Da parecchio tempo volevo parlarvi del restauro: ho deciso di farlo, non tanto per raccontarvi come si possono recuperare dipinti di valore o mobili inglesi, ma per dimostrarvi che l'artista ha una personalità geniale che si può esprimere in vari modi e che la sua vita è una parte fondamentale della sua opera.
Credo fortemente che talvolta l'opera, o i concetti che essa esprime siano niente, in confronto alle difficoltà affrontate da certi uomini e alle strane soluzioni che molti hanno dovuto trovare per riuscire a vivere decentemente, riuscendo a portare a compimento certi progetti.
Mi interessava anche farvi riflettere se oggi sia meglio essere un artista o un artigiano. Un artigiano sicuramente è qualcuno che sa fare qualcosa e sa risolvere i problemi pratici che ci assillano; lo stesso non si può dire di un arista.
Si può essere artigiani ed artisti nello stesso tempo? Secondo me sì e Giacomo ce lo dimostra in maniera esemplare raccontandoci la sua storia.
Pubblico oggi il suo racconto, più che la sua intervista, anche per farvi capire che non tutte le madri si comportano bene nei confronti dei loro figli, ma che ogni figlio non può dimenticare d'avere avuto una madre.
So che a tratti quello che leggerete potrebbe sembrarvi soltanto un espediente per narrarvi una storia divertente, ebbene, sappiate che tutto quello che leggete su queste pagine sono storie vere.
Un ultima cosa: forse con questo articolo non dovrei fare una pubblicità indiretta a Katia e Giacomo, perché poi rischierei di portare troppi clienti a due artigiani che lavorano bene a prezzi più che onesti, col rischio che poi non avrebbero più tempo di lavorare per me; ma ho deciso ugualmente di indicarvi il loro numero di telefono, come ho già fatto con Gigi Carminati tempo fa, o con Emma Canepari, perché anche questa coppia merita d'essere conosciuta e per me è giusto aiutarli in questo senso. TG
Giacomo Ferro, restauratore in zona Dergano telefono: 345797426.
Tony Graffio: Ciao Giacomo, quando sei nato?
Giacomo Ferro: Il 15 luglio del 1961.
Tony Graffio: Iniziamo a dire qual'è il tuo cognome.
Giacomo Ferro: Ferro, è un nome facile da ricordare.
TG: Come Ferro? Lavori il legno e ti chiami ferro? Ma questo non è il tuo vero nome!
GF: Come no? È quello d'arte?
TG: È quello vero?
GF: Mi chiamo Amanda? (Risata)
TG: Amanda Ferro?
GF: No, è quello vero.
TG: Ok, adesso possiamo iniziare... Tu vieni da una famiglia di restauratori?
GF: Vengo da una famiglia di liutai. Da qua è arrivata la mia passione per il legno, ma mio nonno non mi ha mai insegnato niente, neanche ad incidere. Ho dovuto imparare tutto da solo. Quindi figurati...
TG: E allora a cosa è servito nascere in una famiglia di liutai?
GF: A niente! Le scuole dell'epoca erano così, non ti insegnavano niente. È vero, eh. Mio nonno non mi insegnava niente di niente. È morto senza avermi insegnato niente.
TG: Quindi hai appreso il tuo lavoro geneticamente? È una cosa che avevi nel sangue?
GF: Ah! È una cosa ebraica!
TG: Cioè?
GF: La mia è una famiglia ebraica. Quindi non insegnano niente. I miei sono tutti ebrei. Anche i parenti di mia moglie Katia.
TG: Non lo sapevo. Non vorrei cadere in un luogo comune, però gli ebrei sono tutti ricchi, voi non mi sembrate ricchi... Siete sicuri d'essere veri ebrei?
GF: No, guarda che i miei parenti sono ricchi; i miei nonni erano ricchi, stessa cosa per i parenti della Katia: sono tutti ricchi! E a noi non ci hanno lasciato niente. (Risatina)
TG: Mica possono essersi portati via tutto...
GF: No, sto scherzando. Io ho rinunciato all'eredità per lasciarla ai miei zii e alla sorella di mia madre, perché loro erano poveri. Ho rinunciato a tutto, perché avevo dei sensi di colpa per tutta una serie di eventi che mi sono capitati. Mio zio era maresciallo dei carabinieri a Ivrea e gli ho lasciato tutto senza sapere nemmeno quanto era. Non ho nemmeno voluto vedere a quanto ammontava il patrimonio.
TG: Beh, si vede che sei un tipo particolare e poi ognuno è fatto a modo suo. Se quella per te era la cosa giusta da fare hai fatto bene a comportarti così; però scusa, quello che non capisco è il fatto che tuo nonno e tuo padre erano liutai, sapevano fare di tutto col legno e non ti hanno spiegato niente. A quel punto io li avrei mandati a quel paese! Perché avresti dovuto lavorare il legno se loro neanche ti hanno aiutato? Al tuo posto, io avrei fatto qualcos'altro. Il fabbro, per esempio... Così risparmiavo anche sulle lettere dell'insegna...
GF: Mica me l'hanno mai detto che dovevo lavorare il legno! Un padre non l'ho mai avuto, perché mia madre, una volta morto mio padre, s'è risposata con un uomo che mi ha tolto le chiavi di casa... A 18 anni mi sono ritrovato a dormire in mezzo ad una strada ed ero il ragazzo più bravo del mondo.
TG: Come riuscivi a vivere?
GF: Vuoi sapere che cosa facevo? Mi ero comprato due valige, andavo a dormire negli alberghi; mangiavo e dormivo lì per 10-15 giorni, poi me ne andavo senza più tornare. All'epoca si poteva fare, ho vissuto per 7-8 mesi così. Poi, ho trovato da lavorare e mi sono fermato.
TG: Non ti hanno mai beccato?
GF: E cosa ti fanno? Insomma, l'uomo non ha il diritto di mangiare? Anche adesso, se vai al ristorante e prendi un primo, un secondo ed un bicchiere d'acqua puoi uscire senza pagare. Lo sai?
TG: Questo è vero, però magari glielo devi dire prima...
GF: Sì, certo che glielo devi dire prima, ma anche se glielo dici dopo non cambia niente, perché nella Costituzione italiana c'è il diritto alla sopravvivenza. Queste sono cose che ho imparato all'epoca. Sai quante volte mi succedevano questi casini? Sono rimasto pulito, incensurato, fino ad adesso. La denuncia l'ho presa un mese fa. Perché ho picchiato due sbirri.
TG: Hai fatto solo bene, sono dei prepotenti.
Risata.
GF: Eh sì, ma mi hanno denunciato per resistenza a pubblico ufficiale.
TG: Scusa, ma piccoletto come sei, come hai fatto a pestare due sbirri grandi e grossi?
GF: E che cosa ci vuole? Ci vogliono le mani! Sai io ho fatto la vita di strada per tanti anni, non è che io abbia tanta paura... Anzi, non mi fa paura niente per essere esatti.
TG: Hai iniziato subito a lavorare come falegname o restauratore?
GF: Aspetta... No, ti dico la verità, ho trovato lavoro in un'autofficina... Dopo un po' mi hanno licenziato perché non avevano più bisogno di me, era un'occupazione temporanea in una carrozzeria. Da lì, ho iniziato a fare il ladro di antiquariato.
TG: Ah, alla faccia della sincerità!
GF: Ho fatto 7-8 mesi lì e poi mi sono ritirato pulito.
TG: Lì dove scusa?
GF: A lavorare di notte!
TG: Sempre lì nella tua zona? Nei dintorni di Parma?
GF: Sì, nelle colline tra Parma e Reggio Emilia. Poi, mi sono ritirato imbattuto che significa che non mi hanno mai preso. Questi signori che mi hanno fatto lavorare, mi hanno insegnato a distinguere, con la pila in mano, i mobili e i loro prezzi. Come fai a distinguere che mobili devi prendere di notte? Devi sapere il prezzo.
TG: Spiegamelo. Come si fa?
GF: Mi hanno insegnato le caratteristiche su cui basarmi sulle quali poi si decide il prezzo.
TG: Dammi qualche dritta, se devo venire qui da te di notte a rubare qualcosa, come faccio?
GF: Qui non c'è più niente da rubare.
TG: Ho capito, ma come faccio a distinguere quello che vale dalla "fuffa"?
GF: E' una cosa lunga da insegnare, devi conoscere gli stili dei mobili. A me hanno insegnato bene, tanto che poi sono andato ad un corso a Verona, da Antonio Vaccari, credo fosse nel 1996. Vaccari ha lavorato anche con Antonio Lubrano per RAI 3, ha fatto una trasmissione sull'antiquariato.
TG: Ho capito chi è, lo conosco, ci ho lavorato insieme anch'io, un bel po' di anni fa.
GF: Per due o tre anni hanno fatto quella trasmissione sui prezzi dell'antiquariato.
TG: Ma tu che ladro eri? Non lavoravi in proprio? Rubavi sotto padrone?
GF: Rubavo in proprio ed alla mattina andavo a vendere tutto. E mi sono ritirato in battuta. Pulito eh?
TG: Ho capito che sei fiero della tua carriera, ma qualche problema non l'hai mai avuto?
GF: Una volta sola mi hanno fermato a Vignola con un comò del prete, ma in caserma sono riuscito a convincere tutti che lo avevo comprato nel pomeriggio. Ho scaricato la roba e sono andato a casa... (risata)
TG: Il prete non ha sporto denuncia?
GF: Sì, ma ormai era mattina ed era tardi. In Italia c'è una legge che dice che se vieni preso in flagranza di reato c'è l'arresto, ma se la denuncia ti arriva dopo rimani a piede libero. Dopo io ho dimostrato che la sera del furto non ero lì perché avevo un alibi ed il reato di furto è diventato incauto acquisto. Ho pagato la multa e la cosa è finita lì.
TG: Hai detto che avevi comprato i mobili da una terza persona, chiaro.
GF: Come puoi dimostrare che non è vero? Lui ha fatto la denuncia, il mobile era lì, sono andato a prenderlo al mattino; mi è arrivato l'avviso dei carabinieri, ho detto di no che non ero io e mi sono inventato una persona.
TG: Ti consideri un maestro dell'arte dell'arrangiarsi?
GF: (Risata) Ho dovuto arrangiarmi parecchio per non finire in galera...
TG: Ma con tutti i settori che potevano essere più redditizi, penso alle automobili sportive che dalle tue parti abbondano, proprio i mobili antichi dovevi rubare? Mobili che oltretutto pesano quintali!
GF: A quei tempi, quello era un settore che rendeva parecchio, io guadagnavo dai 20 ai 30 milioni a sera. Solo per quel comò che ho lasciato ai carabinieri avrei preso 12 milioni di lire, ti parlo di circa 20 anni fa. Effettivamente, mi avevano proposto di rubare anche le automobili, ma in quel caso dovevi avere un capannone ed un carrozziere di riferimento, diventava complicato.
TG: Dovevi cambiare la targa...
GF: No, quello non era un problema, all'epoca non era mica come adesso...
TG: A Verona sei andato a scuola...
GF: Ho fatto la scuola serale ed ho preso un diploma da restauratore e perito. Potrei fare anche il perito.
TG: Le hai mai fatte le perizie?
GF: Sì, in negozio per i miei clienti, sì.
TG: I mobili che rubavi te li compravano gli antiquari?
GF: Sì, all'epoca compravano tutto ad occhi chiusi, l'economia andava bene, non era mica come adesso! Se un mobile era valutato 20 milioni, te ne davano 3.
TG: Non stavano a chiedersi da dove arrivava?
GF: No, e poi come lo provi? Qualche volta, un pezzo unico viene fotografato e vidimato, ma non è mica un orologio che ha il numero di matricola... Per i pezzi unici che vanno in asta è diverso, quelli sono tutti reperti, fotografati e periziati, ma quelli non andavo mica a rubarli, altrimenti diventava un reato ancora più grave, non ricordo se è traffico internazionale di beni d'arte...
TG: Ci informeremo...
GF: Direi di no; ormai è andata... Sono rimasto pulito fino ad un mese fa.
TG: Posso scriverle queste cose?
GF: Uh! Certo, puoi scriverle!
TG: Ormai sono tutti reati caduti in prescrizione.
GF: Sono storie di 28 anni fa!
TG: Lo rifaresti?
GF: Oh! Solo che ne prenderei di più!
TG: Ne ruberesti di più?
GF: Certo! Là non è come qua. In Emilia si sta molto meglio che qua in Lombardia, là la gente è ricca. Tutti hanno 3-4 o 5 case perché hanno avuto l'eredità dai nonni contadini nelle campagne o in montagna. La roba è tuttora lì a marcire in quelle case, da secoli.
TG: Vuoi dirmi che lì erano contenti che liberavi le loro case?
GF: Beh insomma, proprio contenti, no (risata), però...
TG: Non se la prendevano tanto...
GF: Nooo! Per tutti i reati che ho commesso mi ha denunciato solo il prete, anche se poi non mi hanno mai preso. Erano i mobili della sacrestia...
TG: Forse gli servivano.
GF: No, non gli servivano. Erano i mobili della Curia.
TG: Era obbligato a fare denuncia...
GF: Sai che nelle chiese quello che trovi è tutta roba bella? È tutto fatto di legno do noce.
TG: Non ti ricordi come si chiamava il prete?
GF: No, non ricordo nemmeno il nome del paesino, ma era vicino a Vignola.
TG: Tu di dove sei?
GF: Sono di Reggio Emilia. Di Rio Saliceto, per la precisione.
TG: Vicino a Correggio.
GF: Esatto! Il musicista Luciano Ligabue è di Correggio ed eravamo amici perché abbiamo la stessa età, forse lui è un anno più vecchio di me. In zona ci conoscevamo tutti: Ligabue, Zucchero, e anche quello scemo di Vasco. Eravamo tutti amici e andavamo nella stessa discoteca. Quando avevo 14 anni, Vasco Rossi ne aveva 22 e faceva il Disc Jockey in una piccola discoteca di Modena che si chiamava Snoopy e tutti noi andavamo lì a ballare.
TG: Si cuccava?
GF: (Risata) Che domande... Come posso spiegarti... Noi eravamo un po' come i paninari. Eravamo più o meno quei tipi di personaggi.
TG: I paninari erano gente con la grana in tasca...
GF: Fino ai 19 anni, quando poi è morta mia mamma, io stavo benissimo. Dai 13 ai 19 anni ho lavorato come saldatore e guadagnavo bene. Quando un operaio prendeva 400'000 lire, noi della zona rossa, dove i sindacati avevano lavorato bene, prendevamo anche 200'000 lire in più degli altri. All'epoca, 600'000 lire erano soldi, perché un'utilitaria costava 1'200'000. Io ho avuto una bellissima infanzia in mezzo alla musica, donne, DJ e tutto il resto.
TG: Che musica ascoltavi?
GF: Secondo te? Tutta musica da discoteca!
TG: Donna Summer?
GF: Esatto! Allora era tutto totalmente diverso. Si stava benissimo.
TG: C'era differenza tra città e campagna?
GF: Là no, perché la città più grande, Bologna, aveva solo 250'000 abitanti. il primo negozio d'antiquariato che ho avuto l'ho aperto a Bologna, in via Toscana.
TG: Perché ti sei trasferito a Milano?
GF: Chi lo sa? Sembrava che l'antiquariato non tirasse più... Invece non è vero, è qui a Milano che non va niente.
TG: Tu fai questo lavoro per passione?
GF: Certo, se no non sarei qua. Io restauro i mobili, Katia fa le tappezzerie, ma io sono in grado anche di rifare i dipinti.
TG: Non è che fai anche il falsario? Sei un artista comunque! Oppure preferisci essere chiamato artigiano?
GF: Artista del furto? (sogghigno lunghissimo). E' stato un periodo bellissimo quello. Ho avuto una piccola azienda che faceva maglieria; la Katia apriva prestissimo alla mattina. Alle 6,30 gli operai accendevano le macchine ed io a quell'ora tornavo a casa con il camion pieno di mobili, parcheggiavo il camion, dormivo fino a mezzogiorno e nel pomeriggio andavo a vendere il carico. Era fantastico: ero ricco e bello!
TG: Anche la Katia ha la passione per i mobili?
GF: La Katia sì ed è ancora più brava di me, perché lavora le stoffe.
TG: È più difficile lavorare le stoffe?
GF: Sì, è più difficile, ci vuole una mano incredibile, io non sarei capace.
TG: Però facevi le selle delle moto...
GF: Fare le selle delle moto è più facile che fare una poltrona. Ci sono degli effetti molto difficili da fare con la stoffa. Qua dietro (mi mostra una poltrona) devi mettere dei bottoni che poi devi tirare: è complicatissimo!
TG: Quanto sei rimasto a Bologna?
GF: Siamo stati 3 o 4 anni a Bologna, poi la Katia non riusciva a stare ferma ed ha voluto venire qua, solo che a Milano ci sono un'infinità di restauratori.
TG: Quanti sono?
GF: Quando io sono arrivato a Milano, nel 2000, c'erano già 560 restauratori. Poi non ho più guardato, perché non ci sono più nemmeno le Pagine Gialle. Adesso saremo in 1000. Sicuramente più di 700. Se dividi circa 800 restauratori in 9 zone quanto fa?
TG: Circa 90.
GF: Ogni zona ha circa 150'000 abitanti, il che vuol dire che c'è circa un restauratore ogni 1500 abitanti.
TG: Sono troppi?
GF: Eh sì, i mobili mica li fanno adesso; quello che c'è in giro sta scomparendo. Questo è un mestiere destinato a morire. Perché? Perché si restaurerà tutto quello che è stato fatto nel corso dei secoli che è limitato. E quello che non viene fatto non può aumentare.
TG: Tanta roba rotta si butta...
GF: Per questo noi facciamo anche la tappezzeria. I manufatti sono sempre gli stessi, non è che se ne producano altri.
TG: Se c'è la crisi, com'è che i restauratori aumentano sempre di più? E' tutta gente che ci prova?
GF: Tutti i mestieri individuali si stanno diffondendo, dal panettiere al ciclista che ripara le biciclette, perché non essendoci più l'industria che impiega le persone, le persone devono inventarsi qualcosa da fare per sopravvivere. Sarà sempre peggio, nonostante le chiacchiere che ci raccontano i nostri politici.
TG: Si fa fatica adesso a trovare i pezzi antichi? O meglio che cos'è un pezzo antico?
GF: L'antico ha una sua precisa definizione che ti viene data dal Codice Penale.
Risata
GF: Ma sì, certo, furto semplice è una cosa, furto di pezzi antichi un'altra... Un mobile comunque diventa antico a 50 anni dalla morte dell'autore. Ovvero, il pezzo deve avere più di 50 anni e l'autore dev'essere morto.
TG: Non è che adesso ci sia molto interesse per l'antiquariato. Tu che cosa ne pensi?
GF: Secondo me, ci sarà un riflusso, fra qualche anno, dei mobili degli anni 1950. Tieni presente però che ci sono pezzi fatti in serie. In Lombardia, erano prodotti soprattutto nelle zone di Cantù; in Veneto erano prodotti a Cerea. Lì è nata l'industria del mobile su stile antico, già nel 1920. I loro mobili tra 10 anni circa diventeranno d'antiquariato, anche se non sono stati fatti interamente a mano. Ad ogni modo, se avessi i soldi, riempirei i magazzini di questa roba.
TG: A Meda conosco il grande Osvaldo Minotti che ha costruito a mano i mobili più belli del mondo ed ha una casa piena di pezzi bellissimi. Un giorno se vuoi andremo a trovarlo, ma non per rubargli le sue cose; guarda che è un amico!
GF: Ma no, non rubo più! Mi sono ritirato in battuta. La spiegazione del perché quei pezzi varranno è che alcune parti erano fatte a macchina, ma le decorazioni erano fatte a mano dagli intagliatori dell'epoca. Quella sarà l'ultima botta di lavoro per noi. Già si parlava di Vecchia Cerea e Vecchia Cantù per descrivere quei lavori, ma poi è arrivata la crisi e tutto s'è fermato. Io spero che la gente si interessi a queste cose, altrimenti finirà tutto ancora prima.
TG: C'è gente che butta nella spazzatura roba ancora bella?
GF: Mai visto.
TG: Come no? Anch'io vi ho portato da restaurare una sedia anni '40 che ho trovato per strada.
GF: Qualcosa si trova, ma è robetta, i pezzi belli se li tengono.
TG: Beh certo, i pezzi interi perfettamente conservati forse non li butta via nessuno.
GF: I pezzi veramente antichi non li trovi mica. Fino a 7-8 anni fa, quando noi avevamo il negozio con le vetrine in via Imbonati trovavo ancora dei bei mobili nella spazzatura e poi li vendevo, ma adesso è finita. Io ho avuto un anno buono in cui di notte andavo in giro con la macchina per raccogliere i mobili che l'AMSA avrebbe dovuto raccogliere il giorno dopo. Ho fatto anche quello. Nel 2007-2008, in tutta Milano si trovava di tutto. raccoglievo le sedie e i comò e il giorno dopo li mettevo in vendita in vetrina.
TG: Avere la vetrina aiuta...
GF: Aiutava. Adesso non c'è niente da fare, non c'è niente che t'aiuti. È uno schifo totale, te lo diranno anche gli altri, mica solo io. sai quanto costa un affitto?
TG: Minimo ci vorranno 1000 euro...
GF: Conviene avere un negozio? Ti serve già solo un pezzo per pagarti l'affitto. E per tutte le altre spese come fai? Come vedi, adesso lavoro in un laboratorio che mi costa meno, il negozio non ce l'ho più.
TG: Ho capito. Invece perché non ci insegni qualcosa per fare da soli se troviamo qualcosa che ci piace nella spazzatura.
GF: Ma se non mi ha insegnato niente il nonno, vuoi che ti insegni io?
TG: Ok, grazie allora...
Risata finale di Giacomo Ferro
Giacomo ferro, 56 anni, restauratore nel suo laboratorio di Dergano, a pochi passi dalla Stazione della Metropolitana in via Imbonati.
GF: Figurati che mio nonno non mi ha insegnato nemmeno a fare la lacca ai violini e tu sai che i violini suonano bene solo dopo che stendi sul legno un tipo di lacca particolare, altrimenti non suonano. Io so fare i violini come li faceva lui, ma dopo non so farli suonare... Quindi che senso ha fare i violini che non suonano?
TG: Il suono dipende dalla lacca?
GF: Il suono dipende dal legno della parte superiore che è un abete che cresce solo in Trentino, chiamato abete armonico. Gli altri legni non suonano. La parte inferiore del violino invece è fatta di cedro o di acero. Anche se tu costruisci un violino in questo modo, ne uscirà un suono sgraziato se non c'è una certa lacca stesa sopra. Altrimenti, perché gli Stradivari ed i Guarnieri del Gesù sono famosi per il loro suono?
TG: Infatti, stanno studiando queste cose ancora adesso, perché tutti i liutai si portavano nella tomba i loro segreti. Adesso ho capito.
GF: Mio nonno s'è portato nella tomba i soldi ed i violini.
GF: Cosa ti devo dire? Io mi sentivo in colpa perché non avevo i soldi per pagare il funerale di mia madre e così ho rinunciato all'eredità.
Non è facilissimo trovare il magazzino di Catia e Giacomo, perché si accede da un cortile che esce in via Filippo Baldinucci, Angolo via Imbonati, nel caso telefonategli e fatevelo spiegare da lui. Non chiamatelo però prima di mezzogiorno perché gli è rimasta l'abitudine di svegliarsi molto tardi.
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