"Mettere l'arte sopra la vita e sopra di tutto crea solo problemi." TG
Venezia, Isola del Lazzaretto Nuovo.
Tony Graffio: Ciao Federico, tutto bene?
Federico De Leonardis: Tutto normale... anche se sono ancora un po' mortificato per questa vicenda che mi è capitata recentemente durante una mia mostra a Venezia...
TG: Hai voglia di raccontarmela?
FDL: Sì.
FDL: Sì.
TG: So che il 12 maggio hai inaugurato delle installazioni all'Isola del Lazzaretto Nuovo che è una location fantastica per presentare le tue opere d'arte.
FDL: Sì. Il Lazzaretto Nuovo è un'isola dietro all'Isola di Murano e vicino all'Isola di Sant'Erasmo che è un'isola molto più grande dove si coltivano dei famosi carciofi.
TG: Però al Lazzaretto tu non hai esposto carciofi, vero?
FDL: No. Grazie a Michela Rizzo, una gallerista molto attiva con cui lavoro da un po' di tempo, ho avuto uno spazio abbastanza grande per inserire delle opere installate all'aperto. Nelle mura di epoca storica sono presenti due edifici che un tempo erano utilizzati come polveriere perché l'isola serviva sia da lazzaretto che, successivamente, da deposito per le polveri esplosive.
TG: Era un lazzaretto per gli appestati?
FDL: Il lazzaretto era un edificio abbastanza grande che si trova in fondo all'isola, lì venivano ospitati gli equipaggi delle navi sospette di trasportare persone affette dalla peste o da malattie infettive.
TG: Era un'isola utilizzata per la quarantena di chi voleva sbarcare a Venezia.
FDL: Esatto. Quest'isola si trova a 20 minuti di vaporetto da Fondamenta Nuove. Prima di arrivare all'isola del Lazzaretto si costeggia l'affascinante cimitero di Venezia; c'è una prima fermata a Murano, l'attracco successivo ha luogo sull'isola dove è in corso la mia mostra e quella di Ivan Barlafante.
TG: La conosco, è un'isola piccolina che si può girare tranquillamente a piedi ed ha già di per sé un'atmosfera molto particolare.
FDL: E' un'isola non più grande di qualche ettaro ed è molto bella perché è priva di qualsiasi edificio che non sia storico. Ci sono le due polveriere ed il lazzaretto vero e proprio ed ha uno spazio grandissimo davanti, in cui le mie 5 installazioni e le altrettante di Ivan Barlafante non si disturbano, ma anzi colloquiano tra loro. Il visitatore ha così modo di vedere comodamente tutti i lavori esposti. Ci sono anche i resti di una chiesa che in passato è stata distrutta. Sotto gli austriaci, sono stati collocati i depositi per le polveri da sparo e successivamente l'isola è diventata un'oasi naturale che ospita conigli selvatici, serpenti, varie specie di uccelli. Gli animali sono presenti fuori dalle recinzioni. Non ci sono case abitate. Su una delle polveriere ho posto una delle mie installazioni, visibile anche dal battello che naviga intorno all'isola, che ho intitolato "Vie minate", da una poesia di Paul Celan.
TG: Immagino che in sintonia con il tuo modo di esprimerti tu abbia composto le installazioni con objets trouvés?
FDL: Sì, sono tutti objects trouvés, dai guanti da lavoro alle mie "Marine" e poi, soprattutto a "Ravatti", un lavoro che è stato boicottato dal responsabile ai beni culturali dell'isola. Gerolamo Fazzini ha dato l'ordine di togliere questo mio lavoro dal luogo dove l'avevo esposto, perché...
TG: Non gli è piaciuto?
FDL: Perché ha suscitato l'indignazione di alcuni visitatori. Come ti dicevo, l'isola ha un recinto che circonda i tre edifici presenti sul suo territorio; io ho scelto di installare Ravatti fuori dal recinto, accanto al passaggio dall'imbarcadero, cosa che può aver fatto credere a qualcuno che questa mia decisione fosse una provocazione. Naturalmente, solo alcune persone hanno fatto questa riflessione, ad altre è piaciuta, però c'è chi ha scritto a Fazzini per lamentare lo stato d'incuria dell'isola così che questo signore s'è sentito in dovere di far togliere la mia installazione senza avere il diritto per farlo. A me sembra strano che prima mi vengano concessi dei permessi per fare determinate cose che poi mi vengano tolti così ad esclusivo giudizio di una persona che non ha nemmeno consultato il diretto interessato che sarei io.
TG: Allora, se ho capito bene, tu sei stato invitato tramite la tua gallerista che ha organizzato l'evento insieme a Ekos Club Onlus che sarebbe l'Associazione Culturale di Fazzini e poi lo stesso Fazzini si è preso la briga di dire che la tua opera deturpa l'isola? E' così?
FDL: Michela Rizzo ha chiesto a Gerolamo Fazzini, che è responsabile per conto della Sovraintendenza alle Belle Arti dell'Isola del Lazzaretto, di poter organizzare questa mostra sull'isola in concomitanza con la Biennale di Venezia, portando lì me e Barlafante con installazioni che potevano restare all'aperto. Non sempre le installazioni possono stare all'aperto perché, o si arrugginiscono o si rovinano per altri motivi, una volta in balia degli elementi naturali. Le mie installazioni sono: "Vie minate", fatta coi guanti da lavoro; "Cuciture", composta con cavi spezzati trovati a Carrara e lavorati per poter essere esposti sul bordo del Lazzaretto. Poi, ho portato due "Marine" che ho sistemato sui resti della chiesa e l'altra sul muro del Lazzeretto. "Senza" è anch'essa sistemata sui resti della chiesa ed è fatta di corde di bronzo. Un'altra installazione è "Linea 1", opera che va vista perché non si può descrivere. Infine c'era "Ravatti", un'opera precedente all'omonimo filmato girato nella Cartiera Vitameyer di Cairate, abbandonata per fallimento nel 1977 e sui miei Ravtti, appunto, che comunque avevo auto già modo di esporre nel 1978 a Stoccarda e nel 1984 a Ferrara.
TG: Un'opera conosciuta quindi...
FDL: Sì, già conosciuta, già esposta, già pubblicata. Non so come dire...
TG: Nell'invito che tu mi hai spedito compare anche il nome di Ekos Club Onlus. Se il Fazzini è un organizzatore di questo evento, come mai poi ci ha ripensato?
FDL: E' chiaro che Gerolamo Fazzini è il padrone di casa ed è responsabile nei confronti del MiBACT, ma la mostra non l'ha organizzata lui, l'ha organizzata Michela Rizzo che rappresenta nomi di grande livello come Roman Opalka, Fabio Mauri; è stato inserito il nome di Fazzini per cortesia.
TG: Cortesia che non è stata ricambiata... Comunque, lui non ha avuto un ruolo nella mostra?
FDL: No, nessun ruolo.
TG: Ho capito, ma da come l'ho vista io e leggendo la lettera che hai pubblicato sul tuo blog sembrava che l'organizzatore non sapesse nemmeno ciò che ha fatto e che cosa è stato collocato sull'isola. Sembrava la situazione di qualcuno che pur dentro questo evento piuttosto importante cadesse dalla nuvole.
FDL: Eh sì, c'è una contraddizione. Se non ci fosse stato lui che apriva a me e al Barlanfante le porte del Lazzaretto, se non ci fosse stato lui a fornirci il trattore, l'argano, il trabbattello e gli altri attrezzi, come avremmo potuto montare le installazioni? Lui sapeva benissimo quello che stavamo facendo. Per onestà devo dire che quando io ho sistemato il mio Ravatti all'esterno del recinto l'ho visto arricciare il naso ed ho capito che forse stava provando a mettermi i bastoni tra le ruote affinché io non installassi lì la mia opera.
TG: Capito.
FDL: Quello è un lavoro forte e provocatorio, ma la mia finalità non era la provocazione. I Ravatti sono vera poesia! Sono ciarpame che io ho raccolto sulle rive di tutta Italia, ma anche del Mediterraneo, in Grecia ed in Francia. Sono resti tutti artificiali riciclati e trasformati dal mare: non c'è niente di naturale. Il sottotitolo dell'opera è: "Arcobaleno ancora quasi naturale".
TG: Federico, in quanti anni hai raccolto questo materiale?
FDL: Tantissimi anni. Prima di fare la mostra sono stato sulle rive del Lido di Venezia ed ho trovato altri reperti molto interessanti che ho inserito nell'installazione. Questo per dire che tutte le volte che io vado al mare cerco sempre con lo sguardo a terra questo genere di cose. Non sono oggetti che si trovano facilmente. A me interessa che siano anche pulite dall'azione del mare. Nella mia raccolta c'è anche una serie di bambole che hanno perso la loro connotazione artificiale e sembrano aver assunto le sembianze di pesci o di sassi. Non posso tradurre in parole ciò che vedo.
TG: Lo so; ma quanto tempo ti ha richiesto questa ricerca?
FDL: Da ragazzo già facevo una raccolta di questo tipo. Quando nel 1978 ho fatto la mostra a Stoccarda io avevo già raccolto questi oggetti. Non esiste un anno preciso in cui ho iniziato questa attività: si tratta di un lavoro che s'è definito poco a poco e poi si è arricchito nel corso del tempo. Anche se poi ho fatto molte altre cose.
TG: Questi "Ravatti", adesso che fine hanno fatto? Non saranno mica stati buttati via?
FDL: No, Fazzini li ha rimessi nei sacchi nei quali io li avevo portati a Venezia.
TG: Quindi sapeva che non erano spazzatura?
FDL: Lo sapeva benissimo.
TG: Siamo sicuri che tutta questa storia non è una vostra trovata pubblicitaria?
FDL: Magari lo fosse! In quel caso avremmo rimesso tutto a posto ed avremmo beneficiato del tam tam mediatico. Non è così. Secondo me il problema è che qualcuno non comprende il mio lavoro.
TG: Questo fa di te un vero artista?
FDL: Ma no, gli artisti li fa solo la poesia e non le contraddizioni del mercato o di qualche ignorante, la poesia condivisa e produttiva di altra poesia. Come ho specificato nel mio blog di Fuori dai denti, se essere rifiutati dal Salon fosse indice di grandezza io sarei a cavallo, come gli impressionisti, ma portato da queste bestie dentro un catafalco. Mi spiego? E poi oggi il tam tam mediatico orchestrato dagli interessi commerciali è così assordante che soffoca tutti gli episodi minori come quello per cui oggi mi hai intervistato. Le azioni di censura dei Fazzini di turno vanno segnalate, ma non bisogna dar loro troppa importanza. Come dicevo, passata la festa, il polverone, il suo deposito lascia intravvedere solo la poesia, se c'è, ed è quella ad agire. Guarda, guardate tutti il video su Youtube. E a parte questo sull'isola ci sono altre dieci installazioni di cui altre cinque mie che mi illudo siano altrettanto poetiche.
TG: Un'ultima cosa su Fazzini, ma cosa vuol dire essere Ispettore Onorario del Ministero? E' un titolo fittizio?
FDL: Ma che ne so?! Non ne ho idea! La Sopraintendenza ha uno strapotere che applica solo dopo che i buoi sono scappati. La storia dell'arte è piena d'esempi in cui, ad un certo punto, si trasforma l'antico in qualcos'altro, perché un modo di vedere l'antico è proprio dettato dal contemporaneo. L'artista contemporaneo trasforma l'antico ovunque. Oggi, i lavori site specific sono molto più importanti degli altri lavori nei luoghi deputati. Questo è uno di quei casi. Il Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo è diventato di un conservatorismo assurdo: questo è un discorso. L'altro discorso è che, probabilmente, non potendosi occupare di tutti i luoghi di cui è responsabile, il Ministero demanda certi compiti a persone ignoranti che vengono terrorizzate da questi ruoli.
TG: Può essere. Invece, della Biennale che cosa ne pensi? Non ti sembra che abbia perso molto del suo valore e della sua importanza?
FDL: (Ridacchiando) Tu mi stai provocando! Sì, secondo me dopo gli anni d'oro, fino a quando c'è stata la mostra di Robert Smithson, ad esempio, ma anche recentemente abbiamo visto dei bei lavori alla Biennale. Per esempio, le opere di Richard Serra mi sono piaciute molto; oppure altri lavori molto più contemporanei. Si tratta però di casi rari all'interno di un'organizzazione che ha molti soldi e può attirare opere interessanti. Ritengo che dall'intervento di Sgarbi all'interno del Padiglione Italia la Biennale è decaduta moltissimo; questo però non vuol dire che non ci siano lavori interessanti da guardare. Io quest'anno non ho ancora fatto in tempo a visitarla.
TG: Del fatto che alcuni artisti paghino per esporre nei padiglioni dei paesi meno prestigiosi che cosa pensi?
FDL: Questo non lo so!
TG: Sì, succede anche questo.
FDL: Non lo so e non voglio nemmeno saperlo, sarebbe una cosa veramente grave. Non voglio fare polemiche stupide, ma sulla Biennale di Sgarbi in passato ho scritto sul mio blog.
TG: Qual'è la morale che trai dall'incidente che ti è capitato?
FDL: E' significativo dei tempi. Oggi viviamo un'epoca di "Barocchetto Volgare", io l'ho classificata così. Il Barocchetto, intendiamoci, non è il Barocco. Io mi levo tanto di cappello davanti all'arte Barocca, da un Caravaggio ad un Borromini, a Bernini: tutta gente che sapeva il fatto suo. A Guido Reni, perfino... Noi italiani siamo intrisi di cultura Barocca, non soltanto nelle arti visive, ma anche in letteratura. Fa parte della cultura italiana, ma il Barocchetto, o Rococò Volgare, rappresentano il Kitsch della nostra società che è la conseguenza del dilagare della cultura di massa che attraverso la cultura americana è arrivata fino a noi.
TG: Però al Lazzaretto tu non hai esposto carciofi, vero?
FDL: No. Grazie a Michela Rizzo, una gallerista molto attiva con cui lavoro da un po' di tempo, ho avuto uno spazio abbastanza grande per inserire delle opere installate all'aperto. Nelle mura di epoca storica sono presenti due edifici che un tempo erano utilizzati come polveriere perché l'isola serviva sia da lazzaretto che, successivamente, da deposito per le polveri esplosive.
TG: Era un lazzaretto per gli appestati?
FDL: Il lazzaretto era un edificio abbastanza grande che si trova in fondo all'isola, lì venivano ospitati gli equipaggi delle navi sospette di trasportare persone affette dalla peste o da malattie infettive.
TG: Era un'isola utilizzata per la quarantena di chi voleva sbarcare a Venezia.
FDL: Esatto. Quest'isola si trova a 20 minuti di vaporetto da Fondamenta Nuove. Prima di arrivare all'isola del Lazzaretto si costeggia l'affascinante cimitero di Venezia; c'è una prima fermata a Murano, l'attracco successivo ha luogo sull'isola dove è in corso la mia mostra e quella di Ivan Barlafante.
TG: La conosco, è un'isola piccolina che si può girare tranquillamente a piedi ed ha già di per sé un'atmosfera molto particolare.
FDL: E' un'isola non più grande di qualche ettaro ed è molto bella perché è priva di qualsiasi edificio che non sia storico. Ci sono le due polveriere ed il lazzaretto vero e proprio ed ha uno spazio grandissimo davanti, in cui le mie 5 installazioni e le altrettante di Ivan Barlafante non si disturbano, ma anzi colloquiano tra loro. Il visitatore ha così modo di vedere comodamente tutti i lavori esposti. Ci sono anche i resti di una chiesa che in passato è stata distrutta. Sotto gli austriaci, sono stati collocati i depositi per le polveri da sparo e successivamente l'isola è diventata un'oasi naturale che ospita conigli selvatici, serpenti, varie specie di uccelli. Gli animali sono presenti fuori dalle recinzioni. Non ci sono case abitate. Su una delle polveriere ho posto una delle mie installazioni, visibile anche dal battello che naviga intorno all'isola, che ho intitolato "Vie minate", da una poesia di Paul Celan.
Vie Minate di Federico De Leonardis
TG: Immagino che in sintonia con il tuo modo di esprimerti tu abbia composto le installazioni con objets trouvés?
FDL: Sì, sono tutti objects trouvés, dai guanti da lavoro alle mie "Marine" e poi, soprattutto a "Ravatti", un lavoro che è stato boicottato dal responsabile ai beni culturali dell'isola. Gerolamo Fazzini ha dato l'ordine di togliere questo mio lavoro dal luogo dove l'avevo esposto, perché...
TG: Non gli è piaciuto?
FDL: Perché ha suscitato l'indignazione di alcuni visitatori. Come ti dicevo, l'isola ha un recinto che circonda i tre edifici presenti sul suo territorio; io ho scelto di installare Ravatti fuori dal recinto, accanto al passaggio dall'imbarcadero, cosa che può aver fatto credere a qualcuno che questa mia decisione fosse una provocazione. Naturalmente, solo alcune persone hanno fatto questa riflessione, ad altre è piaciuta, però c'è chi ha scritto a Fazzini per lamentare lo stato d'incuria dell'isola così che questo signore s'è sentito in dovere di far togliere la mia installazione senza avere il diritto per farlo. A me sembra strano che prima mi vengano concessi dei permessi per fare determinate cose che poi mi vengano tolti così ad esclusivo giudizio di una persona che non ha nemmeno consultato il diretto interessato che sarei io.
TG: Allora, se ho capito bene, tu sei stato invitato tramite la tua gallerista che ha organizzato l'evento insieme a Ekos Club Onlus che sarebbe l'Associazione Culturale di Fazzini e poi lo stesso Fazzini si è preso la briga di dire che la tua opera deturpa l'isola? E' così?
FDL: Michela Rizzo ha chiesto a Gerolamo Fazzini, che è responsabile per conto della Sovraintendenza alle Belle Arti dell'Isola del Lazzaretto, di poter organizzare questa mostra sull'isola in concomitanza con la Biennale di Venezia, portando lì me e Barlafante con installazioni che potevano restare all'aperto. Non sempre le installazioni possono stare all'aperto perché, o si arrugginiscono o si rovinano per altri motivi, una volta in balia degli elementi naturali. Le mie installazioni sono: "Vie minate", fatta coi guanti da lavoro; "Cuciture", composta con cavi spezzati trovati a Carrara e lavorati per poter essere esposti sul bordo del Lazzaretto. Poi, ho portato due "Marine" che ho sistemato sui resti della chiesa e l'altra sul muro del Lazzeretto. "Senza" è anch'essa sistemata sui resti della chiesa ed è fatta di corde di bronzo. Un'altra installazione è "Linea 1", opera che va vista perché non si può descrivere. Infine c'era "Ravatti", un'opera precedente all'omonimo filmato girato nella Cartiera Vitameyer di Cairate, abbandonata per fallimento nel 1977 e sui miei Ravtti, appunto, che comunque avevo auto già modo di esporre nel 1978 a Stoccarda e nel 1984 a Ferrara.
TG: Un'opera conosciuta quindi...
FDL: Sì, già conosciuta, già esposta, già pubblicata. Non so come dire...
TG: Nell'invito che tu mi hai spedito compare anche il nome di Ekos Club Onlus. Se il Fazzini è un organizzatore di questo evento, come mai poi ci ha ripensato?
FDL: E' chiaro che Gerolamo Fazzini è il padrone di casa ed è responsabile nei confronti del MiBACT, ma la mostra non l'ha organizzata lui, l'ha organizzata Michela Rizzo che rappresenta nomi di grande livello come Roman Opalka, Fabio Mauri; è stato inserito il nome di Fazzini per cortesia.
TG: Cortesia che non è stata ricambiata... Comunque, lui non ha avuto un ruolo nella mostra?
FDL: No, nessun ruolo.
TG: Ho capito, ma da come l'ho vista io e leggendo la lettera che hai pubblicato sul tuo blog sembrava che l'organizzatore non sapesse nemmeno ciò che ha fatto e che cosa è stato collocato sull'isola. Sembrava la situazione di qualcuno che pur dentro questo evento piuttosto importante cadesse dalla nuvole.
FDL: Eh sì, c'è una contraddizione. Se non ci fosse stato lui che apriva a me e al Barlanfante le porte del Lazzaretto, se non ci fosse stato lui a fornirci il trattore, l'argano, il trabbattello e gli altri attrezzi, come avremmo potuto montare le installazioni? Lui sapeva benissimo quello che stavamo facendo. Per onestà devo dire che quando io ho sistemato il mio Ravatti all'esterno del recinto l'ho visto arricciare il naso ed ho capito che forse stava provando a mettermi i bastoni tra le ruote affinché io non installassi lì la mia opera.
TG: Capito.
FDL: Quello è un lavoro forte e provocatorio, ma la mia finalità non era la provocazione. I Ravatti sono vera poesia! Sono ciarpame che io ho raccolto sulle rive di tutta Italia, ma anche del Mediterraneo, in Grecia ed in Francia. Sono resti tutti artificiali riciclati e trasformati dal mare: non c'è niente di naturale. Il sottotitolo dell'opera è: "Arcobaleno ancora quasi naturale".
TG: Federico, in quanti anni hai raccolto questo materiale?
FDL: Tantissimi anni. Prima di fare la mostra sono stato sulle rive del Lido di Venezia ed ho trovato altri reperti molto interessanti che ho inserito nell'installazione. Questo per dire che tutte le volte che io vado al mare cerco sempre con lo sguardo a terra questo genere di cose. Non sono oggetti che si trovano facilmente. A me interessa che siano anche pulite dall'azione del mare. Nella mia raccolta c'è anche una serie di bambole che hanno perso la loro connotazione artificiale e sembrano aver assunto le sembianze di pesci o di sassi. Non posso tradurre in parole ciò che vedo.
TG: Lo so; ma quanto tempo ti ha richiesto questa ricerca?
FDL: Da ragazzo già facevo una raccolta di questo tipo. Quando nel 1978 ho fatto la mostra a Stoccarda io avevo già raccolto questi oggetti. Non esiste un anno preciso in cui ho iniziato questa attività: si tratta di un lavoro che s'è definito poco a poco e poi si è arricchito nel corso del tempo. Anche se poi ho fatto molte altre cose.
TG: Questi "Ravatti", adesso che fine hanno fatto? Non saranno mica stati buttati via?
FDL: No, Fazzini li ha rimessi nei sacchi nei quali io li avevo portati a Venezia.
TG: Quindi sapeva che non erano spazzatura?
FDL: Lo sapeva benissimo.
I Ravatti di Federico De Leonardis
TG: Siamo sicuri che tutta questa storia non è una vostra trovata pubblicitaria?
FDL: Magari lo fosse! In quel caso avremmo rimesso tutto a posto ed avremmo beneficiato del tam tam mediatico. Non è così. Secondo me il problema è che qualcuno non comprende il mio lavoro.
TG: Questo fa di te un vero artista?
FDL: Ma no, gli artisti li fa solo la poesia e non le contraddizioni del mercato o di qualche ignorante, la poesia condivisa e produttiva di altra poesia. Come ho specificato nel mio blog di Fuori dai denti, se essere rifiutati dal Salon fosse indice di grandezza io sarei a cavallo, come gli impressionisti, ma portato da queste bestie dentro un catafalco. Mi spiego? E poi oggi il tam tam mediatico orchestrato dagli interessi commerciali è così assordante che soffoca tutti gli episodi minori come quello per cui oggi mi hai intervistato. Le azioni di censura dei Fazzini di turno vanno segnalate, ma non bisogna dar loro troppa importanza. Come dicevo, passata la festa, il polverone, il suo deposito lascia intravvedere solo la poesia, se c'è, ed è quella ad agire. Guarda, guardate tutti il video su Youtube. E a parte questo sull'isola ci sono altre dieci installazioni di cui altre cinque mie che mi illudo siano altrettanto poetiche.
TG: Un'ultima cosa su Fazzini, ma cosa vuol dire essere Ispettore Onorario del Ministero? E' un titolo fittizio?
FDL: Ma che ne so?! Non ne ho idea! La Sopraintendenza ha uno strapotere che applica solo dopo che i buoi sono scappati. La storia dell'arte è piena d'esempi in cui, ad un certo punto, si trasforma l'antico in qualcos'altro, perché un modo di vedere l'antico è proprio dettato dal contemporaneo. L'artista contemporaneo trasforma l'antico ovunque. Oggi, i lavori site specific sono molto più importanti degli altri lavori nei luoghi deputati. Questo è uno di quei casi. Il Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo è diventato di un conservatorismo assurdo: questo è un discorso. L'altro discorso è che, probabilmente, non potendosi occupare di tutti i luoghi di cui è responsabile, il Ministero demanda certi compiti a persone ignoranti che vengono terrorizzate da questi ruoli.
TG: Può essere. Invece, della Biennale che cosa ne pensi? Non ti sembra che abbia perso molto del suo valore e della sua importanza?
FDL: (Ridacchiando) Tu mi stai provocando! Sì, secondo me dopo gli anni d'oro, fino a quando c'è stata la mostra di Robert Smithson, ad esempio, ma anche recentemente abbiamo visto dei bei lavori alla Biennale. Per esempio, le opere di Richard Serra mi sono piaciute molto; oppure altri lavori molto più contemporanei. Si tratta però di casi rari all'interno di un'organizzazione che ha molti soldi e può attirare opere interessanti. Ritengo che dall'intervento di Sgarbi all'interno del Padiglione Italia la Biennale è decaduta moltissimo; questo però non vuol dire che non ci siano lavori interessanti da guardare. Io quest'anno non ho ancora fatto in tempo a visitarla.
TG: Del fatto che alcuni artisti paghino per esporre nei padiglioni dei paesi meno prestigiosi che cosa pensi?
FDL: Questo non lo so!
TG: Sì, succede anche questo.
FDL: Non lo so e non voglio nemmeno saperlo, sarebbe una cosa veramente grave. Non voglio fare polemiche stupide, ma sulla Biennale di Sgarbi in passato ho scritto sul mio blog.
TG: Qual'è la morale che trai dall'incidente che ti è capitato?
FDL: E' significativo dei tempi. Oggi viviamo un'epoca di "Barocchetto Volgare", io l'ho classificata così. Il Barocchetto, intendiamoci, non è il Barocco. Io mi levo tanto di cappello davanti all'arte Barocca, da un Caravaggio ad un Borromini, a Bernini: tutta gente che sapeva il fatto suo. A Guido Reni, perfino... Noi italiani siamo intrisi di cultura Barocca, non soltanto nelle arti visive, ma anche in letteratura. Fa parte della cultura italiana, ma il Barocchetto, o Rococò Volgare, rappresentano il Kitsch della nostra società che è la conseguenza del dilagare della cultura di massa che attraverso la cultura americana è arrivata fino a noi.
La visita alle installazioni di Federico De Leonardis e Ivan Barlafante è gratuita.
Tutti i diritti sono riservati
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