mercoledì 31 gennaio 2018

Bik McFarlane, gli H-Block e lo sciopero della fame

"Non ci si  ferma mai finché non si raggiunge la meta." Bobby Sands

Bik Mc Farlane a Milano
Bik McFarlane a Milano

Bik McFarlane è una figura che è stata molto importante all'interno dell'IRA e tuttora ha un ruolo di rilievo nel movimento repubblicano irlandese; io ho avuto la fortuna di incontrarlo a Milano e di ascoltare la sua storia direttamente da lui. TG


Gerard Sands al funerale di suo padre Bobby.

TG: Bik tu sei stato un comandante dell'Esercito Rivoluzionario Irlandese; come sei arrivato a fare una scelta di questo tipo? Che clima si viveva nell'Irlanda del Nord all'epoca dei troubles? E quale influenza ha avuto su di te il contesto sociale e politico dei primi anni '70?

BIK: Sono nato in un quartiere a Nord di Belfast, normalmente non dico l'anno, ma tanto immagino che tu lo sappia, quindi va bene così... L'area da dove vengo si chiama Ardoyne ed è una zona molto dura che era diventata anche più dura durante il conflitto Nord-irlandese quando le truppe britanniche erano per le strade. Alla fine degli anni '60 ero un giovane studente che andava in un seminario del Nord Galles per diventare prete, cosa che molti dei miei amici trovavano piuttosto bizzarra. Ho studiato lì per un paio di anni. In quel periodo, era iniziata la campagna per i diritti civili in Irlanda del Nord, per portare giustizia, i giusti diritti e uguaglianza per i cattolici nazionalisti che venivano discriminati dal regime che era stato messo in piedi 50 anni prima. I britannici avevano preso il controllo del Nord-Est dell'Irlanda dopo le Guerre per l'Indipendenza Irlandese, negli anni tra il 1916 ed il 1922. Per un periodo di circa 50 anni i britannici hanno dato modo di governare quella parte del paese a maggioranza Unionista filo-britannica ad un solo partito che ha creato discriminazione, ingiustizia e desiderio di rivalsa nell'altra parte della popolazione. Gli irlandesi volevano muovere una campagna per i diritti civili sul tipo di quella condotta qualche anno prima in America da Martin Luther King e dai neri afroamericani, ma la risposta dello stato a quella protesta pacifica è stata di una violenza assoluta.
Quando i soldati attaccarono le persone riunite nella marcia per i loro diritti civili a Derry, attaccarono anche le aree in cui vivevano quelle persone, le forze in campo erano la Royal Ulster Constabulary, una polizia costituita al 95% da elementi appartenenti alla comunità lealista. Attaccarono le persone, bruciarono le case, uccisero e ferirono la gente. L'IRA a quei tempi tentava di difendere i cattolici nazionalisti, ma non era sufficientemente equipaggiata per fronteggiare quelle forze armate e per molto tempo è stata profondamente criticata per non aver saputo difendere la propria gente da questi attacchi.
Quando io tornai a casa dal college eravamo nel mezzo di questi attacchi; tentai di difendere la mia area che soffriva pesantemente di queste situazioni. Ripartii per il college, ma tornai a casa nell'estate del 1970. A quei tempi l'IRA si era divisa, la Provisional IRA che era predominante nella mia area si era equipaggiata con armamenti sostanziali. Molti dei miei amici si unirono all'IRA, eravamo tutti ragazzi tra i 18 anni e la ventina d'anni. Anch'io giocavo con loro nella stessa squadra di calcio, anch'io come loro volevo diventare un calciatore, volevo diventare un musicista, volevo diventare... E fu così che anch'io venni coinvolto nell'IRA all'inizio degli anni '70. L'IRA aveva finalità totalmente difensive dagli attacchi delle truppe britanniche. Una delle aree principali venne messa sotto coprifuoco nel luglio del 1970. C'erano 3000 soldati britannici che seguivano il coprifuoco in West Belfast e sistematicamente pattugliavano le strade e perquisivano le case alla ricerca delle armi che l'IRA stava raccogliendo per difendere la gente. Alla fine del terzo o quarto giorno di coprifuoco alcune donne, ragazze e bambini di un po' oltre quella zona di West Belfast; circa un migliaio di persone, marciarono attraverso le truppe britanniche per rompere il coprifuoco. Durante il corso di quel coprifuoco i soldati uccisero 3 o 4 persone, uno di loro era un fotografo polacco che i media britannici screditarono immediatamente imputandogli di essere un cecchino comunista che era in Irlanda per addestrare i volontari dell'IRA. Non si è potuto uscire di casa per tre giorni, così non si poteva nemmeno andare a fare la spesa e per quei giorni in casa non c'era niente da mangiare. Questa era la tipica situazione che volevamo rompere.


I 7 volontari repubblicani irlandesi che parteciparono al primo sciopero della fame nel carcere speciale di Long Kesh nel 1980.

TG: Fu così che iniziaste a rispondere agli attacchi delle truppe britanniche? E cosa accadde dopo?

BIK: La campagna offensiva dell'IRA cominciò in quel periodo ed andò avanti negli anni seguenti. Ci furono combattimenti intensi un po' dappertutto, a Belfast e nelle aree del Nord, contro l'esercito britannico, la polizia ed i lealisti. Nel 1971, il governo britannico ha dato inizio alla sua politica d'internamento dei prigionieri dell'IRA nelle prigioni di massima sicurezza. Centinaia di persone vennero arrestate e furono introdotte anche tecniche di tortura in diversi centri di tortura. Venne aperto un campo di raccolta appena fuori da Belfast e misero lì i prigionieri, in strutture che erano esattamente come quelle utilizzate per i prigionieri della Seconda Guerra Mondiale. Non c'erano giudici, avvocati e nemmeno diritti legali, nessuno era autorizzato ad avere un legale, non potevi fare richieste di nessun tipo, non c'era appello. Funzionava così. Quando venivi arrestato non sapevi che cosa ti sarebbe successo, ti portavano via una mattina, ma non sapevi se ti avrebbero tenuto in prigione per qualche giorno o per qualche anno. Avevi con te solo i tuoi vestiti. Alcuni appartenenti all'IRA furono portati davanti ad una corte perché erano stati trovati in possesso di armi. In quel caso venivi giudicato e restavi in prigione per dieci, quindici anni, venti anni o quello che era. Ti mettevano in una sezione separata dai prigionieri internati per reati comuni. Quei prigionieri che erano andati davanti ad una corte venivano trattati come criminali, anziché come prigionieri di guerra; da questo fatto nacque una protesta nel 1972. Allo stesso tempo, c'erano delle negoziazioni tra i leader dell'IRA ed il Governo Britannico che portarono a garantire lo status di prigioniero politico, che era uno speciale status per tutti i combattenti dell'IRA. Accordo che permise di portare tutti questi prigionieri nel carcere di Long Kesh. L'isolamento dei prigionieri politici era necessario anche per evitare che le idee rivoluzionarie si diffondessero tra i delinquenti comuni. Intanto, proseguirono i rastrellamenti, le brutalità e gli scontri tra lealisti e nazionalisti; il conflitto si ingrandiva e molti altri prigionieri entrarono nelle carceri britanniche, c'erano continui tentativi di fuga che impegnavano le guardie. Crebbe anche l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale; organizzazioni come Amnesty International e la Croce Rossa cercarono d'intervenire in questa situazione, cosa che fece capire al Governo Britannico che il problema stava diventando politico e di un certo interesse anche al di fuori dell'Irlanda. Il Governo Britannico decise di togliere lo status di prigioniero politico ai detenuti dell'IRA, fece rilasciare alcune persone che non erano riconducibili alle attività delle lotte condotte dagli attivisti dell'IRA e cambiò il sistema giudiziario al quale questi prigionieri erano sottoposti. Venne nominato un unico giudice che doveva occuparsi di queste persone e le condanne salirono in un anno dal 42-43% al 85%.

TG: Come si arrivò a decidere di praticare lo sciopero della fame, nel 1981?

BIK: In quella situazione di negazione del nostro status di prigionieri politici, sono iniziate le proteste all'interno delle carceri. Kieran Nugent è stato il primo a rifiutare di indossare l'uniforme di criminale comune e a denudarsi, coprendo il proprio corpo soltanto con una coperta. I britannici decisero di attuare la tattica di cercare di criminalizzare la lotta ed il modo più semplice per farlo era quello di tentare di rompere il muro dei prigionieri politici, demoralizzandoli dicendo loro che erano criminali comuni. Vennero istituiti dei sistemi di persuasione non verbale che facevano ricorso ad un giudice speciale, a speciali forme d'interrogatorio che utilizzavano tecniche di tortura e carceri speciali, il tutto per demoralizzare e vincere la lotta dell'IRA. La vita nelle carceri britanniche era molto molto dura, i prigionieri non avevano vestiti ed i blocchi delle costruzioni erano fatti appositamente per evitare di avere contatti con il reparto dei prigionieri politici che erano rinchiusi in celle singole per non avere a loro volta contatti tra loro e con nessuno. La situazione tra il 1976 ed il 1981 diventò veramente terribile: le torture erano tremende, così dopo aver intentato ogni tipo di protesta, da quella delle uniformi, alla "no-wash protest", decidemmo d'iniziare lo sciopero della fame. Discutemmo di questo all'interno della prigione di Long Kesh; eravamo in 500 ed ognuno di noi voleva iniziare lo sciopero della fame. Quando dissi alla leadership dell'IRA (all'esterno del carcere) che noi stavamo considerando di fare questo tipo di contestazione, loro respinsero con forza l'opzione e non volevano che noi praticassimo questa forma estrema di protesta. L'IRA si rendeva conto che questa protesta avrebbe potuto essere portata avanti per anni e la riuscita o il fallimento di questo tipo di sciopero era assolutamente importante per entrambe le parti. Dall'interno della prigione il nostro leader discusse molto animatamente con chi dirigeva L'IRA da fuori perché avevano differenti opinioni e il punto chiave diventò la domanda che ponemmo al vertice dell'IRA. A quel punto, dicemmo: "Ok, se voi ci darete un'alternativa a questa protesta, noi l'accetteremo.". Ma l'IRA non riuscì a mostrarci un altro modo per uscire da questa situazione. Il primo sciopero della fame iniziò il 27 ottobre del 1980. Sette volontari iniziarono lo sciopero e lo portarono avanti fino quasi a Natale. L'eco della protesta giunse ovunque, anche in America, ci fu grande supporto e noi demmo un'indicazione ai Britannici dicendo che forse sarebbero riusciti a leggere quel documento in modo da portare al termine lo sciopero della fame, ma i britannici non presero in considerazione le nostre proposte. Una settimana prima di Natale, un prigioniero andò in coma, era il cinquantatreesimo giorno dello sciopero della fame. Il moribondo venne trasferito in un ospedale militare fuori dalla prigione e, nello stesso tempo, un prete che faceva da mediatore tra le parti stava andando in prigione portando con sé alcuni documenti del governo inglese che avrebbero potuto smuovere questa situazione. Gli scioperanti portarono a termine la loro protesta per salvare la vita a Sean McKenna. Poiché lo sciopero della fame terminò prima che qualcuno potesse negoziare su quei documenti, i britannici che non volevano trattare direttamente con l'IRA, era un agente segreto del MI5 che doveva incontrare il prete, decisero di non applicare lo spirito di quei documenti. Decisero di rifiutare di darci i nostri vestiti civili, come era scritto in parte di quei documenti ed in questo modo hanno deciso che ci avrebbero completamente distrutto.


I dieci volontari nazionalisti irlandesi che morirono durante il secondo sciopero della fame a Long Kesh nel 1981.

TG: Che cosa fece allora Bobby Sands?

BIK: Bobby Sands che era l'ufficiale in comando all'interno del carcere andò dagli scioperanti e disse che lui avrebbe negoziato con l'amministrazione britannica per cercare di smuovere questa situazione, ma loro rifiutarono e gli dissero che se tutti i suoi uomini non avessero indossato le uniformi carcerarie e fatto precisamente quello che le guardie britanniche gli avessero detto non ci sarebbe stata fine alla loro protesta. In questa situazione non avevamo nessuna scelta; dovevamo litigare ancora con l'IRA fuori dalla prigione per iniziare un secondo sciopero. Ci fu nuovamente un grosso litigio. Alla fine, ci dissero che eventualmente ci avrebbero supportato e Bobby Sands iniziò il suo sciopero della fame il primo marzo del 1981. Questo secondo sciopero della fame durò fino al 4 ottobre di quell'anno e 10 prigionieri repubblicani morirono. Scegliemmo di iniziare a fare lo sciopero della fame una persona alla volta, seguiti da un'altra persona due settimane dopo, seguiti a loro volta da altre due persone altre due settimane dopo. La ragione di questa strategia era che la responsabilità di continuare o terminare lo sciopero cadeva singolarmente su ogni individuo, Non c'era più una mentalità che permetteva di prendere le decisioni in modo collettivo. Era molto crudele e cinico, ma noi avevamo bisogno di dimostrare che eravamo in grado di arrivare fino alla fine. Noi decidemmo anche di avere una strategia di riserva e che se uno scioperante moriva, un altro avrebbe preso il suo posto e questo serviva per dimostrare la determinazione di continuare fino a che una risoluzione del problema fosse stata raggiunta. Il giorno prima che Bobby Sands iniziò lo sciopero della fame noi andammo tutti a messa indossando solo i pantaloni della divisa. Quel giorno Bobby Sands  mi chiese se io avessi i nomi della strategia di riserva ed io risposi di sì e che lui doveva preoccuparsi per quello. Poi, guardandomi mi chiese: "Chi hai confezionato per sostituire me?". In altre parole, quando morirò chi mi sostituirà? Ed io pensai che questa questione era molto crudele. Gli dissi che l'indomani avrebbe iniziato lo sciopero della fame ed avrebbe avuto abbastanza a cui pensare. Avrebbe avuto la visita della famiglia e non aveva bisogno di preoccuparsi, ma a metà di quello che stavo per dire m'interruppe e disse: "Tra due mesi io non sarò più qui, ma tu devi esserci e tu devi sapere quello che stai per fare."
Era difficile tenergli testa perché Bobby era una persona molto determinata. Lui era convinto che non sarebbe sopravvissuto, ma è importante capire che lo sciopero della fame non era impostato sul morire, ma sul costruire pressione sul nemico o sull'opposizione per avvicinarlo alla nostra posizione e negoziare.
Lo sciopero della fame iniziò e durante il suo corso noi adottammo diverse tattiche. Bobby Sands venne scelto come candidato alle elezioni per Westminster, partecipò e fu eletto al parlamento britannico. Prese il doppio dei voti di Maggie Tatcher, questa fu una buona cosa, ma le due settimane successive a questo fatto i britannici cambiarono la legge per essere eletti in parlamento ed i prigionieri non poterono più entrare in parlamento. Durante il corso dello sciopero della fame molti personaggi tentarono d'intercedere per Bobby Sands. Il Papa inviò un suo emissario e così fecero anche i politici irlandesi, i politici inglesi e la Corte Europea dei diritti umani. Molte persone vennero in visita nella prigione degli H-Block. La maggior parte tentò di mettere sotto pressione coloro che avevano intrapreso lo sciopero della fame, ma non cambiò niente. I britannici erano determinati a non cedere ed il 5 maggio del 1981 Bobby Sands morì a causa dello sciopero della fame. Venne rimpiazzato nello sciopero della fame da John McDonnell e fu seguito da altri otto prigionieri repubblicani che morirono tutti nel corso di un paio di mesi. Mickey Devine fu l'ultimo prigioniero a morire il 20 agosto del 1981. Lo sciopero della fame terminò in ottobre, principalmente perché alcune famiglie, le madri o le mogli di questi uomini intervennero facendo somministrare delle cure ai prigionieri che cadevano in coma. Ciò significava che con l'intervento medico diventava impossibile portare a termine lo sciopero della fame. Un mese dopo il termine dello sciopero i britannici introdussero nuove misure che permettevano ai prigionieri di indossare i propri abiti. Nasceva così l'esigenza di cercare una nuova strategia per continuare la protesta. Noi eravamo in contatto con delle compagne detenute nella prigione di Armagh, tre di loro parteciparono al primo sciopero della fame, Mairéad Farrel che poi venne uccisa dalle SAS a Gibilterra, fu una di loro. Decidemmo insieme a loro che le proteste dovevano continuare. Dopo lo sciopero della fame protestammo per la segregazione totale nella quale eravamo tenuti e nel 1983 in 38 prigionieri riuscimmo a scappare dal campo di Maze.

TG: Come comunicavate all'interno del carcere?

BIK: In prigione imparammo la lingua irlandese (il gaelico), ma non avevamo libri, matite o altri materiali didattici. Per noi era importante comunicare attraverso questa lingua perché le guardie non potevano capirci e questo ci permetteva di parlare delle nostre strategie anche in loro presenza. Fu in quegli anni che la lingua irlandese conobbe un grande interesse espandendosi in modo massiccio nel Nord, particolarmente a Belfast, dalle scuole primarie fino al college. Bobby Sands fu una delle figure chiave che contribuì a diffondere la nostra lingua e la nostra cultura.

Bik McFarlane prima di una sua esibizione canora a Milano
Bik McFarlane prima di una sua esibizione canora a Milano

TG: Bik, come è stato deciso che tu restassi vivo? Quanto tempo sei rimasto in prigione? E come hai fatto ad essere così forte?

BIK: In totale ho passato 20 anni della mia vita in prigione, compreso un anno di carcere ad Amsterdam.
Sceglievamo i volontari per lo sciopero della fame secondo la loro provenienza geografica, ce n'era uno di Belfast, uno di Derry; sei erano di Belfast e gli altri erano di differenti aree. Qualcuno doveva sopravvivere per avere la responsabilità di prendere le decisioni e proporre le strategie e avere la leadership all'interno della prigione. A me è stato chiesto di fare quello.
Durante il periodo dello sciopero della fame noi tutti eravamo messi sotto pressione, quello che mi aiutò a conservare la mia forza fu l'immagine di Gerard, il figlio di Bobby Sands, che camminava al funerale di suo padre. E poi c'era anche un'altra fotografia, quella del figlio di John McDonnell appoggiato sulla bara di suo padre. Entrambe questi bambini erano intorno ai 6 anni d'età; quando noi vedemmo queste fotografie capimmo che non potevamo fallire.

Joseph McDonnell piange sulla bara di suo padre John McDonnell.


2 commenti:

  1. Ciao, buongiorno
    Mi chiamo Fabrizio,
    Ho letto qui il suo post su Matteo Ricchetti che mi ha molto colpito. Mi piacerebbe poterlo contattare ma non uso ne Facebook ne altri social.
    Qualche anno fa nel tuo blog hai anche parlato di me, di una mia ormai datata (era il 2007) operazione.
    Come, e se, potresti passarmi i contatti del Ricchetti te ne sarei molto grato.
    Saluti
    Fabrizio

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  2. Fabrizio, chiamami al 3339955876 e ne parliamo.

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