mercoledì 2 maggio 2018

Democratizzare l'arte è possibile?

"In Svizzera solo pochi privilegiati posseggono la gran parte delle opere d'arte. Lo trovo ingiusto. L'arte dovrebbe essere di tutti." Pascal Meyer

Pascal Meyer, 37 anni e il busto del moschettiere di Pablo Picasso.

Il busto del moschettiere è un'opera di Pablo Picasso dipinta nel 1968 su una piccola tela di cm 25  X 58; non si tratta di un lavoro particolarmente importante, né di qualcosa di speciale o significativo. Anzi, personalmente trovo che il soggetto e il modo in cui esso sia stato raffigurato dall'autore spagnolo facciano di questo dipinto qualcosa che difficilmente possa essere superato in bruttezza.
Tuttavia, l'opera è stata autenticata ed è pur sempre il frutto dell'ingegno di un grande maestro. E' probabile che sia stata soprattutto la smania di possedere un Picasso ad aver spinto ben 25'000 svizzeri a unire i propri averi per accaparrarsi un'opera attraverso la piattaforma di aste online QoQa, gestita e fondata da un giovane imprenditore che, a detta dei suoi insegnanti, di arte non capiva gran che.
Pascal Meyer si è però dimostrato un guru del marketing, è riuscito a farsi assegnare un quadro di un grande autore  del Novecento e ha avuto le capacità di riunire un folto gruppo di persone che hanno ricomprato l'opera per 2 milioni di Franchi Svizzeri in sole 48 ore, sborsando soltanto 50 Franchi a testa. Anche se c'è chi ha comprato più di una quota. 
Non sappiamo quale sia stato il prezzo al quale Meyer abbia acquistato il "Busto di moschettiere" e di conseguenza quale sia stato il suo guadagno, ma dall'espressione del suo volto, crediamo che questa operazione per lui si sia rivelata piuttosto redditizia.
E' interessante sapere che ogni decisione che riguarderà questo quadro verrà presa in modo democratico coinvolgendo sempre tutti i proprietari che voteranno sul da farsi. Sicuramente, questo è un esempio di civiltà al quale in molti dovrebbero ispirarsi, ma adesso su questo argomento sentiamo il parere di un vecchio amico del nostro blog.

TG: Caro Joe Iannuzzi, cosa pensi di questa originale iniziativa intrapresa da Pascal Meyer, fondatore di QoQa?

JI: Chi ha messo in piedi il tutto è davvero un genio, al pari di coloro che vendono appezzamenti di terreni su Marte; è riuscito a vendere un'opera a due milioni di franchi, suddividendoli in 40 mila quote da 50 franchi. Praticamente l'opera è di tutti… ovvero di nessuno. L'opera, come hai giustamente sottolineato tu, non è neanche tra i migliori lavori di Picasso.


TG: Vuoi dire che probabilmente questa vendita in "multiproprietà" era l'unico modo per piazzare un quadro che nessuno voleva?


JI: Può essere.


TG: Oppure è effettivamente un modo per far sì che tutti possano approcciarsi all'arte con un modico investimento?

JI: Dipende in che modo vengono condotte queste operazioni, può essere un modo per far circolare opere minori o anche opere importanti, ma se fatto a scopo di lucro potrebbe diventare un modo subdolo per far soldi da parte di chi organizza queste vendite. Piuttosto che far parlare sempre degli stessi nomi, sarebbe meglio comprare una serigrafia numerata di un giovane artista.


TG: Se un domani uno volesse rivendere la sua quota come dovrebbe agire? Sempre che possa essere rivenduta, e dove potrebbe venderla? Sarebbe ancora obbligato a rivolgersi a Meyer? Insomma, questa operazione pare davvero qualcosa di molto virtuale. Non sarebbe meglio fare direttamente della beneficenza, piuttosto che "investire" 50 franchi così?


JI: Effettivamente, chi ha acquistato le quote di quest'opera non è un collezionista ma potrebbe essere un benefattore. Nel caso la maggioranza dei compratori volesse rivendere la propria quota, QoQa rimborserebbe tutti coloro che hanno contribuito all'acquisto del dipinto e darebbe tutti i profitti in beneficenza. 
Gli altri aspetti positivi di questa transazione sono che l'opera rimane in Svizzera; non si hanno spese di dogana; passaggio di denaro; tasse; eccetera, ma solo scambi di quote.

TG: Sarà questo il futuro nel mondo dell'arte?


JI: Tutto è possibile, se si considera l'opera d'arte come un'azione o come un frammento di un bene economico: allora sì, questo sarà il suo futuro. Comunque, questa operazione ti fa capire come la finanza potrebbe provare a trasformare l'arte in un prodotto finanziario.


TG: Capirei, se con questo sistema d'acquisto l'opera d'arte venisse poi donata ad un museo: la partecipazione di tutti servirebbe a far sì che il museo della propria città potrebbe disporre delle opere di un famoso artista che mancavano alla collezione. Così l'operazione avrebbe davvero un senso e una ragione d'essere.

JI: Partecipare a questa iniziativa può dimostrarsi anche un modo per mettersi in mostra e farsi pubblicità; adesso il busto del moschettiere verrà esposto in vari musei svizzeri e in ogni occasione compariranno i nomi di chi ha contribuito all'acquisto dell'opera.

TG: Siamo proprio nell'era dell'arte intesa come comunicazione e marketing... Non credi che questa vendita abbia portato rumore e pubblicità soprattutto alla società di Meyer?


JI: Certo, e poi il busto del moschettiere ci aiuta a ricordare il famoso motto di Alexandre Dumas: "Uno per tutti e tutti per uno" che è un po' la chiave del successo di Meyer. Questa è la prima operazione collettiva che viene condotta in rete, vedremo poi come si intenderà procedere o se questo rimarrà un caso isolato.


Nota: il busto del moschettiere resterà esposto al
Mamco di Ginevra fino a fine ottobre.

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