lunedì 27 gennaio 2014

Hip Hop Jam in Bovisa

Offerta libera

In realtà, forse, non si tratta nemmeno della Bovisa, poiché questa zona è delimitata dalla ferrovia, mentre qui in via Lisiade Pedroni siamo già oltre, al limite tra Dergano e Affori, ma a me piace parlare ancora di Bovisa perché questo era il luogo dove ferveva l'attività dell'industria chimica Milanese, dove c'erano spazi e architetture fantasiose e dove il cielo della città era più blu.
Da questa zona, divenuta la base dei corrieri, partivano i trasporti delle merci, prima su rotaia, in seguito su gomma. Molte grandi fabbriche di fine 1800 sono state demolite, ma sono rimasti ancora molti ampi spazi che venivano utilizzati per la produzione industriale, per lo stoccaggio dei prodotti finiti e per il carico delle merci sui camion.
In quella che sembra essere una location ideale per organizzare spettacoli ed attività collaterali, ieri, il Centro Sociale Proprietà Pirata, ha accolto una riunione di ragazzi e ragazze che amano esprimere la loro creatività attraverso le 4 discipline della cultura hip-hop: musica rap, DJing, breakdance e graffiti. Le attività che contraddistinguono il mondo hip-hop non sono più così rigide, oggi c'è ancora un riferimento a questi stili, ma i campi d'interesse si sono allargati o evoluti, comprendendo anche  generi musicali diversi ed altri modi d'esprimere la propria fisicità. Ai nostri giorni, si può seguire questo stile di vita, anche semplicemente praticando una sola delle 4 forme espressive che un tempo erano quasi d'obbligo saper padroneggiare completamente. 
La festa ha avuto inizio già verso le 11; sono arrivati appassionati di musica e di graffiti da varie parti della regione e nel pomeriggio hanno iniziato gli appuntamenti in programma, ma io, purtroppo, ho potuto recarmi sul posto quando il sole era già calato e diversi writers avevano già terminato i loro lavori. 


L'argomento scelto per illustrare le opere da produrre in questa giornata erano i pirati, non tutti si sono attenuti a questo tema, ma sono comunque stati realizzati dei disegni interessanti.


In questa parte del piazzale c'era molto buio, io però ero attrezzato di cavalletto Gitzo e di una lampadina a led Litexpress workx 202 da 100 lumen che mi è servita ad illuminare i muri. Nel primo scatto, ho impostato la Pentax K-01 in modalità manuale su 8 secondi e il diaframma su f 8. La sensibilità era regolata su 3200 Iso. Una volta premuto il pulsante di scatto, ho provveduto personalmente ad illuminare con movimento continuo (mio e della lampadina) i disegni sul muro, continuando a camminare non è rimasta traccia del mio passaggio sul campo inquadrato. Nel secondo scatto, sono stato aiutato da una ragazza che ha illuminato la scena per me; di lei si può vedere traccia nella fotografia poiché soffermandosi ad illuminare la arte centrale, quella con la maggior dominante di luce blu, ha lasciato un leggero effetto fantasma vicino al teschio sulla destra.
L'angolo sulla sinistra del muro, parte del terreno e la tettoia del capannone confinante sono stati illuminati da un faro a luce incandescente al quarzo che si accendeva tramite un sensore che percepiva il passaggio di chi s'avvicinava al muro di confine; questa illuminazione supplementare ha dato una buona profondità alla scena ed una diversa temperatura di colore all'insieme.
L'utilizzo di obiettivi Super Takumar con diaframma manuale privo di contatti elettrici non mi ha permesso di esporre in maniera automatica, dopo un paio di scatti di prova, sono riuscito ad ottenere un risultato soddisfacente con un forte rapporto di contrasto che consentisse di rendere viva un'immagine poco attraente.
Lamento il fatto che alla mia Pentax manchi un attacco a vite per lo scatto flessibile, ma il sistema di scatto è così morbido che non ho avuto problemi di trasmissioni di vibrazioni, il cavalletto che ho usato è super stabile e rappresenta una certezza. Se proprio si vuole andare sul sicuro, è possibile impostare l'autoscatto ed evitare così di toccare la fotocamera nel momento dell'apertura dell'otturatore. 


Nell'immagine qua sopra è visibile un totale di dove si è svolta la jam, un bello spazio coperto per il palco degli spettacoli ed un grande piazzale fruibile in molti modi.

In quest'altra immagine troviamo Tenia che insieme ad un amico, sta terminando un disegno molto colorato. Non mi sembra che siano partiti da un progetto su carta, molti street-artist si affidano alla propria ispirazione del momento e non amano dare spiegazioni di quello che riproducono sui muri. "In quest'opera c'è ciò che vedi e quello che questo significa per te". Questa è stata la spiegazione che mi hanno dato un paio di persone in quella stessa serata, come già aveva fatto Tenia. Ho chiesto a dei ragazzi se erano coscienti del significato dei simboli che stavano utilizzando, ma anche in questo caso mi è stato detto che ognuno vede in un simbolo qualcosa di diverso. Io non sono di questo avviso e non posso non osservare che esiste una simbologia ricorrente in certi ambienti, così come esistono dei soggetti abituali nell'opera di certi artisti, ma su questo argomento vorrei dire qualcosa di più approfondito prossimamente.

Il divino sollazzo

Un'altra opera spontanea di un ragazzo che non vuol essere citato nel mio blog.
Ho chiesto se desiderava almeno darmi un titolo col quale indicare il suo lavoro. Inizialmente questo ragazzo mi ha detto che le sue opere non hanno titolo, ma poi ci ha ripensato e mi ha detto che questo lavoro per lui era un gran sollazzo, così ha deciso di chiamare questo graffito proprio in questo modo: "Il divino sollazzo".

Mercoledì scorso avevo assistito a delle prove per preparare uno spettacolo che mi era apparso molto affascinante, così soprattutto per questo motivo, avevo deciso d'accettare l'invito dei "residenti" del P.P. per tornare a vedere che cosa avrebbero fatto di preciso nella serata di ieri; anche perché mi ero fatto l'idea che si sarebbe trattato di qualcosa di speciale, magari perfino di acrobatico, a metà strada tra una performance circense ed una pièce d'avanguardia. Il tutto accompagnato da musica dal vivo.

Mentre c'era chi preparava le apparecchiature necessarie alla riproduzione del suono

nell'attesa c'era chi ballava.


Poi, lo spettacolo ha inizio, gli attori agiscono con un ritmo rapido e sorprendente.
Non posso raccontarvi ciò che è accaduto, anche perché lo ho ripreso su pellicola e ci varrà un po' di tempo prima di vederne il risultato.


La musica era molto coinvolgente, la ragazza sul tetto della roulotte suonava una sega con l'archetto del violino e la folla presente iniziava a scaldarsi, nonostante la temperatura della notte iniziasse a calare.


Un ragazzo operava ad un mixer audio dosando musica e suoni.

L'ultima performance è stata molto spontanea e divertente, penso potesse intitolarsi:
"Alla ricerca di un..." 
Si trattava di una strana storia raccontata quasi metaforicamente, forse in forma autobiografica, di un ragazzo che aveva praticamente tutto quello che di meglio si poteva avere dalla propria compagna, tranne ciò che non riusciva a trovare in lei.
La vita è un po' così, quando si è felici si stenta a riconoscere la propria soddisfazione in quel momento perché si pensa ad altro e poi quando il tempo passa ci si volta indietro e si capisce del valore delle gioie vissute.


Non è facile tentare di creare un nuovo genere di spettacolo che spazi dalla musica al racconto, al cabaret, al coinvolgimento del pubblico che rispondeva vivacemente alle sollecitazioni del duo che da un'idea molto povera sapeva concludere e riproporre la storia con doti d'improvvisazione ed autoironia.


Insomma, gli attori/autori hanno saputo proporre qualcosa di nuovo e divertente. Inoltre, grazie ad un rapporto di grande complicità, devono essersi persino essersi divertiti più di noi che li stavamo ascoltando.


Un'altra cosa che mi è piaciuta molto è stato l'invito che coloro che erano sul palco hanno fatto a tutti i ragazzi che sentono di aver qualcosa da dire o delle qualità da mettere in scena, al fine  di poter organizzare un prossimo spettacolo in questo spazio autogestito.






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