Il prototipo del Taipan G88 configurato con la camera Sony FS7 e l'obiettivo Nikon 14-24mm f 2,8, come è stato descritto nell'intervista da Emanuele Chiocchio
Negli ultimi 3 anni, in campo cinematografico (e fotografico), si sono susseguite moltissime novità che hanno rivoluzionato il modo d'effettuare le riprese: droni, testate remotate, fotografia aerea, supporti stabilizzati, ogni mese viene lanciata sul mercato una nuova valida soluzione per risolvere situazioni che fino a non molto tempo fa richiedevano attrezzature molto complesse e costose. Cerchiamo di capire meglio di che cosa si tratta e come orientarci verso l'acquisto di un prodotto di qualità che duri nel tempo e ci offra la garanzia di spendere bene i nostri soldi.
Che cos'è un gimbal? Che caratteristiche deve avere per soddisfare le nostre esigenze ed integrarsi bene con l''attrezzatura di cui già disponiamo?
Ho avuto la possibilità di farmi spiegare questa cosa direttamente da un produttore italiano, di Avezzano; ritengo che dopo aver letto questa intervista, sarà più semplice per tutti potersi orientare nel mare magnum dei supporti stabilizzati e delle teste remotate e potersi muovere con più facilità sia nella valutazione dei gimbal professionali che dei modelli più economici. TG
Tony Graffio
intervista Emanuele Chiocchio di Taipan Gimbals all'IBTS 2015
Tony Graffio: Ciao
Emanuele, mi spieghi cos'è Taipan Gimbals?
Emanuele Chiocchio:
Taipan Gimbals nasce appositamente per lo sviluppo di prodotti
girostabilizzati. Il G88 è il primo Gimbal che abbiamo
realizzato in azienda ed è dedicato alla fascia medio-alta del
mercato; supporta carichi che possono andare da piccole macchine da
presa, fino a configurazioni che io definisco abbondanti, ovvero
camere come SONY FS7 che possono essere equipaggiate di obbiettivi
abbastanza corposi. Nel nostro caso, qui abbiamo montato un Nikkor
14-24mm F2,8 con adattatore Metabones.
TG: Significa che
possiamo essere su un peso di 4 chilogrammi, in questa
configurazione?
EC: No, qui siamo
intorno ai tre chili e 300 grammi, più o meno, perché l'adattatore
pesa più o meno 150 grammi, la batteria è una BP-U90 da mezzo chilo
e l’ottica aggiunge altri 1.000 grammi.
TG: Ma qual’è
il massimo carico che possiamo montare sul Vostro supporto?
EC: La questione
del “massimo carico” è un po' complessa e distrae sempre dal
vero problema. Io dico sempre che è solo una scorciatoia di
marketing.
TG: Perché? Fammi
capire meglio questo concetto, per favore.
EC: Parlare di
massimo carico senza dare un riferimento dimensionale, secondo me è
sbagliato, nel senso che se io posiziono un cubetto d'acciaio al
centro del mio gimbal, sto parlando di un decimetro cubo
d'acciaio che pesa intorno ai Kg 7,5; io avrò un carico di sette
chili e mezzo molto facile da bilanciare, perché ha delle leve
cortissime. Se invece sul mio gimbal vado a metterci una SONY
FS7 con un 14-24mm, che pesa di meno, circa 3,2Kg, ma è lunga quasi
cm 40, è chiaro che avrò dei momenti completamente diversi dal
decimetro cubo d'acciaio.
E' per questo motivo che
noi di Taipan preferiamo far vedere la gimbal che lavora con
questo tipo di set-up, e che lavora bene, piuttosto che dire,
sì ci potete pure montare 8-10 chilogrammi di materiale, perché
prendere in esame solo il peso è un parametro che non ha alcun
riferimento reale. Anche perché, pensare di montare una camera che
pesa Kg 8 qua sopra, vuol dire che tu devi prendere in considerazione
quelle full-size tipo Varicam Panasonic che su questi gimbal,
come su altri gimbal concorrenti, non ci entrano per motivi
dimensionali, perché sono molto lunghe.
TG: Possiamo
montare una RED qua sopra?
EC: La RED va
benissimo, così come vanno benissimo la FS7, la FS5, la URSA Mini,
la ARRI Alexa Mini o camere più leggere che tuttavia non è detto
debbano per forza utilizzare gimbal piccole.
Facciamo un esempio: se
io prendo una SONY Alpha 7R II, che è una mirrorless dal successo
strepitoso, molto versatile, capace di girare dei filmati bellissimi,
pesa relativamente poco, gr. 750 (solo corpo), più o meno, poi
davanti ci mettiamo un obiettivo da 1 Kg, come questo, arrivi già a
1.750 gr. Se ci mettiamo anche il paraluce, i fuochi remotati e le
batterie, cosa succede allora? Di che cosa parliamo? Ci ritroviamo
nuovamente con qualcosa che pesa abbondantemente sopra i 2 Kg. Perché
noi, ovviamente, vogliamo utilizzare la camera in un modo
professionale, vero?
Cosa diciamo a questo
punto? Per noi, è meglio avere una meccanica molto robusta, priva di
giochi, infatti il nostro Taipan ha degli accoppiamenti su cuscinetti
completamente privi di giochi assiali e radiali, perché è stato
studiato in questo modo.
Una situazione in cui può essere utilizzato il gimbal a mano
TG: Il Taipan
monta cuscinetti d'acciaio?
EC: Tutto è
progettato in modo da ridistribuire lo sforzo ottimizzando i carichi
asse per asse, a seconda di come lavora il gimbal.
L'arrangiamento meccanico delle cuscinettature è differente per ogni
asse, a seconda che esso lavori a taglio, a sbalzo, a trazione e/o
compressione.
Vengono utilizzati
cuscinetti in acciaio, di precisione, dimensionati ed accoppiati in
maniera diversa, a seconda di dove operano.
Un motore, per esempio
lavora a compressione se il gimbal è tenuto in un certo modo,
invece se la mettiamo al contrario, come vengono utilizzate
solitamente i gimbal, il motore sarà soggetto ad una forza di
trazione. Ciò fa sì che l'arrangiamento degli atri cuscinetti è
ancora diverso.
Ad un certo punto, è
naturale porsi tutta una serie d'interrogativi relativi al peso,
perché avendo il gimbal dimensioni importanti, anche questo
fattore è d'aggravio al peso complessivo di tutta l'apparecchiatura.
Per questo motivo, per la costruzione del gimbal, noi usiamo
monoscocche in fibra di carbonio. Abbiamo usato il carbonio ovunque
abbiamo potuto, sia per alleggerire che per creare una struttura
molto resistente ed elastica, perché il comportamento della fibra di
carbonio rispetto ai metalli è diverso.
L'uso del carbonio ci fa
ottenere una struttura efficiente e, al tempo stesso, leggera.
Prima presentazione al pubblico del gimbal Taipan G88, basta mettere la scritta prototipo per attirare l'attenzione del pubblico. Molti erano gli operatori interessati che si assiepavano intorno alla stand di ADCOM all'IBTS
TG: Voi siete
partiti immediatamente con l'idea d'utilizzare il carbonio, nel
vostro progetto?
EC: Subito. Anche
perché, questo è un materiale high-tech che qualifica
immediatamente il prodotto. Poi, abbiamo scelto le monoscocche,
piuttosto che i tubi che solitamente vengono usati per ragioni
strutturali e funzionali. La forcella del nostro Taipan ha una
sezione ellittica orientata in maniera tale da offrire la massima
resistenza alle forze di taglio, perché si scarichino le forze
sull'asse maggiore dell'ellisse.
Il nostro è un tentativo
di costruire qualcosa che sia il più valido possibile. Sicuramente
sarà possibile fare di meglio, non dico di no, si può sempre
migliorare, però vi assicuro che l'attenzione che noi abbiamo messo,
anche in tutti i dettagli, è veramente maniacale.
Considerate che tutte le
parti in alluminio 7075 T6 (ergal) sono state ricavate dal pieno, con
anodizzazione dura che non è la classica anodizzazione decorativa,
ma è quella tecnica, circa 3 volte più spessa, questo vuol dire che
siamo intorno ai 40 micron di spessore, quindi è molto dura.
L'anodizzazione di questo tipo aumenta la durezza superficiale. A
seconda dell'anodizzazione che si fa, varia il tipo di durezza
superficiale del pezzo. Naturalmente, l'anodizzazione tecnica costa
anche di più di quella soltanto estetica.
Le viti, seguendo la
nostra filosofia, sono tutte viti custom che hanno tutte un doppio
standard, metrico e imperiale. Metrico per quanto riguarda la testa
che ha un innesto M5 a cava esagonale e imperiale per quanto riguarda
la filettatura che ha un passo ¼ 20 UNC (il cosiddetto passo
fotografico) facendo in modo dì avere un cuore vite resistente alla
coppia di serraggio, usiamo il titanio. Abbiamo deciso di fare così per garantire una dimensione contenuta a fronte di un passo conveniente per il serraggio delle manopole. Tutta la viteria è di titanio grado 5.
Ricapitolando: abbiamo
fatto uso di titanio grado 5, monoscocche in carbonio, lega
d'alluminio speciale, oltre a questi vantaggi strutturali,
aggiungiamo un supporto completo agli standard.
La nostra testa può
essere montata sul cavalletto e tolta dall'impugnatura senza
adattatori, perché noi per quanto riguarda il montaggio della testa
utilizziamo le cannette da 15mm con interasse 60mm, vale a dire
quelle usate da mezzo mondo.
TG: Siete gli
unici a fare queste cose o c'è anche qualcun altro che produce in
questo modo?
EC: Rispondo
onestamente: mi sembra che siamo gli unici ma se dovesse esserci
qualcun altro non te lo saprei dire.
TG: prima di
partire col vostro progetto, avete fatto uno studio su quello che
hanno fatto gli altri produttori di gimbal?
Emanuele Chiocchio prova il suo gimbal all'IBTS
EC:
Effettivamente, essendo l'ambiente dove ci muoviamo, un mercato molto
agguerrito e competitivo, non è facile trovare il successo
commerciale, però noi abbiamo pensato che comunque c'è la
possibilità di fare un tipo di prodotto che già esiste, ma in modo
differente dagli altri produttori.
Non dico meglio, ma in
modo diverso sì.
Intanto, abbiamo scelto
di ottemperare agli standard esistenti e questo è un punto piuttosto
importante. Puoi mettere il G88 su qualunque cavalletto, ed hai una
testa remotata.
TG: Abbiamo quindi
un doppio uso, a mano libera e su cavalletto...
EC: Esatto, e
questo è il nostro secondo punto di forza.
Altra cosa, la piastra
che usiamo per montare le camere, non è uno standard, ma è talmente
diffusa da poter essere considerata tale. Parlo della Manfrotto 357.
Tanta gente ha questa piastra sempre incollata alla camera che
trovarsela lì già pronta può solo fare piacere, perché non la
deve nemmeno sostituire. Se io avessi detto: no, ho la mia slitta
sotto, per montare la camera, già imponevo due cose che la gente non
conosceva, cosa che noi non abbiamo voluto fare.
Un'altra cosa: noi
forniamo un adattatore che ti consente di montare il gimbal
non solo con le cannette da 15mm, ma anche sullo stativo utilizzato
per i corpi illuminanti.
Questo stativo è un
supporto economicissimo e diffusissimo che ti consente di montare il
gimbal e di usarlo nuovamente come testa remotata.
E' ottimo per chi usa le
steadicam, per gli studi fotografici e video, questi stativi li trovi
praticamente ovunque. Inoltre, costano veramente poco. E' di fatto un
altro standard per la ripresa stabilizzata: lo steadicam.
Noi pensiamo che le teste
girostabilizzate non siano sostitutive della steadicam, non vanno a
contrastare questi strumenti, ma ad integrarli. Così, abbiamo
inventato due modi per usare il gimbal con la steadicam.
Sempre con uno dei nostri adattatori è possibile montare il gimbal
in posizione rovesciata sul perno del braccio elastico, quindi se hai
bisogno di un supporto che ti serva per reggere un peso per molto
tempo, senza che butti
il corpetto, il braccio,
o i pezzi del corredo della steadicam, puoi in parte riutilizzare la
tua vecchia attrezzatura.
TG: Il gimbal
completo quanto pesa?
EC: Il nostro
gimbal pesa intorno ai 3400-3700 grammi. La batteria è
totalmente indipendente, puoi decidere di utilizzare le normali
batterie LiPo, la nostra utilizza le LiPo 4S, oppure utilizzi le
V-Lock che puoi distribuire come vuoi. Su uno spallaccio, sulla
schiena come contrappeso e così via. Insomma, ci troviamo di fronte
ad altri due standard che noi abbiamo tentato di prendere in
considerazione il più possibile.
TG: Per le
connessioni che cosa avete scelto?
EC: Noi forniamo
il gimbal con due batterie 4S LiPo alle quali sono intestati
dei connettori tipo Traxxas a due poli, protetti, con un unico verso
di montaggio, quindi non si possono scambiare i poli, però
parallelamente stiamo lavorando su una serie di adattatori che ti
consentano di sfruttare altre uscite, come ad esempio Power
Tap/D-Tap, SDI e la possibilità di poterti interfacciare con le
batterie V-mount, chiaramente di pari capacità e tensione.
TG: Riusciamo a
capire che consumo energetico ha il gimbal?
EC: Considera che
con una Batteria 4S da 5.000 MilliAmpère si riesce a lavorare per
circa 4 ore. Chiaramente, con masse minori, il consumo è minore. I
motori a piena potenza assorbono circa 1,4 Ampère. Ad ogni modo per
un set-up di oltre 3 chilogrammi, possiamo affermare che l'autonomia
è alta.
TG: Forse, volevi
dirmi ancora qualcosa relativo all'uso con la steadicam.
EC: Sì, infatti,
volevo aggiungere che il supporto steadicam, oltre ad adattare il
montaggio del gimbal sul supporto del braccio, permette di smontare
un motore, si toglie lo YAW e tramite un adattatore apposito lo
monti sullo sled; quindi c'è una configurazione steadicam normale
dove il movimento dell'asse Z verticale, lo fai tu a mano, invece di
farlo fare al motore.
L'operatore steadicam,
abituato ad intervenire in una certa maniera, non si trova così di
fronte a nessun cambiamento operativo. Ciò accade proprio perché
noi siamo convinti che steadicam e gimbal siano due mondi
complemetari integrabili, ognuno dei quali ha dei vantaggi da
offrire e qualche svantaggio, mentre una volta che vengono uniti
insieme, essi possono essere efficaci nel risolvere alcune situazioni
di ripresa.
I motori sono progettati
ad hoc, in collaborazione con un'azienda di Piacenza che nel
suo curriculum ha la produzione dei Kers per la Formula 1.
L'anno scorso produceva per Red.Bull e l'anno prima per Ferrari.
Inutile dire che nel nostro piccolo, abbiamo creduto nel progetto,
investendoci i nostri soldi. Tutto qua. Abbiamo tentato di fare il
meglio che potevamo. Non so dire se questo sia il meglio in assoluto,
però siamo fieri d'aver raggiunto un buon risultato.
TG: A questo
punto, dopo aver spiegato benissimo il suo funzionamento e la sua
costruzione, ci manca sapere soltanto che cos'è un gimbal e a cosa
serve.
EC: Un gimbal,
normalmente è un supporto stabilizzato che serve a produrre riprese
cinetelevisive senza scossoni, traballamenti e vibrazioni.
TG: In cosa
differisce dai giroscopi?
EC: I giroscopi
sono un sistema che non ha nulla a che vedere con il nostro, in
qualche modo induce il mantenimento di un orizzonte costante, in
maniera meccanica, contrastando i tuoi movimenti e annullandoli,
perché introduce un suo movimento, in una direzione opposta alla
tua. Ha utilizzi militari, costi elevatissimi ed oggi si utilizza
molto meno in fotografia aerea, per esempio. Senza contare che sono
poco ergonomici, ingombrano molto, vanno alimentati, devono fare
corpo unico con la macchina da presa, fotocamera, o videocamera
aumentando considerevolmente volume e manovrabilità. Si tratta
sicuramente di attrezzature pionieristiche con un loro indiscutibile
valore sul fronte della ricerca, però è ovvio che man mano che la
tecnologia si evolve va verso sistemi diversi.
Nel gimbal ci sono
dei giroscopi, però il gimbal elettronico come lo intendiamo noi
utilizza dei piccoli giroscopi di precisione collegati ad
un'elettronica che effettua il pilotaggio dei motori. Posso
aggiungere che questi apparecchi sono definiti gimbal direct
drive, per far capire che il motore elettrico è in presa diretta
con l'asse che deve movimentare, in modo da non avere ingranaggi,
pulegge, o altri meccanismi aggiunti. La loro meccanica è un
progetto parallelo alla parte elettrica, più che alla parte
elettronica. Quello che è importante capire è che per la
movimentazione di determinate masse, ci vogliono motori elettrici
correttamente dimensionati, per tanti motivi. Il motore elettrico
correttamente dimensionato non scalda, il nucleo del motore non entra
in saturazione.
Bisogna calcolare tutto
per bene, affidandosi a professionisti che fanno solo quello dalla
mattina alla sera, non è facile.
TG: Potremmo
riassumerlo in piccoli giroscopi, 3 motori ed una forcella?
EC: Sì,
solitamente una struttura a tre assi ha tre motori che controllano
beccheggio, rollio ed asse Z, lo YAW. Ogni motore è deputato al
pilotaggio di uno degli assi e naturalmente la posizione della camera
è determinata dalla posizione del giroscopio che non è un semplice
giroscopio, ma è un'unità MEMS, micro elettronico-meccanica,
che ha il compito di rilevare anche l'accelerazione con la quale si
sposta. Non solo ti sa dire di quanti gradi è inclinata a sinistra,
ma anche a che velocità si sta spostando. Tutto ciò in base ad un
sofisticato set di parametri.
Nei gimbal la differenza
tra un prodotto ed un altro è dato dalla meccanica di precisione e,
più che dall'elettronica, dagli algoritmi di gestione
dell'elettronica. Il segreto è tutto lì.
Ci possono essere
architetture simili che funzionano in modo totalmente diverso a causa
della bontà o meno degli algoritmi utilizzati.
TG: Precisiamo che
saranno sul mercato solo da 4 o 5 anni.
EC: Mah, guarda, a
così grande diffusione anche meno, io direi 3 anni, considera che
prima Freefly l'ha presentato al grande pubblico nel 2012 a Las
Vegas, al NAB, Freefly è giovanissima, in termini di vita aziendale.
Loro hanno iniziato con i droni per la ripresa aerea, anche se forse
la prima a produrre gimbal direct-drive rivolte al settore è
stata la Photohigher, ditta neozelandese di Kimberly Attwell che, per
me, ha fatto un lavoro eccezionale, poco apprezzato sui gimbal,
presentandoli al NAB di un anno prima e portando una gamma di
strumenti adatti a tutte le camere, dalle Gopro, alle camere molto
più grandi. Non mi so spigare però, perché Photohigher ha avuto
una diffusione commerciale inferiore alle aspettative, nonostante il
suo prodotto fosse veramente molto bello.
Paolo Chiocchio ed il Taipan G88
TG: Qual è la
formazione tua e di tuo fratello che è compartecipe in questo
progetto?
EC: Paolo ed io
siamo informatici, la nostra azienda assiste gli ingegneri
strutturisti nel calcolo e nella verifica strutturale in CA, acciaio
e strutture miste, quindi parte da molto lontano, poi, sempre per
conto dei tecnici, ha sviluppato delle soluzioni per fare dei rilievi
termografici con il drone, iniziando praticamente da lì.
Poi abbiamo virato verso
le teste elettroniche, per una maggiore sicurezza d'uso, anche
perché il drone monta attrezzature costose e quando cadono son
dolori, anche se sei coperto da assicurazione. Non è che il giorno
dopo parti e riprendi a volare, a meno che tu non abbia un hangar
infinito.
TG: Quindi voi
avete pensato di impegnarvi coi gimbal, per lasciare i droni
ad altri?
EC: Esattamente,
anche perché nel campo dei droni la situazione non è molto chiara a
livello di normative, essendo questa un'industria molto nuova, veloce
a muoversi in contingenze molto specifiche, cosa che ha preso un po'
in contropiede tutto e tutti.
Noi abbiamo preferito
restare con “i piedi per terra”, letteralmente.
E' vero che adesso tutti
vogliono il drone, anche per i matrimoni, e tutti lo usano, però
questo significa anche che più persone lo utilizzano, maggiori
saranno gli incidenti di percorso. E' normale, non perché il drone
sia un sistema non sicuro di per sé, è che bisogna saperlo usare
con un minimo di giudizio e di metodo. Purtroppo, molti continuano a
farlo volare sopra le teste della gente, non rendendosi conto che
un'elica di quelle, pur essendo piccola, è pur sempre una lama che
ti può fare (molto) male.
TG: E' complicato
montare un'attrezzatura come la vostra su un drone e farla volare?
EC: Ci vuole un
drone molto potente, ma si può fare, il peso della testa è sui
3.400 grammi, però, visto che fanno volare teste come la Ronin che
pesa più della nostra, sicuramente anche la G88 può volare.
Per avere la debita
stabilità in volo, è bene utilizzare configurazioni con almeno 8
motori.
Oppure 8 contrapposti in
configurazione coassiale, 4 su 4. Dipende, ci sono davvero molte
soluzioni.
Il G88 può essere comandato con un radiocomando a distanza per modellismo
TG: Siete
ottimisti sulla riuscita commerciale del vostro prodotto?
EC: Sì,
decisamente perché, secondo noi, ha dei punti d'originalità, come
il fatto di poter supportare tutti gli standard, la facilità di
trasformazione, poter togliere lo YAW e metterla a spalla, in più
stiamo sviluppando tutta una serie di accessori per l'utilizzo con lo
spallaccio.
Al momento, esistono 3
tipi di handlebar superiore: quella in monoscocca in fibra di
carbonio, c'è quella regolabile ed una terza che può avere le
maniglie sostituibili, dritte o snodate, insomma, abbiamo cercato di
concepire un prodotto il più possibile adattabile alle reali
condizioni di ripresa.
Se l'operatore vuole
lavorare a spalla senza utilizzare il terzo asse, perché vuol fare
lui il movimento destra-sinistra, può farlo, e togliere il motore.
Se vuole lavorare a spalla facendo il movimento col motore, può fare
anche questo.
Ci può essere chi
preferisce non comprare l'adattatore per montare il tutto sul
cavalletto; benissimo, noi gli diamo le cannette da 15mm e gli diamo
la possibilità d'usarlo sul cavalletto come testa remotata, oppure
su un jimmy jib. Insomma, se poi c'è un operatore steadicam che vuol
usare il Taipan gimbal sulla steadicam, direttamente sul
braccio elastico, lo può fare, se invece preferisce il set up
classico con lo sled? Ok, può fare anche questo.
TG: Siete in
contatto con qualche cine-operatore che vi fa tutte queste richieste
per mettere alla prova il vostro prodotto e svilupparlo?
EC: Collaboriamo
attivamente con Filippo Chiesa, già da parecchio tempo, tant'è
vero che tra le sue mani sono già passati almeno un paio di
prototipi del Taipan.
Poi, ci sono altri
operatori steadicam, come Alessandro Ruggeri di Bologna che anch'egli
ci ha dato un suo parere sul nostro prodotto, perché, per quanto
possibile, non vogliamo che l'utente finale faccia da cavia ai nostri
prodotti.
Questa è una cosa che io
stesso detesto fare e pertanto ritengo sia giusto che nemmeno gli
altri si ritrovino in una situazione del genere.
Collaboriamo normalmente
con professionisti che hanno qualcosa da dire, in modo tale, non dico
da creare un prodotto perfetto, ma quanto meno di offrire qualcosa
che sia in grado di rispondere a delle esigenze di base abbastanza
diffuse.
TG: Quando verrà
commercializzato il Taipan G88 e a che prezzo?
EC: Questo
prodotto verrà messo in vendita tra circa 3 mesi ad un prezzo di
circa 3200 euro, IVA esclusa e, naturalmente, senza gli accessori.
Per quello che riguarda
la disponibilità dell'accessoristica, i tempi saranno brevi, però
non abbiamo ancora definito i prezzi.
TG: Avete in
progetto altri prodotti?
EC: Sì, oltre al
nostro prodotto halo (di prestigio) stiamo lavorando ad un gimbal
più piccolo che ovviamente ospiterà camere di dimensioni più
contenute che però avrà la stessa filosofia di progettazione del
G88.
TG: Avrà anche lo
stesso aspetto del G88?
EC: Forse sarà
identico nell’impostazione, però stiamo lavorando su diverse
ipotesi per capire quale potrà essere la migliore perché l'utente
che ha esigenza di montare camere più piccole desidera avere una
buona trasportabilità di tutta l'attrezzatura, in modo da potersi
muovere più liberamente mettendo tutto in un unico zaino, o borsone.
Un corredo compatto
potrebbe essere costituito da una SONY Alpha 7R II, per esempio, con
obiettivi piccoli e leggeri da tenere già pronto all'uso durante il
trasporto.
E' chiaro che per noi
questo tipo d'esigenza dell'utilizzatore deve essere contemplata e
presa in considerazione.
TG: Un tuo
giudizio del posizionamento sul mercato del vostro prodotto.
EC: Secondo me, il
nostro prodotto ha un buon posizionamento, considerando tutte le cose
che può fare; non riesco ad immaginare di fare concorrenza ad una
squadra di 900 persone, come DJI, oppure a Freefly che fa i video di
presentazione dei suoi prodotti con un regista come Vincent Laforet,
mi sembrerebbe un eccesso di presunzione. Non mi metto in concorrenza
con questi marchi, ma certamente posso offrire una visione
alternativa alla loro, sullo stesso tipo di prodotto. Poi, se
l'utente ci premierà perché oltre all'intraprendenza è in grado di
riconoscerci anche un'originalità di pensiero nella quale vale la
pena d'investire i propri soldi, meglio ancora.
TG: Quante persone
fanno parte della vostra struttura produttiva?
EC: Nel nostro
progetto noi ci avvaliamo di aziende tutte specializzate nel loro
settore specifico: progettazione motori elettrici, realizzazione di
parti in fibra di carbonio ed altre competenze. Complessivamente, tra
collaboratori esterni ed interni, la nostra struttura conterà più o
meno 6-7 persone, però il numero vero di chi porta un contributo
attivo dipende anche dalle competenza apportate da chi ha già
un'esperienza in questi campi.
Lavorare il carbonio non
è facile, lavorare le parti meccaniche in una certa maniera non è
proprio una cosa scontata, alla fine non abbiamo a che fare con
esecutori materiali, ma con preziosi collaboratori.
Disponiamo di un
intreccio di persone e competenze che non è per niente facile da
gestire, perché non mancano mai gli intoppi, essendo che le
variabili si sprecano.
TG: Per
distribuire i vostri prodotti avete scelto ADCOM di Bologna, perché?
EC: Sì, abbiamo
scelto ADCOM perché sono persone serie che lavorano bene ed hanno
un'ottima diffusione dei prodotti anche all'estero. Si tratta di una
struttura solida, in grado di dare anche un'ottima assistenza.
TG: Contate molto
sulla risposta del mercato estero?
EC: Per noi è
importante sia il mercato estero che quello interno ed i partner che
scegliamo, ci mettiamo un po' di tempo ad individuare le persone
giuste, ma alla fine cerchiamo una collaborazione stabile e solida
nel tempo.
Il prodotto che nasce un
giorno e muore subito dopo non serve a nessuno e lascia l'amaro in
bocca a tutti. Mentre un prodotto durevole ed in grado di crescere
grazie alla collaborazione degli utenti è tutta un'altra storia,
però per farlo ti devi circondare di persone serie.
Si dice che l'industria
in Italia è morta, non voglio fare discorsi politici, ma io ritengo
che la riuscita commerciale dipenda molto dalla determinazione e
dall'estrema testardaggine dell'imprenditore.
TG: Avete già
qualche riscontro per il vostro prodotto?
EC: Sì, ci sono
già diversi pre-ordini, però adesso è chiaro che aspetteremo la
fine dell'IBTS per capire meglio qualcosa, perché di fatto questa
per il Taipan è la prima vetrina importante. Pensiamo anche
d'organizzare degli appuntamenti più mirati alla clientela in varie
sedi.
TG: Un'ultima
domanda: a parte il pubblico che utilizza i droni, credi che questo
tipo di prodotto sia già sufficientemente conosciuto dagli altri
operatori?
EC: Mah guarda,
credo che il concetto di gimbal sia già stato acquisito da
tutti perché ormai ci sono anche quelli piccoli per montarci il
telefonino; anzi quasi sono più numerosi dei selphie stick,
pertanto la strada è segnata, è però un tipo di tecnologia che va
implementata in modo industriale, quindi conviene allontanarsi un po'
dalla base amatoriale, o modellistica che sta spopolando adesso.
Non si può pensare di
prendere il gimbal fatto di clamp, di viti e di bulloni e farci tutto
bene.
Anch'io sono un
modellista, ma mi rendo conto che nel momento in cui ci devo
lavorare, non è che mi posso mettere lì a combattere con la brugola
da tutte le parti per cambiare le lunghezze... Chi lo sente poi il
regista che mi dice: <Allora, vuoi venire a fare la ripresa, o
no?>.
Sul nostro prodotto è
possibile regolare il bilanciamento su tutti gli assi. Relativamente
alla parte del roll, ad esempio, hai 3 regolazioni perché hai
la possibilità di spostare a destra e a sinistra tutta la forcella,
cosa che fanno già in tanti, il nostro però ti permette di farlo
anche in modalità toolless (senza strumenti) con semplici
manopole apri-chiudi. C'è la possibilità classica di spostare il
piatto-camera destra-sinistra, ed infine, rispetto a tante altre, c'è
anche un peso interno che ti permette, in modo indipendente, rispetto
a come è messa la camera, di fare un'ulteriore micro-regolazione per
fare in modo che i tre sistemi lavorino congiuntamente. In modo tale
che tu possa, anche nei casi di camere asimmetriche, (pensiamo alle
reflex o ad alcuni set up professionali) mettere perfettamente in
asse l'ottica ed il roll.
A tutto vantaggio della
stabilità e della precisione con cui viene mantenuto il piano, anche
durante gli spostamenti veloci ed i cambi di direzione.
TG: Una curiosità.
Temete che qualcuno possa agire con un'operazione di back
engineering sui vostri prodotti?
EC: No,
assolutamente, il mondo è grande, e poi la grande ditta generalista
già c'è e si chiama DJI. Loro hanno a disposizione una forza lavoro
mostruosa, ciò nonostante, noi crediamo che si possa sempre avere
una visione diversa che non è detto debba per forza essere migliore,
ma sicuramente interessante.
Emanuele Chiocchio
Tutti i diritti riservati. Tony Graffio