinate geografiche sono: N 45°27'14.220" E 9°10'9.205"
Dietro la ringhiera verde della scaletta, un altro personaggio uscito dalla fantasia di qualche artista di passaggio sembra essere seduto a meditare su problemi esistenziali, forse non sa come uscire da questa posizione, mentre a me resta il dubbio di come abbiano fatto a disegnarlo dietro a delle strette sbarre.
Tante etichette di improbabili annunci, ideate da Carlo Cecaro, propongono un po' di tutto in modo essenziale e canzonatorio lasciando la possibilità di completare interattivamente la ricerca e l'offerta di qualcosa che forse non è poi indispensabile. A me diverte il cartellino color salmone che recita: "Abbaiasi senza essere un cane".
In questo collage vediamo un messaggio forte e veritiero proposto da un uomo dallo sguardo cinico e provocatorio. Potrebbe essere l'emblema del ricatto dell'attuale società italiana in crisi, dove non si lavora più per migliorare la propria condizione economica e culturale, ma bisogna accettare ogni tipo di sopruso per sopravvivere, mentre in questa situazione, i ricchi diventano sempre più ricchi.
Alla luce di certe sentenze che assimilano l'imbrattamento alle associazioni a delinquere, questo Fiuto (Fabio Rama) è sicuramente da inserire tra i pericoli pubblici più ricercati in Italia, anche se, dopo i vari disastri ambientali provocati dalle centrali nucleari, una misera bomba atomica può sembrarci un giocattolo.
Su questo disegno non avrei molto da dire, se non che mi ricorda il teschio di un alce barbuto; mi attirano molto di più l'attenzione le case rosa oltre il muretto di ferro.
Un bel collage d'ispirazione ambientalista, ci ricorda l'importanza dei frutti della terra.
Un'opera un po' disarmonica, ma con un bel equilibrio cromatico.
Su questo cartello non c'è nulla da aggiungere.
Chissà chi ha diviso in due questa passerella, certo adesso si può scegliere da che parte stare.
Se questa fotografia vi sembra avere dei colori diversi è perché c'è più contrasto dovuto ad una luce diversa, ma anche perché è stata scattata con una pellicola negativa a colori. (Rollei 35 S caricata con pellicola Rollei CN 200)
Non mi risulta che questo ponte abbia un nome, così abbondano le proposte spontanee per identificarlo in modo poetico. Sicuramente questo mondo ha bisogno di più poesia e meno truffe legalizzate.
Si trova un sacco di roba interessante nella spazzatura.
Sarebbe bello adoperare uno spazio del ponte per i fumetti all'aria aperta.
Intanto sotto passano i treni...
Ancora poesia, questa volta sotto forma di eiaculazioni poetiche.
Volti di carta sorridenti alternati a facce più serie sul ponte dei cento colori.
L'altro lato del ponte dà sulla via Ventimiglia che porta all'ingresso della Stazione di Porta Genova, un tempo chiamata Stazione di Porta Ticinese. Da qui parte la linea ferroviaria per Mortara, questa è la stazione più antica di Milano.
Questo signore proponeva la vendita improvvisata di caratteri da stampa di piombo nuovi. Voleva vendermi la serie completa dei "Futura" ad un buon prezzo, ma la cosa era un po' priva di senso, visto che mi sarebbero serviti molti doppioni di ogni lettera per scrivere almeno una frase compiuta. Nonostante tutto, costui riusciva comunque ad intrattenere i pochi passanti il giorno prima di ferragosto in dialoghi quasi surreali.
In mezzo al ponte qualcun altro scatta fotografie.
Ritorno in via Tortona.
Graffiti d'epoca.
Simpatica l'idea del contrasto cromatico e che questo strano personaggio dal naso a pugno si nasconda dietro un muretto nel muro.
Divertente anche questo collage dove in un'aula di 51 allieve, in realtà sia ritratta sempre la stessa ragazza.
Anche Willow è un estimatore del "Bridge of the Artists".
E per finire, qualcuno ha pensato di aggiungere un lucchetto d'argento alla rete di ferro che delimita la ferrovia. Testi e fotografie di Tony Graffio
Aggiornamento del 30 ottobre 2013
La seconda fotografia di questa pagina ritrae un disegno di Alicé; in questi giorni è uscita una notizia sul suo conto che riprendo da Il Fatto Quotidiano del 23 ottobre 2013.
Alice Pasquini, 33 anni, è un'artista visuale, scenografa ed illustratrice. Ha lasciato oltre mille sue opere in giro per il mondo. Di lei si sono occupati i maggiori quotidiani nazionali e internazionali, tra i quali il New York Times che in un suo articolo la segnalava come l’artista italiana che avesse contribuito a risanare coi suoi affreschi una zona della città una volta in preda ai vandali. Perfino il Tg1 nella sua rubrica culturale aveva voluto intervistarla. Eppure ad Alice, in questi giorni impegnata in un tour nel sud est asiatico, dove oltre a dipingere i muri di Saigon e Jakarta, ha tenuto delle lezioni nei college di Singapore, toccherà trovarsi un buon avvocato, perché il reato che le viene contestato prevede sino a un anno di reclusione e una multa sino a 1.000 euro. Galeotto fu un banalissimo articolo di giornale. Il 29 settembre 2013 la pittrice rilascia infatti una breve intervista al quotidiano locale Corriere di Bologna, che su due paginoni parla della campagna contro i writer lanciata a Bologna dal sindaco Virginio Merola e dalla procura della repubblica: “Stretta contro i writer”, campeggia sui titoli. Nell'intervista Alice, che qualche giorno prima era stata sotto le Due torri, ammette: “Ho lasciato le mie tracce in zone che mi hanno colpito”. Poi spiega di avere disegnato alcune sue opere in diverse parti del centro, dando anche le indicazioni precise: in via Centotrecento, in una fermata della zona Bolognina, in via Mascarella, in via del Pratello e in via Zamboni. “Ho deciso di firmare con il mio vero nome, dipingere durante il giorno e presentarmi a volto scoperto. Mi prendo i miei rischi”. Alla domanda se sia mai stata multata, risponde: “Per fortuna i pochi vigili che ho incontrato sono stati tolleranti”. Mai affermazione fu più sbagliata, soprattutto a Bologna dove il Reparto Sicurezza Urbana e Antidegrado della polizia municipale, una volta letto l’articolo sguinzaglia i suoi agenti che accertano la presenza dei piccoli affreschi e la denunciano a piè pari come fosse uno dei tanti writers che ogni giorno imbrattano i muri, i portoni e spesso i monumenti di Bologna. Per questo ora Pasquini è indagata ai sensi dell’articolo 639 del codice penale, imbrattamenti appunto, aggravati dall’articolo 81, perché il reato è stato continuato. Alice Pasquini, come ha fatto anche nel caso di Bologna, firma sempre le sue opere con lo pseudonimo di Alicé.