sabato 12 maggio 2018

La Stampa Alternativa di Marcello Baraghini

"C'è una rivoluzione che dobbiamo fare se vogliamo sottrarci all'angoscia, ai conflitti e alle frustrazioni in cui siamo afferrati. Questa rivoluzione deve cominciare non con le teorie e le ideologie, ma con una radicale trasformazione della nostra mente." Jiddu Krishnamurti

L'editoria è in crisi da anni; nel tempo si sono affermate nuove formule e nuovi mezzi per raggiungere il lettore, tra cui internet, l'auto-produzione, lo scambio di libri, gli audiolibri, gli ebook, l'abbattimento dei prezzi ed adesso perfino il capovolgimento del rapporto editore-lettore con l'annullamento del copyright e del concetto di possesso, oltre che del prezzo imposto. Ognuna di queste soluzioni ha i suoi pregi e i suoi difetti; Frammenti di Cultura ha già parlato più volte di auto-produzione e microeditoria che, pur avendo apparentemente intenzioni simili, hanno tuttavia un mercato leggermente diverso, anche se si rivolgono ugualmente ad un fruitore appassionato del supporto cartaceo e del prodotto editoriale di qualità. L'auto-produzione spesso è un modo per auto-promuoversi, per diffondere il proprio messaggio ad un gruppo di persone note o che fanno parte di una cerchia di contatti di nicchia che condividono interessi ben precisi; ma può anche essere un modo per stampare un prodotto particolarmente raffinato con caratteristiche artistiche particolari, in serie numerata e firmata dall'autore. La microeditoria è quel settore della comunicazione di massa in mano a piccoli imprenditori indipendenti che fanno scelte di qualità e spesso decidono di dedicarsi prevalentemente ad argomenti  e generi di loro interesse che possono andare dalla poesia, al racconto, alla saggistica, al romanzo, al fumetto, al giallo alla fantascienza e via di seguito. 
In molti casi è lo stesso micro-editore che si occupa personalmente di selezionare gli autori, seguire le varie fasi di lavorazione del libro e promuovere il prodotto. Si tratta di una forma encomiabile di artigianato culturale che lavora talvolta più  per passione che per fini commerciali.
Un altro discorso riguarda l'editoria tradizionale che si muove ed agisce secondo logiche industriali che perseguono il profitto ad ogni costo, perfino ricorrendo a sovvenzioni pubbliche, stratagemmi commerciali e contrattuali che avvantaggiano soltanto le tasche dell'imprenditore (unico), a discapito di autori, punti vendita e qualità della merce offerta alla vendita finale che, non dimentichiamolo, dovrebbe essere un prodotto di rilevanza culturale o di un qualche valore letterario...
Mi riservo di scrivere prossimamente anche di come funziona il mercato editoriale e la catena produttiva industriale, affrontando inevitabilmente un discorso più politico e organizzativo che culturale, perché mi sono reso conto che mediamente si sa poco di queste questioni, ma per ora Vi propongo una bellissima intervista ad un personaggio unico nel panorama editoriale mondiale. TG


Marcello Baraghini ad Afa 2018 con Giacomo Spazio
Marcello Baraghini ad Afa 2018 con Giacomo Spazio.

Tony Graffio intervista Marcello Baraghini

Tony Graffio: Marcello, che cos'è la Stampa Alternativa?

Marcello Baraghini: Le mie edizioni nascono come Stampa Alternativa, ma oggi mi dichiaro editore all'incontrario. Naturalmente, la stampa alternativa è alternativa a quella di regime. Nel 1969, quando dovevamo decidere come chiamarci discutemmo a lungo su nomi inglesi esotici, molto strani e alternativi, ma alla fine decidemmo di ispirarci all'underground press che ci nutriva di controinformazione.
La stampa di regime è la comunicazione di regime, mentre noi siamo l'alternativa. Oggi la stampa di regime è in mano a un delinquente naturale (nel senso che delinque anche quando non c'è bisogno) che è Berlusconi, cosa che fa sì che in Italia ci sia un editore unico, al di là del fatto che si presentino svariate sigle sul mercato. Per questo noi ci dichiariamo editori all'incontrario con una formula di vendita che prevede che il prezzo venga fatto dal lettore. I nostri libri sono senza codice a barre, si possono trovare gratuitamente in rete, mentre per le edizioni cartacee è il lettore a decidere quanto pagare. Questa è la nostra idea.

TG: Tu parli di Berlusconi, a questo proposito vorrei ricordare che anche scrittori apparentemente contro certe politiche, mi riferisco a Roberto Saviano per esempio, si rivolgono a Mondadori per veicolare e diffondere il proprio messaggio. Perché?

MB: Succede la stesso con Alessandro Di Battista, secondo il quale il male peggiore è Berlusconi e poi pubblica i suoi libri con Rizzoli. Evidentemente, a fronte di 400'000 euro ogni dignità culturale, etica e morale va a farsi benedire. I sistemi di corruzione sono a tutto campo; noi abbiamo la fantasia per svicolare dalle leggi di mercato, loro hanno  un potere di corruzione immenso. Ne: "Il Caimano" si racconta del finanziere che doveva controllare Berlusconi che invece diventa un suo uomo di fiducia. Io mi ritengo incorruttibile; all'epoca della mia militanza con il partito radicale, nel 1964, rifiutai di entrare in parlamento come deputato. Alla via parlamentare preferii quella del marciapiede; ancora oggi resisto sulle mie posizioni e più resisto più sono contento.

TG: In tutti questi anni la gente ha però smesso di leggere...

MB: Secondo me, giustamente, rifiuta certe cose. Io sono dell'avviso che tanto più l'AIE (Associazione Italiana Editori) dichiara un calo delle vendite, tanto più bisogna gioire, perché vediamo attuarsi uno sciopero dell'acquisto, non della lettura. Il paese reale non ha un sindacato che lo rappresenta e come reagisce? Evitando di entrare nelle catene di distribuzione. S'è rotto i coglioni di quel sistema e con internet scambia cultura e legge in altre maniere.

TG: Su questo punto posso anche essere d'accordo; ma non credi che il mezzo digitale però non offra al lettore la stessa capacità di concentrazione e di comprensione che offre lo stesso testo stampato su carta?

MB: Non è detto, io non lavoravo sullo schermo del computer, ma poi ho capito che per fare l'editore all'incontrario e la rivoluzione editoriale dovevo utilizzare gli unici strumenti che avevo a disposizione: il p.c. e internet. Non posso pensare di contare su qualsiasi altro strumento di comunicazione di regime. Anche quella parvenza di libertà di parola data da Farenheit, nel pomeriggio di RadioRai3, è solo una sega che mi ha fatto capire che non mi vogliono. Cercano di ottenere una diversa messa cantata da quella proposta dalle radio commerciali, però si tratta sempre di una messa cantata. Per questo, ho imparato ad usare l'unico mezzo di comunicazione che ho a disposizione. La mia sfida è con i nuovi lettori, perché i vecchi stanno morendo. I lettori colti che ancora inneggiano alla carta stanno scomparendo: per malattia, solitudine e a causa dell'età.

TG: Siamo obbligati a dedicarci solo al computer?

MB: Certo. Io che cosa vendo ai ragazzini? Le magliette di Alda Merini o di Basaglia. Quando per un compleanno comprano la maglietta che riporta una frase di Basaglia, anche se non lo conoscono, devono poi difenderla. Con lo smartphone devono cercare di capire e vanno a conoscere Basaglia per difendere la loro maglia. Questo è un esempio per farti capire che dobbiamo ricominciare da capo. Ricominciando dalle parole, non più dai libri.

TG: Comunque la gente legge molto meno...

MB: Legge diversamente da prima, in altri modi. L'indice di lettura non è quello delle classifiche dell'AIE. Ci sono vie trasversali che sono Strade Bianche della lettura: scambio, libri pirati, scaricamenti. Tutto è cambiato. In peggio per il regime al potere; in meglio per chi fruisce della libertà di internet. Quelli che dicono che non si legge più si sbagliano: i lettori leggono diversamente da prima, leggono di più e fanno sciopero dell'acquisto nelle catene. Ai giovani non frega un cazzo di Camilleri o di Fabio Volo che sono letti dai quarantenni e da fasce d'età più avanzate.

TG: La rivoluzione editoriale si fa anche con il prezzo?

MB: Ribaltando tutto: il prezzo lo fa il lettore. Io pubblico per amore del lettore, che faccia lui il prezzo, tanto non ho niente da perdere. Vuoi derubarmi? Sei libero di farlo. Quando non hai messo i soldi nella mia ciotola che cosa ci guadagni? Intercettando i discorsi del paese reale ho sentito questa frase: "Aò, qui non se rubba!". Sono tutti dati che traggo dal mio osservatorio popolare. Grazie ad un regime che si accanisce contro le libertà e grazie alla morte delle ideologie è possibile proporre qualcosa di diverso al lettore. Anche a me piace il profumo della carta e stampo su carta, ma lo faccio dopo aver messo i testi in rete gratuitamente. Su carta pubblico ancora con la qualità dei vecchi tipografi. Il libro di Ivan Hurricane era difficilissimo da stampare, ma è perfetto su carta. È la stampa di qualità dei vecchi tipografi di una volta, non è stampa digitale. Il profumo della carta mi appassiona, ma se io vivo di quel profumo perdo.

TG: La stampa dei libri da mille lire a che cosa ha portato?

MB: Ha fatto nascere una nuova classe di lettori: il 99% erano giovani minorenni. Nei due anni di furore dei Millelire vendetti 20 milioni di copie. Proponevo Eraclito e Marziale riprodotti con uno spirito libero ed i giovani capirono la mia proposta. Quelli che non la capirono furono i librai, perché quando entrò un concorrente sleale, pagato da Berlusconi, con libri di 100 pagine a mille lire e le copertine a colori, utilizzando però vecchie traduzioni, le librerie mi scaraventarono fuori. Se avessi resistito ancora un anno, quella rivoluzione si sarebbe compiuta e avremmo così assistito alla creazione di una nuova classe di uomini liberi e donne libere, perché leggendo si acquista la libertà. Eraclito l'ho fatto ritradurre da Luciano Parinetto ed ha venduto 200'000 copie. Anche le lettere sulla felicità di Epicuro stavano creando una classe dirigente non ideologizzata. Qualcuno ha capito cosa stava succedendo ed ha trovato la trappola agendo sui librai che ancora adesso sono l'anello debole dell'editoria. In quel momento i librai sbagliarono perché anziché aiutarmi mi cacciarono dai loro scaffali. Oggi loro hanno chiuso tutti (risata) e rimangono solo le catene di distribuzione del solito che pagò Newton Copton che era in remissione.

TG: C'era più libertà negli anni '60 o adesso?

MB: Negli anni '60, perché c'erano più pulsioni di libertà. Lo posso testimoniare: allora questo era un paese bigotto che stava rinascendo e l'insofferenza per la generazione dei padri motivava un forte desiderio di cambiamento. Io sono uscito da casa minorenne nel 1963... Le stesse pulsioni di ribellione, col cazzo che le vedo adesso! I libri da Millelire davano una risposta alla voglia di rivolta culturale, non più esistenziale; era una presa di coscienza dello sfruttamento intellettuale.


Manuale per diventare editore all'incontrario - Marcello Baraghini - Babbomorto Editore

TG: Cosa mi consiglieresti di leggere per capire meglio quello di cui parli?

MB: Potresti leggere il manuale per diventare un editore all'incontrario, purtroppo adesso ne ho solo due o tre copie che mi sono state donate e che ho già promesso ad amici. Non ti posso fare dono della copia cartacea, l'avrei fatto volentieri, ma presto lo metteremo online.

TG: Quale sarà il futuro della lettura? Ci sarà un futuro?

MB: Sì, la gente continuerà a leggere, ma su supporti diversi dalla carta. Il cartaceo vivrà in parallelo, ma in maniera subordinata al digitale e alla possibilità d'essere letto sulla rete. Per quanto riguarda me, il cibo per la mente deve essere libero in rete. Bisogna abbattere il codice a barre e il copyright. L'atto d'amore per il lettore parte dalla qualità della proposta, se poi ti piace mi chiedi una copia cartacea e io te la mando pagando anche le spese postali.

TG: Spostandoci ancora un po' più in là nel futuro, tu credi che le macchine potranno creare una loro letteratura e dimostrarsi creative?

MB: No, il computer è un cavallo selvaggio che va domato. Io da poco mi sto dedicando al computer, ma da quando smanetto ho riacquistato una grande quantità di contatti pur vivendo nella campagna estrema. Non penso che il computer possa andare oltre e dimostrarsi uno strumento creativo, ma è un potente mezzo di libertà.

TG: Non pensi che attraverso il computer sia più facile manipolare l'informazione e l'autenticità dei testi?

MB: Sì, come tutto. Chi detiene il potere è contro la creatività e la libertà, dunque in qualsiasi ambito c'è una manipolazione. Sta a te difenderti. L'importante è capire il linguaggio, la brevità e tutta una serie di cose che si esprimono attraverso la rete.

TG: È difficile trovare il proprio pubblico?

MB: No, non lo è affatto.

TG: Come si fa?

MB: Devi comunicare brevemente ed efficacemente, come ho fatto con i libri Millelire che per anni sono stati criticati. Che sò questi, ma che sò questi? Ma alla fine ne ho venduti 25 milioni di copie. Siamo passati da 400 milioni di lire di fatturato a 6 miliardi in due anni, senza resi. Con le Millelire ho creato un cortocircuito al sistema di potere che ci ha messo due o tre anni per stangarmi. Adesso ci sto riprovando con altre modalità. Non voglio il circuito commerciale e non voglio le librerie; voglio abbattere il possesso e il copyright.

TG: Quanti scaricamenti vengono effettuati dai tuoi link ai libri digitali?

MB: Qualche migliaio per ogni libro.

TG: Ricevi donazioni per il tuo lavoro?

MB: Certo. C'è tutto un meccanismo di complicità che si sta rimettendo in moto. Il paese reale capisce; il problema è quello di raggiungerlo e di fare una proposta giusta, secca, non ideologica, ragionevole e motivata.


TG: Mi sono accorto che s'è creata anche una forma di collezionismo intorno ai tuoi Millelire; per esempio conosco Matteo Guarnaccia e mi sono reso conto che un libricino con le sue illustrazioni è molto ricercato. Che cosa ne pensi di questa situazione?

MB: Che ce posso fà? Non accumulo copie e non approfitto di certe cose. Se avessi avuto alcune decine di copie dei miei libri avrei potuto venderle a peso d'oro, ma non è nella mia indole fare certe cose.

TG: Non hai mai foraggiato il collezionismo?

MB: Mai. Anzi, quel po' di archivio storico che avevo, l'ho regalato agli amici che sono venuti a trovarmi. Il dono per me è uno dei gesti più belli che si possano fare.

TG: E tu come lo vedi il collezionismo allora?

MB:  È una sorta di patologia, anche se ognuno può avere le sue motivazioni. C'è chi ha scelto di non fare l'impiegato e raccoglie un po' di materiale per rivenderlo e lucrarci. Spesso c'è della morbosità. Ho ideato collane bibliofile ed ho scelto di liberarmi di ciò che ho fatto. Il libro di qualità dev'essere libero, deve uscire dalle teche, dalle biblioteche, dagli scaffali. Come editore, devo strappare le pagine dell'Ulisse e alcune pagine delle opere importanti, per farle rivivere. Devo trovare il modo di riproporre alcune pagine che valgono da sole l'intera opera. Nessun giovane leggerà mai L'Ulisse di Joyce interamente, ma se io estraggo quattro pagine e faccio due libri Bianciardini gratuiti ad un centesimo, vuoi vedere che si ritorna a leggere anche l'Ulisse? Per questo devo strappare l'Ulisse dalle biblioteche e devo strappare alcune pagine dal libro.

TG: Va alleggerito?

MB: Va riproposto con altre modalità. Tutto deve ripartire con altre modalità.

TG: Beh, ma strappare delle pagine vuol dire fare un intervento anche sull'opera creativa.

MB: No, tu sei come il traduttore: il miglior traduttore quasi riscrive. Il miglior traduttore di lingua madre ha facoltà di riscrivere un'opera per portarla ai giorni nostri. Lo stesso ho fatto con Epicuro che è stato ritradotto, ma non dal potere. L'Ulisse devo farlo leggere, ma non posso metterlo in vendita a 20 o 30 euro.

TG: Per questo bisogna fare un estratto?

MB: No. Catturare alcune pagine all'interno dell'opera vuol dire farle vivere di vita propria. Ho pubblicato l'arte della gioia di Goliarda Sapienza che è diventato un caso nazionale. Il primo capitolo è già un libro. Alcune pagine di Joyce sono un racconto, leggendo bene quelle pagine vai a vedere Dublino.

TG: Marcello, ti ritieni ateo o agnostico?

MB: Ateo al 100%. Accanitamente ateo.

TG: Cos'è la morte per un ateo?

MB: Non mi pongo il problema. Più invecchio più non me ne fotte un cazzo della morte. Più mi soddisfa quello che faccio, meno vengo turbato dal pensiero della morte. Un anno fa ho piantato un querceto, più di 150 querce...

TG: Un tuo libro preferito o una tua lettura ricorrente?

MB: Le mie letture preferite sono quelle della ribellione, pertanto Keruac e le pagine anticlericali. Da Ernesto Rossi alla scuola radicale. Nasco con quella saggistica e scarto la fascinazione per le ideologie e le religioni. Le varie forme di potere, anche quelle apparentemente più libertarie, ti incatenano e ti imprigionano. L'anti-potere per me è rappresentato  da Krishnamurti che andava a diffondere un certo pensiero, poi spariva non esercitando nessun potere sugli altri.


Marcello Baraghini, 74 anni, Editore all'incontrario.
Marcello Baraghini, 74 anni, Editore all'incontrario.


1 commento:

  1. Intervista molto bella, anche se sulla Rete mi pare troppo ottimista (o forse no). Sul leggere meno, credo anche io che si leggano meno libri, è vero, ma forse nel complesso si legge di più, se vogliamo stare ai numeri.

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