sabato 17 marzo 2018

È finita la Cuccagna (l'Albero della Cuccagna nella simbologia della cultura popolare e nell'arte contemporanea)

Il simbolo dell'Esposizione Universale di Milano del 2015 era un albero della vita di 37 metri che ha fatto molto discutere per le difficoltà economiche, pratiche e logistiche che ha dovuto affrontare, ma anche per il richiamo della sua benevola figura. Un po' sul solco di questa rappresentazione metaforica, Achille Bonito Oliva ha propiziato la diffusione di ben 45 alberi della cuccagna sul territorio nazionale, anche allo scopo di richiamare l'attenzione degli appassionati d'arte verso la manifestazione fieristica milanese, invitando 45 diversi artisti ad occuparsi di questo soggetto e a lasciare un segno per un paio di anni, o più, in vari luoghi che poi sono stati raccontati fotograficamente in una pubblicazione edita da Skira. 
Ho pensato che la presentazione di questo libro e la conferenza alla quale hanno partecipato alcuni importanti personaggi come Achille Bonito Oliva, Giulio Giorello, Guido Guerzoni, e Davide Rampello fosse una buona occasione per riconsiderare le tradizioni benaugurali del mondo contadino, il loro significato e fare un parallelo con l'attuale situazione in cui si trova il nostro paese.

Achille Bonito Oliva
Achille Bonito Oliva, curatore della pubblicazione e delle esposizioni dell'Albero della Cuccagna, ha trasmesso la fame di conoscenza e arte all'Italia intera durante il periodo di Expo 2015.

Il Paese della Cuccagna, non si sa bene dove sia, è un paese dell'Utopia che noi naturalmente collochiamo sul territorio italiano, anche se l'albero della cuccagna era un gioco tradizionale ben conosciuto in tutta Europa e fa parte di una cultura che va ben al di là dei confini nazionali.
Nel Paese della Cuccagna non si lavora, ma si guadagna; in Italia ormai siamo alla situazione opposta, qui viviamo in un mondo distopico, non più utopico. Adesso si lavora molto e si guadagna poco o niente... Insomma, siamo di fronte ad un mesto declino della civiltà. La Cuccagna non è più il paese di Bengodi, ma un albero che diventa ai nostri giorni soltanto un'insegna che può dar richiamo alle osterie da tre soldi.
Un tempo, nelle descrizioni popolari la Cuccagna era un paese in cui le case erano fatte di pesci e di salsicce e di altre cose ghiotte. Le oche grasse si andavano avvolgendo per le vie arrostendosi da loro stesse, accompagnate dalla bianca cagliata. Le tavole erano sempre imbandite di ogni vivande e ognuno poteva sedersi liberamente a quel desco per mangiare ciò che meglio gli aggradava senza mai pagare un quattrino di scotto. In quella terra, si potevano bere fiumi di vino rosso e bianco; il mese era di sei settimane, si celebravano quattro Pasque, mentre la Quaresima arrivava solo ogni 20 anni. I denari si trovavano per terra, come sassi, ma non abbisognavano perché nessuno comprava e nessuno vendeva, poiché tutto quanto era necessario alla vita si dava per nulla. Anche le donne non chiedevano altro che fare l'altrui piacere... Senza contare che nel centro del Paese della Cuccagna sgorgava la Fontana dell'Eterna Giovinezza!
Questa natura mitica del luogo dell'abbondanza e della gioia rimane intatto fino alla fine del 1500, quando in pieno periodo della Controriforma la licenza diventa vizio e la povertà una colpa.
La Cuccagna diventa un evento collaterale a tutte le feste contadine dove si installa la giostra della Cuccagna, o meglio, un albero colmo di generi alimentari, in cui il vero spettacolo è quello di vedere poveri disgraziati che rischiano di farsi male nel tentare di arrampicarsi su un palo ingrassato per riuscire a strappare coi denti un pezzo di salsiccia o una caciotta appesa in cima.
Tra il 1800 ed il 1900 il palo diventa un'insegna, in questo ultimo passaggio scorgiamo il mesto e triste declino in cui il paese utopico della Cuccagna da luogo di gioia e benessere si trasforma in un elemento di richiamo commerciale che quasi mai mantiene le sue promesse di qualità e soddisfazione.
Con la proposta culturale di Davide Rampello e Achille Bonito Oliva, l'arte contemporanea ha tentato di riappropriarsi di un elemento simbolico importante facendolo rivivere, non come un albero della vita, ma come un palo portatore di un messaggio diverso.

Il catalogo che raccoglie gli alberi della cuccagna realizzati da 45 artisti e istallati su tutto il territorio nazionale dal 2017 al 2017.

Gli alberi della Cuccagna sono stati ripensati da vari artisti, in copertina al catalogo curato da Achille Bonito Oliva troviamo un'opera di Mimmo Paladino che era stata collocata a Lecce in Largo della Santa Croce che sembra rappresentare la persistenza dell'effimero. Le opere proposte attraverso gli alberi della Cuccagna installati in tutta Italia e poi raccolti in un libro che come sottotitolo ha: "Nutrimenti per l'arte" ci ricorda che ai nostri tempi la fame più grande è quella per la conoscenza e le scienze, anche quando abbiamo a che fare con l'opera d'arte. Questa è anche la ragione per la quale Bonito Oliva termina il suo discorso dicendoci che l'arte si nutre di ogni materia: naturale, fisica e mentale e nello stesso tempo si costituisce come nutrimento a futura memoria della conoscenza che noi, come individui civili, non dobbiamo mai rischiare di perdere. TG

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