sabato 25 aprile 2015

Aldo Giassi: il 25 aprile del 1945 ero a Milano con le armi in pugno

Aldo Giassi, partigiano, nato a Udine il 2 gennaio del 1925, ricorda i giorni della resistenza e della liberazione dal nazi-fascismo.

Aldo Giassi, partigiano comunista, 90 anni  "Non riesco ad identificarmi in questa Italia del 2015"
Aldo Giassi, partigiano comunista, 90 anni
"Non riesco ad identificarmi in questa Italia del 2015"

L'obbligo morale per ogni uomo degno di questo nome è quello di raccontare il vero.
Per sapere cosa è accaduto durante i giorni della resistenza ho parlato con un uomo che ha vissuto quel periodo sulla propria pelle e porta con sé, in maniera indelebile, il ricordo di quei fatti.

Pur essendoci state fin da prima delle forme di contestazione contro il regime fascista, la resistenza in Italia nacque con l'8 settembre del 1943, quando, avvenuto il proclama dell'armistizio di Pietro Badoglio i soldati italiani si trovarono nelle condizioni di doversi schierare a favore, o contro il fascismo.

Molti dei primi partigiani furono proprio i militari che non potevano ritornare a casa.
Per Aldo Giassi la situazione fu un po' più complicata poiché egli aveva già dato prova di avere le idee chiare fin da qualche mese prima, quando, per aver aderito ad uno sciopero nella fabbrica di Taliedo, dell'industria bellica Caproni, fu imprigionato per 6 mesi. In questo periodo, a San Vittore, conobbe sia Mike Bongiorno che si trovava nel suo stesso raggio. Ancora oggi si ricorda anche di Franz, un nazista che si muoveva nel carcere accompagnato da un cane lupo.

Giuseppe Giassi, aveva 4 figli e faceva il ferroviere, portò la famiglia a Milano nel 1938, dove abitarono in via Gaspare Aselli. Aldo nel 1943 aveva 18 anni e lavorava come aggiustatore meccanico di aeroplani da guerra. 

La fabbrica Caproni non subì mai gravi bombardamenti, sia perché si trovava un po' fuori dalla città, sia perché all'epoca i bersagli da bombardare, come si capì per quello che accadde alla scuola di Gorla, erano molto approssimativi. 
Alcuni capannoni della Caproni, ai nostri giorni, sono utilizzati come studi televisivi e si trovano in via Mecenate.

Aldo, uscito di prigione, fu portato presso la caserma di Corso Italia, dove venne arruolato nella FLAK, l'artiglieria antiaerea della Repubblica Sociale d'Italia.

Durante un trasferimento da Arezzo a Lucca, Aldo riuscì a disertare per dirigersi a Pavullo nel Frignano, dove avrà i primi contatti con le forze partigiane. Da lì andò a Montefiorino e dopo 15 giorni si spostò nuovamente per raggiungere Varzi ed il Passo del Brallo, dove c'era un forte nucleo di partigiani che poi furono coloro che libereranno la città di Milano.

Bracciale col tricolore scolorito del C.L.N.  che Aldo Giassi indossava all'epoca della lotta armata.
Bracciale col tricolore scolorito del C.L.N.  che Aldo Giassi indossava all'epoca della lotta armata.

I partigiani venivano ospitati al Brallo nelle povere case dei contadini che davano loro da mangiare e da dormire, ma che quando venivano scoperti, venivano uccisi e lo loro case venivano date alle fiamme.
Molti contadini furono uccisi e molte donne stuprate dai temibili mongoli, una squadra di circa 50-60 soldati catturati sul fronte russo che avevano deciso d'aderire al nazismo.
Milan, questo era il nome di battaglia del milanese Aldo Giassi, combatté contro i nazisti a Pietragavina, Brallo, Montepenice e Varzi. Fu qui che conobbe Tino Casali, combattente che ricoprì poi il ruolo di presidente dell'ANPI.
Aldo ricorda che per rappresaglia i nazisti bruciarono l'Albergo Appenninico Pavese di Varzi che ospitava molti partigiani. Gran parte di Varzi e di case nei dintorni furono anch'esse bruciate.
Aldo venne fatto prigioniero dalle parti del Brallo, nel settembre del 1944, proprio dai mongoli che fortunatamente lo trovarono privo d'armi, altrimenti lo avrebbero ucciso.
Aldo poi venne imprigionato a Pavia e poi a Milano. Da Milano venne trasferito a Innsbruck con il rischio d'essere poi deportato nei campi di sterminio.
Le sue sorti furono fortunate, in quanto un austriaco lo aiutò a fuggire, così che poi Aldo tornò a Milano ed il 25 aprile, imbracciando un fucile sparava agli ultimi cecchini in viale Regina Giovanna. Quello stesso giorno, le prime brigate partigiane arrivarono in viale Romagna, alla Casa dello Studente dall'Oltrepo Pavese.
Aldo Giassi riconosce che i contadini di quelle zone ebbero un ruolo importantissimo e se non fosse stato per il loro aiuto, i partigiani non avrebbero potuto liberare in Norditalia.

Riconoscimento delle truppe Alleate firmato dal generale Harold Alexander che certifica il ruolo di combattente di Aldo Giassi che prese parte dapprima nella 51a Brigata Garibaldina Cappettini 3a Divisione Aliotta, distaccamento Albertazzi. Poi nella 117a Brigata Partigiana.

L'Italia del 2015 ad Aldo non piace perché c'è troppo egoismo, gente cattiva ed indifferenza. 



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